Capitolo n. 154 – gold
Jared si ritrovò da solo quel mattino di settembre.
Erano quasi le undici.
Con una strana sensazione allo stomaco, aprì la posta elettronica, trovandovi una email di Geffen.
La lesse con il cuore in gola.
§ Ciao Jared.
Lo so, è brutto andarsene così, come un ladro nella notte… La nostra ultima notte.
Forse tra noi hai sempre comandato tu, ma, alla fine, ho deciso io, per entrambi.
Volevo ringraziarti, per un mondo di cose e di sensazioni, che ho imparato a conoscere grazie a te.
Sei stato il primo.
L’amore che ho amato di più, diversamente non sarei così disperato.
In passato, ero come seduto davanti a dei binari, sui quali correva un treno, zeppo delle persone con cui facevo finta di vivere, i falsi amici, le mogli, le donne, anche i miei figli, tutto passava, tutto scorreva via, senza emozionarmi.
Ti sei seduto e mi hai preso per mano.
Hai fatto un miracolo, amore mio.
Sto andando da Kevin, insieme a nostro figlio.
Credo sia la cosa più giusta da fare, arrivati a questo punto.
Mi hai detto spesso che sono un padre, per te, un amico, un amante…
Continuerò ad essere tutte queste cose, per te, Jared, ma non restandoti vicino.
Diversamente sarei perduto.
Forse questa è un’operazione di salvataggio oppure una semplice scelta da codardo, non lo so, non so più niente…
Vedo i tuoi occhi, riflessi nel mio cuore, che come un lago ha esondato oltre le rive della ragione, annullata da questo nostro amore…
A chi mi dice che tu resterai il mio sconfinato rammarico e che ti porterò nel cuore fino alla fine del tempo, in un modo che nessuno conoscerà mai… Io dico, sì, hai ragione…
Ho perso tutto Jared… e tu, invece, non perdi mai, con me, con Colin, non potremmo permetterlo, ti adoriamo…
Troppo.
Adesso non voglio conoscere più i limiti di questo sentimento, perché ne ho troppa paura Jared.
Forse perché so essere infinito ed impossibile da cancellare.
Lo accetterò.
Ancora una cosa piccolo… Mai ho pensato di portarti via Sirya o la tua bambina… Sai, direi nostra, perché sono stato il primo a vederla, ma sarà Colin l’ultimo che la terrà tra le braccia…
Sorridi Jared e torna da lui…
E’ il tuo ed anche il mio destino.
Ti abbraccio, ma per il parto ci sarò… Almeno Isotta vedrà per un’unica volta lo zio Glam.
Ti amo, ti amo davvero.
GG §
Jude scivolò tra le gambe di Robert, che cercò un appiglio tra le sbarre della testata in ottone lucido.
Inarcò la propria schiena, appena le labbra del suo angelo biondo riuscirono a catturare il suo sesso impaziente.
Era dolce, quel suo affondare continuo, quel suo prodigarsi in molti modi, per dare piacere all’uomo della sua vita.
Downey sfiorò i capelli di Jude, poi le spalle, tirandolo a sé – “Vieni amore… voglio sentirti di più, adesso…”
Jude si sistemò sotto di lui, pronto a farlo suo, ancora una volta.
Fu sublime arrivare nel fondo di quel canale umido e stretto, caldo ed invitante, con un’unica spinta.
“Judsie… sei… sei così bagnato…”
“Ti desidero da morire Rob… ti amo… da morire…” – gemette aggrappandosi a lui e premendo i talloni sui glutei di Downey, come a volerlo accompagnare ancora più in profonditá.
Rob venne a lungo, prendendosi poi cura del membro di Jude, con capace devozione.
Incrociava a tratti, gli opali preziosi del suo sguardo estatico e rapito da mille sensazioni piacevoli.
Ingoiò, mentre l’altro si dimenava spasmodicamente.
Robert risalì per calmarlo, baciandolo – “Bevi un po’ di te Judsie… mi rendi sempre così orgoglioso di noi… ti amo… ti amo…” – non smetteva di ripeterglielo, posando baci su ogni centimetro del suo volto affascinante ed innamorato.
Lula corse in mezzo ai tecnici ed ad un mare di cavi e casse acustiche.
Geffen lo inseguiva ridendo, incontrando la gioia di Kevin, che li aveva salutati a distanza.
Il bassista dei Red close si accovacciò, per stringere il piccolo, finendo a propria volta tra le braccia di Glam, che lo baciò, incurante delle maestranze.
