Capitolo n. 223 - gold
Robert era al terzo Martini e Jude lo guardava di sbieco, gustandosi Beluga e champagne, da circa quindici minuti.
Downey detestava il caviale, preferendo tartine al salmone ed evidentemente lo spogliarellista che gli si stava dimenando davanti: infilò venti dollari nel suo perizoma e scoppiò a ridere.
Law divenne paonazzo e lo allontanò con una pedata poco elegante, suscitando maggiore ilarità nel compagno.
“No dico Rob … ma ti sei bevuto il cervello?!” – biascicò.
Downey si allungò sul divano attirandolo alla sua bocca – “Voglio scoparti Judsie e poi … sì voglio berti … cosa ne dici?”
“Ma … ma vai al diavolo!” - esclamò, per poi barcollare sino all’uscita, inseguito dalle urla di Robert, che scivolò miseramente tra due tavolini.
Xavier aveva preso per mano Justin, schiacciandogli un cappello da cow boy sulla testa biondissima e con molto entusiasmo gli tolse la camicia, riducendolo com’era lui, pronto a scatenarsi su di una pedana, con addosso solo dei jeans sgualciti e strappati in diversi punti.
Brian deglutì a vuoto nel vederlo muoversi in modo troppo sensuale, senza neppure accorgersi di avere accanto Phil, che sorseggiava una tequila ed assaporava tutti i movimenti del suo nino.
“Sono fantastici, non trovi Brian?!” – gli gridò nell’orecchio sinistro, in mezzo a quella musica assordante.
“Co-cosa?? No tu sei d’accordo? A me non va questo spettacolo!” – protestò.
“Sono dei cuccioli, lasciali divertire!”
“Hai della segatura in quella testa ispanica?” – e scansandolo malamente, si diresse verso Justin, lo prese per un polso, trascinandolo via.
Derado sghignazzò e si prese con più delicatezza Xavier sulle spalle, portandolo nel privè, dove avrebbero amoreggiato a lungo.
“Brian lasciami ahahhahah dai stavamo … stavamo scherzando ahahhaah” – si lamentò, dandogli alcune pacche sul sedere, che il moro non gradì.
Erano arrivati in uno stanzino poco illuminato.
“A me queste cazzate non vanno, ok Justin!!?” – urlò con estrema aggressività.
Justin si incollò alla parete – “Era … era solo …” – balbettò.
“Cosa diavolo era, eh?? Sembravi una puttana!!”
Il daiquiri parlava al posto di Brian, ma Justin provò un’ansia soffocante, quanto inaspettata.
“Non volevo offenderti …” – sembrò giustificarsi, ma ad un passo avanti dell’altro, si rannicchiò di colpo, proteggendosi il volto con le braccia incrociate, tremando.
Brian fu come folgorato da quell’immagine, memore di tutte le confidenze fattegli da Justin.
“Tesoro … ehi piccolo … Dio mio … Justin … Justin perdonami! Justin …” – e lo strinse, piangendo senza freni.
Lui si divincolò – “Tutti uguali … tutti … uguali!” – disse singhiozzando, per poi dileguarsi in pochi minuti.
Brian rimase attonito, ma poi provò ad inseguirlo, senza risultato: sembrava svanito nel nulla.
La Ferrari in fondo al parcheggio aveva appena messo in moto e la targa GG si era accesa.
Justin aprì lo sportello, sedendosi trafelato.
“Ehi … cosa ci fai tu qui?!”
“Glam scusa … potresti portarmi in un hotel?”
“Ma dico sei impazzito?”
“Devo andarmene da qui, per favore!”
“Ok … hai litigato con Brian?”
“Sì … non ho soldi, ma te li rendo domani, appena torno al mio alloggio …”
“Al vostro alloggio intenderai, spero …” – disse, ingranando la prima e partendo.
“Per poco temo.” – replicò, raccogliendo le gambe.
Era anche scalzo.
Geffen lo fissò per un istante, poi sbuffò – “Cosa ti è successo là dentro?”
“Ho … ho capito che forse Brian è come il mio ex.”
“Ma non dire cazzate!”
“Cazzate?! Cosa ne sai tu di me? E di Brian, poi!”
“Kevin lo conosce bene e se fosse uno stronzo simile al tuo ex … lo so perché Jared mi ha spiegato alcune cose ed il resto me lo hai detto tu, in quel questionario o l’hai dimenticato?”
