lunedì 4 luglio 2011

GOLD - Capitolo n. 206

Capitolo n. 206 – gold

Kevin sistemò gli ultimi tavoli e spense le luci, dopo avere inserito l’allarme all’ingresso del pub, che ormai gestiva da un paio di settimane con Brian, che ne era l’effettivo proprietario.
Quel lavoro impegnativo lo distraeva da pensieri tristi e malinconici, soprattutto perché l’amico cercava di distrarlo in tutti i modi con la propria simpatia.
In compenso Brian non era assolutamente invadente e sembrava sottointeso che se Kevin avesse voluto, lui sarebbe stato disponibile ad approfondire il loro legame, già assai intimo, ma per altri motivi legati alla loro infanzia terribile, trascorsa in quel lager chiamato orfanotrofio.
Salì alla propria camera, sentendo provenire da quella di Brian risate e musica; aveva un ospite, quindi Kevin evitò di passare a salutarlo.
Nell’angolo cucina si preparò un panino e, dopo avere preso una birra dal frigo, andò sul letto, componendo il numero di Lula per la solita video chiamata.
Il bambino stava giocando con Josh con la play station di ultima generazione, nel salone dell’attico di Geffen, che sentì il portatile del figlio vibrare.
Cambiò stanza e decise di rispondergli, visto che non si erano più sentiti, a parte una e-mail piuttosto fredda.
“Ciao Kevin.” – rispose deciso.
“Glam … dov’è Lula?”
“Nostro figlio sta giocando con il fratellino, tu come stai?” – continuò in modo garbato, accennando un sorriso.
Kevin era teso, specialmente nel ritrovarselo sullo schermo del portatile, bello come sempre.
“Tiro avanti … senti vorrei parlare con Lula, per favore portagli il telefonino.”
“Ok, ah io sto bene, grazie Kevin.” – disse rassegnato, tornando dai piccoli.
Il bassista deglutì, ricacciando indietro le lacrime.
Lula corse per salutarlo e per chiedergli conferma sulla loro vacanza.
“Certo tesoro, andremo in montagna, sto organizzando tutto, ok?”
“Ok papà …” - disse sorridendo.
“Mi manchi cucciolo.”
“Anche tu papà, ma ci vediamo presto!” – e fece il suo classico saltello.
“Promesso. Ti abbraccio, a domani Lula.”
Glam passò al computer, per scrivergli immediatamente la propria opinione su quel viaggio.
Kevin si collegò con il messenger, ma senza accendere la web cam, bloccando anche l’immagine di Geffen.
“Cos’è questa storia? Lula puo’ benissimo stare da solo con me, così come adesso è lì con te!”
“Lui forse pensa che ci sarò anch’io Kevin …“
“Ti assicuro che il bimbo sa che andremo noi due e poi ci saranno anche gli altri, sto organizzando la settimana bianca con Colin e Jared.”
“Ah capisco. Perfetto, coinvolgi anche loro, così pensi di tranquillizzarmi?” – protestò inutilmente.
“Glam ti chiedo soltanto di non creare problemi, Lula deve crescere sereno e sono il suo secondo genitore, non dimenticarlo accidenti!”
“Dove sei Kevin?”
“Al sicuro.”
A Glam si strinse lo stomaco – “Buon per te …” – e chiuse la connessione, consapevole che non esisteva un modo per ritrovare un equilibrio con Kevin; forse era troppo presto.

