Capitolo n. 169 – gold
Jared attivò la web cam, dopo avere letto l’email di Colin sull'incontro con Gabriel Stuart.
Era rimasto amareggiato, per l’ennesima storia di abusi e, pur non conoscendo Xavier, ne era dispiaciuto .
“Ognuno di noi ha il suo mostro…” – disse mesto, tormentandosi una ciocca di capelli ribelle.
“Lasciala stare… ti sta benissimo amore. Come stai?”
Jared sorrise – “Meglio, ora che sei qui con me Cole.”
“Mi mancavi.”
“Anche tu…”
“Come vanno le cose sull’isola Jay?”
“Un paio di settimane e torno… massimo tre, completo il mese e poi ai primi di novembre sono a Los Angeles. Prima non riesco…”
“Non devi stressarti. Glam è alla fondazione?”
“Sì, sta sbrigando un mare di carta. Gli alloggi li ha venduti ad una banca…Diciamo che sono disponibili da gennaio.”
“Capisco… E le ragazze? Syria, ci sono novità?” – e si illuminò.
“Glam le ha trasferite tutte al Palace, in due suite, per una serie di motivi pratici. Le gemelle e Pamela andranno a vivere a New York.”
“Accidenti quanti cambiamenti.”
“Syria sta bene e ti ringrazia per il regalo, si è commossa… lei dice che sei meraviglioso ed io ho confermato.” – rise complice.
“A volte lo sono, altre no Jared…” – e si rabbuiò per una frazione di secondo.
“Ma… ma dimmi di Xavier, si è ripreso?”
“Con tutte le coccole che gli hanno fatto Jude e Robert penso proprio di sì ahahahah…” – ed in un istante, Xavier piombò alle spalle di Farrell, saltellando in costume da bagno, un microboxer blu, con riga bianca laterale – “Colin, Colin, Colin!!! Posso andare in piscina??!!” e lo cinse per le spalle.
“Ehiii Jareddd ciao!” – e gli sorrise radioso.
“Ehm… ciao Xavier… senti, quel coso che hai addosso è mio o sbaglio?” – domandò accigliandosi.
“Sì… temo di sì… ma era stato dimenticato in fondo ad un baule, accanto ai lettini prendisole… scusa se…”
“No figurati. Potresti togliere le zampine dal mio uomo, a cui sta per venire un infarto?” – e socchiuse le palpebre minaccioso.
“Opssssss sorryyyyy!!!”
“Ecco bravo Xavier.”
“Allora io andrei Jared…”
“Sì, bravo vai…”
Si salutarono con dei sorrisini tiepidi, ma poi Jared esplose in una risata – “La faccia che hai Coleee ahahahahh sei paonazzo ahahahahah!!!”
Farrell sbuffò – “Che due…”
“Coosaaa??”
“No nulla… dicevamo…? Ah sì, Syria, quando nasce Isotta?”
“Non mi ha detto il termine…” – replicò imbarazzato.
“Se succede prima della tua partenza, falle almeno una foto… e poi pensiamo anche al nostro bambino…”
“Lo faremo… te lo prometto Colin.”
“Non devi fare promesse cucciolo, io so che sarà così.”
Syria stava ciondolando sui bordi della piscina, antistante quel lussuoso mini appartamento, che qualcuno chiamava camera d’albergo.
Era all’attico, mentre con Glam era stata in una senza terrazza.
Lì c’erano passati Geffen e Jared, lo sapeva.
Quando Glam arrivò, la ragazza pensò che la giornata finalmente avesse un senso.
Era da sola, Pamela e le figlie le aveva sistemate un piano sotto, quindi aveva la massima privacy.
“Ciao principessa!”
“Glam! Ciao… benvenuto.”
“Sei a tuo agio? E la piccola?”
“Stiamo bene… insomma la pressione un po’ bassa, ma per il resto…”
“Fa ancora caldo, vieni dentro e stenditi, ti ho portato una granita.”
“Al limone?”
“Sì a limone…” – disse lui sorridente.
“Sei adorabile Glam…”
“Finchè ho buona memoria.”
“No, il fatto è… ok, lasciamo perdere… poi ti annoio.”
“Assolutamente Syria… aspetta prendo un altro cuscino.”
“Ti metti qui vicino a me, per favore?”
