mercoledì 13 luglio 2011

GOLD - CAPITOLO N. 213

Capitolo n. 213 – gold


Colin si fece una lunga doccia solitaria.
Si rivestì al buio, silenziosamente e poi andò a salutare Justin, che stava raggomitolato nel lenzuolo, che sapeva del profumo di Farrell.
Si inginocchiò, appoggiando i gomiti sul bordo del letto.
Baciò sulla fronte il ragazzo, che gli sorrise – “Vai già via …?”
“Sì … non posso fare altrimenti.”
“E ti dispiace Colin?” – domandò, inclinando la testa da un lato e scoprendo una porzione di collo, che Farrell baciò piano, sussurrandogli – “Sì, mi dispiace Justin.”


Guidava lentamente, aveva voglia di bere o semplicemente di fumare qualcosa che potesse allontanarlo da quella notte.
Era lucido e freddo: continuava a ripetersi che Justin era stato solo un incidente di percorso, che lo avrebbe aiutato nella carriera, che sarebbe rimasto un segreto, in quella gretta Hollywood, dove anche lui aveva mosso i primi passi, incerto sul proprio futuro di attore, finchè qualcuno aveva creduto nelle sue potenzialità.
Era stato un compromesso continuo, sino al successo conclamato.
C’erano state cadute, rovinose certo, ma anche rinascite miracolose.
Aveva commesso troppi errori con Jared, lo aveva perduto, poi ritrovato e poi … poi di nuovo perduto, sarebbe accaduto con o senza Geffen? Magari a causa dei Mars oppure di un altro uomo o donna o … o niente.
Colin si sentiva niente, all’interno dell’abitacolo, del suo lussuoso mezzo di trasporto: quella cos’era stata, una scopata per compensarlo di un altro mezzo di trasporto, questa volta più semplice, meno appariscente, ma utile ad un ragazzo come Justin, per muoversi meglio e correre a sottomettersi a nuovi compromessi?
Inchiodò in una piazzola e rovesciò l’anima nel fossato, vomitando tutto il possibile, tranne quel tanfo rancido nel quale pareva ricaduto, dopo un’azione tanto bieca.
Lo aveva trattato bene: sì, ma quale scopata!?, avevano fatto l’amore … l’amore. L’amore? L’amore??!!
Non dire cazzate, Colin, sembrava ripetersi, mentre si sciacquava la bocca, dove aveva anche succhiato lento il sesso di Justin, dove aveva assaporato la sua lingua, aveva un dannato bisogno di bere, cazzo!!
Jared lo chiamò.
Trasalì, il cellulare era sul sedile del passeggero e si illuminava, con il volto sorridente di Jay, una foto che egli stesso aveva caricato sotto al suo nominativo.
“Sì … Sì pronto!”
“Tesoro … hai quasi finito?”
“Jared … sì, sì ho finito da pochi minuti …”
“I bambini si sono addormentati e poi sono passati anche Brandon e Kurt, abbiamo bevuto qualcosa …”
“Mi dispiace Jared …”
“Torneranno e poi stavi lavorando, mica sei andato a ballare sul cubo!” – e scoppiò a ridere cristallino.
“Jared …”
“Sì amore?”
“Io … io ti amo, lo sai.”
“Certo … non vedo l’ora di andare in Marocco, sento che sei stressato, vero?”
“Vorrei stare tutto il tempo con te Jay …”
“Per me è lo stesso Cole, ci vediamo tra poco?”
“Corro da te.”