Farrell iniziò le riprese, prima della pausa, durante la quale avrebbe portato la famiglia in Colorado.
“Ti piace sciare Colin?”
“No Justin, sono una frana …” – rispose, addentando il suo secondo hamburgher.
Trascorrevano del tempo insieme, anche per la necessità dell’attore di studiare la sequenza delle scene, che dallo story board erano più efficaci e comprensibili di qualsiasi copione.
I disegni di Justin erano splendidi, ricchi di dettagli, anche non richiesti, solo per il gusto di farli, che per lui era essenziale.
“Il regista dice che perdo tempo e che sono lento.” – si lamentò il giovane, finendo la coca cola.
“Sei professionale, ma Tom ha dei tempi stretti, così rompe ahahahh”
“A te piacciono le mie tavole Colin?” – chiese timidamente.
“Sì, certo, lo sai che mi sono tenuto anche alcuni dei tuoi capolavori.” – e sorrise complice.
“Tom ti ucciderà ahahahah”
“Non puo’, sono il protagonista, sai trovarne un altro quanti casini? Ahahah”
Era piacevole la compagnia di Justin, vista la sua educazione e l’impegno che metteva nello svolgere l’incarico assegnatogli con un contratto da fame.
“Siamo sfruttati, diciamo che è esperienza e gavetta, mi sta bene così.”
“I tuoi cosa ne pensano?”
“I miei Colin …?”
“Sì, mamma e papà o fratelli, sorelle …”
Il ragazzo abbassò lo sguardo pulito – “Veramente non ho nessuno … mai conosciuti, i miei genitori intendo … Mi hanno tirato su degli zii alcolizzati e maneschi. Ora, però, non voglio tediarti con la mia storia strappalacrime, specialmente perché mi fa stare male parlarne.” – ed inspirò incupendosi.
“Mi dispiace Justin.” – disse, accarezzandogli il polso, per poi intrecciare le sue dita a quelle di Justin, che arrossì per quel gesto gentile – “Vedrai che la vita saprà darti qualcosa di speciale.” – disse Farrell convinto.
Justin si liberò lentamente – “La vita deve essersi distratta un attimo … ma non voglio perdere fiducia.” – e rise nervosamente.
L’assistente di Tom richiamò Colin – “Ok vengo! Justin ti do un passaggio a casa dopo o sei in auto?”
“Ho recuperato il mio catorcio. Grazie lo stesso Colin, ci vediamo quando torni, divertitevi.”
“Sì, farò il possibile.” – e se ne andò.
Aveva mentito, la sua carretta aveva esalato l’ultimo respiro, ormai si spostava in autobus e, pensando di non essere visto da Colin, ne prese uno per tornare al proprio loft.
Quando si ritrovò sul pianerottolo l’attore irlandese, ebbe un colpo al cuore.
“Colin …?!”
“Ciao, mi fai entrare?” – disse cordiale.
“Sì … ma cosa ci fai qui?” – domandò imbarazzato.
“Dove hai parcheggiato?” – disse ridendo.
“Ok … ok, ho detto un balla …”
“Io mi chiedo perché.”
“Perché … non lo so … non lo so Colin, forse perché mi vergogno di …”
“Di me?”
“Non di te accidenti … Lo vuoi un caffè?”
“Certo. Forse sono stato impertinente Justin oppure ho sbagliato qualcosa.”
“Assolutamente! Io sono onorato di conoscerti e della tua … amicizia.”
“Dio sono solo un saltimbanco! Non trattarmi come se fossi chissà chi.”
“Colin ma tu sei un artista pluripremiato, milionario e … aspetta, forse hai solo bisogno di parlare con qualcuno di estraneo al tuo mondo dorato.” - e rise in modo simpatico.
“Può darsi. “ – e scrollò le spalle, sorseggiando quella brodaglia.
“Fa schifo, vero? Ahahahah”
“Insomma … aahhaha”
“Senti resettiamo tutto Colin?”
“Guarda che non è successo niente di grave. Comunque tieni, queste sono per te, è da ieri che le ho in tasca e rischio di perderle.” – e gli passò delle chiavi.
“Queste cosa sono?”
“E’ solo un’utilitaria e qui c’è il badge del parcheggio coperto a fondo del viale, dove l’ho fatta sistemare, quindi valla a prendere, la targa è sulla targhetta.”
Justin rimase interdetto – “Cosa significa Colin?”
“Cosa?”
“Come cosa? … Non posso accettare.”
“E’ un semplice regalo, come indennizzo per tutto il lavoro che svolgi; probabilmente non lo sai, ma sono il produttore esecutivo del film, quindi posso decidere una gratifica per chi ci lavora, come fai tu con abnegazione, che altri non vogliono riconoscerti.” – replicò con serenità.
Justin giocherellò con il portachiavi – “Ok … sono gratificato … grazie.”
