Capitolo n. 166 – gold
Tomo massaggiava la cervicale indolenzita di Chris, completamente contratto e rannicchiato sul divano della loro casa.
Il compagno la definiva cosí e quel senso di appartenenza, per il cantante dei Red Close era fondamentale.
“Ho… ho fatto una cazzata Tomo…” – disse piangendo.
“Lo immagino, da quando siamo rientrati hai una faccia…Hai voglia di parlarmene?” – gli chiese dolcemente il croato, anche se temeva la risposta.
“Si tratta di Robert… gli ho dato un bacio… capisci? Io glielo ho dato! Mi dispiace…non volevo farti questo e poi… Lui non centra nulla… il peggio è che é arrivato Jude, anzi ci ha visti, insomma era incazzato ed io non so neppure come sta… papi…”
Tomo respiró profondamente, cercando le parole giuste.
“Perché lo hai fatto Chris?”
“Non lo so…” – disse voltandosi.
“Non… non ti basto?” – e sorrise a metá.
“Tu sei tutto, sul serio Tomo, TUTTO per me ed il mio comportamento è stato ignobile oggi…”
“Credo che un bacio o farci l’amore non fa differenza come gravitá del gesto…”
“Tomo, ti prego…”
“Non ti sto giudicando e non sono deluso, come forse credi… Vorrei solo comprendere le tue mancanze ed il tuo desiderio di avere Downey nella tua vita.”
“Lo vedo come… un padre…”
“I padri non si baciano…” – e rise.
“Forse… mi sono preso una cotta…?”
“Se non lo sai tu, cucciolo mio…” – e lo strinse, baciandolo.
Chris con gesti confusi ed urgenti, tolse i vestiti ad entrambi – “Facciamo l’amore Tomo?”
“Ce…certo…” – balbettó, perso nei baci che stava ricevendo ovunque, mescolati alle carezze del giovane, che era pronto a donarsi completamente a lui, ancora una volta.
Lula e Josh saltellavano per la sala della End House, in fibrillazione per quel mese che avrebbero trascorso insieme.
Si sarebbero divisi tra la casa di Rice, quella di Tomo e quella di Colin, iniziando anche il percorso scolastico nella stessa scuola.
Geffen e Kevin li coccolarono fino al momento della partenza.
“Vi accompagno io all’aeroporto, sei pronto Glam?”
“Sí… Kevin andiamo?”
“Ok daddy…Lula ci vediamo tra poco… Io ho il volo domani…”
“Di nuovo il Giappone?” – domandó Jared con un sorriso.
“Sí… parlavano anche della Cina, ma credo ci siano problemi per i visti…”
“La Cina… che ricordi fantastici, vero Cole?”
“Sí amore, unici… Il tassista è a disposizione, datemi i bagagli.” – concluse Farrell, uscendo con il trolley di Jared, che venne circondato da tutti i bimbi, per un saluto corale e divertente.
Geffen decise di ospitare Jared a casa di Pamela, nella stanza lasciata libera da Lula, per potere assistere Syria al meglio.
Solo Kevin ne venne informato, anzi, Glam gli chiese il permesso di farlo, visti anche i recenti disordini.
Jared non sarebbe stato al sicuro nell’alloggio da solo o almeno questi erano i suoi timori.
Kevin non si fece problemi.
Qualche perplessitá, invece, la ebbe Shannon, quando Tomo gli chiese di tenere Josh per almeno due settimane, durante le quali lui avrebbe seguito Chris in tour.
“Ha bisogno di me, sta attraversando un periodo particolare… Abbi pazienza Shan.”
“Non si tratta di avere pazienza Tomo, stiamo parlando di nostro figlio, ci mancherebbe… ma io sono preoccupato per te… Non so… cosa sta succedendo?” – gli domandó ansioso, davanti ad un frullato in riva all’oceano, in un bar dove andavano sempre con il bambino.
“Prova insicurezza, credo che…che sia un effetto a scoppio ritardato dopo l’aggressione…” – provó a giustificarsi poco convinto, del resto non avrebbe mai rivelato l’episodio del ristorante.
“Ok… sí, ovvio che non è semplice superare traumi simili… Ok, vado a prendere io le due pesti a scuola e teniamo anche Lula, lo dico a Kevin ed abbiamo risolto.” – sorrise, confortando l’ex con una carezza tra i capelli.
Trascorse una settimana abbastanza caotica per tutti.
I concerti in Giappone furono un successo, ma molto caotici.
Il set di Colin e Jared era in fermento per i litigi tra il regista e le tre protagoniste femminili, troppo dive per i suoi gusti.
Downey era impegnato in Messico e non vedeva l’ora di collegarsi via web cam con il suo Judsie.
Owen veniva tempestato dalle chiamate di Xavier, che si era stancato da subito di essere relegato a villa Meliti, pur essendo grato dell’ospitalitá.
Antonio gli aveva permesso di usare una parte dell’ultimo piano come studio e si vedevano solo a cena, punzecchiandosi in continuazione.
Xavier era irritante e dispettoso, tanto da presentarsi persino nudo una sera: Meliti non gli diede soddisfazione, restando incurante davanti ad un simile spettacolo, che fece diventare Carmela paonazza.
Il centro Geffen era nel pieno delle attivitá di soccorso e sostentamento alle popolazioni locali, nonostante molte cose fossero giá state risolte, un’enorme quantitá ne restavano da sistemare.
Jared e Glam si ritrovavano solo a tavola, dopo una lunga giornata fatta di impegni ed appuntamenti, soprattutto per Geffen, che si stava prodigando per vendere le proprietà immobiliari e curare il trasferimento di Pamela e le gemelle a New York.
