One shot – Un cuore di carta – 2’ parte – il volo degli ultimi
Il paradiso aveva assistito all’avvicendarsi di nuovi detenuti, misteriosi omicidi, spartizione di territori per lo spaccio, violenze inaudite.
Dal proprio acquario, Chris Keller guardava a questi avvenimenti con distacco: l’unico momento che aspettava era la visita settimanale del suo ex coinquilino di cella, Tobias Beecher.
Recuperata la sua attività di avvocato, Beecher non si sottraeva all’impegno ormai consolidato, di assistere gratuitamente alcune persone appartenenti alle minoranze, tra cui i reclusi come Keller, l’uomo che aveva odiato, dopo essersene innamorato perdutamente, per poi riaccoglierlo con estremo amore nella sua vita tutta da rifare.
“Ciao Chris, ti ho portato quei libri che mi avevi chiesto …”
“Ciao Toby … carino questo taglio di capelli.” – sorrise, dopo averlo baciato intensamente.
Era la sua boccata d’aria, il suo unico attimo di gioia in tutto quel buio.
“La schiena ti fa ancora male?” – gli domandò Beecher dolcemente, accarezzandogli il volto affascinante.
“No, ho preso gli anti dolorifici … devo smetterla di giocare alla lotta greco romana con il secondino … e non è neppure tanto sexy ahahahh!”
“Lo penso anch’io Chris. Ascolta … ho una novità, ma forse non ti piacerà.”
“Spara …”
“Si tratta di nuovo di Parker.”
“Oh che palle!”
Toby rise – “Sì, vero, ma questa volta hanno cambiato registro.”
“Hanno?”
“Ehm sì … lui e quel Sommersby …”
“Jared!?” – e nel dire quel nome, a Keller salì un colpo dal cuore.
“Sì lui. Diciamo che hanno una nuova strategia o meglio una richiesta.”
“Sentiamo, cosa vogliono?” – domandò sinceramente curioso.
“Si sono convinti che tu eri nei locali, dove sono stati uccisi quei gay, lo sappiamo. Se sei innocente, potresti avere visto il colpevole, quindi da accusato, ti trasformeresti in testimone.”
“Bella idea. Come no Toby! Così nel momento in cui ammettessi la mia presenza, sarei fregato!”
“Infatti, però … Se tu avessi visto sul serio un probabile assassino?”
“Io non ero lì!” – ribattè iniziando ad irritarsi.
“Ed io ti credo! Guarda non so come consigliarti, anzi, l’hai già detto Chris, sarebbe un’ammissione molto rischiosa ed inutile.”
Keller si strofinò le palpebre – “Senti Toby … vorrei pensarci comunque.”
“Perché?”
“Non lo so …”
“Parker vuole vederti. Sarà qui nel pomeriggio.”
“Con quel Sommersby?”
“Sì, con … con Jared. Chris, non fare cazzate. Mi raccomando.”
Avrebbe rivisto Jared.
Si sbarbò, scelse degli abiti puliti, jeans piuttosto aderenti e maglietta altrettanto sensuale: si era allenato molto, vista la noia e la mancanza di un compagno con cui divertirsi diversamente.
Era più massiccio e ciò serviva nelle risse.
Si specchiò: era un bellissimo quarantenne ed in fondo stava facendo quella pazzia, sia per piacergli, che per passione verso il rischio ed il gioco di azzardo.
O forse era solo noia.
Jared Sommersby era nervoso.
Si mordeva le unghie, mentre Parker rileggeva il dossier di Keller, unitamente al nuovo rapporto fornitogli da Jared.
“Quindi ora ti sei fissato con questa teoria …” – disse perplesso.
“Sì John … guarda che potrebbe aiutarci a trovare il colpevole. In fondo che prove abbiamo contro Keller? In pratica nessuna! E niente testimoni.”
“Così diventa lui l’uomo chiave per avere la soluzione?”
“Sì … e finalmente Simon avrebbe giustizia …” – Jared fissò il vuoto, per poi sobbalzare al lieve bussare della guardia, che stava scortando Keller.
Quando gli apparve, fu letteralmente come una visione per Chris.
Jared era splendido, i capelli castano corti, il viso pulito, sembrava un adolescente, fasciato in un completo modaiolo, anche se di gusto classico, in giacca e cravatta.
Keller lo spogliò con gli occhi – “Ciao pinguino.”
“Ciao Chris …” – il suo fiato si era interrotto un attimo prima.
“Oh guarda, c’è anche la tua baby sitter Jared, salve Parker!”
“Salve stronzo, siediti!”
