lunedì 9 maggio 2011

GOLD - Capitolo n. 151

Capitolo 151 - gold

Jared e Colin trascorsero il fine settimana con i figli, tra la End House e la spiaggia.
Organizzarono i loro giochi, ascoltarono i progressi scolastici e le aspirazioni future, divertendosi a scoprire, ancora una volta, il loro meraviglioso mondo.
La piccola Violet era in vena di coccole e trascorse la notte di sabato e domenica in mezzo a loro, travolgendoli con la sua tenerezza immensa.
Arrivato il momento di andare all’aeroporto, Jared si sentí soffocare dall’ansia.
Colin lo abbracció forte, nel garage; l’avrebbe accompagnato personalmente al Lax.
Farrell non era rassegnato, ma rilassato.
“Ci hanno lasciato poca privacy, vero Jay?” – gli chiese sensuale, baciandolo.
“Sí… purtroppo…”
“Abbiamo ancora tanto tempo, è solo l’alba tesoro, vieni.” – e salirono sul suv.
Colin mise le sicure, ridendo – “Come due collegiali arrapati, ecco come mi sento, non so tu…” – e lo fissó, raccogliendo il viso di Jared, che riprese a baciarlo con intensitá.
Voleva spegnere quell’interruttore, che continuava a rimandargli le immagini di Glam, di Syria, dell’isola, come se lo stessero aspettando tutti al varco.
Poteva benissimo decidere diversamente, ma voleva affrontarli.
Sapeva che la madre di Isotta era in buone mani e che tutti erano adulti e vaccinati, per sopravvivere senza di lui, ma non gli bastava.
Voleva chiarirsi con Geffen, che lo aveva evitato educatamente.
In pochi istanti furono nudi ed avvinghiati, bramosi di appartenersi.
Colin traboccava di gioia e certezze.
Ad ogni movimento dei suoi fianchi, Jared lo sentiva maggiormente, ma tutto era amplificato dalle sue parole, incisive come un marchio – “Mi… mi manchi giá cucciolo, ma so che questa volta tornerai davvero… ed avremo un bellissimo bambino, vero?... Mi darai un altro figlio meraviglioso, come… come la nostra Vivi…” – gemette, convulsamente, insinuandosi nella sua spalla, in preda ad uno spasmodico orgasmo, che trasportó Jared in un’oasi di illusioni – “Sí… Cole… lo faró…io lo faró.” - disse prima di annullarsi nell’altro, senza risparmiarsi.

Era nuovamente ad Haiti.
Pamela si offrí di ospitarlo, ma Jared preferí restare nel proprio alloggio ed accompagnare Syria ad un paio di visite, senza trascurare i turni alla mensa ed all’ambulatorio.
Trascorse un’altra settimana, durante la quale Colin inizió le riprese del nuovo film con Ridley Scott, che decise di ingaggiare anche Jude.
Robert accolse la novitá con gioia, piú di Law, che sembrava quasi infastidito per quel nuovo progetto.
Faceva il possibile per nascondere a Downey il proprio disagio, confortato unicamente dalla presenza di Colin, che gli appariva rinato.
“Credo che Jude abbia un problema…”
La solita video chiamata con Jared si incentró sull’argomento uk buddy.
“Con Rob?”
“Sí… c’è di mezzo Chris, anche se Jude non lo dice.”
“Strano che non si confidi con te Cole…”
“In fondo Chris non ha fatto nulla di male, tanto meno Robert. Forse Jude in un certo senso si vergogna di questa sua gelosia infondata.” – replicó Farrell assorto.
Jared fu sollevato di potergli parlare di argomenti che non lo riguardavano direttamente.
Teneva accanto al portatile le foto dell’ultima ecografia di Isotta e moriva dalla voglia di mostrarle a Colin, rivelandogli tutto, ma non poteva farlo a quella distanza, era ingiusto.
“Ora devo tornare sul set Jay… ti adoro, sai?” – gli sorrise.
“Anch’io Cole… tra due settimane ci vediamo a casa?”
Farrell si illuminó – “Certo… certo andiamo da qualche parte, mi prendo un week end lungo e…”
“Lo decideremo insieme…”
“D’accordo Jared…tu sei qui, sempre.” – ed indicó un punto preciso, sotto la camicia azzurrina.
Era bellissimo.
Si salutarono, mentre un sms era arrivato al telefonino di Jared.
Finalmente, pensó.

