Capitolo n. 65 - sunrise
Glam rientrò alla Joy’s house, notando una strana quiete.
Lula stava riposando nella sua camera, mentre Kevin era nel suo studio, all’ultimo piano.
“Ciao tesoro, sono tornato.” – lo salutò Geffen, con un sorriso.
Il bassista stava provando un pezzo e si interruppe, gettando lo strumento sul tavolo ed investendo Glam con un’occhiata poco rassicurante.
“Chiudi la porta, per favore e dimmi dove cazzo sei stato!!?”
“Kevin …”
“E non darmi il nome di qualche tuo amico stronzo, che coprirebbe i tuoi casini anche adesso o di un cliente non raggiungibile con una telefonata!!” – gridò stringendo i pugni.
Geffen lo scrutò per capire da dove nascesse tanto livore, ma poi scelse la strada più semplice.
La verità.
“Ho visto Jared.”
“E dove?!”
“Voleva … voleva parlarmi di una cosa e ci siamo incontrati.”
“A casa sua?”
“No.”
“In un locale allora Glam?”
“Assolutamente … era in uno stato pietoso e … e non si puo’ andare in un bar quando si è così noti e farsi molestare da fotografi o curiosi, dovresti saperlo.” – replicò pacato.
“Oh certo, dovrei saperlo quanto tieni a lui ed ai suoi melodrammi!!”
“Kevin, stammi a sentire, ho soltanto … lasciamo stare.”
“Non mi hai ancora detto se vi siete fatti un giro in auto oppure vi siete infilati in qualche hotel, di quelli che ti piacciono tanto!”
Geffen sbuffò, allargando le braccia.
“Lo studio ha una proprietà, ad uso foresteria ed è lì che ho dato appuntamento a Jared … mi sembrava una buona idea.”
“Una … proprietà?? Di che cazzo stai parlando Glam?!”
“Ho risposto alle tue domande Kevin ed ora smettila di aggredirmi!!” – inveii, sentendosi comunque in torto.
“Non te la cavi così, sai? Adesso viene fuori questa storia della proprietà uso foresteria e quando pensavi di parlarmene!?”
Glam gli si avvicinò tentando di abbracciarlo, ma Kevin gli diede una spinta e poi uno schiaffo – “Non toccarmi!!”
A quel punto l’avvocato perse le staffe, oltre che il controllo: lo afferrò per le spalle, strattonandolo nella direzione opposta – “E chi dovrebbe toccarti?? Un amico come Colin, che quando è corso in tuo aiuto ha pensato bene di scoparti anche!!?” – e gli rese il ceffone, scaraventandolo sul divano.
Il labbro di Kevin iniziò a sanguinare.
“Tesoro … mio Dio scusami …” – la voce di Glam assunse un tono totalmente diverso, mentre lo raggiungeva per aiutarlo, cadendo in ginocchio ai suoi piedi.
“Sei un bastardo Glam …” – sibilò Kevin, rancido di rabbia.
In quel momento bussarono.
“Papà … papà sei lì …?”
“Lula … Eccomi arrivo subito!” – e Glam corse ad aprirgli.
Kevin si defilò nel bagno, fermandosi sullo stipite ad ascoltare la loro conversazione.
“Soldino di cacio sei sveglio …”
“Papà … ho male qui … anche le gambe …”
“Lula!” – e lo prese appena in tempo, mentre cadeva svenuto.
“Lula!!!”
Kevin si unì a Glam immediatamente: si precipitarono verso l’hummer, chiamando Vassily per recarsi all’ospedale.
Sul sedile posteriore Geffen teneva il bimbo avvolto in una coperta, cullandolo e parlandogli, dopo che aveva ripreso i sensi.
“Tesoro mio … il dottore ti aiuterà … vero Kevin?”
“Certo Glam … ma ora calmati … ho paura anche per te, sei pallido amore …”
“Ti prego Lula … resta con noi … ti supplico.” – disse tra le lacrime.
“Sembri un chirurgo anche tu papà …”
Erano in sala operatoria.
“E’ solo una brutta appendice, adesso facciamo un taglietto a questo signorino e poi sarai come nuovo, ok campione?” – esclamò Scott, intervenuto subito per verificare la situazione.
