martedì 5 luglio 2011

ONE SHOT - UN CUORE DI CARTA

One shot – Un cuore di carta

The cast in Oz prison
Christopher Meloni - is Chris Keller
Lee Tergesen – is Tobias Beecher
Jared Leto – is Jared Sommersby
The crew:
Sorella Peter Marie
Tim McManus
Vern Schillinger
Ryan o’Reily



Chris Keller si tolse le cuffiette sbuffando, il programma in tv era sempre lo stesso e lui si stava annoiando terribilmente da quando era rimasto da solo in cella.
Gli acquari erano tutti vuoti, i prigionieri sparsi per l’ampia sala di ricreazione, alcuni giocavano a carte, altri si scambiavano dosi di droga, chiamate “tette”.
Un modo spiritoso, che qualcuno aveva scovato tanto tempo prima: Ryan o’Reily spadroneggiava nello spaccio, con quel suo fare scanzonato, di chi la sapeva lunga.
“Ehi Keller, hai la malinconia?”
Lui gli tirò un’occhiata, che avrebbe fatto tremare chiunque, ma quell’irlandese ne aveva di fegato da vendere e poi, in fondo, erano buoni amici in quell’inferno.
Il direttore McManus fece un cenno al secondino, che prelevò direttamente Keller con modi bruschi, accompagnandolo nel suo ufficio.
“Accomodati.”
“Grazie Tim.” – rispose con fare strafottente, ma neppure tanto per il suo standard, era davvero giù di corda.
“Ho delle novità per te, un nuovo coinquilino, cosa ne pensi Chris?”
L’altro aggrottò la fronte – “E cosa dovrei pensare? Sa cosa mi frega, spero solo che non russi.” – disse grattandosi gli addominali scolpiti sotto la maglietta.
“Ora tu lo vai a prendere e gli fai da guida turistica, ok? E smettila di fare lo spiritoso.” – ribattè severo.
Keller si rialzò, per seguire la guardia sino alla stanza dove di solito aspettavano i nuovi arrivati.
“Ehi Sommersby, qui c’è la tua balia, alzati!”
I suoi occhi erano di un blu profondo e si piantarono direttamente in quelli azzurro cielo di Keller – “Oh Cristo … questo dura cinque minuti qui dentro.” – sussurrò all’agente, che gli passò asciugamani e tutto l’occorrente, per l’igiene personale – “Avanti Keller, basta chiacchiere, fai strada a questo cerbiatto e tu dai retta ai suoi consigli, ti conviene.” – esclamò aspro.
“Ciao … mi chiamo Jared …” – disse spaventato.
“Io sono Chris, Chris Keller e dormiremo insieme.” – gli fece l’occhiolino ed il giovane indietreggiò impercettibilmente.
Keller scoppiò a ridere – “Oh cazzo, sto scherzando! Ma quanti anni hai?”
“Venticinque.”
“Io ne ho quaranta e sono nato sotto il segno degli stronzi.” – gli disse sotto voce, mentre si dirigevano verso il loro alloggio speciale.
“Io sono capricorno.”
“Eh? … ma sei scemo o ci fai? Jared ascolta, apri bene le orecchie e tieni strette le chiappe, che da una prima impressione mi sembrano niente male!”
“Co … cosa?” - balbettò terrorizzato ormai: aveva incrociato gli sguardi e soprattutto le invettive dei diversi capannelli, che lo salutarono con insulti coloriti.
“Ehi Keller hai un nuovo ragazzo!?? Che bastardo, sempre quelli carini capitano a lui ahahahh! Poi, però me lo passi, questo va bene anche riciclato ahahahh!” – disse ad alta voce il nazista Schillinger.
“Culetto d’orooo vieni qui, ci manca qualcuno per il salto alla cavallina di mezzanotte!”
“Lasciali parlare, sono solo dei pervertiti.”
Su quella frase il poliziotto ridacchiò – “Senti chi parla. Ok arrivati, non fate casino, buona fortuna ragazzo.”
“Bene, tu dormi sopra.”
“Strano, pensavo fosse il posto preferito di chi arriva per primo.”
“Non per me … Jared?”
“Sì, Jared … Jared Sommersby.”
“Perchè ti hanno ingabbiato?”
“Omicidio premeditato.”
“Ah, un tipo pericoloso …” – si era avvicinato, parlandogli ad un centimetro dal viso, incorniciato da capelli mesciati di un improbabile biondo, in una tinta che aveva attirato ulteriori epiteti e mortificato da alcuni lividi leggeri.
“Che ti hanno fatto qui e qui?”
“Mi hanno … interrogato … si sono fissati che avevo un complice, ma sbagliano, ho fatto tutto da solo.”
“E bravo il nostro nuovo arrivato. Ok verginella, non mi rompere i coglioni ed andremo d’accordo.”
“Non ti disturberò Chris. Posso chiamarti Chris …?”
“Come ti pare. Vado a farmi una doccia, vieni anche tu? Ti conviene farla con me, fidati.”
“Sì ne ho bisogno, ma … qui è tutto a vista?”
“E’ la splendida trovata del nostro boss McManus, ma non è male, certo che è meno opprimente come detenzione, anche se non si puo’ fare granchè.”
“Fare cosa?”
“Sesso … aahhahaah” – ribattè provocatorio.
“Spogliati qui e copriti con il telo in dotazione, come faccio io.”
“D’accordo.”
“Non vergognarti, io giro sempre nudo ed ormai nessuno ci fa più caso.”
Jared iniziò a togliersi gli indumenti sgualciti – “E come mai lo fai?”
“Diciamo che sono molto disinvolto ahahahha”
Al giovane si gelò il sangue, sentiva lo sguardo di Keller su di sé come una lama gelida – “Sei uno splendore …” – disse inclinando la testa.
Jared afferrò la spugna, coprendosi come poteva.
Chris si denudò in pochi secondi, con estrema scioltezza.
Sommersby si morse il labbro inferiore, girandosi poi repentinamente.
“Che c’è adesso?” – gli domandò brusco Keller.
“Nulla, ma io non sono come te evidentemente.”
“Ed io come sarei?” – gli disse, aderendo alla sua schiena, soffiandogli sulla nuca con quella curiosità, che Jared non capiva.
“Non sono disinvolto come sei tu, Chris.” – disse, sentendosi soffocare.
“Dai andiamo, tra un po’ si mangia e non si deve arrivare in ritardo alla mensa!”