Era trascorso un mese dall’ultima volta che si erano visti a New York.
Jared decise di aspettare Glam sulla spiaggia dove avevano la loro casetta in legno.
Si erano sentiti lo stretto necessario, via email o telefono, per aggiornarsi reciprocamente sulla situazione ad Haiti e sulle condizioni di salute di Kevin.
Il bberry non si illuminava con la chiamata che Jared stava aspettando.
Geffen arrivó direttamente dall’aeroporto, sapeva dove trovarlo.
“Ehi mascalzone...!”
“Glam… Glam!!” – gli corse incontro.
Si abbracciarono, per poi finire sulla sabbia, in ginocchio, a fissarsi.
“Credevo che mi avvisassi...”
“Pensavi che avessi cambiato idea Jay...?”
“No... no, tu quando dici una cosa... la fai...”
Glam lo bació.
Si sentiva scombussolato, anche nervoso per quel ritrovarlo, bellissimo, con i capelli cresciuti di pochi centimetri, scompigliati con il gel, tra il castano e qualche riflesso biondo, gli occhi radiosi, il sorriso sincero.
Indossava una maglietta bianca ed un paio di bermuda neri, le infradito, pochi braccialetti ed il solito pendente del suo gruppo musicale.
“Come... come sta Kevin...?” – domandó esitante, senza staccarsi dalle sue labbra.
“Sta meglio... è partito per Vancouver, hanno un concerto domani sera...”
“Sí ho letto sul loro sito che il tour riprende e che vogliono tornare alla vita al cento per cento... c’era scritto cosí, é... è tutto vero Glam?”
“Kevin ha avuto un trauma davvero pesante... È riuscito a fare l’amore con me, ma era come se fosse fatto di cristallo fragile...”
“Mi dispiace Glam...” – gli accarezzó il volto – “Hai l’aria stanca...”
“Sono stanco Jay...” – sorrise mestamente.
“E Brandon? Sei riuscito a farlo parlare ancora con Kevin?”
“Sí, è stato fantastico, per due settimane l’ho portato da lui ogni giorno, si è trasferito a Los Angeles apposta...”
“Sí Colin... lui mi ha detto che con Kurt e Martin sono rimasti alla End House...”
“Credevo che... che tornassi da lui... nonostante quello che è successo qui...”
Jared si mise seduto e cosí fece Glam, occhi negli occhi, mani tra le mani, a gambe incrociate, pronti a confrontarsi.
“Ecco vedi... non è come quello che hanno fatto a Kevin... é... è diverso...”
“No. Non lo é. Ma cosa importa ora? A New York gli hai dimostrato il tuo perdono... anzi, l’avevi fatto subito, legittimandolo a sperare... E lui ha vinto... come sempre.”
“Colin era intossicato dai farmaci e stressato...”
“Anche quei due che hanno abusato di Kevin e Chris erano drogati ed incazzati per i loro problemi personali...”
“Smettila Glam... io ho dei figli con Colin e lui meritava una seconda possibilitá...” – sembrò giustificarlo a tutti i costi.
“Allora perché sei tornato qui?!” – chiese brusco.
“Per Syria... e la bambina... Anch’io ero quasi sicuro che tu tornassi con Kevin definitivamente.” – si alzó.
“Bene! I pezzi sono tornati al loro posto allora!” – anche Glam si sollevó, aumentando il tono della sua voce.
“Non voglio litigare con te! Tu e Kevin state di nuovo insieme e mi baci come se non fosse successo niente!!!” – urlò disperato.
“E tu finisci per scopare con l’uomo che ti ha violentato!!” – gli ringhiò Geffen di rimando.
Il viso di Jared era tremante e sconvolto – “Ok... ok Glam... io me ne torno a casa, cosí se vuoi scopare anche tu, sai dove trovarmi!” – gridó rabbioso.

