venerdì 16 marzo 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 66

Capitolo n. 66 - sunrise


Lula appoggiò le zampe del suo bradipo sulla scollatura di Pamela, scoppiando a ridere.
“Ok, il nino è guarito!” – esclamò lei, suscitando l’ilarità generale.
Glam passò delle bibite, notando che Jared non aveva accompagnato Colin: l’attore entrò in camera con una sorpresa per il bimbo.
Violet lo abbracciò forte, facendosi spazio tra Josh e Pam.
Aveva portato in dono anche una scatola di cioccolatini, a forma di cuore.
Lula si esaltò, ma non potendo mangiarli, li offrì al nonno ed a Kevin, oltre che al resto dei presenti.
Xavier e Phil avevano portato un trenino elettrico e stavano cercando di assemblarlo, con scarso successo.
Arrivò anche Sveva, innescando un certo imbarazzo, subito superato grazie a Kevin, che la fece accomodare al proprio posto.
“Grazie …” – disse lei piacevolmente stupita.
“Ciao signora maestra … come sta il mio fratellino?” – e strofinò le estremità di Brady sul suo pancino, che Glam ogni tanto spiava.
Kevin sentì una fitta allo stomaco, quindi salutò con una scusa e se ne andò.


Jared sopraggiunse quando tutti se ne erano già andati via.
Coccolò Lula, felice di vedere Isotta, che sgambettò sul petto di Geffen, dandogli numerosi baci.
“Serve qualcosa Glam?” – domandò emozionato per quel momento.
“Rimani qui se puoi, così faccio una doccia, ok?”
“Certo …”
Jared si posizionò a fianco di Lula, aprendo un libro di favole, che il bimbo lesse ad “Isy bella”, passandole anche i suoi peluche.
Quando arrivò l’infermiera per misurare temperatura e pressione del piccolo, Jared ne approfittò per cambiare Isotta.
Bussò alla porta del bagno, ritrovandosi davanti Glam, avvolto dalla vita in giù da un telo bianco e la schiuma da barba sul viso.
Gli sorrise, facendogli spazio – “Isotta pannolino time?”
Jared rise – “Sì … ci pensi tu Glam?”
“Sì, vai pure da Lula …”
“Grazie.” – e gli passò la borsa con l’occorrente.


Kevin non si rendeva conto del motivo per cui fosse andato alla End e non alla Joy’s house: in quei nomi, sembravano impressi tanti significati, anche reconditi.
Al tempo stesso, non si spiegava l’essere crollato, alla richiesta di una spiegazione, da parte di Colin, per quel taglio sul labbro, ancora fresco.
“Mi … mi ha picchiato.” – disse sommesso.
Certo poteva spiegare a Colin che lui per primo aveva percosso Glam, che era stato uno schiaffo provocato e ricambiato, ovviamente non edificante per nessuno dei due, così che il tutto potesse assumere una diversa eccezione.
Farrell sembrò raggelarsi, nonostante conoscesse il carattere di Glam, di sicuro non violento, ma reattivo.
“Kevin perché …? Perché gli permetti questo …?”
Dopo di che lo strinse, senza, però, limitarsi a questo.

Sembrava trascorso un tempo infinito da quelle parole di Colin, dal suo sguardo sconcertato: adesso era diverso.
Le mani di quell’irlandese, terribilmente dolce e sensuale, erano saldamente ancorate al bordo del materasso, così che Colin potesse spingersi talmente a fondo in Kevin, sotto, aperto ed avvinghiato a lui, da suggellarsi in un unico essere umano, che si faceva vendetta, amandosi disperatamente.
Si erano baciati e non avevano mai smesso.
Serviva a non parlarsi, a non spiegarsi, a non opprimersi.
Un volo libero e magnifico, un rimescolio di sensi e stille di sudore, lacrime, sperma.
Kevin sembrava urlare quel “Non ne posso più …” che gli aveva appena sussurrato, mentre le braccia di Colin lo consolavano.
La parola che Jared avrebbe voluto cancellare dal dizionario, ma loro non lo sapevano e forse non gli sarebbe nemmeno importato.
Colin si sollevò, portandoselo appresso, mettendosi in ginocchio: un gesto di forza, possente e virile, ma ora toccava a Kevin, ondeggiare ed elevarsi, poi cadere, impalandosi sul membro dell’amante, quasi al culmine, ma ancora abbastanza lucido da condividere quel ludibrio smisurato, masturbandolo in cambio della sua sottomissione.
Farrell lo aveva voltato, montandolo selvaggiamente, sporcando entrambi dei reciproci umori, lascivamente, leccandogli la schiena, succhiandolo, senza lasciare segni, perché lo avrebbero negato anche sotto tortura.
Seppure stesse accadendo, non sarebbe mai trapelato: non da loro almeno.


