venerdì 20 maggio 2011

GOLD - Capitolo n. 165

Capitolo n. 165 – gold




Il volo verso Miami era su di un aereo di una nuova compagnia, che metteva a disposizione dei propri clienti, di solito vip, delle vere e proprie cabine, dove potere conservare una certa privacy, oltre ad un ottimo champagne, con tanto di spuntino dolce e salato, molto gradito dagli avventori.
Colin fece fuori tutto, sotto lo sguardo divertito di Jared, che riuscí ad arrivare soltanto ad un tortino al cioccolato.
“Niente alcol, solo acqua Jay… sono giá abbastanza sú di giri…” – disse divertito.
“Sí padrone!” – esclamó lui, dispiacendosi per quel divieto amorevole.
Claudine aveva riservato un villino fronte oceano, abbastanza isolato e tranquillo, per il loro fine settimana.
Quando si ritrovarono in veranda nel tardo pomeriggio, dopo una lunga nuotata, un pranzo leggero ed una passeggiata sulla battigia, Jared e Colin vollero godersi un tramonto incantevole.
“È meraviglioso…”
“Sí Colin… c’è anche una pace assoluta, sto davvero bene. Grazie per questo regalo.” – e lo bació, sentendo la mano destra del compagno insinuarsi sotto alla camicia, per una carezza attenta sul suo ventre – “Lo voglio davvero Jay…”
“Un bambino?”
“Sí… come lo chiameremo?”
“Non lo so tesoro.” – replicó turbato per quell’ennesimo gesto di complicitá, senza uguali nel suo genere: Colin era davvero capace di farlo sentire in un modo quasi indescrivibile, progettando quella nuova adozione.
James Blunt aveva acquistato i diritti del brano “Le scarpe piene di sassi”, del cantante italiano Jovanotti, un brano del 2011: la radio, rimasta accesa in cucina, lo stava trasmettendo.
Farrell adorava quel pezzo: fece un piccolo balzo, prendendo il polso di Jared – “Dai balliamo!” – esclamó fissandolo estasiato dalla sua bellezza.
“Colin… ok…” – e gli sorrise.
Si strinsero, muovendosi lentamente, come le prime onde dell’alta marea, che stava salendo poco distante da loro.
Jared si commosse, davanti alla gioia di Colin, che verso il finale si fermó, come in ammirazione: “Vienimi a prendere Jared… arriva subito…”
Leto arrise alla sua intonazione, lasciando scorrere qualche altra strofa, per poi indicare gli zigomi dell’altro – “La faccia piena di schiaffi…” – e rise.
“Il cuore pieno di battiti…” – replicó Colin, puntando il suo petto.
“Gli occhi pieni di… te…” – concluse Jared, facendo scorrere i pollici sulle sopracciglia di lui, che lo bació nuovamente, per poi sollevarlo e rientrare roteando nel loro rifugio, alla fine del mondo.

Glam e Kevin fecero un invito alle coppie rimaste in cittá, per il pranzo di quella domenica soleggiata a Los Angeles.
I bimbi erano rimasti alla End House, con le sorelle di Colin, in visita con la madre, la signora Rita.
Si ritrovarono in un ristorante alla moda, Geffen aveva fatto riservare una saletta apposta per loro.
“Wow carino questo posto daddy…”
“Forse volevi restare da solo con me…” – gli sussurró, baciandolo sul collo.
“Forse sí…” – gli rispose, mordendosi un labbro.
“Dio Kevin…” – e lo bació con intensitá.
“Ok abbiamo capito, andiamocene ragazzi!” – Downey aveva appena varcato la soglia di quel lussuoso angolo, con tendaggi damascati ed un grande tavolo rotondo, intorno al quale erano stati sistemati due divani semi circolari.
“Opsss!” – esclamó Kevin arrossendo.
“Va bene, va bene, sedetevi!” – ordinó Geffen.
Chris e Tomo, si infilarono accanto ad Owen e Shannon, mentre Robert e Jude si affiancarono a Glam e Kevin.
“Allora avete notizie di quei due disgraziati?” – domandó Law e Shan ridendo gli confermó la loro fuga – “Sono a Miami, si sono svegliati mezz’ora fa… tornano domani mattina presto…e domani sera Jared volerá ad Haiti.”
“Daddy hai giá preso i biglietti?”
“Sí… non so se è opportuno arrivare a quell’ora, l’isola sta ricadendo in vecchi problemi, tafferugli, derubano le consegne di medicinali e cibo…”
“Glam forse è meglio che torniate in California prima di Natale…” – accennó Tomo.
“Non preoccuparti per Lula, se non saremo al sicuro, lo riporteró subito qui…O forse… forse sarebbe meglio lasciarlo giá da subito a casa di Colin, cosa ne pensi Kevin?”
“Per il mese di ottobre siamo in concerto, ma a novembre io posso rientrare qui e lui si divertirá con gli altri… lo iscriviamo alla scuola di Josh…”
“E noi lo terremo con cura.” – disse Owen, sorridendo.
“Certo…Sono, peró in pensiero per te e Jared…” – aggiunse Kevin, consapevole di Syria.
“Faró il possibile per sistemare tutto velocemente, devo pensare anche alle gemelle ed a Pamela, ma loro credo vorranno andare a New York, ne avevamo giá parlato.”
Kevin provó un certo sollievo, non riuscendo a sedare la propria gelosia verso la ex di Geffen, mentre per le gemelle provava un affetto sincero.
In tutto quello scambio di riflessioni e programmi, Downey notó che Chris non lo guardava volutamente e che non gli rivolgeva minimamente la parola.
Jude gli sembrava rassicurato, anche se il biondo sembrava molto attento alle portate, visto che aveva riacquistato l’appetito.
Il pasto arrivó al termine in buona armonia e qualche risata; in pochi minuti, sembrarono dileguarsi tutti per un motivo o per l’altro: Glam andó a pagare il conto, Kevin rispose ad una chiamata di Jared, Shan e Tomo uscirono a fumarsi una sigaretta, Chris si allontanó dicendo che doveva prendere una cosa, Owen digitó veloce una email per la segretaria, Jude aveva seguito il sommelier, per acquistare un paio di bottiglie d’annata e Downey cercó il bagno per rinfrescarsi.
Si sentiva a disagio, provando una leggera amarezza, per l’indifferenza di Chris.
Si impose mentalmente di finirla all’istante con quelle baggianate, ma non poteva negare di esserne turbato.
“Ehi papi… ciao!”
Chris spuntó da un angolo, volando tra le sue braccia.
“Ehi… ma…!”
“Scusami Robert…per prima… senti, non voglio piú farti litigare con Jude, non so se è il modo giusto, ma almeno ci ho provato…” – lo disse tutto di un fiato, tormentandosi nervosamente la nuca.
“Tesoro guarda che con Jude va tutto bene.” – replicó, dannandosi poi per quel “tesoro”, che gli sembró inopportuno.
“Rob…ne sono felice…ecco io…”
“Cosa ti prende Chris?” – il suo tono era dolce, come nello sfiorargli il mento con un buffetto.
In un battito d’ali, Chris si sporse, afferrando il volto di Downey per un bacio a sorpresa.
Fu piú uno scontro di labbra e denti, che lasció Robert di stucco.
Jude, invece, sentí una rabbia incontenibile, scagliandosi contro Chris, che stava tremando per il gesto, nel vano tentativo di giustificarsi con Robert, senza neppure accorgersi di Law.
“Stai lontano da lui, sei uno stronzo!!” – e lo spinse via da Robert, che era rimasto appoggiato alla parete, senza riuscire a reagire minimamente.
Il cantante dei Red Close sparí, in lacrime, senza proferire parola.
Law stava tremando per il nervoso, i pugni chiusi.
“Jude… Jude calmati, ascolta…”
“Lasciami perdere!! Vai… vai al diavolo!!” – e fuggí via.

