domenica 17 luglio 2011

GOLD - CAPITOLO N. 218

Capitolo n. 218 – gold


Glam dormì con Kevin e Lula sul petto, quella notte.
Verso l’alba, sentì che dalla parte del compagno il peso si era annullato.
Si alzò con cautela, spostando il piccolo, con l’inseparabile peluche Brady, per andare a cercare Kevin.
Il giovane stava in piedi, in fondo alla terrazza, nel vento, a fissare l’orizzonte, dove un sole piuttosto timido si stava affacciando su Los Angeles.
“Sai … ti ho sognato prima che Colin si sentisse male …”
“Daddy …” – sorrise voltandosi piano.
“Tu eri tornato, allegro e … “ – la voce di Geffen era rotta dal pianto – “E non come adesso, con questi occhi tristi. Mi dispiace tesoro, ti sarai sentito obbligato da quello che questa famiglia rappresenta, forse anche dal giudizio di Antonio o di chissà chi, se non fossi corso al capezzale di uno di noi …”
“Glam ascoltami …” – e gli si avvicinò, accarezzandogli piano le guance tirate e stanche.
“No amore, fallo tu, per una volta … Se vuoi andare vai … io … io saprò cavarmela, anche se ora non ti darò questa impressione …” – rise mesto, il suo corpo solido improvvisamente incerto.
“Daddy io ti amo … perdutamente …”
Glam inspirò a fondo, non riusciva più a proseguire.
Lo strinse forte a sé, come a trattenerlo – “Daddy non vado da nessuno parte … era come un vuoto in cui galleggiavo, senza una direzione precisa … soltanto minuti, attimi, che riempivo senza viverli davvero.” – lo baciò, intensamente, come a risultare ancora più risoluto delle sue stesse parole.
Quando si staccarono, Glam aveva forse uno dei suoi sorrisi migliori ed estatici, di fronte al viso pulito del suo Kevin.