Kurt cambiò Julian con estrema gioia.
“Dio, se mi ricordo i primi mesi di Martin … vorrei anch’io un altro cucciolo.”
“Dovresti dirlo a Brandon … a proposito dov’è?”
“In ospedale Jamie, fa visita a Lula … poi ci ritroviamo a cena, venite con noi?”
“Magari un’altra volta … potreste fermarmi qui invece, cosa ne pensi Kurt?”
“Ottima idea.”


“Sammy cosa stiamo facendo?”
“Portiamo dolci e balocchi a Geffen junior!”
Dean era nervoso, quei posti lo rendevano tale.
“Ok, ma facciamo presto.”
Sam si fermò, dandogli una carezza sulla fronte ed un bacio sulla tempia.
“Amore se vuoi ce la filiamo immediatamente.”
“No Sammy … comunque grazie …” – ed ebbe un principio di commozione.

Cody stava scherzando con Geffen, che lo stava scortando alle macchinette.
Nel frattempo Robert, Jude e Camilla stavano giocando con Lula.
“E quindi a New York sei ad un passo dalla pensione doc?”
“Sì Glam, gli studenti ormai mi deprimono, sono arroganti e pre” – ma si interruppe, vedendo in fondo al corridoio qualcuno, che credeva di conoscere.
“Ma quello è …” – corrugò la fronte, come se la sua mente fosse alla ricerca della soluzione al suo interrogativo.
“Dean …?!”


Robert li stava osservando.
Jared, Isotta e Lula, fino ad un istante prima con Geffen, come un vero nucleo familiare, credibile ed affiatato.
Anche Jude ne rimase impressionato, ricordando in un giorno lontano l’abbraccio tra i due, quando rivalutò Jared, convincendosi che Glam lo amasse a dismisura, ricambiato, tra mille rimorsi, dal cantante.
Ora era un’altra la scena “intrigante”.
Quegli sguardi e quella circospezione tra il solare Brandon Cody e quello splendido giovane broker.
“Ciao Dean …”
“Salve dottor Cody … si ricorda di me?”
Brandon gli avrebbe risposto d’istinto § E come potrei averti dimenticato? § ma si limitò ad un sorriso, annuendo e dandogli la mano, che Dean sfiorò a malapena, come se quel contatto fosse un ponte lanciato sul passato oscuro.
“Lui è Sam, il mio compagno.” – aggiunse con un impeto, capace di racchiudere altre considerazioni, come § E’ il mio mondo, è il mio punto di riferimento! §
Cody le avvertì, nitide, come quegli occhi verdi, straordinari.
Strinse la mano anche a Sam presentò Geffen.
“Salve ragazzi, non dovevate disturbarvi … seguitemi, vi porto dal mio Lula.”
Dean aveva sentito parlare di lui durante quella cena da Chris e ne aveva un’opinione contrastante.
Tra tutti quegli adulti, di certo Glam era il maschio alfa, sommerso dai bambini, che sembravano idolatrarlo, adorato da Jared, che non riusciva a nascondere il proprio amore, che a Dean apparve sconfinato, stimato da Jude e Robert, seppure con qualche riserva.
Inservienti e dottoresse, poi, erano turbate, dalla sua spiccata galanteria.
Geffen si accorse di essere come studiato da Dean: gli sorrise di colpo, facendolo arrossire – “Quindi ti occupi di investimenti. Passa dal mio studio, magari hai qualche prodotto interessante.”
Contrariamente al suo clichè, Dean perse come l’orientamento.
“Ce-certo signor Geffen …” – balbettò, stupendo per primo Sam.
“Chiamatemi Glam, vale per i nuovi arrivi, ok?” – e rise.
“Per me lui è super papà!”
“E tu il mio soldino di cacio …” – e lo baciò tra i capelli, sussurrandogli – “E ti amo da morire Lula.”


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