“Ok … ah sì, ok … mi sento male … puoi accostare?”
Vomitò anche le ossa accanto ad un cassonetto, mentre le auto sfrecciavano sul boulevard.
Glam prese una coperta dal bagagliaio e lo avvolse.
“Su avanti andiamo, c’è un resort a cento metri, ti prendo una camera e domani ne riparliamo.”
“Grazie Glam …”
“Prendi anche questo e … questi …” – e gli allungò un cellulare usa e getta, una t.shirt, oltre a cinquecento dollari.
“Ma tu vai sempre in giro con così tanti contanti e certi accessori?”
“Sì, come no, sono sempre pronto a tutto Justin, non lo sapevi? Ho anche una bambola gonfiabile ed un piede di porco, nella cassetta degli attrezzi ahahahah”
Il giovane si rilassò – “Ora capisco … “ – mormorò.
“Cosa capisci, scusa?”
“Jared e … e tutto quello che si dice in giro su di te.”
“E con chi avresti parlato di me, sentiamo …” – chiese sorridendo, mentre parcheggiava.
“Con Colin … ma lui l’avrà scordato.”
“Gli verrà tutto in mente prima o poi: non ne hai paura Justin?”
“Certo … io non voglio che soffra, lui è fatto di errori come tutti, ma ha un cuore grande e generoso. Probabilmente come te.”
“Probabilmente. Adesso vai e dormici sopra. Buonanotte.”
“Notte Glam e grazie.”
Colin stava cambiando Camilla.
Faceva fatica a prendere sonno, soprattutto perché aveva oziato per l’intero pomeriggio, quindi si accese la tv aspettando il ritorno imminente di Jared, ma ai vagiti dalla nursery non aveva resistito.
“Miss Wong qui ci penso io, vada a riposare.”
“D’accordo, ma sono di là se serve.” – e si congedò con un sorriso mite e contagioso.
Farrell cullò per diversi minuti la piccola, arridendo alle sue faccine buffe.
“Sarebbe stato bello …”
La voce alle sue spalle lo fece trasalire.
“Jude … ? Cosa ci fai tu qui?!”
Law incespicò sino alla poltrona, crollandovi sopra, per poi strofinarsi la faccia, come rassegnato a qualcosa – “Ho … ho piantato in asso Robert … stava armeggiando con le mutande di uno …”
L’attore irlandese strabuzzò i suoi pozzi di pece vividi – “Ma sei fuori?? Robert? Le mutande di chi??”
“Di uno … strip … man … o come si chiamano??”
“Non ci credo … tu … tu hai bevuto come una spugna … Jude cavoli …” – e posò delicatamente Camilla nella culla.
Gli andò vicino, inginocchiandosi, tentando di scrollarlo da una sorta di stato catatonico – “Adesso prepariamo un bel caffè e mi racconti.” – ma quando fece per rialzarsi, Law lo afferrò per i polsi, sorridendo beato – “Io … io ti amo tanto Colin … lo sapevi …?”
“Ora lo sa.”
Era giunto anche Downey su quella soglia, dopo averlo pedinato con un taxi.
Colin ebbe un sussulto – “Rob … Robert! Ma date i numeri questa sera??”
L’americano se ne andò mestamente, infilando la prima camera da letto vuota e Juse si accasciò sullo schienale, russando e biascicando qualcosa di incomprensibile.
Colin si passò le dita tra i capelli, sentendo che il suo palmare stava vibrando: era Jared.
“Amore sei ancora sveglio?”
“Ciao Jay … sì … dove sei?”
“Nel parco, alle scuderie … infila una giacca e vieni qui, se ti va, se no salgo subito.”
“No, arrivo, non muoverti!” – e sorrise, allontanandosi in fretta prima che il suo uk buddy si svegliasse.
Jared aveva acceso qualche candela, nella piccola stanza dove di solito si rifugiava con Shan, per scambiarsi i pensieri più intimi.
C’era anche un caminetto, dove il fuoco già scoppiettava, rimandando una luce dorata, che sembrò vestire il suo corpo nudo: così si presentò agli occhi di Colin, che rimase senza fiato, prima di sigillare l’ingresso, chiudendo fuori il resto del mondo.
