Capitolo n. 217 – gold
Xavier aveva appoggiato i tubi dei suoi colori sul letto di Colin.
Gliene mise uno nel palmo sinistro.
“Ecco … questo è il rosso Colin … e questo … questo è il blu …” – ne aprì uno – “L’odore delle tempere o dei colori ad olio è molto particolare … Ti si insinua nelle narici e poi nei ricordi … Sai …” – ed ingoiò un singhiozzo, mentre Phil lo guardava amorevole, seduto sulla poltrona, solitamente occupata da Jared – “Sai il mio primo quadro è stato una natura morta … Una serie di mele che … non me ne riusciva una! La prima troppo piccola, la seconda troppo grande … detesto le nature morte, il mio professore di disegno mi insultò … ed io risi come un pazzo, perché lui non sapeva neppure fare una O con il compasso!”
Glam e Kevin sorrisero, entrando con un mazzo di fiori, che Jude sistemò in un vaso, mentre Robert stava sistemando un mp3, con alcuni temi musicali eseguiti al pianoforte dal suo amico Elton John.
Xavier prese una tela ed iniziò a tratteggiare il profilo di Colin.
“Sei uno degli uomini più belli che io abbia mai visto, devo proprio dirtelo, i tuoi lineamenti sono perfetti … quasi come quelli di Jared!” - e rise piano, mentre Phil lo assecondava annuendo complice.
James li usa sempre … gli acquarelli, queste cialde colorate che a nostro figlio piacciono tanto Jared … siamo nel tuo alloggio, dove mi sento felice … Jay prendi un asciugamano, James ha rovesciato tutto … ma tu gli sorridi, io sento rabbia, perché non è giusto … il nostro bambino deve essere felice come gli altri …
Henry ti chiama Jay, tende le sue manine, tu le baci …
Becki ti corre incontro … è nevicato … Dov’è Violet?
E’ … è così piccola Jared … l’infermiere la sta portando via … la nostra principessa … l’abbiamo concepita nelle nostre menti, poi nei nostri cuori … le mie carezze non saranno mai abbastanza, chi mi vede penserà che sono un pazzo … io non sono normale, forse la parola che odio di più al mondo … io sono … tuo.
“Siete tutti qui …”
Jared avanzò verso Xavier, appoggiando le sue mani sulle spalle del pittore ed ammirando ciò che stava facendo.
“E’ … Colin è davvero così … unico …” – mormorò, lasciando trasparire una pace interiore inaspettata.
“Sì Jared, ma lo siete entrambi, credimi.”
Ho conosciuto l’amore … ed ho visto il mare … Jared nei tuoi occhi esistono un cielo ed un mare, sono infiniti …
Ti amo … ti amo tanto Jay … voglio … io voglio tornare …
I miei nonni stanno tagliando una torta di mirtilli … i miei nonni?
Cosa ci fanno loro qui adesso?
Cosa … cosa?
Il nonno ti adorava Jared – “Perché Colin tu sorridi in un modo che non ho visto mai, quando è Jared a guardarti …”
Nonno sei avanti di mille anni … avanti … io devo andare avanti.
C’è un precipizio, sulla scogliera … ora posso volare.
Mi volto indietro e non c’è più nessuno … nonno …
Adesso volo.
Jared …
“Jared … Jared!”
Il bagliore che investì i suoi occhi fu come una sferzata di gioia, l’aria riempì i suoi polmoni, la bocca si spalancò, asciutta, ma avida di ossigeno ed acqua.
Una sete assurda.
Tutti si erano addormentati, anche sul pavimento, ma Jay era steso al suo fianco, a braccia incrociate, la testa china, che ebbe un primo sussulto.
Infine si destò completamente, fissando Colin, che a propria volta fissava il soffitto e poi … poi si girò, per incontrare il suo sguardo esterrefatto.
“Colin … Colin … COLIN!! Sei tornato … sei qui!!” –
Lo inondò di baci, tremando nel timore di fare qualcosa di sbagliato.
A poco a poco anche il resto degli altri riprese coscienza di ciò che stava accadendo, miracolosamente.
I medici completarono i controlli di routine.
Colin era in una buona forma generale.
“E’ presto per farlo alzare, ora vedremo se riesce a mangiare senza difficoltà. La terapia è leggera, ci sono dei protocolli in continuo aggiornamento e sempre più efficaci.”
