giovedì 8 marzo 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 61

Capitolo n. 61 - sunrise


“Vorrei davvero sapere cosa diavolo avete in quelle zucche vuote, lei e la sua commissione di mummie rincoglionite!!”
Le urla di Geffen si sentivano sino nel piazzale antistante l’istituto, che aveva respinto la domanda di adozione da parte di Jamie e Marc.
Colin se ne stava ammutolito sulla poltrona in fondo all’ufficio di miss Groslain, che sembrava lasciarsi scivolare addosso le invettive di Glam.
“Questa struttura è in piedi dal 1970 grazie al lascito di quel bastardo di mio padre, senza contare gli spot gratuiti che annualmente gira il mio assistito, signor Farrell!!”
“Mr Geffen noi siamo grati per la vostra generosità e per quel bastardo di suo padre, ma qui i bambini non sono in vendita.” – ribattè serafica.
“Miss Groslain, scusi, i nostri amici sono persone a modo, benestanti certo, non credo guasti, ma soprattutto hanno un amore infinito da donare a più di un figlio … mi creda.” – disse calmo Colin, intromettendosi nella loro conversazione.


Si ritrovarono venti minuti dopo nel parcheggio sotterraneo, senza avere concluso nulla.
Geffen sembrava cercare qualcosa.
“Ora gliela rigo la sua bella berlina nuova …” – ringhiò, puntando un’auto di colore rosso fiammante.
Colin lo afferrò per un braccio, trascinandolo via.
“Sei impazzito?!! Ci sono le telecamere, cazzo Glam!!”
Risalirono sull’hummer, amareggiati per quella situazione, all’apparenza irreparabile.
Nel frattempo da un taxi scese un giovane molto elegante e sereno: era Jamie, che, con passo sicuro, si diresse verso lo studio di miss Groslain, impegnata al telefono con una delle sue collaboratrici.
Quando lo vide sulla soglia, gli fece un mezzo sorriso, oltre al cenno di accomodarsi.
“Salve, mi perdoni per il breve anticipo con cui ho preso questo appuntamento miss Groslain.”
“Buongiorno Jamie … la sua cavalleria ha appena battuto in ritirata.” – disse sospirando.
Il ballerino sorrise.
“Glam è un uomo incredibile e Colin la persona più dolce e generosa, che io conosca, dopo Marc, ovviamente.” – e prese fiato.
“Ho qui il vostro fascicolo e sono pronta ad ascoltarla.”
“La ringrazio. Lo scopo della mia visita è semplice: vorrei soltanto sapere cosa posso cambiare o migliorare, per vedere esaudita la richiesta di adozione.” – disse umilmente, ma con estrema dignità.
“Puo’ anche non credermi, ma io vi ho sostenuto allo spasimo, cosa che non ha trovato riscontro negli altri due componenti la commissione, con cui ce l’aveva tanto il signor Geffen.”
“Io le credo miss Groslain.”
“Mi chiami Anita.” – e sorrise.
“Anita … d’accordo Anita, potrei sapere cosa non va in me, visto che Marc è perfetto …?”
“Anche lei lo è, per svariati parametri di valutazione, certo la sua malattia, anche se risolta, ha posto dei dubbi, considerate le cure di natura sperimentale e non ancora approvate da strutture diciamo … ufficiali.”
“Comprendo … quindi finchè non accadrà …”
“Jamie lo stesso vale per il suo compagno in sostanza, per l’eventuale contagio.”
“Ovvio … Con ciò, noi siamo sani e pronti a combattere per il nostro bimbo.” – e sorrise, gli occhi lucidi.
“Ne sono sicura, ci vuole solo un po’ di pazienza … e di tempo. Siete così giovani.”
“Ok … allora ci … vediamo tra sei mesi?” – ed inspirò, rialzandosi.
“Darò priorità alla vostra pratica, appena vi ripresenterete. Glielo garantisco Jamie.”
“Perfetto Anita … perfetto.”
“L’accompagno, venga.”
Si diressero alla zona delle nursery e della mensa, in quel frangente deserte.
Le porte dell’ascensore si aprirono e ne uscì una ragazza, con un trasportino.
“Oh Emily sei già arrivata?” – la salutò miss Groslain.
Il bambino che stava scortando piangeva e si agitava.
Per un breve istante puntò Jamie e lui istintivamente sussurrò – “Julian …”
“E lei come fa a sapere come si chiama?” – disse Emily stupita.
“Cosa …? Non saprei …” – disse imbarazzato.
“Miss Groslain non riesco a farlo smettere, la polizia verrà tra poco per i verbali.”
“Emily lo metta qui, ora chiamo qualcuno.”
Jamie si avvicinò a Julian, accarezzandogli la fronte: lui sorrise, quietandosi di colpo.
“Accidenti, che tocco.” – osservò Emily, incuriosita dal feeling istantaneo creatosi tra i due.
Miss Groslain riattaccò il citofono, senza interpellare nessuno.
“Forse è da cambiare Jamie. Lo faccia lei.” – disse seria.
“Va bene Anita.” – replicò lui interdetto, provvedendo però immediato ad esaudire quell’ordine.
Prese Julian sul petto, spostandosi verso il fasciatoio, dopo essersi tolto la giacca, la cravatta ed avere rimboccato le maniche della camicia.
Stese un asciugamano e con destrezza tolse la tutina, arridendo alla visione di quei piedini, che baciò con tenerezza e gioia.
“Era proprio da cambiare …” – disse allegro.
Miss Groslain si appoggiò allo stipite, picchiettando con la biro tra i denti candidi.
Jamie lo lavò e, tra un vagito buffo ed una smorfia, portò a buon fine la sua missione.
“A posto … amore mio …” – lo cullò, baciandolo sulle guanciotte paffute.
“Devo darlo a miss Emily ora …?” – chiese esitante.
“No Jamie, lo metta nell’ovetto.”
“Ok … come mai la polizia …?”
Emily guardò miss Groslain, che annuì.
“Ecco Julian è rimasto senza genitori … sono stati freddati per una guerra tra bande. I vicini ci hanno chiamato, dopo che quei balordi sono fuggiti, senza accorgersi del neonato … ha al massimo dodici settimane.”
“Che storia terribile … e non ha parenti?”
“Non ne risultano.” – confermò Emily, facendo per prendere il piccolo, ma miss Groslain la bloccò.
Guardò il giovane, che a propria volta non aveva mai smesso di scrutare Julian, ricambiato come in una connessione amorevole, quanto incredibile.
“Jamie io l’ho vista ballare, tanti anni fa.”
“Qui a Los Angeles …?”
“Sì. Lei quella sera non sbagliò niente. Come oggi.” – e sorrise.
“Da domani mattina, per un mese, Emily vi farà visita per sapere come procede con Julian. Dica a mr Geffen di tornare qui, entro stasera, per legalizzare il tutto. Auguri.” – e gli strinse la mano, lasciandolo a bocca aperta.