Si lavarono velocemente, scambiandosi il sapone e rimanendo in silenzio.
Jared sussultava ad ogni rumore, ma nessuno li disturbò: sembrò chiaro a tutti che quella merce fresca era di esclusiva di Keller e per quanto fosse temuto, anche Schillinger sembrava avere dato disposizioni immediate di non importunarlo.
Tra lui e Keller c’era da sempre un rapporto contrastante ed ambiguo: spiacevoli vicende si erano intrecciate e sviluppate, intorno ad un terzo uomo, quello che Keller amava oltre sé stesso.
Jared ne trovò una foto, tra alcuni barattoli impilati su di una mensola sopra al wc.
“Chi è questo?”
Erano tornati dal pasto serale.
Keller si stava sbarbando – “E’ la mia puttana.”
“Come la tua …”
“Posala. Non sono affari tuoi, vai a nanna, tra dieci minuti spengono e non si deve fiatare.”
“Sì … perdonami Chris.”
Keller sorrise – “Tu sei un agnellino … ma mi chiedo ancora se lo fai apposta.”
Jared si rannicchiò sotto alla coperta.
Chris si appoggiò al bordo, incrociando i bicipiti muscolosi: sul sinistro c’era un tatuaggio particolare – “Gesù in croce … ti senti così?”
“Forse Jared … forse. Buonanotte.” – “Notte.”

L’agente Parker del Federal bureau stava analizzando un dossier, in attesa del colloquio che aveva richiesto in una saletta riservata.
McManus ciondolava tra la finestra e la scrivania, impaziente di incontrare questo misterioso infiltrato, di cui Parker gli aveva parlato.
Quando Jared entrò, Tim ebbe un singulto di stupore – “Tu?! Parker ora capisco.”
“Buongiorno Sommersby, si accomodi.”
“Salve.” – disse serio, prendendo posto davanti a lui.”
“Allora come andiamo con il nostro amico?”
“Direi a meraviglia.”
Jared sembrava avere persino una voce diversa.
Era più matura: in effetti di anni ne aveva trentatre, ma ne dimostrava molti meno.
“McManus cosa pretendeva? Lei sa che sono anni che cerco di dimostrare i delitti nei bar gay della città, almeno tre a carico di Keller! Nonostante le diverse mogli e la sua fama di playboy da strapazzo, il nostro allegro psicotico amava rimorchiare dei giovani affascinanti, scoparseli nel privè del locale e poi spezzare loro il collo, perché non si sapesse in giro cosa combinava!”
Jared sospirò – “Uno di loro si chiamava Simon Bauer … era il mio compagno ed è stato ucciso come un cane. Chi meglio di me potrebbe essere motivato e … perfetto per convincere Keller a confidarsi e confessare, direttore?”
“Ma lei si rende conto signor Sommersby di quanto sia pericoloso Keller?!”
“Non sono un novellino, lavoro nell’agenzia da dodici anni!” – protestò Jared.
“Ok … ok, da oggi stesso ti assegno alla lavanderia, è il posto più tranquillo e meglio sorvegliato.”
“Faccia lo stesso con Keller!” – intervenne Parker.
“Assolutamente no, troppe novità in poche ore, si potrebbe insospettire, non è uno stupido!”
“Allora ci lasci in pace la notte, i controlli sono troppo frequenti, ogni quindici minuti …” – disse riflettendo Jared.
“Non posso cambiare le regole! E poi cosa diavolo vuole farci?”
“Qualsiasi cosa, pur di farlo tradire.” – disse fissando il vuoto, come assediato dai ricordi, che lo tormentavano ogni volta che si addormentava.
La telefonata all’alba, di Parker giunto sul posto: la corsa in auto, Simon riverso su di un divano sporco del suo vomito e le iridi vitree e spente.
Fu umiliante rendersi conto che Simon aveva ceduto a qualche sconosciuto, per un’avventura, che gli era costata cara.
Eppure gli avrebbe perdonato tutto, se fosse sopravvissuto a quel maniaco.
Simon faceva l’ingegnere ed aveva uno studio avviato, così da permettersi un attico prestigioso ed un tenore molto alto, da condividere con Jared.
Adesso Jared viveva per avere giustizia, in un modo o nell’altro.
Era un funzionario corretto e Parker non temeva colpi di testa.
McManus fece un mezzo sorriso – “Comunque Keller passerà il resto della sua esistenza in galere, quindi cosa sperate di ottenere?”
“Qui lei si sbaglia. Quel Beecher sta lavorando al suo caso e potrebbe anche tirarlo fuori di galera, magari per pochi giorni e se mai dovesse accadere, addio mr Keller.” – disse Parker accigliandosi.