“Se cominciamo così, me ne vado subito.” – sibilò.
“No Chris, scusalo, siamo nervosi, prego accomodati.”
Keller lo assecondò – “Tu devi davvero tenerci molto a risolvere questo caso …”
“Più che mai Chris.”
“Chiamami, anzi, chiamatemi signor Keller, per voi non sono né un amico e viceversa!”
Jared si aggiustò il colletto della camicia candida – “Signor Keller, il suo legale gli avrà accennato che …” – “Sì l’uomo che amo è stato chiaro: volete incastrarmi.” – e sogghignò impertinente.
Parker stava friggendo – “Keller quando avrai finito di amoreggiare con il mio collega, potresti prestare attenzione e buon senso a questa opportunità?!”
“Ok … ok! Supponiamo e sottolineo supponiamo, che io fossi entrato in quei bar a bermi un drink ed abbia fatto caso a qualcuno di poco raccomandabile, che poi potrebbe essersi appartato con le vostre vittime …”
Jared si appoggiò alla parete, come se gli servisse per stare in piedi – “Chr … signor Keller lei potrebbe avere visto l’uomo che stiamo cercando e che è ancora in circolazione.”
“Nessuno fa niente per niente.”
Parker aggrottò le sopracciglia – “Ovvio. Avresti uno sconto di pena e …”
Keller scoppiò a ridere.
“Come no! Se dovessi dirvi ciò che vi serve, esigo una revisione del mio processo, la libertà condizionata ed al limite la detenzione notturna, con permessi a mio piacimento! In fondo ho tre ex mogli in lacrime da consolare …” ed inclinò il capo, sornione, senza mai smettere di fissare Jared.
“Stileremo un accordo scritto e nessuno ti fregherà.”
Keller si alzò di scatto, provocando nei due una sottile paura – “Non ho finito! Ammesso che … lo dirò soltanto all’agente Sommersby, ma non qui ovvio.”
“E dove?!” – domandò Parker.
“So perfettamente che non mi farete mai uscire di galera, non pretendo di scendere all’Hilton, ma potreste creare una camera adatta ai nostri … incontri.” – e nello sviluppare il concetto, si era avvicinato a pochi centimetri dal volto di Sommersby, che stava andando in apnea.
“I vostri incontri …?”
“Sì Parker, voglio rimanere un po’ con lui, in memoria dei vecchi tempi, per schiarirmi la memoria, per un identikit … tanto per fare delle ipotesi allettanti per entrambi. E niente microfoni, né telecamere, se saremo spiati non dirò nulla!” – e puntò le iridi celesti su Parker, che ormai aveva esaurito la pazienza.
“Per me va bene, non vedo l’ora CHRIS!” – ringhiò Jared, chiudendo i pugni.
“Perfetto. Redigete il contratto, l’avvocato Beecher lo studierà a fondo e poi io e la mia mogliettina, saremo pronti per la nostra luna di miele, vero Jared? Ci si vede belle bambine, il lupo cattivo torna nella tana, per oggi ne ho abbastanza di voi.” – e richiamò l’agente di prima, uscendo senza aggiungere altro.
Un rivolo scese dalla tempia sinistra di Jared, era esausto.
“Farò tutto quello che vuole …”
“Sommersby tu potresti rimetterci la vita, questo lo sai vero?”
“Quale vita … Quale?”
Tobias era furente.
“E’ solo ginnastica, amore …” – gli bisbigliò Keller, come a volerlo rassicurare.
“Ne sei certo Chris?” – chiese angosciato.
“Dammi la penna, voglio firmare questi fogli e … scaricarmi un pochino. Farò pentire quel bastardo per avermi preso in giro, ho un conto in sospeso con Jared Sommersby.”
Beecher socchiuse le palpebre – “Ti supplico … non fargli del male Chris, quel ragazzo ha già sofferto abbastanza!”
“Non a causa mia!”
“D’accordo … firma se vuoi, è tutto a posto, non ci sono trappole.”
“Per quello che mi importa … io qui ci morirò, poco ma sicuro, tanto vale sbattermi quella verginella da quattro soldi finchè ne avrò voglia!” – replicò con autentica cattiveria e frustrazione.
Jared arrivò, con un borsone.
Keller rise divertito – “E tu dove pensi di andare?”
“Sono pronto per il nostro week end Chris. Non oltre. O parli entro lunedì mattina oppure te ne ritorni nella fogna da cui sei venuto!”
“Se la metti così … ma i cambi non ti serviranno, saremo sempre nudi … mogliettina!”
“Ficcatela nel culo quell’espressione del cazzo, OK!?”