Hopper disegnava linee nella sabbia, mentre Glam tirava sassi verso il mare e Colin mandava messaggi al fratello ed a Jared.
“Stanotte … stanotte Jamie si sarà svegliato mille volte … tremava e … e piangeva … non sapevo più come aiutarlo.”
“Cristo Marc … altro che rigarle la macchina, io ce la tiro sotto!”
“Miss Groslain non ha colpe … nessuno le ha Glam.”
“Questa è discriminazione comunque …” – intervenne Colin, aprendo l’ennesima minerale.
“Forse … Stamani ho trovato un biglietto di Jamie … doveva fare una cosa, ma non mi ha lasciato dettagli … sono in pena per lui, vorrei chiamarlo, ma so che vuole stare da solo.”
In quell’attimo il cellulare di Marc vibrò.
“Ehi è lui … pronto amore!”
Glam e Colin si lanciarono un’occhiata mesta, ma il tono di Hopper sembrava un crescendo di meraviglia.
“Ok vengo a casa … ma quale sorpresa?? Glam? Sì è qui … c’è anche Colin, ok arriviamo.”


Quando i tre compagni di avventure si ritrovarono nel living di casa Hopper, quest’ultimo non avrebbe dimenticato per il resto della sua esistenza ciò che vide.
Jamie, radioso ed attento, stava sul divano, con in braccio un cucciolo di uomo, sgambettante ed entusiasta.
“Eccolo qui … è arrivato papà, salutalo Julian e fai subito sentire a Marc quanto sono morbidi i tuoi piedi ciccioni!” – e scoppiò a ridere.
“Tesoro … ma che diavolo è successo?” – domandò in preda ad un rimescolio di emozioni indescrivibili.
Crollò poi in ginocchio davanti a Jamie, avvolgendo sia lui che Julian e ricoprendoli di baci.
Glam e Colin erano senza parole, come cristallizzati da quell’evento inaspettato, che Jamie andò a chiarire loro pochi minuti dopo.

Per scaramanzia non avevano arredato la cameretta destinata al loro Julian, quindi occorreva rimediare, entro il primo passaggio di Emily.
Con un rapido giro di telefonate, Robert e Jude si precipitarono, con quadretti ed una culla ancora imballata, Jared con una scorta di pannolini, sonagli ed un seggiolone, Shannon ed Owen con vaschetta ed il necessario per il bagnetto, Pamela, Phil e Xavier, coadiuvati dalle gemelle Geffen con decine di cambi e giocattoli.
Tomo si presentò con il seggiolino per l’auto ed il baby control.
Al latte in polvere pensò nonno Antonio con Kevin e Lula, che si unirono a quella festa di risa e lacrime, mentre Downey dirigeva l’arredamento del nido e Jude sceglieva decorazioni e giostrine con Colin, bocciando quasi in toto le scelte del suo irish buddy.
“Ti ho detto che le api fanno angoscia Colin! Meglio gli elefantini!”
“E dove li hai visti tu gli elefantini che volano!?? Io vorrei saperlo, in questa zucca vuota puo’ darsi!!” ed intrecciarono i fili di entrambi i ninnoli, innescando l’ilarità generale.
Chiunque fosse passato di lì, avrebbe pensato che ci fosse una riunione di pazzi scatenati: un classico per la loro famiglia, da sempre.



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