martedì 27 marzo 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 78

Capitolo n. 78 - sunrise


Denny aveva appreso da Flora l’orario di arrivo del suo capo e quindi di Tomo.
Si precipitò all’aeroporto, ma il suv che lo precedeva di qualche metro era quello di Shannon: lo riconobbe appena sceso dall’auto, tenendo per mano Josh, allegro e spensierato per l’imminente incontro con il suo secondo papà.
Il giovane non riuscì a sottrarsi a quella che sentì come una sottile tortura.
Si mescolò alla folla del Lax e si posizionò in un angolo perfetto per spiare ciò che avveniva, nella zona riservata ai jet privati.
Colin fu il primo a scendere, seguito da Jude e Robert, che si infilarono sul mezzo di Simon, mentre Vassily teneva sulle spalle Lula, che si sbracciò ridendo, appena Glam e Kevin apparvero sulla scaletta, ugualmente felici di tenerlo stretto a loro un secondo dopo.
Tomo finalmente scese e la sua espressione di sorpresa fu inequivocabile.
Sembrava cercare qualcuno che non fosse Shannon, avendo sperato che si palesasse invece Denny: per quest’ultimo fu una magra consolazione, che andò a sgretolarsi quando Shannon e Josh furono avvolti dalle ali di Tomo, seppure quest’ultimo non si dimostrasse troppo espansivo con il batterista.
Avevano un figlio, Denny se lo ripeteva, una volta lasciato il parcheggio, ma era una metabolizzazione faticosa per il suo cuore, che andava perdendo sempre più spesso battiti nel pensare a Tomo.
La chiamata di Geffen lo destò dalle sue riflessioni.
“Ciao capo, bentornato …” – disse mesto.
“Grazie Denny, sei in tribunale?”
“No, le udienze sono state rimandate a lunedì, c’è uno sciopero …”
“Ah capisco … tutto bene Denny?” – chiese perplesso, accarezzando la testolina di Lula, appallottolato sul sedile posteriore sulle sue gambe.
“Sì … sì certo, sto andando a farmi una bevuta.”
“Ma sono le tre di pomeriggio …”
“Davvero …?” – e sentì una rabbia umida infestargli le iridi di acciaio fluido – “E’ una giornata di merda capo … ma andrà meglio.” – ed accostò, di fronte ad un locale gay, aperto ventiquattrore su ventiquattro.
“Denny vuoi passare da noi? Anche subito, alla Joy’s house.” – disse serio.
“No Glam, preferisco andare … a fare footing …”
“Sì ma non bere.” – e sorrise, con un tono paterno.
Kevin lo osservava, immaginando che Tomo fosse la causa di quel disagio.
Aveva parlato di Denny con Geffen una sera, quasi per caso, scoprendo quella loro amicizia a singhiozzo, nei discorsi che il marito aveva fatto con Hopper.
Una catena di parole, dove lui sperava di non finire mai, per via del tradimento di Colin.
Nel frattempo gli aveva inviato un sms, dicendogli che se aveva bisogno di lui, sapeva come trovarlo.
Una voce in Kevin, gli ripeteva che doveva vederlo e provare a scoprire i veri sentimenti dell’irlandese, quasi ad aprirsi un varco di salvezza, nel caso in cui Glam gli avesse preferito Jared definitivamente.
Sembrava una partita a scacchi, mentre invece si annunciava come un massacro.


Sammy preparò una teglia di lasagne vegan per i suoi invitati.
Steven fece una smorfia, Chris, Dean e Jared esultarono, mentre lui aveva il piatto di riserva, che salvò anche Boydon: cannelloni al ragù italiano.
“Sapete non che non apprezzi tutte quelle cosine verdi, rosse, gialle …” – li canzonò il medico, ma il trio vegetariano rispose con una serie di pernacchie colorite.
C’era un’ottima atmosfera.
“Ma voi dove dormite?” – chiese improvviso Leto, rivolgendosi a Chris e Steven.
“Geffen ci ha lasciato usare un altro alloggio, era di Pamela, credo …” – replicò il ragazzo.
“Ah sì, quindi neppure quello è stato venduto. E’ spazioso.”
“No, guarda che a noi è toccato il monolocale, il resto è stato affittato ad altri, ma abbiamo la nostra indipendenza.” – spiegò Boydon sorridente.
“Semmai verrete qui, tra una settimana, aspettate a sistemarvi.”
“Ok Jared … in effetti qui è molto luminoso, vero Steven?”
“Sì Christopher … a parte che io starei anche in una tenda con te, per cui …” – e gli diede un lungo bacio, suscitando gli applausi dei presenti.
“Tornate con l’hummer, qui ci sono le chiavi Chris, poi domani mattina passate a prenderci.”
“Grazie Jared … C’è sul serio tanto pericolo?”
“C’è ancora molta disperazione per i vicoli di Port au Prince, non corriamo rischi inutili.” – ribattè Leto assorto, poi afferrò il cellulare – “Chiamo Colin! Scusate …” – e sparì in terrazza.


Jude e Robert ritrovarono Camilla alla End House.
Decisero di rimanere, soprattutto per non perdere di vista Farrell, taciturno ed inappetente.
“E’ il jet lag …” – sembrò giustificarsi, con in mano una tazza di caffè, che non si decideva a bere.
Jude lo scrutava da ore, mentre Rob cullava in poltrona Camy, pensando a Chris, che gli aveva lasciato un messaggio in segreteria.
§ Papà grazie di esserci … Ti adoro Robert, io … sono così felice per Steven e per ciò che sei diventato tu … Il vostro amore mi ha reso libero. A presto, dai un bacio alla mia sorellina ed a Jude … a lui anche altro! §
La sua risata cristallina, riecheggiava nel cuore di Downey, mentre ascoltava quelle poche frasi, passeggiando nel parco in solitudine, dopo avere messo la piccola a nanna e lasciato Jude in biblioteca con Colin.