Keller fece spallucce – “Iniziamo bene … Si va?” – e rise di nuovo.
“Andiamo, seguimi.” - “Volentieri, chèrie!” – ed uscirono.
Mc Manus aveva fatto allestire una stanza, con bagno annesso, arredandola con l’essenziale.
Niente soprammobili, ma almeno una finestra blindata, alla quale potersi affacciare, dopo averla aperta e, nonostante le grate, il panorama era incantevole.
“Colline in fiore … mi ero dimenticato che siamo in primavera …” – mormorò Keller.
Jared gli si avvicinò, cingendogli la vita ed appoggiando la guancia alla sua schiena forte.
“Ci siamo lasciati così o sbaglio Jared …?” – chiese, intrecciando le proprie mani alle sue.
“Mi sei mancato così tanto Chris …”
Keller si girò lentamente, per baciarlo con tenera irruenza.
Massaggiò le proprie labbra a quelle di Jared, che si era rifatto quei colpi di sole biondi, altra richiesta di Keller, che l’agente soddisfò senza problemi.
“Anche tu mi sei mancato, ma sei davvero un pazzo Jared Sommersby.”
Il giovane si staccò – “Sei la mia ossessione … tu sai cosa si prova, vero Chris?”
“So molte cose e tu vorresti conoscerle tutte in un solo fine settimana … sei crudele, forse io sono lento di memoria …”
“Parker è stato categorico …” – sospirò, come se fosse altrettanto deluso.
“C’è troppa luce Jared, fai qualcosa e spogliati, voglio guardarti mentre lo fai …”
“Ok … mettiti comodo …” – e sorrise complice.
Keller si tolse velocemente i vestiti, restando nudo: si infilò sotto un lenzuolo, sul letto matrimoniale, molto comodo e Jared abbassò la tapparella elettronica, attivando alcune luci azzurrine.
Estrasse da un cassetto il registratore di ordinanza – “Questo servirà solo se ti venisse in mente qualcosa Chris. Adesso è spento ovviamente …”
“Potrebbe accadere, ma ci pensi? Ti vengo dentro e mi sovviene un flash ahahahh”
“Hai sete Chris?”
“Ti voglio come mamma ti ha fatto e poi una birra gelida andrà benissimo.” – ed intrecciò le braccia dietro alla testa, dopo essersi sistemato su alcuni grandi cuscini.
Jared iniziò a slacciarsi la blusa, dopo essersi tolto le scarpe.
“Con calma … voglio proprio godermi lo spettacolo Jared …”
“Sì … certo …”
Il suo busto era una scultura greca, le gambe ugualmente atletiche.
I boxer scesero per ultime – “Girati …” – disse ispirato Keller e Jared lo fece.
I suoi glutei sembravano disegnati da uno scultore ispirato.
La pelle leggermente dorata, era “… uno schianto … Jared tu sei l’essere più attraente, che io abbia mai visto, sai?”
“Ne sono felice … anche tu mi piaci Chris … da impazzire …”
“Mi lusinghi …”
“Posso … mi vuoi lì con te?”
“Certo …” – e tolse quel velo di stoffa, che lo copriva appena, liberando la sua erezione dolente.
Jared tornò a scrutarlo – “Sei contento di vedermi Chris …?”
“Secondo te …?” – sorrise, tendendogli i bicipiti prestanti.
Jared sembrò volare, per poi baciarlo con una foga inaudita.
Keller gli afferrò gli zigomi – “Succhiamelo!”
“Come se avessi bisogno di pretenderlo …” – ansimò, leccandogli i capezzoli, per poi scendere veloce a soddisfarlo.
Era un portento, nato per fare sesso, Chris lo pensò nuovamente, come la prima volta che si impossessò del suo corpo perfetto.
“Dio … piccolo … non avere fretta … torna qui, voglio baciarti!”
“Dopo … dopo di te non ho più avuto nessuno … perdonami Chris, sono in astinenza …”
“A chi lo dici …” – sorrise baciandolo ancora ed ancora.
Keller lo portò sotto di sé, penetrandolo senza esitazione: Jared lo stava attirando, come se non gli bastasse mai tutta quella forza, quasi fuori controllo.
Urlò, sentendolo in gola, per tanto era stato deciso Keller, scivolando in lui con facilità: Jared si era infatti preparato, lubrificandosi alla meglio, prima di entrare nella loro alcova.
Una precauzione provvidenziale, vista la virile e devastante aggressività di quel primo amplesso.
