lunedì 23 maggio 2011

GOLD - Capitolo n. 168

Capitolo n. 168 – gold



La visione dei fianchi di Jude, asciutti e sottili, era salvifica per Robert: si sentiva finalmente al sicuro.
Incontrare il sorriso del suo bellissimo ragazzo inglese, sentendo l’essenza di lui come uomo, forte, virile ed innamorato tra le proprie gambe, seguire poi i battiti del cuore di Jude, visibili sotto la pelle del petto glabro ed abbronzato.
Ogni dettaglio rasentava la perfezione.
Come quell’amplesso, che Jude stava facendo durare il più a lungo possibile, fermandosi diverse volte, affinché Downey dapprima si abituasse a lui, poi che lo assaporasse a fondo, infine che ne soccombesse, grato ed appagato in modo assoluto.

“Cosa prendiamo?” – la domanda di Colin cadde nel vuoto.
Shan stava ridacchiando con Owen, per l’abbigliamento stravagante di una signora due tavoli avanti il loro, mentre Downey e Law descrivevano a Claudine tutta una serie di manie del fratello.
Farrell sbuffò, richiamando tutti all’ordine con un colpo di tosse piuttosto evidente.
“Dunque! Non peraltro, visto che vi ho invitati io… vogliamo decidere cosa mangiare, anche perché tra un po’ svengo!” – ringhiò.
Senza neppure avere terminato uno strano verso da affamato cronico, Colin si ritrovò spostato a lato sul divanetto, da una spinta decisa – “Ehi ciao irish buddy! Sono Xavier, tuo cognato mi conosce bene, anche … honey, anche tu qui!!”
I presenti sbarrarono gli occhi increduli, ma poi, dopo un minuto di imbarazzo latente, Farrell abbozzò un sorriso – “Ciao… sì… ti conosco… Ok, accomodati.”
“Già fatto! Ci sono le fettuccine al ragù di agnello?” – domandò con occhi da cerbiatto.
“Mioddio…” – mormorò Law, lanciandogli un’occhiataccia, quasi peggiore di quella riservata a Xavier da Rice.
“Sì, ci sono… bene, le prendo anch’io. Voi?” – disse Colin esterrefatto, ma con una certa arrendevolezza.
Gli altri fecero la loro selezione svogliatamente, infastiditi dalla presenza di Xavier, che non si curò minimamente della tensione palpabile ad ogni parola successiva alla sua venuta.
Il ragazzo sezionò le espressioni dei commensali e poi iniziò a bombardarli di frecciatine, anche velenose.
“Tu sei la nuova moglie di Robert?” – disse, sgranocchiando un grissino, rivolgendosi a Claudine.
“Ehm no… sono la sorella di Colin.”
“Ah scusa, vero, la consorte di Downey Junior è la biondina lì a destra…” – e fece l’occhiolino a Jude, che lo avrebbe volentieri affogato nella vasca delle aragoste, non meno di Owen e Shan.
“Honey ma lui ti fa anche da body guard?” – e sghignazzò dando una pacca a Rice, che gli afferrò il polso, con veemenza – “Piantala Xavier con i tuoi lazzi da quattro soldi! Ti sei autoinvitato, rompi i coglioni a tutti e… A proposito Meliti sa che sei qui?”
“Yummm le nostre fettuccine Colin! Eccole qui…” – e fece un’espressione fanciullesca, senza badare al resto della combriccola ormai.
“Oh bene, almeno starai un po’ zitto.” – sussurrò Colin, piuttosto divertito da quella serata movimentata.
Xavier gli ricordava Jared in alcune sfumature, anche se lui non era mai stato tanto pedante.

“Pizza alle verdure, il principino è servito!” – Geffen rise, nel passare dal microonde a Jared uno dei suoi cibi preferiti.
“Yeahh grazie! Ci voleva!” – ed iniziò a divorarla – “Anche già tagliata, come sei dolce Glam…” – e socchiuse le palpebre assaporando quella delizia.
Lui in risposta gli diede un bacio tra i capelli, provando una malinconia latente, nel ricordare altre serate simili, in verità troppo poche, trascorse ad amarlo senza pensieri.
Quella scritta troneggiava ancora sulla lavagnetta della cucina: Jared non l’aveva mai cancellata.
Geffen decise di chiedergliela, per conservarla in un baule, dove aveva riunito negli anni molti cimeli sportivi, familiari e personali.
Jared annuì sereno – “E’ tua… come parte di me.” – ed abbassò lo sguardo, arrossendo.
“Tu riesci ancora a stupirmi e penso che succederà finchè incroceremo le nostre esistenze in qualche modo Jay.”
“L’importante è non farsi più del male Glam…”
“Non accadrà, promesso.” – e sorrise, finendo un’insalata di riso molto saporita.

