venerdì 2 marzo 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 56

Capitolo n. 56 - sunrise


Le candele accese erano forse un migliaio ed il profumo di amarilli, rimandato dagli incensi, così gradevole ai sensi di Jared, da ricordargli terre lontane e sensazioni intense, condivise con l’uomo che amava.
Forse i passi alle sue spalle erano proprio i suoi, lenti, ma solidi, come le mani, che lo voltarono e la bocca che gli diede un bacio caldo e profondo.
L’azzurro di quelle iridi era luminoso, però lontano dai quarzi cupi del suo Colin.
“Glam …?”
Gli sorrise – “Vuoi sposarmi Jared?”
Il balzo che fece sul letto fu fragoroso come il cuore, schizzatogli in gola.
“Mioddio …” – mormorò, scattando ulteriormente al tocco di Colin, destatosi di soprassalto quanto lui.
“Amore cos’hai?”
“Cole … no … niente … un …” stava per dire incubo, ma non lo pensava affatto.
“Un brutto sogno Jay …? Vieni qui …” – e lo strinse, riscaldandolo con il tepore di quel corpo, che Jared desiderava da morire ad ogni ora del giorno.
“Non … non proprio … non lo so … l’ho già dimenticato Cole.” – e si baciarono, consegnandosi l’uno all’altro senza rimandare oltre.



Chris curiosava tra le spezie utilizzate da Steven, per la preparazione della carne e di svariate verdure alla griglia.
“Che buon sapore …”
“Ehi Christopher, lo sai che non devi pasticciare in cucina quando ci sono io …” – e gli diede dei piccoli morsi sul collo e sul petto.
“Perché lo fai nudo …?”
“E’ divertente, comunque ho il grembiule, se non l’avessi notato.” – protestò, sollevandolo per farlo sedere sul bancone occupato da mestoli e casseruole.
Il cantante rise, armeggiando con il nodo, che teneva chiuso quel blando indumento.
“Hai persino le tasche Steven …” – disse leccandogli le labbra.
“Potresti indagare meglio Christopher …” – e sorrise malizioso.
“Davvero …? Così?” – ed affondando nell’incavo della sua spalla, per succhiarne una porzione di pelle già arrossata da precedenti attenzioni, il ragazzo brandì la sua erezione, infilando le mani al di sotto della stoffa in lino grezzo.
“Chris …” – ripeteva il suo nome, tra gemiti e grida sommesse, ma senza resistere, lo trascinò giù, girandolo prono davanti a sé, per prenderlo immediatamente.
Steven sparse baci ed altri morsi sulla schiena di Chris, che ancorandosi al pianale, lo esortava con il linguaggio di quei muscoli vibranti e disponibili a non farlo attendere troppo.
Il medico gli strappò la maglietta, scendendogli i jeans alle caviglie – “Nemmeno i boxer ti sei messo … sei davvero un bambino cattivo!” – gli ruggì, penetrandolo con un’unica spinta.
Chris boccheggiava, sentendo rivoli di sudore precipitargli dalle tempie alle guance, che Steven si premurò di asciugare con la bocca avida, catturando la sua a tratti, con vigore e lascivia.
“Scopami … scopami Steven …” – ansimava e godeva, spingendosi verso di lui, come a volerlo sentire maggiormente.
La sua libido sembrava pulsare nelle vene del collo, come se ribollisse in ogni centimetro del suo tonico sembiante.
Steven aumentò il ritmo e così la sua mano, tra le gambe di Chris, che stava perdendo ogni inibizione: gli avrebbe permesso qualsiasi gesto e la cosa, per un attimo, lo spaventò.
Boydon lo sovrastava e dominava, dopo averlo voltato nuovamente a sé, per riempirlo e sbatterlo sul pavimento, senza più freni.
Era come un reciproco sfogo, nel dimostrare che non esisteva alcun limite invalicabile, tra loro.
Chris si coprì il viso con gli avambracci, incrociandoli, come se non riuscisse a sopportare la visione di Steven, così stravolto nel possederlo, ma lui gli afferrò i polsi, riaprendo con veemenza le sue ali scultoree e dorate, spingendole oltre la testa arruffata e madida, per poi svuotarsi con un suono gutturale sordido e quasi malvagio.