La sabbia era tiepida, il mare calmo.
Robert si era tolto le scarpe, arrotolandosi i pantaloni, prima di percorrere un breve tratto di battigia, alla fine della quale Jude si era fermato, accucciandosi vicino ad una barca, abbandonata lí da qualche pescatore improvvisato.
Quando gli fu ad un metro, sorrise – “Devo dirti una cosa Judsie.”
“Non la voglio sentire, grazie.”
Downey incurante delle fievoli proteste dell’altro, si inginocchió davanti a Law, guardandolo con i propri occhi dispiaciuti e profondi – “Volevo… volevo rispondere alla tua domanda…Rammenti?”
“Quale domanda?” – sbottó brusco.
“Perché ci amiamo cosí tanto…”
“Ah. Forse dovrei riformulare, perché IO ti amo cosí tanto!” – ironizzó, ricacciando in gola un singhiozzo evidente.
Le sue iridi azzurre si colmarono di un pianto, che voló nella brezza di fine settembre.
Sembró volerle liberare, con l’indice ed il medio destro, come a rinnegare la sua sofferenza.
Robert raccolse i suoi palmi, baciandoli – “La mia risposta è semplice Judsie… Tu ed io siamo nati insieme… Dopo una gestazione durata anni, in un liquido amniotico chiamato falsa vita… Quella dove il destino ci aveva relegati, dandoci da un lato troppo e togliendoci dall’altro anche di piú, punendoci di continuo… Era tutto cosí buio Jude, prima che tu arrivassi… ma tu, tu eri giá lí con me, in attesa di vedere il nostro primo, vero, giorno di vita… La nostra vita, Jude…”
Anche lui pianse.
Jude liberó tutta la sua frustrazione, nell’accoglierlo sul proprio cuore, agitato al punto di esplodere, terribilmente innamorato di Robert, che si sentí nuovamente al sicuro.

Jared fu aggiornato da Kevin su quanto avevano deciso per Lula.
Farrell ne fu entusiasta.
Il vocio dei cuccioli riuniti nella loro residenza, fu il benvenuto migliore al loro ritorno.
Trascorsero ore in allegria, fino alla cena leggera e poi ai saluti.
“Anima mia, abbi cura di te...”
“Lo faró Colin…”
“Aspetta un attimo, hai ancora un posticino nel trolley?”
“Sí certo, è praticamente vuoto.” - disse sorridendo.
“Ho preso questa per la bimba di Syria, nascerá presto, giusto?”
A Jared mancó un battito, nello scrutare quella tutina gialla, con un orsacchiotto buffissimo ed una scritta – “Qui non funziona nulla, ma siamo tutti cosí simpatici. Benvenuta Isotta!”
“Mio Dio…” – mormoró, per poi scoppiare a piangere – “È stupenda Colin… tu sei stupendo.” – e si aggrappó a lui, inondandolo di baci.
“Oh mamma… è solo una tutina… e se prendevo un collier di brillanti?” – e rise, per poi cullarlo, credendo che l’argomento lo toccasse per via del nuovo figlio che desideravano.
“Gliela consegneró… ne sará felicissima.”
“D’accordo Jay… ti adoro, sei unico.” – disse sereno, per poi tornare a baciarlo.


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