Capitolo n. 160 – gold
Jared era taciturno, per mano a Colin, tra i boschi intorno allo chalet, dove avevano lasciato Robert e Jude, intenti a preparare la cena.
“A cosa pensi?” – gli domandò dolcemente Farrell, posando le proprie mani sulle sue spalle ed un bacio sulla tempia sinistra di Jared, la cui fronte si ritrovò appoggiata a quella del compagno, che aspettava una risposta, senza mai realmente pretenderla.
“Ad un mare di cose, Cole… A mio fratello ed alla sua situazione con Owen, ma anche a Tomo, con Chris…”
“Loro sono felici, almeno da ciò che racconta Rob e sono propenso a credergli…” – sorrise.
“Ora Josh è con Shannon e Tomo sta andando a Parigi da Chris, molto romantico, ma non per tutti.” – replicò distaccandosi, dopo averlo baciato.
“Non… non andare via Jay…” – e lo trattenne per un polso.
Gli zaffiri di Leto si riempirono di lacrime, accadeva sempre più spesso, mano a mano che il giorno del suo ritorno ad Haiti si avvicinava.
Colin comprendeva il suo disagio per Glam, anche se non trovava la forza di confortarlo con le parole, credendo che un appoggio silenzioso sarebbe stata la scelta migliore.
Si strinsero forte.
“Io sono qui Jared… sono qui per te, per noi, per i nostri bambini…Lotterò fino alla fine per renderti felice e per non farti rimpiangere…”
“Cosa Colin…?” – domandò stupito.
“Di… di avermi scelto ancora una volta…” – e gli baciò la fede all’anulare, un simbolo carico di significati purissimi per loro due.
“Tu… tu riuscirai sempre a perdonarmi, Colin?” – domandò singhiozzando.
“Certo… certo tesoro, come puoi pensare che non lo faccia?… Sei la mia vita… guardami…” – e gli segnò gli zigomi, puntando il suo sguardo su quello di Jared, che tremava leggermente – “Non era più nulla senza di te. Ora mi sento rinato… anzi, sono ritornato, anticipandoti solo di qualche settimana Jay, vero…?”
“Ti assicuro che sarà così, Cole… te lo giuro.” – sussurrò, stringendo le palpebre, per poi spalancarle, rivelando le iridi luminose e cariche di speranze sincere.
“Papà hanno suonato!!”
“Un attimo Josh… non correre scalzo per casa con i piedi bagnati!” – gli urlò dietro Shan, rincorrendolo con un telo di spugna arancione – “Preso! Aahahahh accidenti quanto pesi!”
“Troppa pizza!!” – esclamò il bimbo, inondandolo di baci.
“Dai vediamo chi è…” – ed accese il video citofono.
“Zio Owen!! E’ venuto a trovarci papi!! Dai apriii!!”
Il maggiore dei Leto sbuffò, indeciso sul da farsi, ma Josh era davvero entusiasta per quella visita inaspettata.
“Ciao Owen.” – disse serio.
“Ehi ciao… speravo foste a casa… ciao campione, ti ho portato il guantone e la palla firmata da Braun…”
“Sììì!!” – esultò il piccolo, prendendo i regali ed accoccolandosi sul petto di Rice.
“Te li avevo promessi…”
“Grazie zio… li provo subito! Giocate con me?!!”
“Sì, dammi solo dieci minuti, devo parlare con papà, ti dispiace?”
“No, vado a vestirmi intanto!”
“Ok… a dopo.” – disse imbarazzato.
Shan aspettò che Josh sparisse al piano di sopra, per sbattere la blindata e ringhiare come una belva ferita.
“Ok, questi giochetti puoi anche risparmiarteli! Trova una scusa, inventati una telefonata e sparisci!! SUBITO!”
Owen si appoggiò alla parete, passandosi le dita dalle sopracciglia al mento – “Sono… stanco Shan… stanco di dovermi giustificare e stanco di essere insultato.”
“Te la sei cercata!” – ribattè deciso.
“Xavier non è il mio amante.”
“E’ difficile crederti.”
“Vuoi che ti dica la verità? Per quel… quel segno? Ok, ci siamo baciati, poi lui… si è avvinghiato al mio collo … perché anche quel bacio era partito da Xavier e non da me! E tutto dopo che te ne sei andato!”
“Infatti anziché rincorrermi per rassicurarmi, hai preferito rimanere con lui a pomiciare con un adolescente in calore, vero?!”
“E’ ridicolo sai Shan, che tu mi faccia tutte queste prediche dopo…”
“Dopo un cazzo!! Sono tornato CON TE, ho capito che era CON TE che volevo stare, abbiamo condiviso mio figlio e cosa diavolo dovevo ancora dimostrarti!!?”
“Dovevi… dovevi semplicemente darmi un po’ di fiducia…”
“La scorta era esaurita Owen.” – sibilò caustico.
“Certo… è evidente… Trova tu una scusa per Josh, sei così bravo a farlo, Shan.” - e se ne andò.
“Come mai siamo tornati a Los Angeles Kevin?”
“Perché è la nostra città daddy!”
Sorridenti, stavano rientrando al loro attico, dopo avere fatto provviste, di cibo e giocattoli per Lula, che ballava ad ogni angolo, entusiasta perchè avrebbe rivisto Violet.