“Sono troppo elegante Sammy?”
Dean sembrava tenerci a quella serata.
Sbirciava dallo spioncino l’eventuale arrivo dei restanti invitati e si calmò quando li vide.
Robert e Jude avevano jeans e camicia bianca, come lui, mentre Sam aveva preferito una polo nera su pantaloni eleganti, della stessa tonalità.
“I coniugi Downey Law sono informali …”
“Te lo avevo detto di non preoccuparti Dean.” – gli disse con un sorriso, ammirando la sua avvenenza indiscutibile.
“Sì comunque …” – “Ti amo Dean.” – e lo strinse, con una dolcezza devastante.
“Sammy …”
“Voglio fare l’amore con te.” – disse tornando a fissarlo.
“E’ … è tardi …” – però il tempo per un bacio lo trovarono ugualmente.
Quasi si divincolò, ma il profumo di Sam era ipnotico.
Vi sprofondò il profilo, percependo il suo battito cardiaco accelerato.
“Sammy io ti …” – ed inspirò, incapace di proseguire.
“Lo so …” – affermò con cupa rassegnazione il più giovane, liberandolo dalla sua amorevole custodia.


Chris non aveva molto appetito.
Downey lo notò, bisbigliandogli qualcosa.
“Ho … assaggiato e … mi sono abbuffato di fragole, non preoccuparti papà …” – spiegò arrossendo.
Jude non si volle distrarre dalla conversazione che intratteneva con Steven, coinvolgendo anche Dean, spesso incuriosito dall’atteggiamento di Robert con il leader dei Red Close.
“Quindi mi dicevi dell’anno sabbatico Chris …” – accennò Dean, dirottando l’attenzione su di lui.
Sam trangugiò dell’acqua gelida e tossì.
“Non strozzarti, devi farcire le meringhe!” – disse ridendo il broker, beccandosi un’occhiata pungente dal compagno.
“Sì voglio ritemprarmi e poi sto componendo nuovi pezzi … è la prima volta, di solito li scrivono degli autori del mio staff …”
“Ho qualche spartito in soffitta, vero Jude? Magari non è nel tuo stile Christopher … o forse ti piacerebbe ascoltare ugualmente …”
“Certo papà, so che sei bravo al pianoforte, dopo ci suoni qualcosa? L’ho appena comprato, è nel soppalco …” – propose radioso.
“Va bene … Jude cosa ne pensi? Sarò in grado di strimpellare?”
“Sicuro … Tu hai sempre un asso nella manica Rob.” – e sorrise tirato.
“Steven vado a prendere altro contorno, ne vuoi?”
“Sì piccolo, grazie …” – ed ammiccò, tamburellando le posate sul piatto.
Dean lo seguì un istante dopo – “Do una mano a Chris.” – sembrò giustificarsi e sparì.

“Posso averne anch’io?” – disse puntandolo, come aveva fatto nel solarium il giorno prima.
“Certo … c’è una seconda teglia, un minuto e la scaldo.”
“Non è necessario … Christopher.” - disse appoggiandosi al bordo del ripiano, diminuendo il tono di un’ottava.
“Come credi … lì ci sono le posate.” – ribattè scocciato da quella sua insolenza, anche fisica.
Dean, prima di oltrepassare la soglia della stanza, si era slacciato un paio di bottoni della casacca candida e modaiola, scoprendo una porzione di pettorali, che si inarcavano come un mantice.
“Per il tuo papà ne hai prese?”
“Cosa?” – chiese secco, sostenendo il suo sguardo, che sembrava scavargli dentro.
“Carote, melanzane … ciò che a lui piace suppongo, Christopher.” – e ridacchiò.
“Smettila di chiamarmi in quel modo, lo fanno solo Steven e …”
“E papà, certo!” – e spalancò le palpebre, canzonandolo – “Quando lo chiami così, fai una certa impressione sai Chris? Te ne riempi la bocca, appagato e forse, del tuo Robert, lo fai anche con altro o sbaglio?”
“Tu sei un lurido …” – “Ho ragione?” – insistette, ad un centimetro dal suo volto incredulo.
“Ehi che succede qui?”
L’arrivo di Sam ruppe quella sorta di attacco frontale ai danni di Chris, che sgusciò via infuriato per tanta insolenza.
“Che cazzo stai combinando?!”






SAM

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