“Vai a casa Jared, vai a riposare … i nostri figli saranno in pena per te …”
“Non mi muovo, loro sanno aspettarci e tu lo sai Cole …”
Si era allungato sul letto, che Sally gli aveva fatto piazzare vicino a quello di Farrell, ma non incollato, come in quell’istante: “La tua infermiera preferita Jay, ci darà una strapazzata …” – rise dolce.
“Io lo avevo chiesto matrimoniale, ma non c’è stato verso …” – ed ammiccò, strofinando i loro nasi e poi baciando leggero il suo uomo irlandese.
“Ti amo Cole …” – “Ti amo Jay …” – ed il bacio successivo fu più profondo.
“Come ti senti stamattina?”
“Indolenzito … quando stanotte mi hanno tolto il catetere mi sono sentito rinascere una seconda volta … soprattutto quando mi sono alzato per andare in bagno, anche se è stato un mezzo disastro, se non ci fossi stato tu … un disastro completo ahahhaha”
“Di certo non avresti vinto la gara di mira ahahahah Avevi qualche capogiro, è normale, sei stato sdraiato per diversi giorni … devi prenderla con calma.”
“Sono i farmaci che mi danno, il dottore diceva che dovrò prenderne alcuni per sempre …” – mormorò, rabbuiandosi.
“E noi li prenderemo, ok? Colin guarda quante vitamine ingurgito io, non farti certe paranoie, andrà tutto bene.” – affermò convinto.
“Mi fido di te Jared … sei tutto ciò che voglio …”
“Ed io voglio te, Colin.” – ancora un bacio, interrotto da un leggero tossire – “Se sono di troppo esco subito.”
“Ciao Glam!” – “Ciao Colin, Jared …” – “Ciao … sei mattiniero.” – entrambi arrisero al suo arrivo.
“Ho portato la biancheria che avevi bisogno campione … come ti senti?”
“Meglio … ho anche appetito.”
“Perfetto.” – e passò la busta a Jared, che curiosò divertito.
“Guarda Cole, quanta roba griffata, ma non dovevi disturbarti Glam …”
“Nessun problema, l’ho comprata con Kevin ieri sera allo store di fronte a casa nostra.”
“Tutto a posto con lui?” – domandò sereno Colin – “Sì, a posto.” – replicò Geffen solare.
Jared sollevò lo schienale, per il cambio di Colin, che si sentiva molto coccolato – “Adoro questo momento, sai Glam? Mi sembra di essere Isotta …”
“Sì, infatti fai i capricci come lei!”- disse Jared emozionato, nel vederlo così lucido e partecipe ai discorsi ed ai ricordi.
“Nel pomeriggio verrà un fisioterapista … Devo stare in piedi e mi sento pronto per una passeggiata.”
“Ok … Senti Jared, vengo io ad assistere Colin, tu pensa ai tuoi cuccioli, poi mi darai il cambio, cosa ne pensi?”
“Sì … cioè non sono convinto …” – e rise nervoso.
“Fallo per me Jay … portami poi qualche foto …”
“Se proprio insisti Cole …” – “Insisto!” – e sorrise.
“Sai che a casa, nella stanza dei regali, stiamo ammassando tutti i doni, le lettere, i fiori dei fan …?”
“Risponderò a tutti … avrò tanto tempo e poi … poi voglio scrivere, ho … ho in mente delle cose, spero solo di non dimenticarle.” – e strizzando le palpebre, si rannicchiò – “Devo dormire … sono stanco …”
“Certo tesoro … vado … vado a prendere un caffè con Glam e torno subito.” – disse con una certa apprensione, ma Colin stava già russando leggermente.
Geffen sorrise – “Fa sempre così?”
“Sono quelle gocce … le ha sul comodino e deve prenderle dopo colazione, portano una sonnolenza atroce …”
Uscirono dirigendosi alla saletta ricreativa.
“Jared devo parlarti di una cosa importante.” – disse accigliandosi, mentre prendevano posto ad un tavolino quadrato.
“Dimmi …”
“Si tratta di quelle minacce, del ricatto legato ai dvd con … con Justin e Colin.”
Jared abbassò lo sguardo verso il bicchiere fumante, sospirando – “Non l’ho scordato, purtroppo … non so cosa dirti Glam.”
“Chiunque sia … io non penso che un giornale voglia dare spazio ad uno scandalo del genere, con ciò che è accaduto a Colin, ma potrebbe anche essere una bomba a doppio impatto, nel senso che ci ricamerebbero così tanto sopra, da avere un riscontro di curiosità morbosa decuplicata.”
“E’ un gioco che funziona sempre … il gossip nella tragedia … Colin Farrell il bad boy è tornato … immagino i titoli … oppure … il prezzo da pagare per un tradimento così pesante … Jared Leto povera vittima, lui così bello, così troppo, umiliato da un ragazzino … inconsolabile …” – e ridacchiò, asciugandosi due lacrime dispettose.
“So che sei stato molto … comprensivo con Justin.”
“Ma cosa posso rimproverargli, eh Glam? Si è trovato tra le braccia di Colin Farrell, che è un uomo stupendo, nel vigore degli anni, ricco sfondato, perfetto per aiutarlo nella carriera … mi ci sarei buttato anch’io oh Signore … ma Justin non è così, da quel poco che Colin mi ha detto … ieri sera abbiamo parlato di lui, perché Brandon mi ha chiesto di sondare le reazioni di Colin nel tirare in ballo Justin nelle nostre conversazioni.”
“E cosa ti ha detto?”
“Justin viveva a Chicago e da lì si è trasferito in California con un tizio, che lo riempiva di botte. La cosa più drammatica è che Colin, mentre ascoltava le sue confidenze, si sentiva in colpa per ciò che lui aveva fatto a me in passato e poi … e poi ad Haiti …” – un raggio di sole investì la stanza, mentre Jared aveva giunto le mani davanti al volto, come in preghiera, rivelando un braccialetto, multicolore, acquistato proprio sull’isola insieme a Geffen, che sorrise – “Il mercatino di Port au Prince …” e lo sfiorò con l’indice destro.
“Cosa Glam …?”
“No nulla … Ascoltami e se fosse questo ex di Justin ad averlo filmato? Che fine ha fatto?”
“Credo di no, quando Justin è finito all’ospedale, minacciando una denuncia, il coglione è fuggito … Certo che potrebbe anche essere tornato e trovandosi uno come Colin coinvolto nel privato del suo ragazzo ... un’occasione per spillare soldi, ma tu mi hai detto che si tratta di un professionista.”
“Non necessariamente. Ho bisogno dei dati di questo simpatico elemento, con Antonio lo scoveremo.”
“Il nonno lo farà a pezzi se ...”
“Non temere, ci penserò prima io. Torniamo da Colin.”