Tobias si stava tormentando le pellicine, mentre aspettava Chris per il loro colloquio.
C’erano diverse mogli altrettanto in ansia per i congiunti rinchiusi: lui si sentiva un po’ così, perché Chris era parte di tutto ciò che non conosceva.
“Ciao Toby, scusa se ti ho fatto aspettare.”
“Figurati, sono appena arrivato, come stai Chris?” – si abbracciarono, poi Keller scivolò alla sua bocca, baciandolo intensamente.
Un agente picchiò contro il vetro della sala, richiamandoli all’ordine: “Prima o poi gli spacco la faccia, te lo giuro Tobias.” – sibilò, incenerendolo e mostrandogli il medio.
“Calmati. Se combini qualche guaio i miei sforzi verranno vanificati!” – si lamentò, afferrandogli le mani, mentre prendevano posto intorno ad un tavolino rotondo, sul quale l’avvocato aveva appoggiato dei sacchetti di carta con della biancheria pulita.
La sua stimata professione, la sua famiglia, tutto era stato sconvolto da un terribile incidente, che Beecher aveva provocato, guidando in stato di ubriachezza. Una ragazza era morta sul colpo e l’immagine di lei sul suo parabrezza lo avrebbe sconvolto e condannato a mille rimorsi.
La consorte si suicidò per la vergogna, mentre i bimbi furono affidati ai genitori di lui, che non lo abbandonarono mai, così il fratello maggiore, ma ormai tutto era mutato, nonostante si stesse sforzando di tornare alla normalità, anche attraverso il patrocinio gratuito ai reclusi come Keller.
“Hai una donna, adesso?”
“Come fai a … Sì Chris, hai ragione, è l’insegnante della mia bambina.”
“Auguri …” - disse rifuggendo il suo viso teso.
“Io ti amo Chris …”
Keller gli accarezzò gli zigomi, baciandolo di nuovo, ma questa volta lievemente: sembrava un altro uomo.
“Ti amo anch’io, ma mi manchi … sai hanno messo uno schianto di ragazzo nella tua branda.” – rise solare.
“Davvero? Sarà mica quello in fondo, che sta sbirciando da dieci minuti?”
Keller si voltò, notando Jared che stava parlottando con una donna molto carina.
“E’ lui, niente male Beech, vero?”
“Vero, allora mi dimenticherai presto Chris.” – disse in tono scherzoso, ma Keller reagì diversamente – “Non dire stronzate, se non vuoi che ti uccida Toby!”
“Ci hai già provato una volta e siamo ancora qui, come vedi …” – i suoi occhi divennero lucidi e Keller lo baciò di nuovo.