Chris capovolse le loro posizioni, permettendo a Jared di cavalcarlo: si baciavano ad occhi aperti, colmi di stupore per essersi ritrovati, in quel modo meraviglioso.
Con un colpo di reni, esondò: le membra pulsanti di Jared accolsero sino all’ultima goccia il suo orgasmo, ricambiando Keller sporcandogli il ventre, senza neppure essere toccato.
L’eccitazione reciproca non riusciva a sedarsi, così Keller girò sul fianco Keller, restando alle sue spalle: lo cinturò all’altezza del petto e della vita, riprendendolo con ardore – “Aprì le gambe … così … da bravo Jared …”
Era come un’onda, che investiva tutti i suoi sensi, rimandando in Keller un’eguale energia seducente e di appartenenza totale.
“Mi fai … mi ffai male Chris …” – gemette, ma l’altro sembrava non ascoltarlo, ma solo per un interminabile istante.
Uscì da lui con metodo, posando un bacio sulla sua nuca, per poi cercare la sua bocca con tenerezza inconsueta, posizionandosi meglio e riprendendolo: “Sei mio … Jared guardami …”
Il giovane si sporse, ferendolo con quelle iridi blu ghiaccio: era così bello, che a Keller sembrò di impazzire al solo pensiero, che da lì a poche ore Jared sarebbe nuovamente scomparso dai suoi giorni.
Rinunciò a godere, preferendo stringerlo sul cuore, per poi addormentarsi insieme a lui.
Qualche ora dopo, si svegliarono con notevole appetito.
“Avresti potuto avere caviale e champagne …”
“Ah troppo scontato Jared! Meglio i cheese burger! E le patatine, ne vuoi ancora piccolo?”
Jared fece il giro del tavolo, andandosi a sedere accanto a Keller, aggrappandosi al suo collo, spargendo baci sul suo sembiante, coperto solo dai boxer neri.
“Ehi … ehi, hai voglia di coccole?”
Jared annuì, qualsiasi parola morta sul nascere, per l’eccessiva emozione.
Keller sembrò analizzare la luce che come un’aurora boreale, nasceva dai suoi occhi – “Ti amo …” – sussurrò, come se fosse faticoso riconoscere quelle poche sillabe, come una realtà consolidatisi nel suo animo, senza neppure che lui se ne accorgesse.
Jared appoggiò la sua fronte a quella di Chris – “Ti amo anch’io …”
Era spaventato, confuso, dava l’impressione di crollare da un momento all’altro, di preferire la fuga da quel contesto paradossale e che quella missione andasse pure al diavolo: “Hai paura Jared …?”
“Sì Chris.”
“Io più di te, credimi.”
Fu concessa una tv con delle videocassette di film di ogni genere.
Abbracciati su di un divano, come una coppietta qualsiasi, ne videro un paio.
Una commedia sentimentale ed una di guerra fantascientifica.
Sotto il tepore di una coperta, si assopirono nuovamente.
Nel cuore della notte, Jared si sentì trascinare al centro di quell’ambiente scarsamente spazioso: c’era una colonna quadrata, con ai lati due attaccapanni, ai quali Keller lo legò: “Co … cosa stai facendo?!” – chiese scioccato.
L’altro aprì il frigorifero, dal quale arrivava l’unica fonte di luce, creando un riverbero fastidioso per le pupille di Jared, che era precipitato nel sonno, sereno come un bambino, avvolto dalle ali rassicuranti di Keller.
“Chris … Chris!!”
“La senti questa??!”
Gli appoggiò una bomboletta di schiuma da barba, alla fessura che aveva bramato e sognato per settimane, masturbandosi nel ricordo struggente di Jared, che adesso stava piangendo in silenzio.
“LA SENTI BRUTTO STRONZO FBI??!!”
Era quello il vero Keller? Jared se lo chiese, mentre singhiozzando cercava di dargli risposte sensate – “Sì Chris … ma … ma non farlo … io sono pronto a …”
“A cosaaa??!!”
“Qualunque cosa … ma … ma non questo …!”
“Puoi piagnucolare finchè vuoi, ma grazie alle vostre accuse del cazzo io sono dentro da anni e questa è stata la prima cosa che qualcuno ha fatto assaggiare al mio culo, lo sapevi Sommersby??!”
“Vern … quel nazi … è stato lui …?”
Keller non gli rispose.
Gettò quell’oggetto, per poi afferrargli le ciocche morbide e profumate, strattonandolo da un lato, poi dall’altro – “Ora te lo sbatto dentro, ma come piace a me, non ci sono gel che ti salveranno …”
La sua voce sembrava salire da un inferno personale e mai raccontato veramente a nessuno, forse neppure a Tobias.
