sabato 24 marzo 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 75

Capitolo n. 75 - sunrise


Nulla era cambiato.
La città li accolse chiassosa e colorata.
L’impegno della fondazione aveva dato i frutti sperati, nell’ospitare i senza tetto, vaccinare i nuovi nati, curare ed accudire gli indigenti.
Numerosi bimbi della scuola assalirono Jared, ricordandosi di lui, sommergendolo letteralmente con il loro affetto.
Colin nel vedere quanto fosse ben voluto, anche dal personale, si commosse: lui per primo aveva conosciuto la generosità e l’altruismo di Jared, quando percorreva il tunnel più oscuro della sua esistenza.
Jared non si era mai tirato indietro: né davanti agli insuccessi, né alle ricadute di Farrell e neppure le botte, gli insulti, i tradimenti, perpetratisi oltre ogni sopportazione.
Come un guerriero ferito a morte, non aveva mai ceduto le armi, sicuro di potere tirare fuori da quell’abisso il suo dolce ragazzo irlandese, dal cuore grande e munifico.
Ora quel muscolo palpitava nella gola di Colin, che dovette rifugiarsi in un bagno a rinfrescarsi, riprendendo fiato.
Jude lo seguì, notando la sua reazione.

“Ehi irish buddy, tutto a posto?”
“Jude … sì … sì, certo …” – e si asciugò con una salvietta di carta, gettandola poi in un cestino griffato dai disegni degli orfani, tante manine nei toni del giallo, verde e rosso.
“Io lo amo Jude … e a volte fa così male … Eppure Jared resta la mia unica ragione di vita, sai?” – e lo fissò, stravolto.
“Cerca di calmarti ora … Comprendo le tue emozioni, ma non devi lasciarti sopraffare questa volta Colin, non te lo permetterò.”


Geffen partecipò ad una breve riunione, permettendo agli altri di parlare con i funzionari preposti alle adozioni.
Tomo e Robert indirizzarono Chris e Steven, visibilmente confusi.
In ogni angolo qualcosa o qualcuno sembrava invocare aiuto ed assistenza.
Presero in esame diversi fascicoli, riservandosi un approfondimento ed una eventuale decisione per il mattino seguente.

Sam si ambientò nelle cucine, mentre Dean e Jared si misero a pelare patate e lavare del pentolame.
Colin chiese quasi il permesso di unirsi a loro, ma un bacio profondo da parte di Jared, iniziò a sciogliere il suo sconforto.
“Tu sei il benvenuto qui Colin … Se sapessi quanto hai da dare ancora … e non solo ad un nuovo bimbo, per noi …”
“Jared io vorrei soltanto renderti felice … e scusarmi per quello che è andato storto …”
Il cantante lo baciò di nuovo, sussurrandogli un “ti amo” perpetuo e rassicurante.


Glam non si era mai separato da Kevin, ma questi gli chiese di andare in hotel, prima del tempo.
“Tesoro qualche problema?”
“Sono stanchissimo daddy … Mi sento un po’ debole, ma potrei chiamare un taxi, se tu non puoi …”
“Ma scherzi? Andiamoci subito, ho prenotato alcune suite, gli altri ci seguiranno, a loro discrezione.” – e sorrise, stringendolo sul cuore.
“Ti voglio bene daddy …”
“Lo so angelo mio … ti adoro Kevin, non dimenticarlo mai.”


La tomba di Syria era sempre stracolma di fiori, peluche e biglietti dei suoi alunni.
Tenevano in ordine quel tempio di marmo ed alabastro, dove, da una sua foto, la ragazza sembrava sorrideva ai passanti.
Jared e Glam ci andarono da soli, nonostante avessero chiesto sia a Colin che a Kevin di unirsi a loro.

“Era … è bellissima.” – mormorò Geffen, sistemando un bouquet di rose albicocca, le preferite da Syria.
Jared annuì, tirando su dal naso e togliendosi i ray-ban.
“Isotta le somiglia, non trovi Glam?” – chiese con timidezza.
Geffen lo scrutò, dandogli poi una carezza sulla nuca – “Devo … devo parlarti Jared, facciamo due passi?”
“Certo …”


La spiaggia era deserta.
Kevin aveva mandato un sms a Colin e lui andò malvolentieri a quell’incontro, di nascosto da Jared.
Si sentiva già a disagio, non voleva peggiorare la situazione.
“Potevamo vederci a Los Angeles. Per una settimana Jay non sarà accanto a me, dovevamo aspettare Kevin.” – disse senza neppure salutarlo.
Il bassista prese aria e coraggio, per affrontarlo.
“Scusami Colin … evidentemente combino casini a raffica, però … io non resistevo più. E’ … è un inferno, per me.”
“E come credi mi senta io?? Abbiamo commesso un errore, siamo stati disonesti e se proprio volessimo comportarci in maniera dignitosa, allora dovremmo lasciare i nostri compagni, anziché vendicarci in questo modo squallido!” – imprecò.
Kevin posò il suo sguardo in quello di Colin, dritto e spietato.
“Colin hai pensato a questo quando noi due … Era una lurida rivalsa, quindi?”