“E poi Glam questa idea della festa in spiaggia con i bambini è stata straordinaria! Kurt ha avvisato Shan, che ha avvisato Vicki, che ha avvisato…” – e si interruppe.
Geffen lo scrutò – “Su dillo… Lo… supererò.” – disse con un lieve sospiro.
“Jared ha detto che le principesse avevano fatto salti di gioia alla notizia del party sull’oceano…” – disse Kevin timidamente.
“Sarà meraviglioso, come tutti gli altri, del resto…”
“Sì daddy, ci divertiremo.”
“Domani allora?”
“Sì, domani Glam.”
Shannon raccolse in fretta le cose necessarie per il mare, sistemò Josh con la cintura di sicurezza ed avviò il proprio suv – “Ok, a posto… Cucciolo sei sudato…”
“Sì papi… ho caldo…”
“Accendo il condizionatore, siamo quasi arrivati.”
Ci misero una decina di minuti, poi Shan vide le auto degli altri.
Cody, Kurt e Martin era arrivati la sera precedente e furono i primi ad andargli incontro.
“Siamo gli ultimi?”
“Sai che novità animal! Ahahahh” – esordì Kurt salutandolo calorosamente.
Glam era più frenato, ma sempre cordiale, mentre Kevin fu espansivo e solare.
“I mocciosi sono scatenati, oggi!” – tuonò nonno Meliti, unendosi alla compagnia insieme a Carmela, in bikini mozzafiato.
Simon aveva scortato le signorine Leto Farrell, tutte in rosa acceso, molto attraenti, soprattutto agli occhi di Lula, che si sentiva sulla nuvoletta.
Josh sembrava distante, tanto da preoccupare il padre ad un certo punto.
“Ehi cosa c’è amore?…”
“Papi ho mal di testa… mi … mi gira…” – e crollò.
Il momento di panico iniziale fu subito superato dalla prontezza di Brandon, che chiamò i soccorsi.
In meno di quindici minuti Josh fu ricoverato al vicino ospedale: la prognosi era riservata.
Respirava a fatica ed un vasto eritema era apparso sugli arti inferiori.
Shannon era disperato.
Provò a contattare Tomo, senza riuscirvi, ma, fortunatamente Jared rispose.
Sarebbe rientrato subito con Colin, mentre Robert e Jude erano impegnati a Londra con i figli di quest’ultimo – “Ci dispiace non esserci Jay…”
“Tranquilli Jude… spero solo che non sia nulla di grave.” – disse ansioso e poco convinto, prima di salutarli.
Il volo per la California fu come nebuloso, nella testa di Jared, che aveva una moltitudine di sensazioni negative in testa.
Colin era presente e disponibile, paziente quasi all’inverosimile, secondo lui.
“Vedrai che il nostro nipotino se la caverà.”
“Sicuro Colin… Josh è… è un soldino di cacio…adorabile…”
“Non gli succederà nulla di male amore… nulla.”
Tomo e Chris ricevettero il messaggio di Shannon con ritardo, ma si precipitarono a prendere il primo aereo disponibile.
Arrivarono un paio d’ore dopo, rispetto a Jared e Colin, che si erano piazzati nella sala di aspetto con Shannon e Kurt.
Nonno Meliti si unì a loro in serata.
“Allora ci sono novità?”
“No Antonio…Purtroppo la prima serie di antibiotici non ha funzionato…”
Furono interrotti dal dottore di turno.
“Signor Leto… Posso parlarle in privato?”
“No… è… è la mia famiglia… non mi dica che…”
“Assolutamente, Josh è stazionario, ma…potrebbe peggiorare, se non riusciamo a trovare un siero, sintetizzandolo da un campione di sangue non infetto…Le popolazioni di Haiti hanno un gene particolare nel loro emocromo di base, ci occorre un soggetto nativo dell’isola.”
“Lula!” – si intromise Tomo.
“Chi prego?” – “Il… il figlio di un nostro amico…E’ in città, lo chiamo subito.” – disse fremente, nel comporre il numero di Geffen.
Gli occhioni di Lula saettavano tra i presenti.
Colin si avvicinò prendendolo in braccio – “Josh ha bisogno di te…”
“Ok zio Colin…” – rispose fiducioso.
“Sei davvero in gamba…” – mormorò Geffen, mentre Kevin era seduto accanto a Jared, irrigiditosi dal loro arrivo, pur accogliendoli con educazione e gratitudine.
“Puo’ venire con noi, signor Geffen.”
“Vi seguo.” – disse sorridendo, facendo l’occhiolino a Lula, che salutò tutti con la manina.
Nei due giorni seguenti, la processione continuò a turni alternati, nella speranza che il prelievo fatto a Lula fosse servito a qualcosa.
Lo staff del primario, a tarda sera, raggiunse quella che ormai sembrava una riunione familiare, per comunicare gli esiti del laboratorio.
“Signori ce l’abbiamo fatta!”
Tutti si abbracciarono, commossi e sfiniti per quell’attesa estenuante.
“Signor Geffen… senta… Shannon, Tomo e… Kevin? Siete voi i genitori di Lula e Josh, esatto?”
I quattro annuirono.
“Non… non so come dirvelo…”
“Co… cosa scusi?” – chiese Glam vagamente stizzito.
“I vostri figli sono… fratelli.” – e mostrò le sequenze di dna, elaborate per completare la procedura, lasciando a bocca aperta anche il resto dei presenti.
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