“Chi era quella?”
La voce di Keller arrivò come un guizzo al cervello di Jared.
Avevano appena decretato il silenzio e Chris non riusciva a prendere sonno.
“Mia sorella.”
“Graziosa …” – disse sornione, girandosi su di un fianco.
“Sì … è sposata.”
“Anch’io lo sono.”
“Con la tua puttana?”
A quell’espressione Keller scattò in piedi, togliendo la coperta a Jared – “Ehi! Cosa cazzo vuoi?”
“Il principino si sta svezzando vedo! Non chiamare più Tobias in quel modo, non ne hai alcun diritto!” – sembrò ringhiare.
Jared con un gesto fulmineo si riprese il maltolto – “Questa è mia e poi non è affatto divertente spiarti mentre ti sbaciucchi con quello come un quindicenne in calore!”
Era una carta rischiosa quella che Sommersby stava giocando: “Sei … geloso? Ma non farmi ridere ahahah!” – esclamò Keller, scoprendolo di nuovo con veemenza.
“Finiscila Chris!” – e spingendolo indietro, Jared scese, per recuperare anche il lenzuolo.
Keller lo derise – “Cos’è hai paura che trovi qualche macchia principino?”
“Smettila di chiamarmi in quel modo!! Parli come se non ti facessi mai una sega, grand’uomo del cazzo!!”
Keller lo sollevò per la vita, per poi sbatterlo sul proprio giaciglio scomodo.
“Ora ti do una bella lezione, così vediamo se ti andrà di fare lo spiritoso la prossima volta che voglio solo giocare un po’, stronzo!”
“Lasciami altrimenti grido!” – gli sibilò, evitando di fare troppo chiasso, per non attirare la sicurezza, stranamente distratta.
Keller si tirò su, pensando a quell’incongruenza.
Andò vicino alla porta, notando una strana tranquillità tutta intorno.
Tre secondi dopo sopraggiunse il solito Brady, che con la torcia gli ferì le pupille – “Fanculo!”
“Keller torna a letto!”
McManus stava seguendo la scena, da un monitor interno – “Parker come vede Keller non è uno sprovveduto.”
“Sembra felice di questo, come se fosse una sua creatura.”
“Non dica boiate, Keller è un pezzo di merda, come la maggioranza dei presenti.”
Jared era tornato al proprio posto, non voleva demordere.
Timidamente sbucò per vedere cosa stesse facendo Keller, stranamente taciturno.
Fu investito da un’ondata di profumo e pelle liscia, che avvolsero il suo volto, come le dita frementi di Chris, come la sua lingua, che lo stava esplorando fino in gola.
Quando si staccarono, Keller fu perentorio: “Adesso tu scendi e mi fai un pompino, se non vuoi che ti ritrovino morto come un cane rognoso, ok?”
Jared annuì, tremando.
“E se provi a fare qualche scherzo, ti spezzo il collo, così almeno saremo pari! E’ tutto chiaro?” – disse minaccioso.
Jared si mise in ginocchio, senza che Keller avesse mai mollato la presa sulle sue guance ormai bollenti.
Si piegò sul suo inguine iniziando a leccarlo e poi a succhiare tutto intorno al suo membro eccitato allo spasimo.
Keller non dovette costringerlo a fare niente, scoprendo che Jared sembrava averne voglia più di lui di viversi quel momento.
Ne rimase sconvolto, così come della sua capacità a dargli un piacere estremo.
Quando il ragazzo, senza smettere di pompare avido, lo guardò, Chris sentì una fitta nel mezzo del petto.
“Asp … aspetta Jared …” - stava venendo, ma Sommersby andò sino alla fine, lasciando che gli sporcasse il mento ed il collo, ma preferendo ingoiare tutto il resto.
Si pulì malamente con l’avambraccio destro, barcollando sino al lavabo, dove si sciacquò anche il pianto, che inevitabile era sceso mentre provava a soddisfare il suo carnefice, che nel frattempo tentava di stabilizzare il respiro, rimettendosi gli slip ed il vogatore, che Tobias gli aveva portato.
Si strofinò la faccia con le mani, riallungandosi.
Jared risalì, mettendosi a pancia in giù ed affondando nel cuscino.
La sua mano ricadde volontariamente oltre la barra metallica – “Vorrei che mi toccassi Chris …” – mormorò in lacrime.
Keller gliela prese, tirandosi su e baciandone il palmo.
“Grazie …” – disse sommessamente.