L’appartamento ereditato da Brian aveva una vista stupenda sull’oceano.
Era piuttosto piccolo, ma dotato di un balcone enorme.
“Mia zia faceva la fotografa … da qui ha scattato immagini eccezionali …” – disse assorto il moro, perdendosi nell’ascoltare i suoni del mare poco distante.
Justin si era fermato alle sue spalle, osservandone i lineamenti ed il fisico.
Era davvero un tipo intrigante, pensò.
Aveva qualcosa allo stomaco, mentre Brian gli sorrideva, raccontandogli quel passato remoto.
“Avevo solo otto anni e lei mi aiutava a fare i compiti … qui c’era sempre musica, allegria … “
“Che fine hanno fatto i mobili?”
“Quelli sono andati a mia cugina. C’era anche uno scrittoio del settecento. Il resto un’accozzaglia di modernariato … i collezionisti ne vanno pazzi.”
“Senti Brian … non è che potresti affittarmelo? Non posso acquistarlo …”
“Veramente …”
“Lo so, è un affare piazzarlo sul mercato adesso, era solo … un tentativo.” – disse timidamente.
“No intendevo dire che vorrei trasferirmi io qui, non lo cederò, non adesso.”
“Hai cambiato idea Brian?”
“Sì, l’ho fatto. Hai fame?”
“Un pochino …”
“Ok, senti, c’era questo depliant in bagno, cibo a domicilio … che ne dici?” – chiese simpaticamente.
“Messicano?”
“Ok Justin, vada per il messicano.”

