mercoledì 11 maggio 2011

GOLD - Capitolo n. 156

Capitolo n. 156 – gold



La End House era animata da una festa degli amici di Yari, a cui partecipavano anche i piú piccoli, sotto la sorveglianza di Tomo e Shannon.
Owen li avrebbe raggiunti per cena, nel locale dove Jude aveva prenotato una sala privata.
C’erano anche dei clown, ma quello che si divertiva di piú era Downey, funambolico e poliedrico come sempre.
Law arrivó dal set, dove le cose andavano molto meglio.
Jared fu travolto da confusione e colori, nonché da risa e, soprattutto, dall’abbraccio del suo amato fratello, con cui sparí per un’ora, mentre gli altri si abbuffano di pizzette ed involtini primavera.

“Miseria Shan… era quasi fatta…invece Syria e Carlotta si sono inventate quella storia di Sebastian…”
Erano avvinghiati sul divano della camera dei regali, a coccolarsi.
“Forse è stato meglio cosí… non credi?”
“Hai ragione, sono io che devo dirglielo.”
“Infatti, ma sono sicuro che Colin capirá…”
“Dovevi vederlo, era raggiante davanti alla pancia di Syria, le ha chiesto anche il nome e gli è piaciuto…Lui è fatto cosí, un papá nato…Tutti i bambini si innamorano di lui…”
“È successo anche a te Jay… anche se Cole è piú giovane.” – sorrise.
“Quando mi ha detto che era sul pianerottolo mi è venuto un colpo… ma mi sono sentito in salvo… ho cosí bisogno di lui e del suo modo di amarmi, anche se abbiamo avuto dei momenti difficili.”
“Li avete superati a quanto vedo…”
“E tu Shan? Con Tomo, siete in armonia o sbaglio?”
“Diciamo che abbiamo deciso quasi tacitamente di essere adulti, soprattutto per non sconvolgere Josh. Certo abbiamo fatto un po’ di casino, ma adesso siamo sereni…”
“Non ti manca mai…?” – chiese esitante.
Shan gli prese il mento - “Come a te manca Glam?”
Jared si rannicchió sul suo cuore, senza aggiungere altro.

Kevin annullò interviste e prove, pur di rimanere piú tempo possibile con Lula e Glam, che si stavano godendo la vacanza in Canada.
Il bimbo scattava foto e giocava con i suoi papá fino a sfinirsi.
Adorava dormire con loro nel lettone, ma quando crollava, Glam provvedeva a sistemarlo nella sua cameretta, all’interno della suite, che la casa discografica metteva a disposizione a Kevin.
I concerti avevano molto successo e le quotazioni dei Red close erano arrivate in orbita.
“Sicuro di volere rinunciare a tutto questo, Kevin?”
Geffen glielo chiese, massaggiandogli la schiena.
“Da ieri praticamente…” – sorrise.
“Gli applausi, i fan, le copertine… sei fotogenico!” – rise.
Kevin si voltó, accogliendolo sul petto – “I miei progetti sono definitivi daddy.” – disse tranquillo.
“Ok Kevin…” – e gli diede un bacio sul collo.
“Ok daddy… altre domande?”
“Mmm una… cosa fai stasera bel ragazzo?”
“Ho… un impegno…con un uomo interessante… un po’ maturo, ma a me piacciono cosí…”
“Ah allora non sono io, mi sento un pivello…”
Risero, baciandosi intensamente.

