Capitolo n. 215 – gold
Rebecca spense le candeline ed un applauso di levò nell’aria, insieme a cento palloncini bianchi, rosa e fucsia.
I clown inscenarono una danza, facendo ridere i bambini, totalmente distratti da quel miscuglio divertente di suoni ed improvvisazioni.
Il ricco buffet era gestito dai signori Wong e dalle sorelle di Colin.
Lui con in braccio Violet, si era seduto su di una panchina, poco distante dalla zona del parco, destinata alla festa.
Jared, dal lato opposto, circondato da altri familiari ed amici, cullava Isotta, ma per poco. La rimise nel portantino, salutò tutti e si diresse in casa.
Un camion sul retro stava scaricando dei mobili e Colin notò questi movimenti diretti all’ala ovest, che era stata da poco ristrutturata.
Un letto, due armadi, divani e divanetti, qualche seggiola ed un tavolo rotondo.
Respirò a fondo, lasciando andare la figlia a giocare, decidendo di andare a chiedere qualche spiegazione.
Erano apparsi entrambi per celebrare il compleanno di Rebecca.
Jared si era trattenuto da Shan sino all’alba e così aveva fatto Colin da Justin.
Il silenzio ed il gelo erano scesi tra loro, ma quella commedia sarebbe durata davvero poco, soprattutto perché gli invitati avevano capito che qualcosa non andava.
Jude era il più pensieroso.
Tentò di parlare con Colin, ma questi lo liquidò frettolosamente con un “Ti dirò tutto, ma non adesso Jude.”
“Che sta succedendo?”
Colin parlava alla schiena di Jared, che controllava gli operai, impegnati a sistemare gli arredi, che aveva acquistato on line durante la notte.
Li pagò con un sovrapprezzo, pretendendo la consegna di sabato ed il negozio più chic di Los Angeles non poteva certo dire di no ad un cliente affezionato come lui.
“Mi trasferisco in questa parte della End House. Se pensavi che me ne andassi per lasciare il posto a quella puttana ti sbagliavi.”
Colin vide tutto nero davanti a sé.
Sentì una nausea tremenda – “Jay …”
“Non rompermi più i coglioni!”
Un ragazzo, che stava passando davanti a Jared fece una strana espressione.
Seguì un rumore strano, come un tonfo.
Jared si girò di scatto – “Cole … COLINN!!”
Si era accasciato: un rivolo di sangue scivolò dalla sua bocca.
“Mioddio … mioddio Colin Colin svegliati!!”
Ne seguì una confusione indescrivibile.
I soccorsi arrivarono subito: i paramedici parlavano di ictus, di aneurisma, alle domande pressanti e disperate di Jared, che non aveva mai smesso di piangere, urlare e disperarsi.
Brandon, che era rimasto con Kurt e Martin, provò persino a sedarlo, prima che gli venisse un collasso, ma fu tutto inutile.
I bimbi furono tenuti all’oscuro.
“Nessuno mi dice nulla … perché nessuno mi dice nulla?”
“Jared prendi questa pastiglia, ti supplico …”
“Brandon … tu non conosci nessuno qui?”
“Lo stanno operando, ci vorranno ore … Colin come ti sembrava al risveglio, aveva forse dei sintomi?”
“Co-cosa? …”
“Dava segni di confusione, parlava male … è per capire se l’emorragia era già in atto.”
Jared scivolò lungo la parete – “Non abbiamo … dormito insieme … non so neppure dov’era …”
“Non capisco …”
Shannon si intromise – “Brandon ascolta … è successo un fatto grave … un litigio furibondo tra loro …”
“Anche questo potrebbe avere influito …” – gli disse piano, allontanandolo dal fratello, che veniva confortato da Kurt e Robert.
Jude era attaccato al telefono, per rispondere a tutte le chiamate di amici e giornalisti.
Claudine era a pezzi, ma cercava di gestire la cosa al meglio, per tranquillizzare gli addetti ai lavori ed i fans, che si erano accalcati numerosissimi nel parcheggio dell’ospedale.
Jared ebbe come un guizzo: “Claudine tu, tu conosci Justin??”
“Justin …? Il grafico?”
“Non lo so è … è molto giovane, biondo …”
“Sì è lui … ma Jared …”
“Chiamalo! Digli di venire qui e subito! Ti prego fallo, è fondamentale!”
Justin si sentiva osservato come se fosse un criminale.
Velocemente l’intera famiglia era stata informata su quanto era veramente successo tra lui e Colin.