Owen stava scegliendo l’abito per il matrimonio.
L’arrivo di Chris interruppe quell’ardua scelta.
“Cosa ne pensi anima mia?”
“Ciao Owen … che hai detto, scusa?”
“Miseria che faccia, questo disco non ti fa bene Chris!” – e rise, tenendolo tra le braccia.
“Tu mi fai bene … beviamo qualcosa?”
“Certo Chris … vodka, rum?”
“Vodka grazie.” – e ne bevve tre shot di fila.
Rice lo fissava, perplesso – “Chris hai litigato con … Tomo o Shan?”
“Assolutamente, tutto perfetto, li ho anche invitati e Tomo ha detto che ci penseranno … lo capisco.”
“Sì … e Jared?”
“Vanno in Africa, lui e Colin, assenti giustificati. Me ne dai un altro Owen?”
“No. Andiamo a nanna, ora.”
Chris accennò un broncio, già brillo.
“Agli ordini …”
“E su smettila, non sono mica un generale d’armata ahahahah”
“Voglio scopare.”
A Rice andò di traverso l’ultimo sorso – “Chris …?!”
“Che c’è accidenti!?” – e sbuffò, traballando fino allo stipite, dove si appoggiò stancamente, guardandolo languido – “Tu … tu non ne hai voglia Owen …?”
“Sì, sempre … andiamo.”


Jared stava riordinando i giocattoli di Rebecca e Violet.
“Tesoro …”
“Oh finalmente, ciao Colin!” – gli corse incontro, stritolandolo e coprendolo di baci.
“Sono a pezzi …”
“Lo vedo … hai avuto qualche problema?”
“Ho mangiato di corsa e poi ho dato di stomaco … devo avere un aspetto orribile … andiamo a coricarci Jared?”
“Subito … ti faccio un massaggio, cosa ne pensi?”
“Penso che non ti merito …”
“Che sciocchezze …” – mormorò Leto, scrutandolo.
“So quello che dico … dal principio, tu sei sempre stato migliore di me ed io non finirò mai di essere in debito …”
Jared gli accarezzò gli zigomi, con infinita tenerezza – “Tu non sei stato da meno Cole … te lo posso assicurare … vieni.”
“Grazie Jay … Grazie.”


Lula spuntò con il suo faccino adorabile.
“Papà posso venire nel lettone?”
“Ok …” – disse ridendo Geffen, sfilandosi gli occhiali da lettura.
“E puo’ venirci anche Brady?”
“D’accordo. Ancora qualcuno, dopo il peluche?”
“Posso venirci anch’io daddy?”
La voce di Kevin fu come una scarica elettrica: Glam fece un balzo, rendendosi conto che stava solo sognando.
Il bimbo era accanto a lui effettivamente, ma nessun altro.
Sentì pungere le iridi celesti e liberò un pianto doloroso.
Andò al computer aprendo la posta, nella speranza di trovarci anche un semplice messaggio da parte di Kevin, ma non c’era niente.
Scrisse lui una breve e-mail, che poi cancellò mestamente.
Sarebbe stato così umiliante ricevere una risposta offensiva o gelida.
Geffen voleva combattere, ma usando le armi giuste, sfruttando l’effetto sorpresa.
Lo avrebbe raggiunto per San Valentino in Irlanda, ormai l’aveva deciso e gli sembrò l’idea migliore, per riaprire un dialogo con l’ex, che forse si stava distraendo con Brian, ma a quello Glam ci avrebbe pensato al momento opportuno.


Meliti fu aggiornato sugli ultimi eventi da Xavier e Phil, che si attardarono a cena con lui.
“Quindi i due piccioncini si sposano, bene, bene … Cosa ne dite, si vola a New York?”
“Sì nonno, per me andrebbe bene, non so per Phil …”
“Ci saremo cucciolo, ma Chris in quella città, non ha subito un’aggressione?”
“Sì Phil … brutta storia, ormai passata. Brindiamo!” – e così dicendo Antonio alzè un calice di spumante italiano, il suo preferito.
Durante quella giornata Jared si occupò delle visite ad Isotta, accompagnato da Shannon, che scortava Josh e Lula.
“E Tomo?”
“Aveva la febbre … stamani ero uno straccio.”
“E’ periodo …” – disse Jared distratto dal proprio palmare.
“Ci sarete per la cerimonia di Chris ed Owen?”
“Andiamo in vacanza! Te l’avevo detto …” – e spalancò le iridi radiose.
“Giusto … io sono indeciso … non penso sia una buona idea.”