Geffen si riposó nel suo studio, senza tornare dalle gemelle e da Pamela.
Gli mancava la serenità di Syria, ma decise di rimandare anche il loro incontro.
Voleva stare tranquillo e non affrontare altro stress.
Jared pianse davanti al computer, nel riguardare le foto di Glam, poi di Colin, di tutti i loro bambini, poi telefonó a Shannon e rimase un paio d’ore a parlare con lui, raccontandogli tutti i casini che erano successi.
“Mi manchi... vorrei averti qui …”
“Verrei da te subito Jay, ma Josh ha una brutta influenza, da quando siamo rientrati dal Messico... gli ho trasmesso la predisposizione alla bronchite, temo...” – sorrise, parlando piano, il bambino si era appena addormentato.
“È proprio tuo figlio allora... è cresciuto, ho visto il file che mi hai mandato...”
“Sí, sta diventando alto come Tomo...” – disse con una nota malinconica nella voce, che Jared percepì subito.
“Owen come sta? Come vanno le cose con lui?”
“E’ adorabile… dolce con Josh e con me, non posso rimproverargli nulla, è anche paziente… sai cosa intendo…”
“Certo… A proposito di uomini pazienti hai piú visto Colin?”
“Sí... ieri sera è passato a trovarci... dice che a novembre torni, era cosí... cosí felice...”
“Sí... mi riavrete tra i piedi...”
“Non vedo l’ora, soprattutto di conoscere la mia nuova nipotina... Ora, però sei sconvolto a causa di Glam ?”
“No... cioè, lui è tornato proprio oggi... Kevin ha ripreso con il lavoro e presto lo raggiungerá ... Io ho bisogno di vederlo...”
“Ok, se proprio non puoi farne a meno... Devo andare Jay... ti voglio un mondo di bene...”
“Anch’io Shan... perdonami per lo sfogo...”
“Tu sai che puoi fare qualsiasi cosa con me...”
“Ti prego non dire a Colin di questa telefonata... cioè non dirgli dello stato in cui mi hai trovato...”
“Te lo prometto... a presto Jay...”

L’aria della sera era fresca.
Glam fece una lunga doccia, si mise abiti puliti ed andó a casa di Jared.
Mangió solo della frutta.
Aveva un’inappetenza totale.
Jared riuscí a mandare giú a fatica un piatto pronto, scaldato nel microonde, fatto di verdure e uova sode.
Un bagno caldo lo rilassó.
Si infiló a letto nudo e sfinito: gli occhi lucidi ed un’ansia crescente, per quella notte da passare da solo.
Afferró il cuscino, sistemandosi a pancia in giú, guardando il cellulare, nella speranza di trovarci almeno un sms di buona notte da parte di Geffen.
Decise di mandargliene uno lui, ma si bloccó nel sentire la chiave girare nella serratura.
“Jared sono io...”
Lui non disse nulla, guardandolo riflesso nello specchio a parete, avvicinarsi e sedersi sul letto.
Si sbottonó la camicia, poi la tolse, gettandola sulla poltrona davanti a lui.
Jared adorava la schiena di Glam, la inondava di baci, si avvinghiava ad essa, sentendosi sicuro, eccitandosi al contatto con la sua pelle liscia ed abbronzata.
“Sono qui solo per scopare.” – disse Geffen distante, sia da sé stesso che da Jared, che non si mosse, pensando che fosse solo un brutto sogno.
“Va... va bene...” – balbettò stranito.
Le falangi di Jared tremarono sul bordo della federa: erano gelide.
Glam finí di spogliarsi e poi aprí un cassetto del comodino, dal quale estrasse un gel ed una salvietta.
Si giró, mettendosi in ginocchio all’altezza dei fianchi di Jared, che chiuse gli occhi.
Nella penombra Glam riusciva a vederne a malapena il profilo, ma una striscia, proveniente da un lampione esterno, feriva le iridi di Jared, che strizzó le palpebre, al primo tocco dell’altro.
Lo voleva preparare
Jared pensó che forse Geffen temeva di fare fatica a penetrarlo, che opponesse una qualche resistenza, ma lui era come svuotato, inerme ed assente da quel contesto, che trovava assurdo, come la frase ascoltata poco prima.
Mentalmente continuava a ripetersi § No... no, non è vero... Lui neppure è qui con me... §
Glam invece c’era: con esperienza inserí un primo dito, poi due, provocando un fremito ai muscoli dorsali di Jared, che si contrasse, lasciando libera una sola lacrima.
Geffen si alzó a quel punto, pulendosi, per poi chiudere la tapparella quanto bastava per eliminare quel fascio di luce fastidioso per Jared, sollevando di poco quella della portafinestra.
Si allungó, prendendo Jared sul cuore, baciandolo ed accarezzandolo, prima con le mani e poi con tutto il resto del suo corpo.
Ricoprí entrambi con le lenzuola stropicciate e si mise tra le sue gambe, ricominciando ad affondare la sua bocca in quella di Jared, che non riusciva a fermare il proprio pianto, mescolandolo a quello di Glam.
“Ti... ti amo cosí tanto Jay... io ti amo come non ho mai amato nessuno... Ed ora che ti ho perso nuovamente mi sento morire…”
I polpastrelli di Geffen segnavano gli zigomi di Jared, nuovamente visibili, grazie ad un’insegna luminosa che si accendeva alle nove e trenta precise.
“Perché ... perché è tutto cosí difficile... ed impossibile?... Glam... non odiarmi...”
“E come potrei...? Io non smetteró mai di amarti... mai...”
Improvviso si spinse dentro di lui, facendolo gridare e graffiare; Jared lo attiró a sé con tanta forza da sentire le proprie costole piegarsi sotto il busto massiccio e tonico di Geffen, che non smetteva di leccarlo e baciarlo ad ogni movimento, dal piú dolce, al piú intenso.
Era meraviglioso.
“Io... io ti voglio Glam... non posso vivere sapendo che tu per me non ci sarai piú... non... non esiste...”
“Non accadrá mai...” – replicó, senza crederci nel fondo del suo cuore provato.
Ansimando aumentò il ritmo dentro di lui, fino a venire, mordendosi il labbro inferiore.
Jared lo bloccó ancora sopra di sé – “Non muoverti... non andare via Glam...” – sembrò supplicarlo.
“Dovrá cadere il cielo... il giorno in cui dovesse succedere Jared…”

