giovedì 14 luglio 2011

GOLD - CAPITOLO N. 214

Capitolo n. 214 – gold


Quando Colin entrò nel salone, insieme alla sorella, trovò un vero delirio di colori, suoni e risate, di tutti i bambini riuniti per la festa di Rebecca, che si sarebbe svolta all’indomani.
Nel tardo pomeriggio, poi, con Jared sarebbero volati in Marocco.
“Miss Wong dov’è mio marito?” – chiese con un sorriso.
“Colin non saprei, in questa confusione … due ore fa gli avevo consegnato un pacchetto e lui era salito, sì, mi pare sia l’ultima volta che l’ho incontrato!” – rispose spiritosa ed allegra.
“Ok, lo cerco io. La cena è pronta?”
“Sì, quando volete.”

Nella loro camera c’era solo silenzio.
Il tv lcd acceso, così il lettore, con lo sportellino aperto, due custodie sul parquet, un disco sul tavolino ed un pezzo di carta nel posacenere.
Colin analizzò quella sequenza di elementi, provando una sensazione di disagio.
Il cassetto del comodino di Jared era socchiuso.
Mancava il solito portadocumenti di Cartier, dove il compagno teneva il passaporto, due carte di credito, cento dollari in contanti ed una sim di emergenza.
Lo portava sempre appresso quando partiva.
“Jared … ?”
Farrell afferrò il dvd, leggendone il titolo.
“Justin … il primo … bacio?!”
Lo inserì con fare tremolante, pensando che doveva essercene un altro ed immaginò da subito il peggio.
Quando vide il breve filmato, girato con una telecamera ad infrarossi, crollò sulla poltrona dietro di lui.
Il tutto era corredato da alcuni scatti con Justin sul set, al bar degli Studios, sorridenti, con dei primi piani molto intensi.
Compose subito il numero di Jared, ma sentì squillare un cellulare in bagno, dove si precipitò, accorgendosi che era sul lavabo, forse dimenticato o forse lasciato lì apposta.
Provò a telefonare a Shan, imponendosi una calma assurda, ma Jared non era da loro.
Uscì di corsa, riprendendo il suv e decidendo per l’unica destinazione possibile.


2 ore prima …

Geffen chiuse il trolley, sbuffando.
Fuori era scoppiato un temporale intenso – “Speriamo non cancellino i voli internazionali …” – disse sommessamente.
C’era anche un tornado da qualche parte sull’oceano, ma lui doveva assolutamente andare in Irlanda.
Aveva anticipato, perché non vedeva l’ora di riabbracciare Kevin e convincerlo a tornare con lui e Lula.
Era fiducioso ed aveva anche detto al figlio che andava in missione: lui scrisse una lettera per il papà Kevin, con tanto di disegno coloratissimo.
“Non posso fallire …” – sospirò, bevendosi un cognac.
Suonarono.
“Chi cavolo è adesso?”
Controllò dallo spioncino ed aprì velocemente.
“Jared …?! Ma cosa … ?!”
Era appoggiato allo stipite, fradicio come un pulcino, nella mano destra un cd: lo teneva talmente stretto, che le dita si erano quasi tagliate.
Respirava affannosamente, come se avesse corso, ma era solo per il freddo.
“Dio entra, ma cosa cazzo … ?!!”
Lo prese per il giubbotto, tirandolo nell’ingresso e cercando di sbloccarlo da quello stato catatonico: “Jared!! Cristo parlami!”
“So-sono … a piedi … non trovavo la mia bici …”
“Andiamo di là, togliti questa roba e fatti una doccia calda, subito!!”
Jared annuì, passandogli il dischetto – “Guarda questo … per favore Glam.”
“Ok, ma dopo! Vieni accidenti!”