Gli ficcò l’indice ed il medio in bocca – “Bagnale bene, dipende tutto da te ora Jared!!”
Lui tremava, ma Keller non ebbe alcuna pietà.
Lo penetrò prima con quelle, con violenza, tra i suoi glutei contratti, per poi sostituirle con il suo sesso turgido.
Stritolò gli avambracci di Jared, per salire con meno sforzo in lui, che si sentì svenire al primo affondo.
Fu terribile: le fitte erano un crescendo, accompagnate a morsi e graffi brucianti.
Jared perse conoscenza un paio di volte, ma gli schiaffi di Keller lo riportavano a quell’orrore con efficacia, così come le sue dita, che gli stavano torturando i capezzoli.
Pregava affinchè venisse subito, ma il tempo era liquido.
Tra le sue cosce, tutto sembrava scendere fluido e cattivo.
Keller lo liberò, stremato, ma appagato.
Jared si accasciò sul pavimento gelido, come un fantoccio: non era ancora finita.
“Non guardarmi così cucciolo … mi sono soltanto preso cura di te, non era ciò che volevi?” - e ridacchiò, urinandogli addosso.
Lo sguardo di Jared era vitreo, la respirazione dimenticata a sé stessa.
Keller si stiracchiò, come un gatto soddisfatto: “Pulisci questo schifo! E non rompermi i coglioni fino alle dieci. Accontentati della poltrona, non azzardarti a sporcare il nostro delizioso sofà, mi raccomando Jared. Buonanotte.”
Fece una doccia, guardando di sbieco la grande vasca da bagno idromassaggio.
Tornò sul materasso, notando che Jared aveva recuperato uno straccio ed un secchiello, con dell’acqua insaponata.
Diligentemente riordinò quel casino, per poi lavarsi a propria volta.
Indossò un pigiama leggero e si rannicchiò su quella poltroncina, come aveva preteso il suo carnefice.
Respirava a malapena, come se non volesse disturbarlo con la sua inutile esistenza.
Keller nell’oscurità, lo stava spiando: non gli importava di morire per mano di Jared.
Era semplicemente preoccupato per lui, sconvolto ed affranto da quel comportamento folle, che da sempre contraddistingueva Keller.
Improvvisamente, con il palmo sinistro, Jared cominciò a tastare la stoffa all’altezza del suo inguine.
Keller si sollevò, accendendo un faretto e puntandoglielo contro, si rese conto di quanto stava accadendo: Jared era nel panico – “Sto … sto sanguinando … oh cazzo … cazzo noo!!” – gridò, strappandosi quasi i pantaloni.
Chris si precipitò da lui - “Calmati! Vieni, devi stenderti!”
“Non … non toccarmi … basta …” – disse singhiozzando disperato, ma a mezza voce.
“Voglio solo aiutarti stupido!!” – ed iniziò a controllarlo, dopo avere prese una salvietta bagnata.
Keller sorrise – “Non è nulla … una semplice escoriazione su una delle tue sublimi chiappe Jared … va tutto bene, asciuga queste lacrime …” – e lo baciò con delicatezza inaudita.
Lo disinfettò, medicandolo con un cerotto.
“A posto … non sapevo che fossi ipocondriaco Jared …” – provò a scherzare, ma Jared era immobile.
“Comunque se non ti fidi, andiamo da un medico e …” – “NOO!!”
“Che diavolo di prende, mr FBI?”
“Io … io lo odio i medici …” – si giustificò, indietreggiando sino alla testata, proteggendosi con un guanciale stropicciato dal profumo di Keller.
“Non stanno simpatici a nessuno, credo …”
“Tu non capisci Chris … uno di loro … uno di loro, quando avevo tredici anni, mi ha narcotizzato durante una seduta di fisioterapia e poi … mi ha stuprato.”
“Quando giocavi a palla canestro e ti sei fatto male al ginocchio?”
“Te lo ricordi …?” – disse con stupore, di fronte alla memoria di Keller, al quale aveva effettivamente raccontato molto del suo passato, quando erano nella stessa cella.
“Certo! Perché cazzo non me lo hai detto prima!!?”
“Chris … ti stai di nuovo … arrabbiando …?”
“No … NO! Io non volevo … io …”
“Stringimi … ti chiedo unicamente questo Chris …”
Keller non se lo fece ripetere.
All’alba Parker venne convocato.
“E’ pronto a fare un nome ed ad identificarlo, se necessario.” – disse Sommersby con una strana serenità.
“Cosa è successo là dentro Jared?” - chiese ansioso.