Si misero seduti su di una panchina, tra alberi secolari.
C’era un quiete quasi irreale.
“Stanotte ho fatto l’amore con Kevin … E’ … è cambiato, ha qualcosa che non riesco a comprendere … no, mi sono espresso male Jared: lui ha qualcosa che io non riesco a risolvere.”
“Cosa è successo, scusa …?” – domandò imbarazzato.
“Kevin è distante, ormai lo conosco bene, lo percepisco diverso, da settimane.”
“Colin è triste invece, per questa mia decisione, per il mio incidente, per … per il bambino.”
“Ne avete riparlato?” – chiese sereno.
“Venendo qui solo qualche accenno … Poi è nervoso, fa battute sarcastiche, ma senza cattiveria, si sente escluso.”
“E tu come affronti questa crisi, Jared?”
“Non siamo in crisi. Sono io che non mi rassegno.” – ammise con inquietudine.
“Un verbo … compromettente.” – e rise, prendendolo poi sotto l’ala.
“Ho esagerato con Kevin: conosco le mie mancanze, sai? Sveva, ma specialmente i sentimenti che mi legano a te Jared … Dovrei essere drastico oppure fare delle rinunce, alla mia età poi …”
Il cantante dei Mars sorrise, ma con gli occhi lucidi – “Tu sei giovane! Tu sei …” – si interruppe, un groppo alla gola ed uno allo stomaco.
“Siamo quattro infelici.” – disse piano Geffen, asciugando con un bacio le lacrime che impietose condannarono Jared.


Farrell si calmò, emozionato dall’atteggiamento di Kevin.
“Io sto bene con te …” – disse quasi sotto voce, mescolando la propria incertezza al vento di quel mattino.
“Questo è … è vero Colin …”
“Non mi riferisco al sesso …” – e mise le mani in tasca, spostandosi verso la battigia.
“Mi hai sempre trattato con rispetto, so cosa intendi.”
“Kevin tu meriti rispetto da chi ti circonda e sono pronto ad appoggiarti, se Glam dovesse maltrattarti di nuovo, ma non infilandoci in un letto.”
Kevin perse un battito, pensando ai momenti condivisi con Farrell, scacciandoli immediatamente dalle sue riflessioni estemporanee e dannose.
“Anch’io non voglio perderti Colin.”
“Ok …” – e sorrise.
“Ok.” – replicò Kevin, tornando all’auto, con una sensazione di sconfitta opprimente.
Inconsciamente avrebbe voluto un esito diverso da quel confronto, ma Jared vinceva sempre, senza neppure saperlo.


“Steven io non ci ho dormito stanotte …”
“Tesoro … ti ascolto.”
Chris si stava vestendo, era quasi ora di pranzo.
Boydon si arrotolò pigro tra le coltri, che sapevano del ragazzo e dell’amore consumato prima di addormentarsi.
Nell’allacciarsi i jeans e successivamente la cintura, si girò a guardarlo, le iridi accese da un intento irrimandabile, almeno per lui.
“Qui c’è bisogno di … un oceano d’amore Steven … di sacrificio … di disponibilità … Vorrei … io voglio rimanere.”
“Cosa …?”
“Ho già fatto volontariato e mi sono sentito meglio, come se con la musica fossi sempre di corsa, senza vedere quello che mi stavo perdendo, ma dando un senso ai gesti quotidiani, più umili, ma utili, io posso rinascere … e vorrei farlo con te Steven … Sei un medico, un eccellente chirurgo, potresti alleviare tante sofferenze … ovvio che non posso obbligarti.” – e sorrise, tornando a sedersi di fronte a Boydon, rimasto senza parole.
“Posso … prendere un’aspettativa di tre mesi Christopher, lo prevede il mio contratto per progetti di questo genere … e lo farò, se puo’ renderti felice.”
“A condizione che anche tu possa esserlo Steven …” – e si morse il labbro inferiore, provando già un appagamento totale per la sua approvazione spontanea.
Boydon lo strinse, cullandolo e baciandolo: non poteva esistere conferma migliore per entrambi.







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