Capitolo n. 216 - gold
Era come un limbo, in cui la sospensione liquida era piacevole e rassicurante.
Colin sentiva tutto e gli sembrava persino di vedere qualcosa.
Luminescenze.
Deliziose.
E profumo di fiori, quelli che la madre raccoglieva sempre sulle colline, durante le scampagnate in famiglia: aveva otto anni ed Eamon gli raccontava i primi drammi del suo cuore.
La diversità, quella parola lo attanagliava: era ingiusta e volgare, ad otto anni tirare fuori un concetto del genere lasciò a bocca aperta il fratello maggiore.
La bocca.
Dov’era finita?
Colin la sentiva asciutta.
Sgradevole: no, no aspetta, ora è di nuovo morbida, umida.
Jared … gliela stava bagnando con una spugna naturale, baciandolo piano.
Lo baciava dappertutto: lì, sulla fronte, le tempie, il mento, gli zigomi … e lo sfiorava, no, erano carezze, tiepide, un'altra fragranza, quella che Jared usava.
Toccare le persone in coma era fondamentale, Jared si era documentato, non lo lasciava un attimo, era bellissimo … era meglio del sesso … No, non esageriamo, a Colin sembrò di sorridere, fare l’amore con Jared era meraviglioso.
Lo vedeva a New York con Joel, ciao io sono Colin … io … io, insomma che egocentrico, avrà pensato lui, perché lo sto fissando?, no, il fatto è che con questi occhi … il mondo sarà ai tuoi piedi … Alessandro, sì un Oscar, vedrai che sarà così … Oliver gli aveva fatto certe teste …
La testa.
Indolenzita, sul dietro, c’è un taglio, una cicatrice, odore di disinfettante, mi hanno tagliato i capelli … pazienza … la barba punge la pelle di Jared …
La sua pelle, liscia, perfetta, il tempo non l’aveva vinta su quel volto … Jared vieni qui, ho bisogno di te e non … non piangere … mi chiedo perché continui a piangere da un tempo, che non riesco a collocare.
Poi parole … parole … quante persone, quante cose mi stanno dicendo … troppe … ho sonno, adesso vado … Lasciatemi dormire, sono stanco.
“Ci penso io signora … lo lavo io, è … lui è il mio compagno.”
“Sì signor Leto, come vuole, tenga qui ci sono i guanti.”
L’infermiera Sally era gentilissima.
“Mi chiami Jared … forse staremo insieme per tanto, non so quando si sveglierà, nessuno puo’ dirlo …” – era come attonito, nei gesti precisi, nel spogliare Colin, nel tamponarlo, poi asciugarlo.
“Questo catetere è proprio noioso, vero Cole?” – sorrise, ma quel pianto non smetteva di scendere, da un lago cristallizzato, che a poco a poco si scioglieva.
“Ecco fatto … sei bellissimo … vero Sally?”
“Sì … siete tutti e due bellissimi.” – disse sincera.
“Io non sono più niente, se lui … Colin ha quarant’anni sa? Io ne ho cinque più di lui … abbiamo sei figli … tre naturali e tre adottati, ma sono tutti uguali … tutti.”
“Una famiglia importante, Jared.”
“Sì … tutto lo è con Colin, abbiamo … noi abbiamo fatto tutto insieme.” – ed inspirò forte, tornando a sedersi al capezzale del suo uomo, stringendogli la mano destra.
Shannon lo stava fissando, con al proprio fianco Brandon e Glam.
“Io … io ho paura per Jared … mi sembra che stia impazzendo …”
“E’ una reazione normale Shan … certo sono preoccupato anch’io. I sensi di colpa lo stanno devastando e non riesce a mangiare, a dormire …”
“Aspetta che Colin si svegli, non vuole lasciarlo un istante …” – disse mesto Geffen, commuovendosi di fronte alla dedizione disperata di Jared.
Entrò con un panino ed una bibita.
“Glam … ciao, sei qui …” – gli sorrise.
“Ciao tesoro … ascolta ho portato questo e dovresti mangiarlo. Ti prego …”
“Dopo … dovrei uscire, qui non si puo’ fare un pic nic, mi sgridano …”
“No … no, vero signora Sally?”
“D’accordo, ma chiudete la porta … Jared mangia, Colin ne sarebbe felice.”
“Siete sicuri?”
“Certo … mettiamoci qui, al tavolino, ok?”
“Ok Glam, ma non ho appetito …”
“Sforzati fratellino …” – si unì a loro anche Shan, angosciato per il suo stato d’animo.
“Ok … dov’è Justin, è arrivato? E Kevin?”
“Justin …? Non lo so, ma Kevin sarà qui tra un paio d’ore.”
“Stupendo … sei felice Glam, vero?”
“Sì … ma non avrei mai voluto il suo ritorno per un motivo come questo …”
“Noi … noi siamo una famigllia.”
Il dottor Cody, con fatica, riuscì a convincere Jared a prendere un blando tranquillante ed a stendersi in poltrona, senza uscire dalla camera di Colin.