“Nulla di irreparabile … per me.” – sorrise.
“Keller risolverà il caso per il quale lo sto inseguendo da un secolo?! Non riesco a crederlo possibile Jared ...”
“Chiama Rivers, forse daremo un volto a quel maiale … Chris … Sì, insomma, Keller aveva notato un tizio e ricorda perfettamente la prima vittima, che se ne andò con questo uomo nei bagni dell’Osting ring, dove poi è stata ritrovata cadavere …”
“Paul Gilles, aveva venticinque anni, non dimenticherò mai la sua espressione, riverso tra quel water ed un cestino rovesciato … Capita che certi dettagli futili restino impressi e … ok, ok, chiamo Rivers. Ci vediamo dopo.”
Keller fu piuttosto preciso e ricordava un barista, che aveva chiamato lo sconosciuto – “Peter … sì, ne sono certo, ma non so altro.”
“Ci metteremo sotto comparando il disegno alle foto segnaletiche, abbiano un nuovo software …” – disse Sommersby, ispirato da quel nuovo spiraglio verso la verità.
“Fate come volete.” – disse Keller, respirando profondamente.
“Noi saremo di parola, andrai in appello ed il giudice avrà un occhio di riguardo, otterrai dei permessi ed in un secondo tempo la libertà vigilata.”
“Voglio fidarmi di lei Parker.” - disse risoluto, per poi sparire, senza salutare nessuno.
Trascorsero appena due settimane ed un certo Peter Collins fu accusato dei tre omicidi, per i quali il Federal Bureau aveva perseguitato Keller sino a quel momento.
Il dna ritrovato a suo tempo, trovò finalmente un riscontro con quello di Collins, che proclamò la sua innocenza allo spasimo.
Le prove erano schiaccianti, la testimonianza di Keller, seppure indicata come inattendibile dalla difesa, decretò la sua condanna a due ergastoli consecutivi.
Volle essere presente alla lettura della sentenza e fu Sommersby a guidare i poliziotti, che condussero Keller in tribunale.
I parenti delle vittime, sembrarono ringraziarlo con lo sguardo, quando tutto fu finito.
Era merito suo, se un maiale come Collins era stato fermato.
Beecher volle trattenersi con Jared per qualche minuto, nonostante la confusione e l’euforia del momento.
“So cosa stai facendo Sommersby.” – disse quasi minaccioso.
“Davvero, Beech?” – replicò strafottente.
“Tu … tu non sai, che dentro di lui abita un mostro, in agguato come un serpente velenoso.”
Jared inclinò la testa – “Scusa, devo riportare a casa Chris, ora.”
“Come ci si sente ad essere l’eroe del giorno Chris?” - gli chiese Jared, una volta saliti sull’ascensore, con le due guardie più esperte del penitenziario.
“Mai stato meglio, mr FBI.” – disse con uno strano ghigno, che Jared ricambiò.
Successe velocemente.
Sommersby bloccò la discesa, estraendo una pistola con silenziatore, con cui freddò i due malcapitati, assegnati quel giorno alla sorveglianza di Keller, che scoppiò a ridere, esultando e baciando Jared, che premette il pulsante verso l’ultimo piano, del vetusto palazzo di giustizia.
Nonostante la struttura non fosse di ultima generazione, era stata predisposta per accogliere l’atterraggio di un elicottero.
Jared liberò dalle manette Chris, che indossava abiti civili, vista l’occasione speciale.
“Grazie Barny! – esclamò, dirigendosi verso il pilota, prima di esplodere un ultimo colpo, assassinando anche lui.
“Lo sapevi Chris che ho il brevetto di volo?”
“Certo … so tutto di te amore!” – e sghignazzò, salendo a bordo.
Si allontanarono senza altri ostacoli: un piano impeccabile associato all’effetto sorpresa, nulla poteva andare storto.
Canada, estremo nord, sei mesi dopo …
La lama dell’accetta era bene affilata.
Keller sorrise, per poi sferrare il primo colpo: serviva parecchia legna per alimentare i caminetti del cottage, che Jared aveva acquistato in riva ad un lago, dove pescavano e facevano lunghe gite in barca a remi.
Sentì dei passi e si girò repentino, sollevando Jared, che stava ridendo come un bimbo.
Lo baciò, cullandolo poi – “E tu da dove spunti …? Non dovevi essere al villaggio per le provviste del mese?”
“Sì Chris … ho fatto presto …”
“Lo vedo … Vieni andiamo, ho preparato la cena, mentre eri via.”