“Pensi di farcela …?”
“Sì Glam …”
“Qui ci sono dei vestiti di Kevin, mettili, la tua roba la infilo in lavatrice, ok?” – gli disse con calma, comprendendo che era accaduto qualcosa di grave.
“Va bene … grazie.”
“Io sono in salotto, ti aspetto e preparo del caffè, hai fame?”
“No … no, devi vedere quello …” – “Sì, sì ho capito, ma di cosa diavolo si tratta?!”


Geffen spense tutto e si passò le mani tra i capelli cortissimi.
Jared sembrò come un fantasma, in transito alle sue spalle, diretto verso la camera degli ospiti, per stendersi.
Glam si avvicinò a lui con cautela.
“Jared, ascoltami …”
Lui era rannicchiato, i jeans e la t-shirt di Kevin un po’ larghi, lo vestivano, senza scaldarlo.
Glam prese una coperta e lo avvolse.
“Grazie …” – mormorò Jared, fissando il vuoto.
“Jared dov’è Colin?”
“Non lo so … no … era a pranzo con Claudine … o forse no.”
“Ok … conosci questo ragazzo, Justin?”
“No … penso sia uno che lavora sul set.”
Rispondeva come se fosse un interrogatorio di polizia.
Era completamente alienato.
“Pensi sia stato lui a mandarti questa … roba?”
“C’era un biglietto … un ricatto … chi è stato si farà sentire presto, recitava così.”
“In effetti sembra un professionista, viste le apparecchiature che ha utilizzato.”
“C’era … c’era anche l’audio sul finale, hai … hai sentito?”
“Sì, ho sentito.”
Geffen si mise a sedere sul bordo, sfiorandogli i capelli.
“Jared devi parlarne con Colin e capire se … Per me è stata solo una sbandata, una stronzata o forse l’ha drogato, d’accordo con chi li ha filmati …”
Jared si mise seduto all’improvviso.
“Tu … tu ragioni da avvocato Glam … E potresti anche avere ragione, ma non dopo quello che Colin gli ha detto, prima di andarsene!” – i suoi occhi si riempirono di lacrime e livore.
“Cosa pensi di fare? Colin ti starà cercando e di certo piomberà qui …” – e nel dirlo, il campanello li interruppe.
Geffen imprecò piano ed andò verso la blindata, senza neppure sincerarsi di chi fosse, vista l’insistenza con cui stava suonando.
“Colin … ciao.”
“Jared è qui?” – sembrava terrorizzato.
“Accomodati … ma cosa cazzo hai combinato!?” – gli ringhiò sotto voce.
“Devo parlare subito con Jared, spiegargli che … Jay …”
Era in piedi nel mezzo del living.
Pietrificato.
“Jared …”
“Jared cosa?!!”
“Mi … mi dispiace … è … è successo solo una volta … io non so come spiegartelo, ma ti supplico… perdonami …”
“Vattene … vattene perché io adesso non so cosa … io non so davvero … COME TU ABBIA POTUTO!!”
Le sue dita si contrassero, nell’allargare le braccia, che sembravano però irrigidirsi per l’eccessiva rabbia.
“Jared io …”
“TU??? TU COSAAA???!! Lo sai, lo sai che questo tizio o tizia, quello che ha spedito questa merda ci ricatterà?? Lo sai che la nostra famiglia, i nostri figli, potrebbero soffrire per questo???!!!”
“Ho letto … sì lo so Jared …”
“E chi cazzo è questo Justin?? Te lo sei chiesto??? Uno d’accordo con chi ci ha fatto questo scherzetto, una puttana che ti sei portato a letto, non riesci ancora a tenerti i pantaloni e te la fai con la prima spazzatura che ti capita a tiro, SEI UNO STRONZO COLIN!!”
Quelle parole gli arrivarono in faccia come un treno.
Farrell strinse i pugni, strizzando anche le palpebre: “Justin … Justin non è una puttana … e non è spazzatura!!”
“Justin … e cosa sarebbe …?” – chiese sbarrando gli occhi, la bile che sembrava uscirgli dalle narici, in carenza di ossigeno.
“Tu non sai un cazzo di lui!!”
Gli zigomi di Jared fremevano, bagnati da lacrime pesanti: “Mi hai sempre tradito … da quando ti conosco Colin …”
“Io non ti ho mai detto che Glam è spazzatura …” – sembrava che i loro discorsi non fossero più connessi, tanto erano immersi in riflessioni sul passato ed il presente.
Jared sembrò destarsi di colpo: “Non paragonare Glam a questo lurido bastardo, che si è fatto scopare da te per lucrarci sopra!!”
Geffen si intromise – “Ora smettetela!!”
Jared ormai era senza freni: “Glam è un uomo buono, una persona che mi ha sempre amato e rispettato e non me ne frega un cazzo se è venuto a letto con te, perché la colpa non è sua!! Tu volevi ferirmi, come hai sempre fatto, tu mi hai ucciso così tante volte ed io ti ho sempre perdonato!! Ed ho rinunciato a lui, per tornare da te, per i nostri figli!! Tu sei … un cancro che non riesco ad estirpare dal cuore!! Non sei l’uomo che amo … ed adesso non ho più neppure Glam … mi hai tolto tutto!! Sei un pezzo di merda!!” – e gli si scagliò addosso, prendendolo a pugni.
Caddero sul pavimento e Glam provò a dividerli.
Jared sanguinava dal naso, per la tensione.
Farrell subiva, senza reagire, anche se dentro sentiva come salirgli un getto di lava bollente.
“Colin vattene … vai via adesso!” – gli intimò Glam, per non peggiorare le cose oltre un punto dal quale non sarebbero più potuti tornare.
Le cose che gli aveva urlato Jared erano state come una serie di pugnalate nei suoi punti vitali.
Quando la porta si richiuse, Jared era esanime: Glam lo riportò sul letto, fermando quell’epistassi con pezze bagnate e ghiaccio.
Era più sconvolto di lui, soprattutto perché quella che gli sembrò una tragedia irreparabile, stava stravolgendo tutti i suoi piani e non voleva più sacrificare Kevin e Lula a causa di Jared: lo aveva detto a Colin ed era intenzionato a mantenere quell’impegno con sé stesso.