Il giorno seguente Keller andò in palestra, dove sorella Peter Marie stava facendo una riunione di gruppo.
Era una terapia comportamentale, per consentire a tutti di confrontarsi e ritrovare un minimo di equilibrio.
“Chris tocca a te, cosa ci racconti?”
Lui era come stranito, ma poi farfugliò che non si sentiva bene e che aveva bisogno di una visita medica.
Una volta arrivato nei pressi dell’infermeria, allungò una tetta al sergente Kost – “Faccio un giro tra i panni sporchi e torno tra venti minuti, ok Jack?”
“Keller perche’ non te lo fai in cella? Ho capito chi stai cercando sai?”
“E come secondo te?”
“Ok, sparisci, ma se non torni tra mezz’ora scoppia un casino!”
“Accidenti, troppo generoso, farò il bis domani di coca, passa da me amico!” – e ridendo sparì dietro ad una porta scorrevole.
C’era un corridoio e diverse stanze: Jared era alla piegatura.
“Ehi bello, sono venuto a trovarti!” – glielo disse, abbracciandolo da dietro e portandoselo tra pile enormi di scatoloni.
“Chris … ma come diavolo …?”
“Sssttt … non avere paura, voglio solo … ecco io volevo stare con te in santa pace ed ho corrotto, mentito e … insomma mi sto giocando la reputazione …”
Jared riprese fiato, aggrappandosi al suo collo e baciandolo.
Infilò le dita gelide sotto alla t-shirt di Keller, sfilandogliela.
“Non … non correre ... io non intendevo …”
“Cosa, non vuoi scopare Chris?”
“Sembri deluso …”
“Ok … ho capito … io vado bene solo come succhia cazzi, l’amore lo fai con Tobias e posso capirti, io non sono niente.” – sparò le sue cartucce in modo convincente, senza enfasi, come se quella circostanza lo stesse facendo soffrire, ma accettando la cosa con dignità.
Era un miscuglio di sensazioni e di emozioni: Jared ebbe la netta impressione di non riuscire più a distinguere la differenza tra la finzione e quello che realmente Keller gli stava facendo.
Lo spogliò lentamente – “Voglio fare l’amore con te Jared.”
Parker gli aveva detto di non spingersi così oltre, visto come Keller si era comportato in passato: ero uno psicopatico, avrebbe potuto reagire nel modo peggiore.
A Jared non importò: sentiva le mani di Chris dappertutto e cercava avidamente la sua bocca, per amplificare tutti i propri sensi.
Si ritrovarono senza niente addosso dopo pochi istanti, sopra ad un provvidenziale materasso, ancora confezionato.
Il cellophane sotto alla pelle di Jared bruciava, così Keller lo strappò – “Starai meglio così …”
“Grazie Chris …”
Come lubrificante usarono un ammorbidente, trovato su di uno scaffale poco distante, non era il massimo, ma dovevano accontentarsi.
I preliminari forse non erano ciò che Keller preferiva o forse c’era poco tempo, ma quando lo penetrò, non ci voleva un pozzo di scienza per capire che per Jared era la prima volta.
Nel suo legame con Simon i ruoli erano ben definiti e durante gli amplessi Jared era sempre stato quello attivo.
Simon era stato il suo primo vero ragazzo, si erano messi insieme al liceo e non si erano più lasciati: era un amore sconfinato, anche se il suo fidanzato lo aveva tradito spesso, ma questo Jared lo scoprì solo dopo la sua morte.
In diversi si presentarono al funerale, con il cattivo gusto di non nascondere le varie toccate e fuga con Simon, pur consapevoli che era impegnato da sempre con Jared, che era invidiato ed odiato da chi si era visto porgere un sonoro due di picche.
Chris si bloccò, stritolando il busto dell’amante, come se ne temesse la fuga: “Abituati a me … potevi … potevi dirmelo …” – ansimò, accarezzandogli il volto e posando baci amorevoli sulle sue tempie sudate.
Jared gemette, avvinghiandosi ancora di più a lui – “Ti voglio dentro di me non fermarti …” – e lo scrutò, baciandolo per incoraggiarlo.
Keller riprese a spingere, sempre più facilmente, mentre nel suo collo Jared mordeva e leccava, come un cucciolo impaurito, ma felice.
Di solito Keller preferiva sodomizzare i malcapitati che finivano nelle sue grinfie, ma con Jared voleva cogliere ogni espressione e specialmente desiderava baciarlo.
Lo masturbò, per raggiungere l’apice insieme a lui e così avvenne, con estrema estasi da parte di entrambi.
In preda a spasmi quasi laceranti, Keller uscì da quella fessura grondante di umori e sangue: stava ancora venendo: gli bagnò il ventre e poi lo succhiò avido, senza risparmiare il sesso di Jared, che era ancora eccitato.
Riuscì a godere di nuovo e così fece anche Keller, gonfiandosi a dismisura nella sua bocca, accarezzando lascivo le gote di Jared, che stava per perdere i sensi, a causa di tutta quella bramosia reciproca.
Si rivestirono con calma.
“Torno di là Chris … tu … tu cosa fai adesso?”
“Vado in gattabuia, ci vediamo a pranzo. Ciao Jared.” – e fece per allontanarsi.
Jared lo rincorse, baciandolo di nuovo e con disperazione.
Chris si divincolò quasi con tenerezza – “Io non valgo niente, tra di noi, Jared … non dimenticarlo.” – e svanì, così come era apparso.

Nel buio del loro acquario, quella notte Jared e Chris parlarono a lungo, ognuno steso sul proprio pagliericcio moderno.
Della loro infanzia, di improbabili amori ed amici che li avevano traditi.
Sommersby non gli aveva mentito su niente, a parte la sua attività di agente FBI.
“Il mio uomo si faceva scopare da altri ed io lo aspettavo a casa, preparavo la cena, forse lo stavo annoiando e non me ne rendevo conto …”
“Pensavo foste schiavi del ristorante …”
“No, affatto. In compenso le sue scappatelle mi hanno scavato un baratro nella sicurezza ed autostima, così mi sono scelto un analista e dopo averlo ascoltato per un paio di mesi, l’ho fatto fuori. Mi stava sul cazzo, con quello che diceva, probabilmente era la verità, che non volevo accettare …” – e ridacchiò, quasi sadicamente.
Keller si sollevò, prelevandolo – “Stai un po’ con me, tanto quello stronzo ripassa tra un quarto d’ora, basta tenere d’occhio la sveglia, che Toby mi ha regalato.” – e lo strinse sul cuore.
Jared si accucciolò, baciandolo – “Non ti manca Tobias?” – domandò esitante.
“Sì, lo amo da morire, ma per me non c’è futuro, ho combinato troppi casini, anche se lui spera ancora di tirarmi fuori da qui.”
“Hai ucciso delle persone?”
“Ho fatto una rapina e ci è scappato il morto. Sono stato un coglione.”
“Sei stato sfortunato?”
“A farmi beccare!” – e sorrise, baciandogli la fronte – “Ti voglio bene piccolo.”
“Anch’io … insomma, qualcosa di più, ma non voglio romperti i coglioni con i miei romanticismi.” - e ricambiò il sorriso, curiosando nella patta di Keller.
“Se è tutto qui il tuo romanticismo … non che non lo apprezzi Jared aahahah” – rise sommessamente, girandosi sul fianco, per favorire le manovre dell’altro.
“Miseria … mi riempie la mano Chris … lo vorrei dentro, ficcamelo ovunque domani, promesso?” – ed ansimò oscenamente, affondando di nuovo nel collo taurino di Keller, che gli abbassò i boxer, per palparlo meglio.
Ormai erano due settimane che Chris si stava svenando con la guardia della lavanderia, rifornendolo a dovere per fargli incontrare Jared e scoparselo a giorni alterni.
Avevano esplorato tutti gli angoli disponibili, alternando incontri focosi e volgari, ad altri carichi di passione e di una sorta di amore carnale ed appagante.
Il tutto arricchito da un affezione ormai crescente e totale.