“Non posso crederci Chris ahahahha”
“Pizze surgelate, che ti pensavi!?”
Ora il busto di Jared ondeggiava, ora si fermava.
Succhiava avido i palmi e le falangi tumide di Chris, mentre il sesso di lui saliva e scendeva, ogni volta che Keller si inarcava, permettendo al giovane amante di sentirlo largo e duro, dentro di sé, sino alla completa estasi reciproca.
Erano terribilmente felici ed al sicuro.
Jared aveva venduto il prestigioso attico ereditato da Simon, unendo a quel lucroso profitto, anche la cospicua assicurazione sulla vita, incassata due giorni prima del termine del processo Collins.
Una cifra che avrebbe garantito loro un’esistenza persino agiata, ma che preferirono amministrare con metodo, senza dare nell’occhio, in una località sperduta, tra conifere secolari, inverni rigidi e splendide stagioni di mezzo.
Jared uscì dall’emporio, calandosi sulle orecchie il buffo copricapo in pelo sintetico, che Chris gli aveva donato.
Su di una bacheca, una ragazza stava appendendo degli avvisi.
Lui si fermò a leggerli: “Scomparsi …”
“Sì signore … se dovesse vedere questi uomini, chiami la polizia, non se ne sa più nulla … erano qui in vacanza.” – disse lei concitata.
“Ok … lo farò” – e sorrise imbarazzato.
Il garzone aveva appena finito di caricare il suo pick up e sbuffò per lo sforzo – “Ecco qui … dieci sacchi di calce viva … ma cosa ci fa?”
“Ristrutturo casa … tieni Charly, grazie.” – e gli allungò dieci dollari.
“Grazie a lei!” – disse lui soddisfatto per la mancia.
In effetti non aveva idea di cosa ci facesse Chris, che l’aveva messa sulla solita lista, tra alimenti e bibite di ogni sorta.
Jared parcheggiò sotto alla veranda e vide Keller arrivare con una pala ed un badile, piuttosto accaldato.
“Ehi tutto bene?”
“Ciao bel ragazzo … sono a pezzi! Un’altra lince ha fatto razzia tra le nostre galline, ma questa volta sono stato più veloce di lei!”
Jared notò delle macchie di sangue, all’estremità degli attrezzi – “Ma povera bestia … con questo pollaio del cavolo Chris!” – protestò.
“Anch’io amo gli animali, ma pensa anche a quei miseri pennuti aahahahh Che ti danno decine di uova, di cui vai pazzo, se non sbaglio!!”
Jared si appese al suo collo, baciandolo – “Ti adoro mio affascinante boscaiolo …”
“Lo so, è reciproco, angelo incantatore.”
Avevano fatto l’amore, ma Keller era davvero stanco.
Russava sonoramente.
Jared sgattaiolò veloce, dirigendosi verso la zona, dalla quale aveva visto provenire Keller poche ore prima.
Il terriccio era stato risistemato da poco, ma qualcosa spuntava, tra radici e fili d’erba recisi: una mano.
“Oh mio Dio …” – sussurrò, per poi provvedere a nasconderla come poteva.
“Dove sei andato …?”
La voce di Keller lo fece trasalire – “Il fuoco va ravvivato orsone! Ti scordi sempre di riempire la cesta!” – e rise divertito.
“Opsss … scusami, hai ragione … colpa mia … adesso vieni qui Jared … Già che mi hai svegliato, facciamo qualcosa per occupare il tempo, prima della colazione …”
“Come dirti di no!” – e saltò sul letto, dopo avere abbandonato le infradito, dov’erano evidenti tracce di fango e frammenti di foglie d’acero, nonostante avesse fatto il possibile per ripulirle.
Keller le notò, considerando mentalmente che nei pressi della legnaia non c’erano alberi.
Il giorno seguente, Jared insistette per andare a prendere altro gasolio per il generatore.
“La prossima volta vado io, ma potevamo aspettare.”
“Non voglio lavarmi con l’acqua gelida Chris!” – disse tradendo un certo nervosismo.
“Come vuoi, ma rientra subito o … dovrò pensare che ti fai qualche bella ragazza, magari la parrucchiera di quei bifolchi …”
“Sì figurati … ciao a dopo!” – e lo baciò frettolosamente.
Keller provò a riordinare lo sgabuzzino.
“Cazzo, non si trova mai niente in questa casa …!” – e rovesciò l’ennesima scatola di scarpe di Jared.
Ne caddero dei mocassini ed un libretto rosso.
Il libretto rosso di Jared. Mancante, in copertina, di quel cuore di carta, che lui ritagliò per Keller.