Justin lesse il messaggio con un certo stupore.
Si alzò dal divano, andando ad abbassare tutte le tapparelle.
Al leggero bussare, corse a spalancare l’unica barriera, che lo separava da Colin: “Io … io non sapevo dove andare …”
Era in lacrime.
Si abbracciarono.
“Cosa vuol dire che Jared sa tutto?” – gli chiese, dopo avere letto quelle poche righe.
“Qualcuno ci ha ripresi … per questo ti ho chiesto di sigillare questo posto … devo portarti via di qui Justin …”
“Ci ha ripresi?? Ma cosa stai dicendo Colin?!”
“Dal palazzo di fronte evidentemente … quando ci siamo baciati … ed anche mentre facevamo l’amore.”
Su quel suo modo di descrivere il loro incontro, Justin provò una fitta al centro del petto: era vero, non si trattava di sesso puro e semplice, loro si erano amati quella notte.
E questo doveva avere fatto un male incredibile a Jared.
Si misero seduti su degli scalini: Justin custodiva le mani di Colin, con dolcezza.
“Jared ha detto … cose orribili …”
“Qualunque cosa abbia detto non devi prendertela, era furioso, devi comprenderlo.”
“Comprenderlo …” – rise nevrotico – “Lui ama Glam … mi ha … lui mi ha accusato anche di averlo perduto per colpa mia …” – e due lacrime traboccarono dai suoi pozzi di pece.
“Non pensarci Colin, lui non voleva …”
“Tu … tu non sei spazzatura Justin …” – e gli accarezzò il viso.
“Nessuno lo è … ma in certi momenti non si ragiona.” – e sorrise, ricambiando quel gesto.
“Tu non sei …” – e lo baciò, accogliendolo sul proprio cuore, facendo aderire i loro busti, ritrovandosi in ginocchio.
Caddero da un lato, su di un tappeto a disegni moderni.
Colin non voleva staccarsi da lui, mentre Justin desiderava fermarlo, perché avrebbero solo peggiorato le cose, senza andare da nessuna parte.
Justin conosceva certe situazioni, non voleva diventare un ripiego, una seconda scelta, lui voleva stargli vicino, confortarlo, ma non in quel modo.
“Colin … Colin non è giusto …” – sembrò una preghiera, che restò inascoltata.
Come in un’estrema quiete, Colin iniziò a spogliarlo, chiedendogli tacitamente di fare altrettanto: l’ambiente era poco illuminato, solo luci tenui, del resto Justin si stava rilassando davanti alla tv, intimorito da quei tuoni e dall’acquazzone, che sembrava non esaurirsi, come le attenzioni di Farrell.
Erano nudi, caldissimi: la bocca di Colin iniziò a scendere sul mento, il collo, le spalle di Justin, che ansimava. Con un poco di saliva, l’attore si lubrificò, dilatando delicatamente il ragazzo, che era pronto a riceverlo, sotto di lui.
La penetrazione fu lenta e progressiva.
Sembrò che ad ogni centimetro, il piacere divenisse così totale, orgasmico ed assoluto.
In tutto quel tempo, Colin non aveva mai smesso di guardare amorevole Justin, che sentiva la gola chiudersi, per una particolare commozione: si sentiva amato, come mai prima di quel momento.
Il suo sesso si strofinava sul ventre di Colin: iniziò a venire e le contrazioni stimolarono ulteriormente l’altro – “Eccomi … Justin … eccomi …” – e gli afferrò con i denti la clavicola destra, dove c’era tatuata la triad.
Farrell vi ci appoggiò la fronte, tremando mentre si svuotava nel ragazzo, che stava urlando piano il proprio piacere: la sua prostata pulsava contro la punta bagnata di Colin, che si perse in un rantolo indefinibile sugli ultimi colpi decisi.
Con un gesto tenero, Colin spostò dal volto madido di sudore i capelli di Justin, che lo imitò sorridendo – “Tienimi qui con te, piccolo …”
Justin si appese al suo collo, impaurito dal proprio tacito assenso.