“Oh dunque, il nonnino, troppo preso dalle tette di Carmela… ops sorry Claudine, mi distraggo sempre e penso di essere ad un tavolo di soli maschioni, come me… beh sì insomma…” – ed ondeggiò la testa, come quei pupazzetti scemi, che si appendono ai vetri delle auto.
“Adesso basta!” – tuonò Jude.
“Calmati tesoro…” – disse Robert, guardandolo amorevole.
“Sì calmati mr Law… sai mi ricordo di te a Boston, quando venivi alla Stuart Gallery con quella bionda… come si chiama… Tienna… Penna… SIENNA! Un po’ allegrotta come signorina e …” – ma Colin lo interruppe, prendendolo per un braccio – “Ha ragione Jude, devi smetterla, andiamo a fumarci una sigaretta fuori!”
“Wow che onore, non ditelo a Jared, se no mi uccide!” – e sparirono oltre l’ingresso.
Rice si strofinò la faccia – “Dio…che cazzata salvarlo da Gabriel…”
“Ma si puo’ sapere cosa cazzo gli ha fatto questo Gabriel?” – domandò stizzito a quel punto Downey.
“Cosa vuoi che ti dica, forse Xavier mi ha detto un sacco di balle… lo picchiava… sarà vero? C’è quasi da capirlo!” – e scoppiarono a ridere.

“Sei proprio un uomo generoso Farrell.” – disse appoggiandosi al muro in mattoni a vista, mentre Colin gli accendeva una Camel.
“Xavier smettila di giocare, con me non attacca.”
“Lo so, conosco Leto junior, andavo ai loro concerti quando avevo diciassette anni… Una figata!”
“Sì lo immagino…”
“Lui ti amava già da morire all’epoca.” – disse facendosi serio ed assorto.
“Ci amavamo ancora prima di incontrarci, forse anche di nascere, anzi, togli il forse.” – e sorrise.
“Sì, è così.” – e contraccambiò, ma con un sorriso triste.
“Siete una coppia aperta, perché nel caso io…” – “NO!”
“Ok, non siete una coppia aperta, però…”
“Xavier dacci un taglio.” – ribattè seccato.
“Avevo solo voglia, sei così bello…”
“Ti ringrazio, anche tu sei un ragazzo splendido, se lo negassi sarei un imbecille, ma amo il mio sposo e tu non sai cosa voglia dire essere uniti in un modo simbiotico come il nostro, diversamente non ti offriresti ad uno che neppure conosci davvero.” – disse serio.
“I miei ventitre anni sono pochi, ma ti assicuro che…” – il suo atteggiamento divenne da sfacciato a commosso – “Ok, torno dal vecchio, prima che mi gambizzi.”
“Meliti è una persona rispettabile, non approfittartene.”
“Figurati…” – e scrollò le spalle, scappando verso il parcheggio, oltre il quale c’era una fila di taxi.
“E grazie per la sbobba Colin!” – gli urlò dal marciapiede a cinquanta metri da lui.
Farrell gettò la cicca, tornando sui propri passi, ma una frenata stridente lo bloccò.
Fece appena in tempo a vedere Xavier dimenarsi per sfuggire ad un colosso di muscoli, che lo stava buttando di peso dentro ad una limousine bianca.
Jude e Robert avevano deciso di prendere una boccata d’aria ed assistettero alla scena.
Farrell si accorse di loro e li esortò a salire sul suv, per inseguire la berlina, già ripartita.

La strada era vorticosa e saliva verso le colline di Los Angeles.
Iniziò a piovere.
“Cazzo anche il temporale… ma dove andranno?!”
“Non lo so Colin… tieni la distanza…” – disse Jude, mentre Downey avvisava Rice di quanto successo.
Owen saldò il conto ed accompagnò Claudine a casa Farrell, aspettando da lì notizie, insieme a Shan ed i bimbi.
“Di qui si va verso dei resort di quelle nuova catena Judsie… Guarda il cartello.”
“Sì Rob hai ragione… Stuart alloggerà lì… Si fermano, cosa facciamo? Loro hanno il pass per il garage sotterraneo.”
“E noi andiamo dentro e prendiamo una stanza.” – intervenne Colin.