Le parole dello specialista erano rassicuranti e Jared le assimilava con attenzione, ma l’unico suo desiderio era quello di tornare da Colin.
Nel frattempo lui si sentiva alle elementari.
Sapeva contare, l’alfabeto, leggere, scrivere, nessun tremore, ma era indispensabile testare le facoltà di base, l’infermiera Sally glielo spiegò, così come gli disse subito che Jared si era comportato in modo encomiabile.
“Lui ed io ci amiamo da quando siamo al mondo …” - disse lui arridendo a quel nuovo giorno.
Scherzò con Robert e Jude, che non la smetteva di piangere e cullarlo.
“Vorrei vedere Isotta … Glam puoi portarmela? Lo so che vuoi stare con Kevin il più possibile …”
Il compagno di Geffen rise – “Prometto che gli darò molte opportunità di strapazzarmi … vero daddy?”
“Sì … le coglierò tutte … per i bimbi chiedo al dottore, ok?”
Jared finalmente tornò.
Lo lasciarono in pace con Colin, che continuava a seguirlo, qualunque cosa facesse.
“Jay senti …”
“Dimmi amore … aspetta, ti cambio la maglietta …”
“Ok grazie … mi chiedevo quando sono stato male … in montagna era tutto perfetto.”
“Sì …”
“Dovevamo andare in Marocco … “
“E ci andremo, tra sei mesi, te lo prometto Colin.” - e sorrise, vedendo arrivare Justin.
Gli fece un cenno.
C’era anche Brian, ma restò nella sala di attesa.
Entrò con fare timido, accolto da un bel sorriso di Colin.
“Justin … lui è … Jared lui è …” – strizzò le palpebre – “Accidenti … story board! Il ragazzo che …”
“Sì ho capito tesoro …” – e fissò Justin, che allargò impercettibilmente le palpebre.
“Oh sì, fa dei disegni bellissimi … come stai Justin?”
“Bene Colin, ma dimmi di te …”
“Sono vivo … il nostro film?”
“Sospeso.”
“Pazienza … ho sonno … scusatemi …” – e chinò il capo da un lato, serenamente.
Justin tornò da Brian velocemente.
“Volevo parlarti di lui … è un tuo fan …” – aggiunse, come in un dormiveglia.
“Adesso riposati cucciolo … riposati.”
Brandon si grattò la nuca: “La sua memoria si è fermata al momento del ritorno dal Colorado … l’ho inteso anche da altre cose che mi ha detto nel pomeriggio. Jared non è grave, anzi …”
Erano nel salone della End House, c’era anche Meliti, che giocava con i nipotini: pensavano già alla festa da organizzare per il rientro di Colin, ma doveva trattenersi in ospedale ancora per due settimane almeno.
“Quindi ha cancellato il nostro litigio … i dvd, Justin …”
“Vorrei parlare con quel ragazzo … e con te, Jared, insieme.”
“Non sono arrabbiato con lui …”
“Lo so … è indispensabile prendere una decisione: dire o meno la verità, il tassello mancante a Colin.”
“Che effetto gli farà Brandon?”
“E’ difficile … potrei fare delle ipotesi, ma credo sia meglio sentirselo raccontare, che ricordarlo improvvisamente.” – replicò perplesso.
“Con tutte le cose orribili che gli ho detto?” – esclamò agitandosi.
“No … no Jared. Lo valuteremo. Comunque potrebbe essere tutto inutile, magari Colin sta ricordando proprio adesso oppure non avverrà mai.”
Justin accompagnò Brian ad un appuntamento.
“Grazie, non riuscivo a trovare un taxi …”
“Figurati, ho l’auto, nessuno problema.”
Brian lo fissò – “Se hai voglia di parlarne … Di Colin … con un estraneo riesce meglio, che con chiunque.”
Justin sospirò – “Forse, un giorno … Magari diventeremo amici …”
“Chi? Tu e Colin oppure tu ed io?” – e rise solare.
“Adesso non so più niente.”
“Tu lo ami?” – domandò secco e diretto.
Justin scrollò le spalle – “Colin ha saputo darmi un piccolo frammento di sé, luminoso e gentile … ma quella luce si è spenta subito e nessuno la riaccenderà. Sarò il primo ad impedirlo Brian. Non fa niente … alcuni uomini è meglio averli avuti, anche se per pochissimo, che aspettarli.” – e rimise in moto, verso il lungomare.
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