Il parquet brillava lucido, tutto era stato pulito a fondo ed imbiancato da un’impresa, che lo stesso Brian aveva ingaggiato prima di arrivare in città, al seguito di Kevin.
C’era un angolino, una sorta di anfratto, davanti alle ampie vetrate scorrevoli, da cui si vedevano i gabbiani riunirsi su alcuni scogli.
Stavano seduti lì, tra sacchetti di tortillas e cartoni di riso speziato.
“Un’altra birra Justin? Per fortuna il frigo è rimasto qui, troppo ingombrante per spostarlo ahahhaha”
“Era anche rifornito … una cara ragazza la tua parente !” – e brindò.
“A cosa Justin? …”
“A te, benvenuto in questo delirio di strade, case, gente, auto veloci … ci sono molte opportunità, tu cosa sai fare Brian?”
“Veramente un lavoro ce l’ho in Irlanda, un pub a Dublino …”
“Insieme a Kevin?”
“Diciamo che lui mi ha dato i soldi, il resto l’ho fatto io, ma con la vendita di questo attico avrei pareggiato, ma non penso ne abbia bisogno.” – e sorrise.
“State … state insieme tu e Kevin?”
“Assolutamente no.”
“In effetti non davate questa idea, ma pensavo vi tratteneste per via di Geffen …”
“Glam è l’amore assoluto di Kevin: potrebbe andare anche sull’ultimo pianeta dell’universo, ma è lui che ama, nessun altro.”
“Già … nessun altro.” – e fissò il vuoto nel sussurrarlo.
“Come Jared e Colin, vero Justin? Ti fa male, questa cosa?”
“E’ … è una realtà consolidata, io non c’entro niente con loro, con Colin …”
“Ma per lui sei stato importante, ho avuto questa impressione dai discorsi di Jared.”
“Sono stato il riflesso di alcuni suoi pensieri … di qualcosa che forse aveva perduto e voleva recuperare ad ogni costo … una fantasia, in fondo, senza concretezza.”
“E’ … è un capitolo chiuso, allora Justin?”
Il ragazzo lo scrutò – “Perché ti interessa saperlo Brian?” – domandò sereno.
“Perché mi piaci.”
“Non … non perdi tempo …”
“Sei tu che mi hai detto che in questa città si va di corsa ed io non vorrei perdere questo treno, tutto qui.”
“E chi ti dice che voglio fermarmi alla tua stazione Brian?” – chiese ridendo.
“Non ne ho idea, mi sento euforico, strano la birra non mi ha mai dato alla testa, quindi devi essere tu!” – e scoppiò a ridere a propria volta, sporgendosi un poco, come a studiare ogni dettaglio del viso dell’altro, che indietreggiò impercettibilmente.
“Stai correndo troppo per i miei gusti.” – e si alzò, turbato da quell’entusiasmo.
Brian strizzò le palpebre – “Allora era come pensavo …”
“Che cosa pensavi, cazzo?!” – ribattè voltandosi per polverizzarlo con quella veemenza inaspettata.
Se lo trovò a pochi centimetri, come in un lampo: “Ti fa ancora male … parlo di Colin …” – replicò Brian sommesso.
Le iridi di Justin tremarono – “E’ stato il primo … lui è stato il primo a non farmi sentire una nullità … ad accettarmi per ciò che ero …” – disse con gli occhi lucidi.
“Lo capisco, sai? … Tu sei un sacco di cose bellissime Justin …”
La sua spontaneità era disarmante, almeno quanto la diffidenza di Justin.
“Vuoi … tu vuoi solo scoparmi? Se è così dillo subito, così evitiamo di prenderci per il c …” – ma non riuscì a finire la frase: Brian lo bloccò con le proprie labbra, dolci, morbide e calde.
Justin le assaporò, come un assetato.
C’era qualcosa in Brian che lo faceva stare bene, una chimica compatibile alla sua, una perfetta aderenza, come quella che univa i loro corpi agitati, in quell’attimo irrinunciabile.
“Perché … perché stai tremando Justin …?” – la sua voce era roca, lo accarezzava, anticipando le mani di Brian, che si insinuarono sotto alla sua t-shirt, come le proprie sotto alla sua camicia.
“Mi … mi piaci troppo Brian … non ci credo … ho sofferto come un cane per colpa di un uomo che mi aveva sconvolto come stai facendo tu ora … e mi ha quasi ucciso, pestandomi senza pietà …”
Il respiro di entrambi era affannoso – “Ma io non sono quell’uomo …” ribattè, strangolato dalla commozione, su quella scomoda verità.
Ripresero quel bacio, finendo sul pavimento, dove iniziarono a spogliarsi convulsamente.
Justin si aggrappò al collo di Brian, che iniziò a spingersi tra le sue gambe magre – “Hai … hai un preservativo …?” – gemette il biondo.
“Non … non hai la minima fiducia in me …” – disse ridendo.
“Sbagli … temo di averne un’esagerazione …” – ed il suo sorriso divenne finalmente libero da fantasmi ed angosce.
“Staremo bene Justin … almeno proviamoci … se non hai altri impegni …” – e con gioia gli leccò la bocca.
Justin lo ricambiò, incollandosi alla sua in segno di assenso.
Era pronto per quel viaggio inaspettato, così come Brian, che lo preparò con accurata dolcezza, per poi giocare un po’ con lui, fino a passare a qualcosa di più intenso e sconvolgente.
Fino a sera.


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