“Shan vieni con me? Io torno alla End House …”
“Sì, ci vediamo dopo, andiamo a controllare i bambini. Glam tu cosa fai?”
“Aspetto che Jared dorma e poi andrò al Lax a prendere Kevin …”
“Va bene, a dopo.” – e si strinsero l’uno all’altro, lasciando in pace Jared, che si era già assopito.
Glam scrutava i lineamenti di Colin.
Ora era lui a tenerlo per mano, come a non abbandonarlo durante il viaggio che stava facendo.
“Sono qui Colin … io … io non ti lascio andare …” – sorrise – “Ne abbiamo passate troppe, tu ed io, per mollare la vita in questo modo assurdo … Ora riprendi le forze, ma non devi farmi questo, perché dobbiamo occuparci di Jared … il nostro Jared, quando ce lo siamo detti, era così vero da spaventarci … Questo ragazzaccio ce ne fa combinare di tutti i colori, ma noi non potremmo vivere senza di lui, senza questa cosa, che si muove dentro di noi e che ci fa respirare, giusto? Kevin sta arrivando e non vedo l’ora di averlo qui, sul mio cuore, dove ci siete tutti … io vi amo così tanto …” – le lacrime lo stavano soffocando.
“Daddy …”
Kevin era sulla soglia.
Geffen corse ad accoglierlo, ritrovandolo in un bacio traboccante di tenerezza: Kevin glielo diede, come un dono prezioso ed atteso da troppo tempo.
Quando tornarono in quel luogo, si guardarono – “Ciao daddy … come sta Colin?”
“E’ stabile … so che spesso non significa molto, ma nel suo caso è necessario questo stato di coma indotto, per la pressione del cranio, almeno la spiegazione è questa … i farmaci di nuova generazione faranno il resto, l’intervento è riuscito alla perfezione, nessuna paralisi … Ma deve svegliarsi, per darci le risposte che mancano anche agli specialisti.”
“Andrà tutto bene …”
“Brian ti ha accompagnato …” – disse sereno.
“Sì, deve sbrigare una cosa qui a Los Angeles, un alloggio ereditato da una zia, voleva venderlo …”
“Ok …” – “Ed il nostro bimbo?”
“E’ con gli altri a casa di Colin e Jared.”
“A proposito … ho letto la tua email … Justin, Colin …”
“Vieni, ti racconto gli sviluppi.”
Lo aggiornò sulle ultime ore e su quella circostanza fortunata, grazie alla quale Farrell non avrebbe avuto conseguenze negative dopo quell’emorragia celebrale.
Decisero di andare da Lula, mentre Brian sbrigava quell’impegno imprevisto, incontrandosi con un agente immobiliare in centro.
Jude e Robert diedero loro il cambio, constatando che Jared si era addormentato profondamente.
“Era ora … Mio Dio Rob, ho quasi più paura per Jared, che per Colin …”
“Hanno passato un brutto momento e ne stanno pagando le conseguenze, purtroppo … un legame come il loro, quando viene messo alla prova, puo’ portare a qualsiasi cosa …”
“Cosa ne pensi di quello che …”
“Jude ascolta … Noi non dobbiamo trattare male quel ragazzo, quel Justin, visto che a me sembra una brava persona coinvolta in qualcosa di più grande di lui.”
“Ok … io non ho niente contro Justin, addirittura Jared gli è persino grato ed ha ragione, quelle aspirine sono state miracolose …” – e sorrise.
“Vuoi stare un po’ con Colin?” – gli domandò dolcemente.
“Sì Rob … io volevo dirgli delle cose, ma non senza di te.” – e lo baciò rapito.
“Irish buddy … ha, ha le mani fredde Rob …” disse correndo con lo sguardo lucido a quello di Downey.
“Non allarmarti … gliele scaldiamo noi, una per uno, ok?” – e sorrise, sforzandosi di non perdere il controllo come Jude.
“Sì, certo … Sai Colin, volevo parlarti di Camilla. Cresce a vista d’occhio e ride più con Robert, ovvio … lui è un pagliaccio nato …” – rise nervoso – “Sì lo sono!” – disse l’altro con una divertita rassegnazione.
“A parte gli scherzi … questa bambina è la nostra gioia più grande, ci rende responsabili e partecipi ad un percorso di vita che non sarà sempre semplice … ed è per questo motivo … sommato ad un altro milione circa che … che tu non devi assolutamente mancare l’impegno che hai preso con me e con Robert, per la piccola, capisci?” – singhiozzava sommessamente, come a non volerlo disturbare troppo per quella reazione emotiva – “Noi … io … io non ce la faccio sai? Colin tu mantieni sempre le promesse che fai e questa penso fosse una delle migliori … Camilla ti adora … lei sorride quando pronuncio il tuo nome, zio Colin … sì, è proprio così, vero Rob?”
“Certo amore … ehi Colin, non puoi andartene per un mare di ragioni, ma pensa a me, reggere questo inglese, questo biondo isterico ed egocentrico, tutto da solo, siamo amici da una vita, insomma ragiona … io lo amo … ma se continui a tenertelo un po’ anche tu, almeno potrò riprendere fiato …” – e tirò su dal naso, commosso e disperato.