“Grazie per il caffè, ora devo tornare da Jared, starà affogando tra pile e snow board.”
“Sicuramente … ciao Colin, ci si vede.”
Quando uscì, Justin chiuse la blindata a doppia mandata e vi si accasciò davanti, rannicchiandosi e battendoci piano la nuca un paio di volte, chiudendo le palpebre.
Farrell una volta risalito sul suv, stritolò il volante, per ciò che lo turbava: temeva di avere offeso Justin con quel dono, per di più facendogli credere che era il produttore esecutivo di quel lungometraggio.
Istintivamente avrebbe voluto tornare da lui, ma poi si avviò verso la End House, era in ritardo.
Jared stava rincorrendo Violet, che non voleva saperne di mettere un maglione rosso.
Becki e Yari sbuffavano in salotto, mentre Isotta era coccolata da Shan.
Tomo stava sistemando gli scarponcini a Josh e Robert con Jude davano un omogeneizzato a Camilla, perdendosi in mille risate.
“Irish buddy era ora!” – lo salutò Jude, andandogli incontro.
“Mi sono perso qualcosa?”
“Sì un delirio! Viviii vieni quiii!!” – urlò il compagno dalla balaustra, proseguendo il suo inseguimento.
La piccola finì tra le braccia di Colin ridendo – “Mi sento grassa con quello papi!!!”
“Ok mettiamone un altro … Jay rinuncia, se no facciamo notte.” – disse baciandolo amorevole.
“Ok … e poi cos’è questa cavolata Violet?”
Lei mise il broncio: aveva qualche chilo di troppo, ma l’essere paffuta era una sua caratteristica dalla nascita.
Downey la prese sul petto – “Principessa tu sei bellissima così e se te lo dice zio Robert devi crederci.” – le sussurrò baciandola tra i capelli, mentre Jude si occupava del ruttino di Camilla.
Farrell sparì al piano superiore con Jared.
“Hai preparato anche il mio bagaglio amore?” – disse tradendo una strana agitazione.
“Certo, ma cosa c’è Cole? Brutta giornata?”
“No, ma sono un po’ teso, vorrei già essere a destinazione.”
“Non dirlo a me.” – e lo avvolse, baciandolo dolcemente.
Colin si sentì subito meglio.
Si ripromise di telefonare a Justin prima di tornare a Los Angeles, per vedere come aveva metabolizzato la sua iniziativa di fornirgli un mezzo decente per andare agli Studios.
Nel frattempo lui andò a recuperare quella che in realtà era una berlina, di medie dimensioni, un modello recente ed abbastanza lussuoso.
Fortunatamente aveva ancora un box dove metterla, al sicuro da furti, che in zona non mancavano.
Ci aveva ammassato alcune cose che con il suo ex si era portato da Chicago, quando scelsero Los Angeles per migliorare il loro tenore di vita, avendo più sbocchi per le loro carriere.
Era un’ottima scusa per buttarle, finalmente.
Colin gli aveva lasciato un numero privato dove contattarlo e Justin gli inviò un sms.
§ Non dovevi, ma sono felice che tu lo abbia fatto … Ti abbraccio, J. §
Farrell sorrise, rispondendogli e notando l’iniziale, che lo fece pensare immediatamente a Jared.
§ Ogni tanto ne faccio una giusta anch’io. A presto. §
“Siamo pronti Cole!” – disse soddisfatto Jared dal corridoio.
“Ok arrivo!” – e rilassato raggiunse il resto della truppa.

Durante il percorso Jared era piuttosto assorto.
“Ehi, a cosa pensi?”
“Devo parlarti di un mezzo casino che forse sta per accadere Colin.”
Erano da soli e potevano discutere liberamente.
“Quale casino?”
“Si tratta di Kevin … e Glam. Mi ha telefonato oggi ed ho saputo che Lula si unirà a noi, ma solo con Kevin appunto.”
Farrell scrollò le spalle – “E’ un suo diritto e poi Geffen non credo voglia ostacolarlo.”
“No affatto, ma desiderava esserci anche lui, per il bambino.”
“O per Kevin?”
“Sì certo, vorrà recuperare, anche se non mi ha spiegato niente in proposito.”
“Che effetto ti ha fatto risentirlo?”
Quella domanda di Colin arrivò improvvisa ed imprevista.
Jared si sentì tremare – “Glam mi ha escluso dal suo quotidiano, oggi doveva essere disperato per cercarmi e chiedere un aiuto.”
Parcheggiarono per mangiare qualcosa, come sempre.
Colin lo fissò – “Ora che lo ha perso, sa quanto era importante Kevin.” – disse risoluto, ma con estrema calma.
Jared si sporse verso di lui, per dargli un lungo bacio.
Colin se lo fece bastare.



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