Lula annuì, stringendo più forte la mano di Glam, seduto accanto al lettino sterile, dove il piccolo era disteso.
“Adesso facciamo una bella dormita.” – gli disse l’anestesista e gli occhi lucidi, ma luminosi di Glam, furono l’ultima cosa che Lula vide prima di andare nel mondo dei sogni.
Arrivò anche Steven a monitorare le condizioni di Lula, mentre Chris teneva compagnia a Kevin, che aveva avvisato anche il resto della famiglia.
Nell’arco di un’ora arrivarono un po’ tutti, ma quando si affacciarono alla saletta Colin e Jared, il compagno di Geffen ignorò quest’ultimo, abbracciando Farrell con estremo trasporto – “Grazie per essere qui Cole.”
A Jared dava fastidio quando altri lo chiamavano in quel modo, ma dovette ammettere mentalmente che proprio Glam spesso utilizzava quel “Jay”, di pura esclusiva di Colin.
“Quindi si tratta di appendice? Nulla di grave … hai sentito Jared?”
“Sì Cole. L’operazione durerà poco …”
“Così dicono. Non ci resta che aspettare.” – replicò Kevin, tornando a sedersi tenendo sul petto il bradipo di Lula.
Nonno Antonio tampinava le infermiere per avere notizie, ma fu Pamela a vedere l’arrivo di Glam, con Scott e Steven, oltre alla lettiga, dove Lula era ancora anestetizzato.
“Maldido finalmente!” – e corse ad abbracciare Geffen, che confermò il buon esito dell’appendicectomia.
Kevin baciò il figlio sulle guance e poi il marito, stringendosi a lui.
“Grazie a tutti per essere qui. Lula si è svegliato per pochi minuti, poi è crollato.”
Jared si sentiva profondamente imbarazzato e con una scusa scese a prendere delle bibite con Kurt.
“Che ore sono?” – chiese nervosamente.
“Le nove Jared … è già buio e ricomincia a piovere.”
“Sì, che strazio.” – ed inspirò selezionando delle coche dietetiche.
“Bevi ancora quella robaccia??” – e nel dirlo Kurt rise.
“Sono per Colin … io prendo del tè freddo, tu cosa vuoi?” – ribattè senza guardarlo.
“Che ti prende Jared?”
“Niente. Sono in ansia per Lula. Tutto qui.”
“Tutto qui? Devo crederci?”
“No, liberissimo di non farlo.” – disse sentendosi svuotato.
Quando risalirono, appresero che era stata presa la decisione di andare tutti al locale messicano del quartiere di fronte alla clinica, rimandando la visita a Lula al mattino seguente, per non importunarlo.
Geffen si era fatto aggiungere un letto ed avrebbe vegliato sul suo cucciolo, insieme a Kevin.
“Hanno preferito fare così, gli manderemo qualcosa dal ristorante.” – spiegò Colin, dirigendosi agli ascensori.
Meliti e Pamela non si aggregarono, tornando da Drake ed i genitori, leggermente influenzati, dopo un week end in barca a vela.
Hopper decise invece di rientrare da Jamie e Julian, quindi restarono Cody, Kurt, Rob e Jude, oltre a Steven, Chris, Colin e Jared, che si sarebbe eclissato volentieri.
Law si appiccicò a Farrell, dandogli le consuete gomitate, nello scegliere gli antipasti.
Jared aveva una faccia avvilita e Rob ne fu incuriosito, anche se immaginava il suo disagio.
“Vorresti essere con lui, vero?” – gli mormorò, senza che gli altri si accorgessero delle sue parole, pronunciate comunque con dolcezza.
“Lula è … è anche un po’ … nostro.” – rispose Jared, con il fiato spezzato.
“Tuo e di Glam …?”
“Certo.” – e trangugiò mezzo bicchiere di acqua gelida.
“Ehi piano Jay!” – intervenne Colin, preoccupato per il suo stomaco.
Iniziò a massaggiarglielo, riscaldandolo e Jared chinò il capo nell’incavo del suo collo – “Grazie Cole …” – sussurrò triste.
“Stai tranquillo per Lula, sta meglio.” – e lo baciò sulla tempia.