“Eccolo qui … finalmente … ma cosa diavolo ci sarà in questo dannato affare …” – e nel dirlo, lo aprì: una serie di istantanee in bianco e nero.
Una sequenza agghiacciante di scatti, delle vittime di Collins.
“Cosa fai Chris, parli da solo?”
Keller ebbe un sussulto atroce – “Diamine Jared!! Vuoi farmi venire un infarto??!!”
Jared avanzò di pochi passi – “Perdonami. Vedo che lo hai trovato.” – e sorrise in quel modo innocente e poco decifrabile, anche per Keller, che sembrava sapere tutto di lui.
“Trovato …? In effetti l’hai sempre nascosto con cura, anche quando dormivi nella branda sopra di me.”
“Non potevo permettere che tu lo toccassi … Parker non aspettava altro.”
“Parker? Toccare cosa? Questo??”
“Infatti …” – disse serafico, poi proseguì – “Io stesso gli fornii questa prova. Lui pensò bene di appioppartela, ma servivano le impronte digitali.”
“Mi stai dicendo che questo macabro album era di Collins e Parker voleva usarlo per fregarmi??!”
“Non era di Collins. Era mio.”
“Tuo …?”
“Sì Chris, una collezione da fare invidia, vero?”
“Hai fatto queste foto a quei ragazzi …”
“Subito dopo averli uccisi. Sì Chris.” – e rise isterico.
“Non … non posso crederci Jared …” – e due lacrime rigarono le sue gote arrossate e frementi.
“Dovrai farlo, invece.” – e fece spallucce, come se avesse compiuto una semplice marachella – “Mi sono divertito come un pazzo, ad incastrare Collins, il dottor Peter Collins, medico fisiatra, ha cambiato nome, quel pedofilo di merda, ma la sua faccia era rimasta stampata nelle mie carni e nel mio cervello indelebile!” – ruggì spietato.
“Hai … hai sacrificato anche Simon … ma come hai potuto?”
“Simon … quella puttana … oh, poco importa, la sua polizza mi ha consolato per la grave perdita … ahahhahaahh!”
“Collins … ti ho aiutato a farlo finire in galera, dopo tutte le stronzate che mi hai raccontato …”
“La nostra luna di miele … che esperienza memorabile Chris … Tu non puoi rimproverarmi, sei come me, esattamente come me … Noi siamo gli ultimi, veri carnefici, per riportare un equilibrio in questa umanità corrotta … E’ come un volo, tutto ciò che è stato compiuto, da te e da me! Il volo degli ultimi …” – e scivolò lungo la parete, come svuotato da quella confessione.
Keller strizzò le palpebre: “Ha registrato tutto Parker?!” – disse ad alta voce.
Dalla camera da letto uscirono sia lui che Beecher.
Jared fece come un guizzo, pronto a fuggire, ma alla porta c’erano due agenti ad attenderlo: “NOOO!!!” – gridò angosciato ed incredulo – “TU MI HAI TRADITOOO NOOOO!!! COME HAI POTUTO CHRISSS NOOOO!”
“Mi dispiace … mi dispiace …” – disse Keller, con un filo di voce.
Jaeed si dibattè fino allo stremo delle forze, fino ad arrendersi.
Tobias corse a stringere Chris, che non riuscì a trattenere un pianto.
Parker era allibito.
“Abbiamo estratto quei due disgraziati … non si è mai fermato, neppure qui.” - disse mestamente il funzionario, tendendo poi la mano a Chris – “Per quello che vale, mi dispiace per averti tormentato così a lungo Keller.”
“Dispiace più a me … Vi ho avvertito dopo averli trovati, li aveva seppelliti come un … dilettante … o forse credeva che io l’avrei accettato di buon grado.”
“O più verosimilmente ti avrebbe accusato un domani, se si fossero scoperti, visti i tuoi precedenti Chris …” – concluse stranito Tobias.
“Parker potrei … potrei trascorrere qualche giorno con Beech?”
“Certo, nessun problema. Hai la mia fiducia, so che non fuggirai e per le autorità tu eri un ostaggio di Sommersby: testimonierò a tuo favore, te lo prometto.”
“Grazie …”
“Prego. Vi lascio soli, buona fortuna. Ci vediamo Beecher, ciao Chris.” – e se ne andò.
“Vuoi … vuoi un caffè Toby?”
“No tesoro …”
Keller inspirò, andandosi a sedere – “Io … io lo amavo …”
“Lo so Chris … lo so.” – e si accovacciò, accarezzandolo e consolandolo.
Per sempre.
THE END
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