“Fallo anche tu Cole …”
“Jay …”
“Spogliati.” – disse, passandosi la lingua sul labbro superiore, in quel modo, che faceva impazzire Farrell.
In pochi istanti anche lui fu nudo completamente.
Jared azzerò la distanza, cingendogli la vita e succhiando piano i suoi capezzoli, prima uno, poi l’altro, mentre il capo di Colin ondeggiava all’indietro, la sua gola veniva investita dall’ossigeno, le sue narici si inebriavano del profumo muschiato del suo amante perfetto.
Scivolò con snervante calma al suo sesso, già pronto a tuffarsi sino alle tonsille di Jared, che si strinsero intorno alla punta per attimi senza fine, per poi rilasciarla e pompare, pompare allo spasimo, leccando anche i testicoli, inghiottendoli, senza toccare Colin in altro modo, i palmi premuti sui suoi glutei sodi, che si muovevano a tratti, con la paura di soffocarlo in quell’operazione paradisiaca per i suoi sensi.
Il membro di Colin si intumidì a più riprese, finchè Jared non decise di fare stendere il suo uomo su di una branda, liberandola da cuscini e riviste, per poi salirci sopra, e stimolarlo ancora contro la propria apertura.
“Voglio essere tuo Cole … per sempre …” – e si lasciò impalare con una spinta energica.
Colin grugnì quasi per lo spasimo, riappropriandosi della sua virilità mai paga – “Voglio infilartelo dentro finchè avrò vita Jared …!” – ruggì, inondandolo di sperma, ma era solo il principio.
Si svuotò, ma era già pronto a ricominciare.
“Adesso danza per me … fattelo scendere e salire per bene … sai che non posso stancarmi Jay … e quando te lo dirò, piegati, che voglio svuotarmi nella tua bocca …”
Jared annuì, tremando dentro.
Fu energico e lussurioso, fino al culmine di Colin, che portò a termine il suo proponimento, assecondato da Jared, che si buttò al lato di quel giaciglio di fortuna, pronto ad accontentarlo – “Tirala fuori … la … la tua meravigliosa lingua … “ – gemette mentre si finiva e lo sporcava, anche sulle guance vermiglie ed il collo, dove le sue vene pulsavano appagate.
Farrell si buttò all’indietro, appoggiandosi sui gomiti – “Alzati … e toccati, qui, in piedi davanti a me Efestione …” – e sorrise, inclinando la testa, ammirandolo con fierezza.
“Sì mio Alessandro …” – disse di rimando Jared, che soddisfò infine anche quella richiesta, con estrema gioia.
Justin si fece una doccia, indossò un morbido accappatoio bianco e si allungò, cambiando canale su di un telefilm già visto.
Quando bussarono pensò che Geffen si fosse dimenticato qualcosa, del resto nessuno sapeva che era lì.
Sbagliava.
“Brian …”
“Ciao scricciolo … mi fai … mi fai entrare …”
“Mi dispiace Brian …”
“Lo so, sono in uno stato pietoso …” – ed alzando il braccio sinistro, fece per verificare quanto avesse sudato, facendo sorridere Justin, che lo fece accomodare.
“Grazie … è difficile stare dietro ad una Ferrari sai? Per fortuna che mi ha dato un passaggio Downey …”
“Lui rincorreva Jude?”
“Infatti … che cazzo di serata … vuoi … vorresti perdonarmi …?”
“Credo di sì Brian … fallo anche tu. Ti ho giudicato, sbagliando …”
“Ed io mi sono lasciato prendere dall’insicurezza e … lo so che siamo solo all’inizio di questa relazione, ma ci tengo da morire a te Justin … io …”
“Adesso non dire niente … vieni qui, devo scusarmi, non pensi?”
Nel dirlo gli sfilò la camicia, buttando la spugna e rivelando il suo sembiante incantevole.
“Cazzo … sei di un arrapante … assurdo!” – ringhiò Brian, mentre Justin lo bagnava di saliva, dal busto all’inguine.
“Sei tu a farmi questo effetto … soltanto tu.”
§§§ E per un esperimento interattivo, eccovi la scena, senza che io ve la descriva per una volta ;-) meggie pigra ehehehehe §§§
Thanks to QAF
XD
http://www.youtube.com/watch?v=5J6JJ_VEAU4
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