“E’ come una droga Tobias … tu l’hai visto.”
Keller si passò le mani tra le ciocche cortissime, per poi stringerle a quelle di Beecher, che lo ascoltava con attenzione e sconforto.
“Io posso comprendere che stare qui dentro è un’agonia e qualunque cosa possa distrarti a me sta bene, però … ti stai innamorando di lui?” – chiese provando una gelosia sorda.
Keller lo fissò intensamente – “Sei tu l’unica persona che amo su questo pianeta, ma questo ragazzo mi confonde e … io non lo so, c’è qualcosa che non mi convince …” – poi rise istericamente – “Pensa ha ucciso il suo strizzacervelli … forse è pazzo … più pazzo di me!”
Beecher strizzò le palpebre: aveva esaminato il fascicolo inerente ai tre omicidi, per i quali Chris doveva essere giudicato, una volta raccolte prove a sufficienza.
Tra le diverse foto delle sue presunte vittime, c’era anche un certo Simon Bauer, dichiaratamente gay ed ufficialmente fidanzato ad un certo Jared Sommersby: l’omonimia apparve come qualcosa di poco credibile, ma una foto delle esequie di Bauer tolse a Toby qualunque dubbio.
Ora, come avvocato, avrebbe dovuto condividere qualsiasi informazione con il proprio assistito, per tutelarlo al meglio: l’unico dettaglio era che uno come Chris Keller poteva reagire soltanto in un modo e sarebbe stato il peggiore, aggravando per giunta la sua posizione, annullando anche la minima speranza di rivedere il mondo oltre le mura del penitenziario.
Jared entrò nella saletta dei familiari, per incontrare la tipa della volta precedente, che altri non era che una collega del Federal Bureau, non certo sua sorella, che peraltro esisteva, ma abitava in Messico.
Keller lo salutò, sorridendogli spontaneamente e rivelando una gioia, che Tobias non aveva mai conosciuto.
Fu quello che probabilmente annebbiò la sua ragione, azzerando le probabili alternative, più ragionevoli e meno pericolose, con cui avrebbe risolto la faccenda Sommersby, ormai bruciato nel suo ruolo di inbucato.
“E’ uno sbirro … FBI, il tuo Jared Sommersby, piuttosto arrogante nel non cambiarsi il nome e ti spiego anche il motivo Chris, se vuoi ascoltare la mia verità.”
Il tempo si spezzò.
“Ti ascolto.” – mormorò, cristallizzando tutte le emozioni di un istante prima, in un luogo che Keller non avrebbe più aperto ad altri, se non a Beecher.
“Il suo compagno, Simon Bauer, è tra quelli che tu avresti assassinato, per quanto pensa il tuo amico Parker del Federal. Forse a questo Jared non importa neppure di restarci secco in questa faccenda, lo amava sul serio il suo uomo.”
“Sì, lo amava, ma dalle balle che mi ha raccontato si sono semplicemente lasciati, perché lui lo cornificava di continuo.”
“Su questo è stato sincero. Spero che tu non gli abbia detto niente Chris.”
“Infatti non c’è niente da dire Beech!”
“Io lo so, tu lo sai, ma Parker è ossessionato ed ha giocato il tutto per tutto!”
“Ci è andato pesante …”
“Ora cosa farai?”
“Ci devo pensare Toby. Dimmi … ci sta guardando?”
“Di rado … la donna chi è?”
“Sua sorella, ma sarà un’altra balla. Vieni con me Toby.”
Gli cinse le spalle e lo portò da Jared.
Lui li squadrò dubbioso.
“Scusatemi, volevo presentarti il mio uomo: Tobias, questo è Jared.” – disse con un sorriso ammiccante.
“Ciao …” – “Ciao Jared, come stai? Il mio Chris ti tratta bene?”
“Certo … benissimo.” – replicò con un velato astio, alzandosi, quasi a sfidarlo.
“Buon per te, Jared. Addio.”