Jared gli si avvicinò velocemente, dopo avere preso per un braccio Cody.
“Salve …” – disse timidamente.
“Stammi a sentire, è importante! Stamattina Colin come stava?!”
“Colin …? Bene … stava bene, ma adesso cosa gli stanno facendo?”
“Non te ne deve fregare niente di quello che fanno al mio uomo, tu rispondi alle domande del dottore! Brandon …”
“Calmati Jared … Ascoltami Justin, sei sicuro che Colin parlasse correttamente, che mangiasse regolarmente …?”
“Si è lamentato di avere mal di testa … Gli ho dato due aspirine, che non voleva prendere, ma poi ho insistito …” – ed iniziò a piangere sommessamente.
“Hai fatto bene, potrebbero averlo salvato …”
“Salvato …? Ma si tratta di un ictus …? Mio zio è morto di questo mio Dio …” – e si appoggiò al muro, sentendosi mancare le gambe.
Robert gli portò un bicchiere d’acqua, mentre Xavier e Phil si occuparono di Jared, che era stremato.
Mancava solo Glam, ma alla fine anche lui si aggregò, accompagnato da Meliti, che era distrutto dalla preoccupazione.
Jared appena lo vide gli corse incontro – “Grazie … grazie di essere rimasto …” – gli disse singhiozzando.
“Ora pensiamo a Colin … Kevin sta venendo qui … appena ha saputo.”
“Non è possibile … non è possibile che lui … Colin … non deve … lui non deve morire …” – e perse i sensi.
Il sorriso di Shan fu la prima cosa che Jared vide appena riprese conoscenza.
“Dove sono …” – chiese, con la voce impastata.
“Al sicuro, nella camera accanto a quella di Colin … l’intervento è andato bene, così hanno detto, non ci saranno conseguenze, ma dovrà riposarsi e non lavorare per almeno sei mesi … e potrete fare l’amore solo quattro volte al giorno, capito fratellino …?” – ed iniziò a piangere, insieme a lui, che provò ad alzarsi, nonostante un forte capogiro – “Voglio vederlo … io devo andare da lui …”
Dormiva profondamente, ma aveva un’espressione serena.
Jared aveva paura a toccarlo, ma il chirurgo, che gli stava sistemando una flebo, gli permise di sedersi sul bordo e dargli un bacio sulle labbra – “Amore … amore sono qui … vedrai che andrà tutto bene, non … non devi avere paura, non sei solo, ci siamo tutti … sì tutti … e siamo così felici che tu non ci abbia lasciati … non lasciarci mai … ti supplico Colin … perdonami, la colpa è mia, solo mia … di tutto … tutto … tutto.”
“Signor Leto, forse la puo’ sentire, ma ora mi segua, devo spiegarle alcune cose … La prego.” – e sorrise.
“Sì … sì subito … grazie per avermelo riportato …”
“Ho fatto solo il mio lavoro.” – disse entrando nel suo studio.
Shan rimase con Colin, insieme a Jude, che si era appena unito a loro.
“La ascolto.”
“Come si sente signor Leto?”
“Mi chiami Jared … non lo so … sono confuso ed impaurito … andrà tutto bene, vero? Colin sarà quello di prima …?” – chiese esitante e soffocato dal terrore.
“Sì, ci sono ottime probabilità, ma aspettiamo che si svegli. Non ci sono state paralisi, ora testeremo anche la memoria, i centri della parola sono intatti … Che lei sappia ha assunto farmaci di recente?”
“Due aspirine mi è stato detto … stamani, per una cefalea …”
“Una vera fortuna. E’ il farmaco più comune sul pianeta, ma per il suo compagno si sono rivelate degli autentici salva vita.”
Justin se ne stava rannicchiato su di una panca scomoda e fredda.
Un mondo di infermieri, visitatori e camici bianchi andava e veniva; nessuno di curava di lui.
Voleva andarsene, ma in quel modo non avrebbe saputo se Colin stesse o meno bene.
Quando si sentì posare una mano sulla spalla, ebbe un sussulto che gli tolse il fiato.
Era Jared.
Justin si mise seduto, poi si alzò faticosamente, come se un peso lo spingesse verso il basso.
“Come sta …?” – un filo di voce riuscì ad uscirgli dalle labbra asciutte.
Jared lo abbracciò.
Si sciolse in un pianto, che Justin condivise, scioccato da quel gesto.
“E’ ancora qui … e lo devo a te … grazie.”
Glielo disse sommessamente, tremando come Justin, che provò un sollievo liberatorio.
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