Glam preparó un piatto di spaghetti con del pomodoro fresco ed il basilico, che Jared coltivava sul balcone del suo alloggio.
Mangiarono sul letto, usando un semplice tavolino portatile e bevendo una bottiglia di champagne, dimenticata nel frigorifero.
Jared solo un bicchiere e mezzo, mentre tutto il resto finí nello stomaco di Geffen, che non si sarebbe ubriacato di certo con cosí poco.
Si sentiva solo piú sereno e leggero – “Sans souci...” – “Cosa scusa Jared…?” – disse ridacchiando.
“Senza pensieri... il tuo Francese è arrugginito...”
“Vero... ti porteró con me ogni volta che andró a Parigi, cosí non faró brutte figure...”
“Ok... io saró con te... soprattutto a Parigi...” – ribatté fissando il vuoto.
“Cosa mi dici di Syria?” – tentó di cambiare discorso.
“Nessun problema... la bimba cresce...”
“Sará bellissima tua figlia... avrá... i tuoi occhi Jared...” – gli sfioró le guance, baciandolo poi sul collo.
Jared lo trattenne, riportandolo a stendersi, per poi scivolare sino ai suoi capezzoli, per succhiarli.
Voluttuosamente arrivó al suo ombelico e poi al suo sesso, per accompagnarlo di nuovo nella propria fessura, traboccante di umori, per quanto lo stava desiderando.
Jared chinó la testa all’indietro, gemendo quando Glam sollevó i fianchi, per farglielo sentire largo e duro, perché sapeva che era ció che lui voleva.
Lo volevano tutti e due.
Si sporse in avanti, muovendo il bacino fino a sentirlo in tutti i modi.
Glam gli bació i palmi, quindi i polsi, infine lo avvolse, con quelle braccia forti e muscolose, brandendo poi la sua vita magra ed asciutta, aiutandolo – “Non... non stancarti piccolo...” – sussurró, con un sorriso carico di sogni, per poi goderlo fino alla fine del mondo.



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