“Oggi niente lavoro?”
“No Chris, forse ho l’influenza …”
Keller si stava rasando, mentre Jared era disteso a leggere un fumetto.
“Hai la febbre?”
Sì, trentotto e mezzo.”
“Mi dispiace.” – sospirò – “Vado a farmi un giro.”
“Dove?”
Keller si accostò alla branda, puntandolo con le iridi celesti – “Non farmi domande a cui non posso risponderti Jared.” – disse con uno strano tono, tra il minaccioso e lo svilito.
“Ok … scusa, ma speravo che …” – “Che cosa, SENTIAMO?”
Jared provò una rinnovata angoscia – “Niente Chris … abbi pazienza, quando sto male sono noioso e …”
“E quando stai bene sei … un amore.” – gli fece l’occhiolino e sembrò poi fuggire da quello spazio angusto, dove ormai l’aria era irrespirabile.

Shillinger stava facendo pesi e quando vide arrivare Keller lo canzonò subito.
“Ehi bell’uomo, oggi non sei di turno con la bella lavandaia?”
“Fottiti Vern!” – ruggì.
Nella sua mente si era affacciata una vendetta terribile ai danni di Jared: venderlo a quel maiale di un nazista ed ai suoi, che lo avrebbero fatto a brandelli. Immaginò la scena: Jared che lo aspettava tra panni puliti e sterilizzati, almeno tre di quei porci, capitanati da Shillinger, che lo avrebbero stuprato a turno e poi risparmiato se avesse garantito loro altro divertimento oppure finito sul posto, per puro sfizio.
Le carni di quel ragazzo straziate da indicibili torture, non da semplici atti sessuali imposti con brutalità, da fargli desiderare la morte più di ogni altra cosa.
Le sue palpebre si chiusero e due lacrime zampillarono fino a schiantarsi sul suo busto, che appariva agli astanti come un mantice impazzito, nel movimento continuo e progressivo, mano a mano che dentro a Keller cresceva l’impulso di agire e sacrificare il suo meraviglioso Jared.
“Devi dirmi qualcosa, Chris?” – gli bisbigliò Vern, come se avesse intuito qualcosa.
“Sì Shillinger … vai a farti fottere!” – e lo baciò.
Quandò riprese la via del ritorno agli acquari, Vern confermò ai presenti che Keller era sempre più squilibrato, ma molto sexy, facendo sghignazzare quelle zucche rasate e vuote.


Riscese il buio, inghiottendo anime e pensieri oscuri.
Jared non riusciva a dormire, da quando aveva scambiato quelle poche battute con Beecher e notando che Keller era cambiato con lui.
Pensò che se si fosse assopito non avrebbe visto l’alba o che avrebbe fatto una brutta fine in ogni caso.
Prese una decisione.
“Chris …” – lo chiamò scendendo ed andandosi a sedere sul bordo della sua branda, guardandolo.
Keller si erse lento, appoggiandosi sui gomiti, dopo avere piegato le braccia forti, in cui Jared si era perduto, scoprendo quanto fosse affascinante.
“Cosa vuoi?”
“… vivere …”- sorrise senza convinzione.
“Non dipende da me, pare ci sia un tizio che indiscriminatamente provvede a togliere di mezzo chiunque.” – ironizzò, tornando a stendersi, incrociando le braccia dietro la testa.
“Allora se non dovessi farcela, ti lascio questo … l’ho fatto mentre ti aspettavo oggi.” – e gli porse un cuore di carta, ritagliato dalla copertina rossa di un libricino, che Jared teneva sotto al guanciale, come se fosse una reliquia.
Keller aveva provato a controllare di cosa si trattasse, ma lo stesso spariva in contemporanea al suo proprietario.
“Così Jared mi mandi in frantumi l’anima.” – disse schernendosi.
“Non prendermi per il culo Chris!” – inveii, deglutendo un singhiozzo, che sembrò fare irritare ancora di più Keller.
Si alzò con un movimento tanto improvviso quanto violento, prendendolo per la maglietta e sbattendolo al muro.
“Ti sei mai chiesto mr FBI quale sia il limite oltre il quale il mio cervello discerne la realtà dalla pura follia?!”
Jared sbiancò, poi avvampò, infine si sentì svenire per come Keller lo stava polverizzando con tutto sé stesso.
Pensò che fosse finita: fisicamente avrebbe potuto contrastarlo per un paio di minuti al massimo o forse, per puro istinto di sopravvivenza, cinque, se era fortunato.
Keller lasciò la presa, sferrandogli un pugno e mettendosi ad urlare.
La sorveglianza accorse e lo portò via, in isolamento come in tante altre occasioni.
Keller sembrava una furia, ma appena chiusero la blindata di quella stanza senza arredi, in cemento grezzo, un secchiello come cesso e senza finestre, si rannicchiò nel solito angolo, nudo come un verme, come da regolamento, ma con stretto nel pugno destro, ammaccato e dolente, quel cuore di carta, che Jared gli aveva consegnato.