Kurt non staccava gli occhi da quello scambio di segreti ed appena fu solo con Jared, con la scusa di una sigaretta, lo strinse forte a sé, sorprendendolo.
“Mi sei mancato Jay … Non riusciamo più a parlare come prima, non trovi?”
Lui si distaccò calmo, ma quel contatto lo metteva in crisi.
“Tu sei … sei concentrato su Jamie, quando passi da Los Angeles.” – replicò imbarazzato.
“Sei geloso?” – disse Kurt spostandosi il ciuffo di capelli di lato, poi espulse il fumo, in modo accattivante: era sempre un bel ragazzo, piuttosto cresciuto, senza invecchiare.
“No, affatto … comunque per me non è cambiato niente … tra noi intendo.” – e scrollando le spalle, le mani in tasca, provò a rientrare, ma Kurt lo avvolse da dietro, coccolandolo.
“Non scappare …” – gli sussurrò, facendogli sentire nel collo il suo profumo speziato.
Jared a quel punto si voltò di scatto, divincolandosi senza più remore.
“Non sono un giocattolo ok Kurt?? Non sono un bel niente per chi vorrei e forse troppo per chi non si merita la condanna di avermi ancora nella sua vita!”
Lo gridò piano, fuggendo via.
Con un sms avvisò Colin che sarebbe rientrato con un taxi, ma poi lo aspettò in auto, dopo che l’irlandese lo richiamò all’istante per impedirgli di mollarlo lì come un idiota.
L’aria dell’abitacolo era colma di domande senza risposte.
Jared avrebbe preferito tornare indietro di secoli, ritrovandosi sul sedile posteriore, a farsi scopare da un Colin ubriaco e fatto di coca, che magari si sbagliava persino a chiamarlo, confondendolo addirittura con qualche sua amica.
“Ok … parliamo Jay. Te lo chiedo per favore.” – disse improvviso Farrell, girandosi a fissarlo.
“Di cosa?”
“Della tua … come posso definirla? Confusione?”
“Non sono … Ok, diciamo che la tua … voglia di diventare nuovamente padre, mi ha sconvolto.” – ammise a fatica.
“Jared io ti ho soltanto detto ciò che desideravo condividere con te, ma i nostri figli … Loro li abbiamo voluti entrambi, vero?”
“Assolutamente!” – e si girò a propria volta, come a sottolineare quell’affermazione con il suo corpo, oltre che con la voce decisa.
“Forse Amèlie … e poi i gemelli … ti sei sentito obbligato?” – e gli prese i polsi, affranto da uno smarrimento crescente.
“Io amo i nostri figli Colin, li ho sognati quanto hai fatto tu, li ho accolti nella nostra vita come un dono stupendo …” – e due lacrime rigarono i suoi zigomi.
“Questo io lo so Jay … l’ho sempre saputo …” – e lo baciò, cospargendo poi l’intero viso di Jared di una cascata di ulteriori baci, completamente corrisposti.
Kevin andò a lavarsi i denti, seguito un attimo dopo da Glam.
“Daddy …”
Geffen lo raccolse, baciandolo con un’intensità totale.
“Ti amo Kevin … e ti chiedo scusa.”
“Mi … mi hai fatto qualche torto …?” – gli domandò, sprofondando nel suo petto, tremante.
“No … o forse sì, ogni volta che do retta a Jared ed ai suoi … melodrammi.” – sorrise tirato.
“Cosa gli è successo stavolta?”
Geffen esitò, ma poi gli espose il problema di Jared.
Kevin ebbe un pensiero amaro: se fosse stato Glam a fare quella proposta a Jared, probabilmente questi non avrebbe reagito in quel modo scomposto, ma ingoiò quella riflessione, tornando a sorridere al suo uomo.
“Jared è … imprevedibile …” – commentò, senza la forza di protestare oltre.
Lula si era agitato nel dormiveglia, chiamandoli.
Si precipitarono da lui, per verificare che stesse bene e lui stava ridendo, con Brady sotto il lenzuolo, che faceva capolino in maniera buffa.
“Ciao papà!” – e si appese a loro, con infinito affetto.
Geffen non riuscì a trattenere un pianto, custodendoli poi come il bene più prezioso rimastogli.
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