Capitolo n. 149 – gold
Jared e Colin furono letteralmente assaliti dalla tribú pellerossa senza nome, della End House.
Shan ed Owen si erano aggregati, prima di partire con Josh per una settimana in Messico.
Chris e Tomo sarebbero rientrati nell’appartamento di quest’ultimo, prima che i Red Close riprendessero il tour nell’America del nord, ad inizio settembre.
Il cantante del gruppo andó a fare visita a Kevin, per capire se ci tenesse ancora al loro progetto.
Il bassista aggrottó la fronte, seduto sul lettino prendisole in terrazza.
Geffen lo cingeva, rassicurandolo, su qualunque decisione avesse preso: “Ad Haiti cercheremo una casa per noi e Lula, se non sará adesso succederá a novembre tesoro, come avevi programmato. Puoi cambiare le cose in qualsiasi momento…” – gli sorrise.
“Sí daddy… lo so, ma mi dispiace lasciare Chris a pochi metri dal traguardo…”
Il compagno di Tomo ne fu felice – “Allora non ci molli, è fantastico! Bobby è a Chicago adesso, è ingrassato cinque chili, si è abbuffato di pizza e lasagne ahahah”
“Mio Dio, ad agosto…” – disse Kevin, stringendo le mani di Glam, che si sentí dispiaciuto, capendo che al suo ritorno ad Haiti avrebbe ritrovato Jared e non sapeva come gestire la loro relazione, ammesso che fosse sopravvissuta alle recenti vicissitudini.
Confidava in una sua presa di posizione, dopo avere ripristinato il suo rapporto con Colin, perché si sentiva incapace di resistergli in caso contrario, era come svuotato, dopo avere assistito Kevin e, soprattutto, dopo avere ottenuto, ancora una volta, il suo perdono incondizionato.
Jared cercava con lo sguardo qualcuno.
Mr Wong stava regolando l’altezza della siepe, che circondava il magnifico roseto del parco.
“Lui non c’é.” – disse pacato, con un sorriso di comprensione.
“Co… cosa signor Wong?” – disse l’altro smarrito.
“Il padre del piccolo cuore impavido.”
“Cuore impavido?... Ahh Lula…” – sorrise, nel ricordare i vari soprannomi usati dai bimbi.
“Infatti. Bentornato Jared.”
“Ben trovato signor Wong.” – replicó, sistemandosi il copricapo da capo indiano.
Ne avevano anche uno Tomo e Shan, mentre Rice preferiva stare nei pressi della piscina, a parlare un po’ con Colin e farsi dei bagni con lui e Yari, che avrebbe disputato un torneo nel pomeriggio e si stava allenando.
“Quindi secondo lei mi sta evitando…” – chiese, con quella confidenza che da sempre contraddistingueva il loro interagire sincero.
“È la cosa piú opportuna. A mio modesto parere, ovvio.” – e posó le cesoie nella cesta di vimini, riprendendo a camminare al fianco di Jared.
“Signor Wong è possibile, secondo lei, amare due persone…?”
“Certo. Il problema è che non succede nello stesso modo. Se cosí non fosse, sa che monotonia, la vita?” – e gli posó una mano sulla spalla – “E tu Jared non ti sei mai annoiato un giorno, da quando sei nato.”
Jude, nudo ed abbronzato, risalí dopo un bagno nel mare greco, cristallino e tiepido, usando la scaletta tra gli scogli, sotto al loro rifugio, ben protetto da sguardi e teleobiettivi.
Robert lo accolse sulla veranda coperta, avvolgendolo in un telo e poi in un lenzuolo candito, per finire tra le sue braccia.
Le regole non erano cambiate neppure per quell’estate.
“Un po’ di frutta Judsie? Non hai fatto neppure colazione…”
“No tesoro, ho ancora lo stomaco chiuso… ma mi sono rilassato in acqua, per tutto il resto…”- sorrise, poco convinto.
Downey gli bació la tempia destra, intrecciando le proprie dita a quelle di Jude, che sembró addormentarsi.
Soffriva del jet lag, restando scombussolato per diverse ore; non avevano fatto l’amore dal loro arrivo, cosa inconsueta, ma Robert scherzava sull’incedere del tempo, senza dare peso a quel dettaglio.
Era semmai preoccupato nel vedere Judsie cosí scosso, da quando nelle loro vite si era affacciato Chris, che riversava su Downey un attaccamento vivace ed intenso.
Gli mandava sms, anche spregiudicati, su come filava tutto liscio con Tomo - § Facciamo sesso anche alle quattro di mattina, pensa… sono di nuovo felice papi… ti voglio bene §
Aveva iniziato a chiamarlo in quel modo, emozionandolo e sconvolgendo quella parte di sé, che probabilmente non aveva mai vissuto con i suoi veri figli un legame tanto intimo e profondo.
Ne aveva paura, ma ne era attratto.