Parker era furente con Mc Manus.
“Lo tolga da quella fogna, ci serve in cella!!”
“Non posso e non glielo ripeterò.”
Jared si tastava lo zigomo ferito, senza dire nulla.
“E tu Sommersby? Possibile che non ti abbia detto un cazzo??!”
“No … no, quindi io me ne torno alle mie scartoffie.” – replicò senza guardarlo.
“Ok … ok, l’ennesimo buco nell’acqua, non posso crederci!!”


Un mese dopo …

Sorella Peter Marie si affacciò alla sala computer con un sorriso.
“Keller hai visite. Verresti con me?”
“Sorella con lei anche all’inferno … ops, ci siamo già!” – e ridacchiò.
“Come stai? Non vieni più alle nostre sedute, devo pregarti, forse?”
“No. Ho solo passato un periodo difficile, ma prima o poi mi rivedrà, non ho molti impegni in agenda, sa?”
Risero.
“Dove mi porta sorella?” – domandò diffidente.
“Nel mio studio, niente sala colloqui: questo incontro è un tantino fuori dalle regole, ma la persona che lo ha chiesto è stata convincente.”
“Sul serio? L’ha sedotta o …” – Keller si interruppe, vedendo che era Jared, seduto su di una poltroncina, in un completo nero, con camicia bianca ed una cravatta in tono.
Era castano ed aveva una barba appena accennata.
Quando Keller varcò la soglia, Jared si alzò come un felino guardingo, ma emozionato nel vederlo.
“Sembri un pinguino. Il tuo nuovo incarico è al circo oppure come tirapiedi di qualche mafioso?” – disse appoggiandosi allo stipite, appena sorella Peter Marie li lasciò da soli.
“Ciao Chris … come stai?”
“Non sento chiedermi altro, oggi. Cosa ti importa?”
“Io … io volevo ringraziarti.”
“Per cosa?” – chiese aspro.
“Per quella messa in scena … Per non avermi ucciso o fatto scannare dai tuoi amici. Siediti, volevo … volevo solo parlarti.”
“Lo vedo. Ok, sediamoci e parliamo. La mia spasmodica attenzione è tutta per te, approfittane. Tre minuti e poi togli questa tua faccia da succhia cazzi dalla mia vista e staremo tutti meglio.”
“Anch’io sono felice di vederti Chris …” – ribattè con un sorriso candido.
Una cosa del genere avrebbe fatto imbestialire ancora di più Keller in altre circostanze, ma Jared Sommersby era una circostanza a parte, Chris lo comprese in quelle settimane senza di lui.
“Avrei potuto tenerti sotto per mesi, illudendoti che avrei confessato ciò che tu volevi e poi sgozzarti quando mi fossi stancato dei nostri giochetti.” – disse duramente, senza mai staccare lo sguardo da quello di Jared.
“A me piaceva starti sotto … e per il resto …”
“Ti piace provocarmi, fino a che punto sei pronto a spingerti?”
Jared si sporse, baciandolo con dolcezza, poi sempre più profondamente.
Keller gli avvolse la nuca, tra i palmi caldi, aumentando il ritmo di quell’approccio, rendendolo febbrile, nel portarlo contro alla parete, aderendo al suo corpo magro, ma palestrato.
Jared si separò fremendo ed accarezzandolo con quel mare intrappolato nei suoi occhi – “E’ così che fai, quando uno stupido come me abbassa le difese e ti permette di fargli qualsiasi cosa, per poi sopprimerlo senza pietà, vero Chris?”
Keller lo liberò, da quella morsa che poteva essergli fatale, sistemandogli il colletto e sfiorandogli la zip dei pantaloni, facendolo trasalire e boccheggiare, in cerca di ossigeno: “Quando schiudi le labbra in questo modo Jared, vorrei infilarti il mio uccello fino alle tonsille e farti piangere.” – poi piegò la bocca, in un sorriso storto e tragico.
Tornò al centro di quell’ambiente confortevole, dove la serenità di sorella Peter Marie traboccava da ogni dettaglio.
Si voltò, dando la schiena a Jared, che rese nulla la distanza tra loro con passi veloci, appoggiandovi la bocca, dopo avere cinto i fianchi di Keller, che rimase immobile: le parole dell’agente gli arrivarono come un soffio, come se ci fosse il pericolo di qualche microspia.
“Io potrei aiutarti ad uscire di qui Chris, non è una trappola … te lo giuro su ciò che ho di più caro!”
Keller rise, scrollandoselo di dosso e ridendo – “Parli di te stesso Jared? … Potrei quasi crederti.”
“Chris io …”
“No, non mi serve il tuo amore. Tieni, questo non mi appartiene.” – e gli ripassò il cuore di carta, prima di andarsene, da nessuna parte, ma per il resto dei suoi giorni.

THE END



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