Le mie mani sono gelide, ma poi qualcuno le custodisce e sento di nuovo il sangue scorrere mite.
E’ primavera … i capelli di Jared sono ancora lunghi, è venuto in Irlanda, sono in convalescenza … due fratture … volato da un tavolino … quanto avevo bevuto?
Ok, ora è qui ed io voglio solo baciarlo.
Il mio Efestione … finiremo il film a Londra.
Oggi Jared è distante … “Che cos’hai piccolo?”
“Mi manchi Cole …”
“Jay sono qui, mi vedi?”
Rido, ma lui non se la sente, lui … lui non ne ha voglia, forse.
Rotoliamo … scivoliamo … l’erba è fatta di rugiada e di … quel colore … dannazione!! Ver … verde! Dio che mi succede?
Dolce.
Colin calmati, è solo un colore.
Sì cazzo, ma è il colore della mia terra, come posso averlo dimenticato??!
Ho … ho paura … Jared … non lasciarmi … non … La spiaggia.
Suoni. Una musica che mi strappa il cuore …
Il mio cuore è tuo Jared …
Piangi. Ancora?
Sì, ma siamo di nuovo all’aeroporto.
Ti bacio … sento … stiamo facendo l’amore … in auto.
Buffo.
Con l’albergo qui davanti, bastava salire, prendere una suite ... ma manca il tempo.
Sì, il tempo.
Justin prese un caffè, litigando con la macchinetta.
“Aspetta, così la rompi del tutto.”
Una risata lo distrasse.
Un ragazzo alto, moro, lo stava osservando, porgendogli un’altra moneta.
“Grazie … vuoi qualcosa anche tu?”
“Un caffè, grazie. Mi … mi chiamo Brian.”
“Ciao Brian. Sono Justin.”
“Justin … ok Justin, cosa ci fai in questo posto … lugubre?” – chiese, guardandosi intorno.
“Sono qui … per una amico, sta male … Un ictus.”
“Non sarà mica Colin, Colin Farrell?”
“Sì. Lo conosci?”
“Veramente ero in montagna con lui e Kevin, il mio socio.”
“Kevin? Il … il compagno di Geffen?”
“Sì lui. Eravamo … nello stesso orfanotrofio, ci siamo conosciuti lì.” – le parole gli uscivano spontanee.
“Vieni con me Brian?”
“Ti seguo.” – e sorrise, sorseggiando quella bevanda calda, che trovò ottima.
Jared si era ripreso e quando vide Justin nel corridoio, gli andò incontro, per poi abbracciarlo.
“Ciao, come stai Jared?”
“Ho fatto un sogno … mi hanno sedato. Ciao Brian.”
“Salve … Colin sta meglio?”
“Sempre uguale. Nessun passo avanti … ma neppure indietro!” – si corresse subito.
“Ok … vieni a bere qualcosa nella saletta?”
“Sì … ma poi devo tornare immediatamente da Colin.
“Certo … faremo presto.”
Jared salutò anche Robert e Jude, chiedendo degli altri.
Si mise seduto accanto a Justin, era agitato.
“Justin … volevo chiederti una cosa …”
“Ti ascolto.”
“Io … io pensavo che … Colin potrebbe volerti accanto, dopo …”
“Jared non capisco …”
Nessuno dei presenti comprendeva quelle sue riflessioni ad alta voce.
Jared spostava i capelli a Justin, era come se lo stesse coccolando, in lacrime.
Brian capì che tra Colin e Justin era accaduto qualcosa di serio.
“Avete … avete fatto l’amore quando … la notte prima di questo incubo …”
Justin arrossì vistosamente, Jude si alzò, ma Robert lo trattenne.
Era una situazione assurda.
“Sì, lo leggo nei tuoi occhi Justin … avete … avete fatto bene, almeno Colin ha un ricordo bello, perché io gli ho detto solo cose orrende … lui, lui ti vuole bene … per le cose che ti ha detto, per come … come ti ha difeso con me … che sono stato … non avrei mai dovuto offenderlo in quel modo ed umiliarlo …”
“Jared ascoltami …” e gli prese i polsi – “Colin quella sera era turbato, certo, ma ogni sua sensazione era dovuta all’immenso amore che nutre per te e solo per te!”
“Se siamo qui, la colpa è solo mia … gli ho fatto troppo male … un anno fa … gli ho spezzato il cuore, l’ho ridotto ad una larva, drogato e … la colpa è mia … più ci penso e più ne sono convinto … E sono anche tornato con una figlia, che lui ha adorato da subito, mi ha perdonato … lui mi ha …” – non riusciva neppure a respirare.
Downey chiamò un dottore, spiegandogli quella crisi di Jared: lo portarono in un ambulatorio, le pupille dilatate: gli diedero dell’ossigeno e lo reidratarono con una flebo.
Si riprese velocemente: “Devo tornare da Colin … cazzo lasciatemi andare da lui!!”
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