Shan era affranto.
Geffen lo aveva chiamato, pregandolo di venirsi a riprendere Jared.
“Vorrei vedere questo video Glam …” – disse finendo un caffè, del quale non sentiva neppure il sapore.
“Se lo vorrà, te lo mostrerà Jared.” – ribattè risoluto.
“Vai a Dublino?”
“Sì, questo casino non mi bloccherà qui. Sono mortificato per Jared, ma io voglio salvare la mia famiglia Shan.”
“Comprendo le tue esigenze, ma anche Jared ha bisogno di te …”
“Jared deve concentrarsi su Colin, non può finire così tra loro, adesso si sono vomitati contro qualsiasi nefandezza, anzi, è stato tuo fratello ad esagerare e …”
“Io non ho esagerato. Ho solo detto la verità Glam.”
“Jared …” – sospirò Shan, andando ad abbracciarlo.
Era apparso all’improvviso, vestito e pronto ad andarsene.
Geffen si sentiva svuotato – “Hai fatto le tue scelte Jay ed io ho passato un altro inferno, ma adesso rivoglio Kevin nella mia vita.”
“Ho … ho sacrificato noi … per Colin …” – ricominciò a singhiozzare.
Glam lo strinse – “No. Tu hai preferito tornare da lui, perché lo ami più di te stesso e Colin lo sa e prova per te l’identico amore, la passione e l’affetto, che proprio i vostri figli dimostrano al resto del mondo … Vi ritroverete presto.”


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