Geffen la assecondò, abbracciandola – “Non devi pregarmi per una cosa come questa, sai che ti voglio bene tesoro.”
“Lo so Glam…” – e nel dirlo cercò le labbra di lui, schiudendole contro alle proprie, in un bacio dolcissimo e profondo.
“Sy… Syria non…” – “Ti prego… no… non ti devo pregare, so che mi vuoi bene…” – mormorò, perdendosi nei due specchi turchesi di Glam.
Si baciarono nuovamente, ma per poco.
Geffen si alzò di scatto – “Perdonami. Ho fatto delle promesse a Kevin e… io non devo comportarmi così, alla mia età poi…” – disse imbarazzato.
“Parli come se…”
“Parlo da uomo impegnato e che non deve coltivare le illusioni di nessuno. Penserai che io sia arrogante Syria…” – “No, affatto. Nessuna illusione, io sono certa di amarti.” – ribattè lei con decisione.
“Ed io te ne ringrazio, ma non posso ricambiarti a pieno e non è corretto lasciarsi andare. Non per me almeno.”
“Ora mi lascerai sola…”
“No… No, ma non trascendiamo Syria.”
“Lo fai davvero per Kevin o… per Jared?” – gli domandò fissandolo.
“Lo faccio soprattutto per te. Credimi.”
Xavier spuntò da dietro allo stipite, come un monello indomito.
“Colin, posso?”
“Entra.” – disse lui esausto, dopo avere spento il pc.
“Volevo chiederti scusa.”
“Per cosa esattamente Xavier?”
“Per… per prima…” – ed andò a sedersi sul davanzale, armandosi di cuscino, dopo averci raccolto attorno le gambe e le braccia magre.
“Jared non si è arrabbiato.”
“Ma tu sì…”
“No, no davvero…” – e rise.
“Adotterete un bimbo?”
“Spero di sì.”
“Ma piccolo piccolo o…”
“Non ne ho idea…” – disse dolcemente l’irlandese.
“Ed Isotta chi è?”
“Ah la bambina che avrà una ragazza della fondazione, non centra nulla con il nostro progetto.”
“Ok… ma… è un passo importante. Tu sei straordinario…”
“Vedi Xavier io… io devo farmi perdonare parecchie cose da Jared.” – tornò serio.
“Quali cose?”
“Con te non dovrei parlarne…”
“Come mai?”
“Ho… ho fatto del male a Jared.”
“In che modo…?” – chiese esitante.
“L’ho aggredito… ero drogato di psicofarmaci, ma non è un buon motivo.” – disse risoluto.
“Ma se eri…”
“No Xavier. No. Conoscevo quell’inferno e ci sono ricaduto senza riflettere, arrendendomi alle situazioni. Io dovevo semplicemente rispettare i tempi di Jared, lasciargli sbollire la rabbia per le mie assenze di un anno intero ed aspettare con fiducia il suo ritorno. Per un po’ l’ho anche fatto, ma poi ho ceduto miseramente e non mi perdonerò mai, anche se lui lo ha fatto.”
“Lui ti ama…ti ama così tanto.” – ed una lacrima dispettosa quanto Xavier, scivolò dai suoi occhi blu zaffiro.
Farrell notò che erano molto simili a quelli del compagno e sorrise – “Tu e lui farete faville… se sopravviverete l’uno all’altro ahahahah!”
Robert e Jude erano tornati al loro alloggio.
Si misero sul divano ed accesero lo stereo a basso volume.
“Davvero pensavi a Xavier come… ad un figlio nostro?”
Downey era come rapito da quell’idea: non volle rimandare oltre la propria curiosità.
“Non saprei…tecnicamente sì…” – disse sistemandosi sul petto di Robert.
“Dio ci farebbe impazzire un tipo simile…” – e ridacchiò, scompigliando i capelli del biondo.
“Hai ragione Rob… saremo solo buoni amici per Xavier ed avremo cura di lui.”
“Sei stato tenero questa notte Judsie…”
“Mi sono sentito importante, dopo… che sia vanità?”
“No Jude, è stato un gesto generoso e spontaneo.”
“Speriamo non si cacci in altri guai.”
“Speriamo…” – e si assopirono, sulle note jazz di un vecchio brano.
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