Chris stava accordando una chitarra, in linea con Tomo, che da Los Angeles gli dava le giuste dritte via telefono.
“Sono arrivati… Glam non scherzava…”
“Kevin sarà al settimo cielo…” – replicò il croato, perplesso nell’immaginare la tristezza di Jared.
“Lo è, te lo posso assicurare tesoro… ti adoro Tomo, quando potremo rivederci?”
“Tra una settimana… ci vediamo a Parigi, se la registrazione del tuo video è confermata Chris…”
“Penso di sì… non vedo l’ora, ma anche senza clip, ci andremo lo stesso… vero?” – domandò trepidante.
“Ti do la mia parola… il resto ti appartiene già cucciolo.”
Kevin non riusciva a staccarsi dal petto di Glam.
Piangeva, rideva, lo baciava e succhiava ogni punto raggiungibile, come se dipendesse da ciò per respirare.
Il bambino, per fortuna, era crollato per la stanchezza, lasciando loro la giusta privacy.
Geffen gli accarezzava le ciocche castano chiare, scendendo poi sulla sua schiena.
Era rimasta una piccola cicatrice, a memoria di quell’orribile episodio di violenza.
Geffen strizzó le palpebre, stringendo ancora di piú Kevin, che credeva fosse un sogno averlo lí.
“Daddy non svegliarmi…”
“Ma tu sei giá sveglio…” – disse ridendo, dandogli poi un bacio traboccante di tenerezza, insinuandosi tra le sue gambe - “Ho… ho tanta voglia daddy…”
“Lo sento, anima mia…”
“Ma tu non devi stancarti, faremo l’amore domani o anche dopo… l’essenziale è che tu sia qui.”
Kevin non aveva rancori, verso nessuno, era limpido nelle proprie convinzioni, Glam non doveva temere scenate di gelosia o rivendicazioni.
Kevin aveva la capacitá straordinaria di fare di un giorno come quello un nuovo inizio, senza piú voltarsi indietro.
Con un gesto rapido prese qualcosa dal comodino, chiedendo a Glam di mettersi a pancia in giú – “Mi occuperó io di te…Mi sei mancato cosí tanto…” – ansimó, divorandogli la nuca e poi le scapole.
Quando il suo indice, seguito dal medio, penetrarono Glam, intrisi di gel, i suoi muscoli dorsali si contrassero: non ci era piú abituato.
“Kevin…anche tu mi sei mancato, sai?”
“Lo so… l’ho sempre saputo…” – mormoró, ancorandosi ai suoi fianchi, per poi invaderlo con decisione.
Geffen sentí le proprie membra straziarsi: provó a rilassarsi, mentre Kevin gli permetteva di abituarsi a lui ed a quella appassionata invasione.
“Daddy… sei… caldo…io non so quanto potró resistere…”
“Tesoro non fermarti…”
Kevin si abbassó, intrecciando con forza le loro dita madide di sudore, per poi rilasciarle, ogni volta che usciva da Glam, per poi rientrare in lui, con vigore crescente.
Traboccó, incurante dell’erezione di Glam, di cui si sarebbe occupato dopo.
Precipitó su di lui, esausto, cinturandolo con le sue giovani ali muscolose e dorate.
“Dio… ho goduto come un pazzo daddy…”
“È davvero bello appartenerti Kevin…ma lo è di piú possederti…” – dicendolo si erse, sollevandolo per le cosce, aprendole impetuoso, mentre lo sbatteva contro il muro.
La miscela dei loro umori, si riveló perfetta per attraversare la sua fessura pulsante e smaniosa di averlo: Glam emise un singulto animalesco, che alimentó le fantasie di Kevin – “Mettici anche un dito… ti prego…ti prego…”
“No, non mi basta…” – e con una scabrosa manovra, lo violó con entrambi i pollici, dapprima con la punta, ma poi quasi interamente.
Kevin urló, ma Glam annegó quel suono nella sua bocca con un bacio mozzafiato.
La porzione di Kevin, piú esposta al piacere, era pronta ad essere divinamente brutalizzata dall’apice di quell’amplesso, che non tardó ad avere il sopravvento.
Il giovane venne di nuovo, senza altri stimoli, schizzando il proprio sperma oltre lo stomaco di Glam, che gli stava venendo dentro senza risparmiarsi.
Si ritrovarono al centro della leggera trapunta colore ocra, a guardarsi, baciandosi piano, ma ripetutamente.
“Io ti amo Kevin… grazie per avermi aspettato. Grazie.”
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