Justin si avvicinò a Colin, per passargli le tavole del giorno.
“Ciao …” – disse l’attore con voce esitante.
“Ciao … Devo dirti una cosa ed è meglio che lo faccia subito Colin.”
“Vieni, andiamo a prenderci un caffè.”
“Ok … do queste a Gary e ti raggiungo.”

Si isolarono il più possibile dal resto della troupe, ma Justin sembrava non gradire quel modo di nascondersi.
“Ti ascolto … ma prima dimmi come stai.”
“Bene …” – il giovane respirò a fondo – “Anche se non riesco più a guardarmi allo specchio … non so cosa tu possa pensare od aspettarti Colin, ma dobbiamo finirla qui e finirla immediatamente. Forse è superfluo dirlo, ma io la penso così.”
Farrell si grattò la nuca.
“Volevo … io volevo dirti la stessa cosa.” – replicò poco convinto.
“Ok … ok. Ecco qui ci sono le chiavi dell’auto, non mi pare il caso di tenerla.”
“Non dire cazzate Justin!” – su quell’esternazione, l’irlandese sembrò irritarsi a dismisura.
“A me serve, lo riconosco, ma vorrei pagartela in qualche modo.” – disse serio Justin, fissandolo.
“Ok, se proprio vuoi fai una donazione al centro Geffen di Haiti.”
L’altro sorrise – “E’ buffo …”
“Cosa è buffo Justin?”
“Sembra che qualsiasi cosa accada nella tua vita, questo Geffen si intrufola come una costante precisa e puntuale.”
“Già la mia vita … devo tornare di là Justin.”
“Sì, anch’io. Ciao Colin, grazie.”
“Per cosa?” - domandò sconfortato.
Justin gli diede le spalle – “So che non ci rivedremo più, dopo una cosa del genere Colin ci si sente imbarazzati e fuori posto … è tutto … rovinato.”
“Ce l’hai con me Justin?”
“Assolutamente. Io ti voglio bene Colin.”
“Te ne voglio anch’io.” – e gli appoggiò i palmi sulle scapole, per poi salire lento, ma Justin se ne andò velocemente, senza aggiungere altro.

La prima settimana di febbraio era sempre movimentata, per il b.day di Rebecca, che Jared volle organizzare nei minimi dettagli.
Era un via vai di fattorini e nessuno notò quello che portò un pacchetto per “Mr Leto junior”: nessuno lo chiamava così e Jared pensò ad uno scherzo di Shan.
Stava per aprirlo, quando una chiamata lo interruppe: era Farrell.
“Come vanno le cose angelo mio?”
“Alla grande Cole! Ho anche preparato le valigie.”
“Sei incredibile.” – disse sorridendo – “Vado a pranzo con Claudine e Liam, lo sceneggiatore, lo ricordi? Ti saluta.”
“Sì certo … ti aspetto nel pomeriggio allora …”
“Ok, a dopo ti bacio …”
“Ti amo Colin … da impazzire.” – ed arrise al solo sentirlo respirare.
Salì in camera, dopo essersi ricordato di un paio di pantaloni ed una t-shirt, che il compagno di portava sempre in Marocco.
Una sorta di scaramanzia.
Aveva lasciato la busta imbottita su di una mensola, ma miss Wong lo rincorse per ridargliela.
“Dio dove ho la testa … grazie.” – e finalmente la aprì.
Erano due dvd, masterizzati, con un descrittivo scritto con pennarello indelebile.
Aprì le custodie, accorgendosi che c’era anche un biglietto.
Sul primo disco il titolo era § Colin and Justin > The first kiss §
Sul secondo § More, more, more Colin and Justin §
Il foglietto, invece, riportava una frase non firmata § Buona visione, mi farò vivo presto. §
A Jared si gelò il sangue: quel Justin non gli diceva nulla, ma associarlo a Colin lo infastidiva.
Pensò ad uno scherzo e provò l’impulso di gettare tutto nella spazzatura, ma la curiosità non gli dava scampo.
Chiuse a chiave ed accese il lettore.

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