Owen arrivó in ritardo, scusandosi con i presenti.
Shannon notó nei suoi modi una leggera tensione e pensó fosse per la presenza di Tomo, ma proprio con lui Rice fu molto cordiale e disponibile al dialogo, soprattutto su Josh.
Colin e Jude divertivano Rob e Jared con alcuni aneddoti del loro ultimo film, poi tutti si accomodarono.
Il menú era a base di pesce e champagne, Jude aveva scelto per i commensali, azzeccando i loro gusti.
Nessuno fece domande inopportune su Haiti, mettendo a proprio agio Jared, che era semplicemente venerato da Colin, a cui mancava solo di imboccarlo, per farlo sentire al centro del mondo.
Una volta in auto, Shannon volle indagare su quello stato d’animo inquieto, che avvertiva nei gesti di Owen.
“Amore è successo qualcosa?”
“Perché me lo chiedi Shan…?”
“Stasera sei diverso…Guai sul lavoro?”
“Assolutamente, sono solo un po’ stanco e vorrei fare un’altra vacanza, ma da solo con te stavolta.” – replicó con un sorriso tirato.
“Per me va bene, ma dovremmo farla subito, perché poi Tomo andrá qualche giorno a Parigi, a fine mese, per stare con Chris e noi avremo Josh.”
“Sono sempre felice di avere il cucciolo con noi, sai quanto vi amo.”
“Lo so Owen… Guarda, c’è un’auto davanti al cancello principale.”
“Sono quelli della sicurezza, intanto passiamo dal retro.”
Una volta rientrati in casa, Rice silenzió il cellulare e Shan notó che nel frattempo inizió ad illuminarsi, ma Owen lo mise in tasca, senza rispondere.
“Un brandy Shan? L’aragosta era stopposa…”
“Io l’ho trovata squisita, ma se proprio insisti…faccio una doccia, me lo porti in camera?”
“Certo tesoro…” – e lo bació frettolosamente, prima di sparire nel corridoio.
Shan sospiró, indeciso se seguirlo.
Gli dispiaceva non dimostrargli fiducia, ma era preoccupato.
Owen era entrato in biblioteca, incurante della porta rimasta aperta.
Shan si tolse le scarpe e si avvicinó a sufficienza, per sentirlo parlare concitamente.
“Smettila di chiamarmi, cazzo!” – ringhió.
Ovviamente Shan non riusciva ad ascoltare la persona all’altro capo del telefono, ma era evidente che non fosse un amico o amica di Owen.
“Sei davvero uno stronzo… e allora? Cosa pretendi?...No, non ci sperare! … ecco, appunto, è stata solo una scopata, quindi lasciami in pace!!” – e riattaccó tremante.
Lo sconosciuto richiamó, ma Rice spense il suo Nokia definitivamente.
Shan tornó a letto, notando da alcuni monitor di sicurezza che quella bmw era ancora dove l’aveva vista.
Riflettendoci, era un modello inconsueto per la vigilanza.
La berlina si mosse bruscamente: forse quell’uomo chiamava da lí e Shan si diede dello stupido per non avere preso nota della targa.
Meliti l’avrebbe di certo scovata in cinque minuti.
Si sentiva turbato, ma Owen poteva riferirsi ad un episodio del passato e lui non aveva prove su eventuali tradimenti.
“Eccoti il digestivo…ma non dovevi farti una doccia Shan?”
“Vado adesso…” – replicó con un velo di tristezza negli occhi.
Rice non ci fece caso, era ancora scosso per quella conversazione animata: trangugió il prezioso distillato, versandosene un altro, come se potesse lenire quel fastidioso malessere, che lo tormentava.

Robert e Jude rimasero a casa di Colin e Jared, finendo per giocare a Monopoli sino alle due del mattino, ridendo come pazzi per come Downey barasse spudoratamente.
“Facciamo uno strip poker!?” – propose Jude, vincitore della partita, ma tutti gli tirarono case, hotel, banconote, imprevisti e probabilitá.
Una volta accucciolato sul ventre di Rob, questi si lamentó che avrebbe voluto vedere Jared in mutande, scatenando una lotta con i cuscini, che si protrasse per oltre un’ora.
“Ma cosa stanno facendo…?” – chiese Colin, passando davanti alla loro porta insieme a Jared, dopo avere controllato le principesse.
“Ci stanno distruggendo il mobilio…credo ahhahah”
“Pazienza… gli manderemo il conto a casa Jay…” – e, prendendolo in braccio, lo portó a dormire.




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