Le labbra di Jared assaporavano la pelle morbida, calda ed abbronzata del compagno, mentre questi, madido di sudore, si muoveva in lui, con estrema tenerezza.
Colin di tanto in tanto si fermava, tremando sulla spalla di Jared, perso, a propria volta, nell’incavo del suo collo.
Lui adorava quel posto, si sentiva al sicuro, dalla prima volta che fece l’amore con Farrell.
Avrebbe voluto ritornare a quel momento, milioni di volte, per ricominciare tutto ed evitare gli sbagli ed il male, che si erano fatti reciprocamente nel tempo.
Con Brandon aveva spesso riflettuto su quello stato di cose: una sorta di punizione, che sia lui che Colin si infliggevano, consci di avere avuto troppo dalla vita e che non era giusto, a prescindere.
Il loro legame, poi, omosessuale, non sarebbe mai stato accettato dal resto del mondo, quindi restava qualcosa che altri giudicavano impietosamente.
L’avere dei figli, poi, per alcuni, doveva essere necessariamente un abominio.
Pur totalmente ingiusto, quel ragionamento, trovava un senso contorto nei gesti della coppia, che spesso si era spaventata di fronte ad un’eccessiva felicitá, ritenendola immeritata.
Il giorno che avessero smesso di essere i primi ad auto denigrarsi, quel giorno, forse, sarebbero stati finalmente liberi.
Chris stava ridendo, via web cam, collegato con Robert, che si stava vestendo.
Downey si era collegato con lui indossando solo i jeans scoloriti, regalo di Jude, impegnato a girare ancora due esterni.
Il programma era partire per l’ultima settimana di settembre insieme a Colin e Jared, verso l’Irlanda e poi salutarli per recarsi a Londra.
“Carini quelli papi… ma alla tua etá non trovi che siano un po’ troppo moderni?!”
“Sfacciato ed impertinente! Se fossi qui ti sculaccerei a dovere, io mi sento piú giovane di te!” – protestó ridacchiando.
“La camicia va bene…” – aggiunse il cantante dei Red Close, con aria seriosa.
“Oh grazie, sei proprio gentile, almeno questa è da vecchio, come si addice ad uno come me!”
La gioia che traspariva da quei passaggi di battute, era cosí palese, anche agli occhi di Jude, che era rientrato in anticipo.
Si era bloccato in anticamera, infastidito da quella conversazione, della quale peraltro era stato informato dallo stesso Robert, che ora sorseggiava un caffè, chiedendo a Chris come andassero i concerti, oltre a notizie su Glam e Kevin.
“Sono terribilmente radiosi con Lula, dovresti vederli…”
“Sí li immagino…”
“Tu pensi a Jared? Ma lui ha scelto Colin…”
“Te lo ha detto Kevin?”
“No papi, è stato Tomo.” – replicó facendo spallucce.
Ogni volta che gli usciva quel nomignolo, Jude sentiva una fitta al cuore.
“Jared sta bene adesso, ma a volte una nota di malinconia veste i suoi sguardi…”
“Credo che Glam e Jared si siano amati come pazzi e forse era davvero una follia questa loro relazione, destinata a finire inevitabilmente…”
“Credo tu abbia ragione Chris… Ok, adesso devo finire i bagagli, si va a Dublino.”
“Bella cittá, io saró a Parigi e poi arriverá il mio Tomo… Venite anche voi, un paio di giorni, guarda ora ti faccio come Lula, dai daii daiiii veniteee!! Ahahah”
“Non fare i capricci! Non posso… lo sai.”
“Papi cattivo!”
“Smettila! Ahahahah”
“Ok, ok, vado alle prove, poi pranzo con Kevin e stasera ultimo concerto, prima di volare in Francia…Non vedo l’ora.” – disse sognante.
“Divertitevi e non fare stravaganze!”
“Ah io!!? Ti abbraccio e ti voglio bene Rob.”
“Anch’io e adesso fila! Ciao Chris.” – e disattivó il messenger con estrema serenitá.
Quella sensazione piacevole fu frantumata dalle parole di Jude, che avanzó lento nel living, appoggiandosi alla parete, le mani intrecciate dietro ai fianchi sottili.
“Lui ti fa sentire giovane, vero Robert?” – domandó serafico.
“Judsie… ma… da quanto tempo… Domanda inutile, vero?” – ribatté aggrottando la fronte ed avvicinandosi a lui.
“Perché…?”
“Perché… Perché cosa, Jude?”
“Perché hai bisogno di lui?”
“Ok Jude, devo sbrigare ancora una commissione prima di andare, quindi esco e ci vediamo dopo, cosí ti calmi.”
“Tu non esci da qui senza avermi dato delle risposte!” – sibiló rabbioso, restando comunque immobile.
“Su cosa?! Quelle che avresti dovuto darmi sulla tua amicizia con Colin, ad esempio?? Ti ho mai rotto i coglioni su questo??!” – Downey si alteró, abbandonando la sua diplomazia.
“Vedo che l’argomento ti surriscalda Rob…” – disse assottigliando di poco le palpebre, come se trovasse soddisfazione in quel rilievo emotivo.
Downey si sentí come svuotato, improvvisamente: “Dimmi tu il perché fai cosí Judsie…” – e gli accarezzó la guancia destra.
Law respinse quel gesto con veemenza – “Non mi compri con due moine stavolta! Con Colin non mi sono mai comportato cosí! E lui non ha mai fatto tanti versi!!”
“Quali versi…?!!”