Si presentarono poco dopo, con dei sorrisi accattivanti alla signorina della reception, che li riconobbe immediatamente – “Buonasera…”
“Salve… ehm… Sara!” – disse Colin sbirciando il cartellino di riconoscimento.
“Salve mr Farrell… mr Law, mr Downey, che onore…”
“Lei è troppo buona… Sara, guardi, noi abbiamo in mente uno scherzo per un nostro vecchio amico, Stuart Gabriel, che alloggia qui.” – disse Robert sporgendosi un po’, con quei suoi occhi liquidi come pece, suadenti ed ammaliatori.
“Ve… veramente… per la privacy…”
“E’ una sorpresa, ci dia una mano e le manderò un fascio di rose domani mattina!” – e fece un saltello.
“Ok… stanza 404… gli ascensori sono da quella parte…”

Quando Stuart aprì, Colin gli si parò davanti con una certa veemenza – “Dov’è?”
“Signor Farrell…Come posso aiutarla?”
“Dov’è Xavier!”
“Vedo che si è portato la cavalleria. Sta dormendo, ovvio, a quest’ora…” – disse suadente, senza spostarsi.
Colin si stava innervosendo, ma poi notò uno specchio, sulla destra, che rifletteva il resto della suite. Xavier era rannicchiato su di una poltrona, in boxer, con un segno rossastro sotto alle scapole.
Scrutando meglio l’abbigliamento di Gabriel, si accorse che non aveva la cintura.
“Mio Dio… Si sposti stronzo!” – e gli diede uno strattone.
“Si fermi, come si permette!!!” – tuonò, ma prontamente Jude e Rob lo bloccarono, spingendolo dentro e richiudendo la porta.
“Xavier… ehi… ehi!!” – Colin lo scrollò, ma lui era come immerso in uno shock catatonico.
Lo avvolse in una coperta e fece per portarselo via, ma Stuart si divincolò, cercando invano di sbarrargli la strada – “Chiamo la polizia Farrell!!”
“No la chiamo io, tra dieci secondi, se non sparisce!! Ha capito sporco bastardo??!!”

Jude portò del latte caldo con i biscotti di miss Wong.
Robert e Colin si davano il cambio, nel tentare di farlo parlare, ma sembrava inutile.
“Guarda qui Xavier, cosa ne pensi? Li assaggiamo?” – chiese Downey, sfiorandogli la fronte.
L’artista iniziò a piangere sommessamente, quando il profumo dolce e semplice del passato gli arrivò alle narici.
La madre gli preparava sempre una colazione fatta di latte e biscotti, sembrava un frammento di gioia ingurgitato dal tempo.
Downey si alzò dalla sedia, ma Xavier lo fermò con un cenno del capo tremolante.
“Mi… mi ha sempre pestato… a morte…” – disse con un soffio di voce.
Jude si coprì la bocca con il palmo sinistro, trattenendo a stento il pianto, che poi liberò, andandosi a stendere a fianco di Xavier, spostandolo nel mezzo ed invitando Robert a fare altrettanto – “Potrebbe essere nostro figlio…”
Era vero.
Colin diede loro la buonanotte, distrutto da quelle emozioni devastanti.

Lula aveva lasciato dei dvd della Disney da Jared, che ne mise uno nel lettore.
“Non ho molto sonno…ti dispiace Glam?”
“Figurati…ma non addormentiamoci sul divano, se no la mia schiena, sai ho una certa età!”
“Lo so…Kevin me lo dice sempre, che sarà il bastone della tua vecchiaia!” – e fece una smorfia divertita.
“Non ti strangolo solo perché abbiamo un sacco di cose da fare in giro per il mondo!” – protestò, accogliendolo sotto la sua ala.
“Sono un ragazzo fortunato!” – disse ridendo.
“Sì insomma… ragazzo…” – sibilò Glam, ricevendo in cambio diverse cuscinate.
Si sentiva in pace con sé stesso, dopo un’eternità.





XAVIER

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