Voleva vivere quelle sensazioni, in uno scambio dolce con Chris, pulito ed innocente senza cedere ad altro, non se lo sarebbe mai perdonato.
Jude era la sua prioritá, ma se avesse saputo di quegli sviluppi, ne avrebbe sofferto.
Robert decise di parlare con Chris, alla prima occasione, senza offenderlo e tanto meno respingerlo, ma non era semplice.
“Messico allora? Ottima scelta…” – disse Colin, versando altra limonata.
“Grazie… sí, con Shan e Josh mi divertiró a fare surf, almeno a me piace, a loro non credo. Il piccolo comunque terrá i braccioli ed al massimo arriverá alla piscina del resort.”
“Ne avrai la massima cura, si vede che lo adori…”
“Sí Colin, è davvero importante per me. Quel cucciolo è straordinario…”
“Con Shannon come vanno le cose?”
“Bene, siamo… sereni, come mai è successo… Prima c’era sempre nervosismo, ora è come se fossimo maturati… non abbiamo piú paura di amarci, forse è questo.” – sorrise, ricambiando il brindisi di Farrell – “Auguri, ragazzi.”
Jared lo stava baciando da dieci minuti, imprigionandolo tra due ante della camera armadio.
Colin si sentiva leggero, drogato di lui, come agli esordi del loro amore.
“Mi manchi Cole…”
“Ora sono tuo prigioniero…mi hai rapito vicino al fiume, hai fatto scappare il mio cavallo, poi lo hai rubato…è tuo, adesso, ma il mio cuore l’hai conquistato da molto prima…” – gli sorrise, baciandolo sul collo e poi sul petto.
Si tolsero le casacche, ma un rumore li interruppe.
“Bussano Colin…”
“Bussano? Oh miseria… proprio adesso…!” – si lamentó allegramente, rivestendosi ed andando a vedere chi fosse.
“Lula?!”
“Ciao zio Colin, posso entrare?” – disse il bimbo con il suo bel sorriso.
“Certo vieni…”
“Zio Jared! Ci sei anche tu!” – e gli corse incontro.
Jared si inginocchió, accogliendolo e coccolandolo – “Ehi che succede peste…?”
La sua voce era dolce, Colin li osservava, provando una sensazione, che non sapeva spiegarsi.
Era evidente la loro sintonia ed immaginó Jared con Geffen a crescere quel soldino di cacio, lontani da lui e specialmente da Kevin.
Il suo stomaco si annodó, pur dandosi dello stupido, perché i bambini meritavano attenzioni amorevoli, senza compromessi o limiti, imposti dai problemi degli adulti.
Il suo rammarico si sciolse in un’altra percezione, ora bellissima.
“Volevo chiedervi la mano di Violet! Sono molto innamorato! Giuro!”
Colin squadró Jared, che era stupito almeno quanto lui.
“Accidenti è una cosa seria…” – “Sí zio Colin!” – ribadí convinto.
“Siete cosí…carini!” – esclamó Jared – “Ma anche troppo giovani Lula. Noi che siamo i suoi papá, peró, siamo felici del tuo interesse, giusto Cole?”
“Sí giusto tesoro…” – e prese lui in braccio Lula, che era soddisfatto e li inondó di bacini affettuosi.
Yari vinse due megaglie, nello stile libero e nella staffetta a quattro.
Tutti fecero un tifo pazzesco dagli spalti, compreso nonno Meliti, che aveva contribuito alla costruzione del palazzetto dello sport, dove si svolgeva il torneo.
Un responsabile della nazionale USA parló con Farrell per sapere se potevano ingaggiare il figlio, ma lui si riservó di discuterne con Jared ed in particolare Yari, per dare poi il consenso.
Festeggiarono tutti nel ristorante del cugino di Antonio, addobbato per celebrare la bravura di Yari, che si sentí al centro dell’attenzione.
“Ero certo che il nostro Yari avrebbe sbaragliato la concorrenza, ma anche in caso contrario sarebbe stata una splendida festa, se la merita.”
“Grazie Antonio, sei fantastico…” – Jared era commosso.
“Come vanno le cose giovanotto? Domani riparti?”
“No… resto ancora un paio di giorni…Volo lunedí ad Haiti…”
“Colin mi ha detto che tornerai a novembre, ma spero di rivederti prima.”
“Sí… certo… ogni due o tre settimane verró a Los Angeles…”
Meliti lo prese da parte.
“So di Syria, avrai imparato che nulla mi sfugge.”
Jared ebbe un sussulto – “Lo immaginavo Antonio…”
“Ed io immagino i tuoi timori… per Colin.”
“Sto sbagliando secondo te, nel nascondergli che avró una figlia?”
“No. Ha superato molte difficoltá ultimamente, lascialo respirare. Sará uno shock per lui, ma confido nel suo buon senso.” – sorrise.
“Perché sul mio hai perso ogni speranza, vero Antonio?” – domandó, scrollando le spalle.
Meliti lo abbracció, paterno e forte.
Jared non aspettava altro.
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