“Chris ti si offre su di un piatto di argento e tu vorresti negarlo??!” – sbottó, passando freneticamente le dita tra i capelli corti.
“Cosa diavolo pretendi Jude!!?? Che me lo scopi cosí tu avrai un motivo concreto di offendermi, come stai facendo insulsamente in questo momento!!??”
Senza aggiungere altro, Downey si spostó nell’ingresso, cercando nel cassetto di un porta telefono, le chiavi del suv.
Jude si era piegato, tenendosi lo stomaco, singhiozzante ed in crisi di ossigeno.
Travolse un tavolino in cristallo, mandandolo in pezzi con il peso del suo corpo, che ci si era come spento sopra.
Si fece un taglio al palmo sinistro, non profondo, ma che sanguinava abbondantemente, come il suo animo ferito da quella sua gelosia ossessiva.
Si ritrovó steso al centro letto, tra lenzuola fresche, fasciato con amorevole cura da Rob, che aveva spogliato entrambi, chiudendo le tapparelle, acceso qualche candela ed alzato il condizionatore.
Gli passó una bibita fresca, facendogli aspirare con la cannuccia quel liquido succoso, che lo rigeneró.
“Grazie Rob…” – mormoró, sentendosi pungere le pupille.
Downey gli sfioró la nuca, mentre si coricava tra le sue gambe, dopo avere spento l’ultima abatjour sul comodino.
Teneva Jude per i polsi, mentre lo penetrava deciso e caparbio.
Le loro bocche erano come sigillate l’una nell’altra, come ad invocare un silenzio dovuto.
Solo ai loro gemiti era consentito risalire da quelle gole avide, ma generose.
Rob gli venne dentro cosí a lungo, da farlo svenire per alcuni istanti, immensamente appagati e densi dei suoi umori e di quel suo amore, che era piú solido che mai.
Colin notó il bendaggio di Jude, che se ne stava a fissare il riverbero dell’acqua, proveniente dalla piscina della End House.
Rannicchiato sulla panchina, le gambe raccolte, gli specchi opalescenti persi in quelle gemme colore argento, che sembravano rimandarne il riflesso in uno scambio incantevole.
“Cos’hai fatto lí?”
“Buddy…ho rotto un bicchiere lavandolo…”
“Tu che pensi ai piatti, da non credere…” – e si inginocchió, per scrutarlo meglio.
“Che succede Jude?”
Una lacrima segnó la sua risposta a Colin, che gli dimostró il suo attaccamento senza esitazioni, cullandolo per qualche minuto.
Jared stava finendo di riempire i trolley, aiutato da Robert.
“Sono contento che stiate con noi allo chalet, è un luogo pieno di ricordi…”
“Lo immagino Jay, lí è arrivata la vostra Becki, giusto?”
“Sí…era un giorno triste, avevamo… avevamo perso la nostra Violet, la madre aveva preferito tenerla con sé e Colin era distrutto… Io non sapevo piú cosa fare, poi è arrivata lei, la nostra cucciola bionda…” – nel raccontare quell’episodio, Jared andó a sedersi sul davanzale, commosso ed assorto.
Downey gli scompiglió affettuosamente i capelli – “Ho come l’impressione che ti stia portando dentro un dolore cosí grande da soffocarti Jared.”
Lui inspiró profondamente, ammettendo quel suo disagio – “Ho… ho fatto una cosa e non ho il coraggio di dirla a Colin…”
“Quale cosa?”
Strofinandosi la faccia, il cantante dei Mars sembrava volere togliersi da dosso un peso angosciante – “Appena arrivato sull’isola, dopo avere ritrovato Glam, ho conosciuto una ragazza…Syria, si chiama cosí…”
“La maestra, la ricordo quando ti sei collegato… C’eravamo anch’io e Jude.”
“Io dovevo essere impazzito, ma … ma ci ho passato una notte Robert, solo una, senza dei veri sentimenti, anche se le sono affezionato, soprattutto perché… è rimasta incinta… di me…”
Downey ebbe un sussulto: si mise al suo fianco, crollando su quel ripiano in prezioso marmo albicocca – “Cavoli Jared…”
“E pensa che Colin l’ha incontrata quando è venuto a prendermi ad Haiti… E lei, prontamente, gli ha fatto credere che il padre è un medico della fondazione, anche se ad essere sinceri è stato proprio Cole ad imbeccarla, fraintendendo proprio ció che aveva visto quella sera al pc…”
“Che pasticcio tesoro…Sei emozionato a diventare padre?” – sussurró sorridendo.
“Sono terrorizzato… soprattutto se penso a come reagirá Colin, visto che ho rimandato cosí tanto la mia confessione… era costantemente il momento sbagliato, non volevo stressarlo e… non voglio perderlo Robert...”
“E non accadrá!” – affermó deciso, afferrandogli il viso contratto – “Credimi Jared, il tuo amore piú grande accoglierá questo figlio come un dono assoluto.”
“É… è una bimba, Isotta…”
“E sia… Isotta avrá… tre genitori fantastici.” – rise complice.
“Syria apprezza molto Colin, spero sará reciproco quando la porteró a Los Angeles a novembre, dopo che avrá partorito…”
“Hai pianificato tutto, vedo.”
“L’idea è questa, ma ci sono ancora delle incognite… Che spero non diventino degli ostacoli per noi.”
“Parli di Glam?”
“No, assolutamente… Glam é… è andato, si è liberato di me e del nostro amore. Per sempre."
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