“Manterrò solo il tuo appartamento ad uso foresteria Jared…”
“Il mio appartamento…” – sorrise – “E questa Glam?”
“La … nostra casetta sulla spiaggia…” – ricambiò il sorriso, brindando con la bottiglietta di birra, stravaccato sui gradini della veranda, dopo avere deciso di guardare il tramonto da quella prospettiva silenziosa – “Troppe donne in quel manicomio…” – ridacchiò.
“Sono così simpatiche… Sai, a Miami siamo stati in un posto simile a questo, con il patio…”
“E nemmeno in quell’occasione sei riuscito a dire a Colin la verità su Syria, giusto Jay?” – chiese pacato.
“Giusto, in compenso lui desidera un nuovo figlio da impazzire… Se io fossi stata una donna, sarei stata sempre incinta con Colin…” – sembrò riflettere.
“Mmm sì… credo di sì… ma se puo’ consolarti, se fossi statA con me, avresti fatto la stessa fine!” – e scoppiarono a ridere.
“Oddio che dementi!” – esclamò Jared radioso.
“Abbastanza. Ok, che si fa?”
“Ti… ti dispiacerebbe dormire qui Glam?”
“Qui? Sicuro?” – disse incerto.
“Come buoni amici…ovvio.” – e sorrise limpido.
“Jared non pensavo a… d’accordo, fermiamoci qui.”
La notte era silenziosa.
Jared non riusciva a prendere sonno.
Si era rannicchiato accanto a Glam, indossando un pigiama troppo grande, mentre lui aveva il solito vogatore ed i boxer, per il clima ancora caldo.
Lo guardava russare, ridendo per quanto era buffo.
Gli sfiorò il naso e Glam fece una smorfia – “Dai Kevin… smettila…” – sembrò grugnire, destando una maggiore ilarità in Jared.
“Daddy…” – bisbigliò, ma niente, riceveva solo dei versi strani.
Un paio di tonfi secchi, ai due ingressi dell’abitazione, lo distrassero all’improvviso.
“Ma… Glam… Glam svegliati…”
Lui ebbe un sussulto – “Che c’è! Cavoli…”
“Glam scusa, ma ho sentito… non lo so…”
“Sentito cosa?!”
“Sembrava qualcuno alla porta…”
“Ma che dici Jay, a quest’ora…aspetta… cos’è questo odore? Bruciato… Mio Dio alzati!!”
In pochi secondi la parte del living fu inondata da fiamme, sempre più alte.
Geffen andò sul retro, rendendosi conto che qualcuno aveva bloccato entrambi le uscite con dei furgoncini, ai quali era stato appiccato un incendio, che presto si propagò verso le pareti.
Jared era nel panico, ma provò a chiamare i soccorsi, senza ottenere risultato.
“Vai sotto alla doccia Jay!! Bagnati più che puoi e fa lo stesso con due coperte!! Sbrigati!!” – gli urlò Glam, prima di comporre il numero di Dimitri.
Pensò fosse l’unico in grado di aiutarli.
“Ehi capo…” – rispose con una voce strana.
“Dimitri!! Sono Geffen, ho bisogno di te! Sono sulla spiaggia, al capanno, sto andando a fuoco!!”
Dall’altra parte silenzio.
“DIMITRI!!?”
“Mi… mi dispiace Glam…” – il suo tono si spezzò.
“BASTARDO!!” – gli gridò, ma ormai era chiaro che il mercenario centrasse con quello che sembrava un vero e proprio attentato.
Jared tornò di corsa – “Ho… ho fatto… ma ci sono le sbarre alle finestre Glam… no… non è possibile morire… così…”
“Taci qui non muore nessuno!! Cazzo!!” – e si precipitò in cucina, ancora al sicuro.
Prese la bombola del gas, in uso ai fornelli e tornò verso la sala – “Jared vai dietro ai mobili di ferro dello schedario, presto!!”
“Glam che vuoi fare??!!”
“Muoviti!!” – ed appena vide che gli aveva ubbidito, posò la bombola a terra e le diede un calcio verso il fuoco.
Si gettò al riparo anche lui in un istante, riparando il corpo di Jared con il proprio.
La deflagrazione fu dirompente.
Lo squarcio che si aprì era comunque avvolto dalle fiamme, ma protetti dai teli inzuppati, riuscirono ad uscire, salendo velocemente sull’hammer, per poi allontanarsi a grande velocità.
Erano sporchi di fuliggine e sotto shock, ma in qualche modo arrivarono al palazzo di Jared.
“Saliamo… dobbiamo calmarci, ripulirci e… dormire…”
“Glam… mi hai salvato la vita…”
“No, l’ho messa in pericolo, tenendoti con me… Ho pestato i piedi a troppa gente e questo è il risultato…”
“Non dire così, cazzo!! E… e non dire nulla a Colin… ti prego…” – disse piangendo.
“Ssssttt… dai andiamo Jared…risolveremo anche questo casino…” – disse poco convinto e sfinito.
Si lavarono velocemente, crollando poi sul letto, per un lungo sonno ristoratore.
Si risvegliarono abbracciati ed increduli, per essere usciti da quell’inferno.
“Lo troverò e gli strapperò il cuore!” – disse Geffen, sospirando infuriato.
“Lascialo perdere Glam…non esporti… Non possiamo perderti, sei troppo prezioso… ok?”
“Jay sai che non do retta a nessuno…!” – e sorrise, dandogli un bacio sulla guancia, prima di alzarsi e preparare un caffè.
Era una nuova, bellissima alba.
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