“Su avanti rispondi … Ehi Cole, ciao!”
“Amore! Ciao … stavo per chiamarti.”
Jude aggrottò la fronte, abbandonando la stanza, per lasciare loro la massima riservatezza.

“Ho lo stomaco che fa una specie di collinetta … la pasta al forno di Sam credo stia lievitando ahahhah”
“Ti sto baciando proprio lì Jared … è sexy questa protuberanza …” – Colin pensava fosse più complicato interagire con lui, invece l’allegria di Leto era contagiosa.
“Grazie … puoi anche farlo altrove …”
“Dove sei, sulla sdraio?”
“Sì Cole, nel nostro spazio di fronte al tramonto …” – quasi sussurrò, rilassandosi.
“Le tue mani, Jay?” – chiese flebile.
“Sono … dappertutto …” – e sorrise.
“Mi fai impazzire Jared …”
“Lo so.”
“Sei … sadico …” – ed inspirando l’attore si infilò il palmo destro sotto ai jeans, incontrando un’erezione pronta ad esplodere.
“Jay … dovresti … fare qualcosa … per il mio problema …”
“Quale problema …?” – sussurrò malizioso.
“Lo sai.”
“Credi?” – aggiunse Jared impenitente, ma poi i suoi respiri furono estremamente esplicativi per Colin, che ormai si stava masturbando, incurante che Jude o chiunque potesse irrompere nella camera.
Lo stesso pensava il leader dei Mars, ma le prime ombre della sera, stavano occultando il suo gesto autoerotico, sempre più intenso.
“Cole …”
“Sì?” – grugnì strozzato.
“Cole!”
“Cazzo Jay sto venendo!” – ed aspirò più aria, intossicata da quella loro empatia, che mai si sarebbe esaurita, nemmeno con il passare degli anni.
Jared sbuffò - ” Uffi … già finito …” – miagolò infantile.
“Che vuoi farci, stiamo invecchiando!” – ridacchiò sornione Farrell, come se per un istante l’angoscia per saperlo lontano fosse come svanita.
“Domani di nuovo, ok Cole?” – e rise felice.
Colin fu pervaso da una commozione pungente.
“Ti amo Jay … e sì, ovvio che lo rifaremo …”
“Vado a coricarmi sono stanchissimo …”
“Va bene Jared, abbi cura di te … al prossimo contatto ci saranno anche i cuccioli con la web cam, se ti va.”
“Naturalmente, non vedo l’ora, soprattutto di riabbracciarti e respirarti Colin, ti amo. Dormi tranquillo.”


Denny barcollò fuori dal box doccia, indossando un accappatoio bianco.
Quel tizio si stava rivestendo: non si ricordava il suo nome, in fondo non gli importava affatto.
Era già successo in passato, ma con altri.
Anche con questo, avevano scolato una bottiglia di brandy, piuttosto costosa, offerta dall’avvocato rampante e sicuro di sé, che voleva fare credere ai propri interlocutori di avere il mondo in pugno, ma che poi si ritrova da solo a cambiare le lenzuola sudice, prima di crollare, vuoto ed inconcludente.
Avrà avuto venticinque anni, anche questo “non rilevante vostro onore”.
Il campanello lo fece trasalire: non aspettava nessuno, era ormai mezzanotte, quindi dovevano avere sbagliato.
“Non apri?”
La voce di quel moccioso era incolore.
Stava per accendersi una sigaretta e Denny gliela strappò.
“Ti chiamo un taxi, vai fuori dai coglioni, ok?” – biascicò, sentendosi a pezzi.
Sembrarono implodere, al secondo suono.
“E’ tua moglie?” – e ridacchiò.
“Fottiti …” – sibilò Denny, mentre lo sconosciuto ridacchiò, risparmiandogli la facile battuta.
Adesso stavano bussando.
“Denny ci sei?”
“Cazzo Tomo …!”
“Ah allora è tuo marito aahahah comunque bella scopata, ciao ciao.”
Denny rimase come inerme, mentre il giovane aprì, passando oltre Tomo, che lo squadrò in malo modo.
Denny si mise seduto sul tappeto della sala, fissando l’amico, che ora lo stava guardando.
“Ciao Tomo …” – disse mesto, massaggiandosi la faccia arrossata.
Il chitarrista richiuse, prendendo fiato.
“Credevo … che volessi dirmi delle cose importanti Denny. Ho scelto il momento meno opportuno.” – e scrollò le spalle, sorridendo imbarazzato, ma non in collera autentica con lui.
“Mi dispiace … ho rovinato tutto?”
“Tutto cosa Denny?” – chiese dolcemente Tomo, inginocchiandosi davanti a lui.
Il moro gli sfiorò i capelli – “Ti preparo un caffè Denny.”
Lui annuì, recuperando dal cassettone della teleria pulita.
Girò persino il materasso, poi riassettò velocemente, avrebbe voluto bruciarle quelle coltri che non avevano il profumo di Tomo, ormai ad un passo da lui, con una brocca ed i bicchieri.
“Non era necessario Denny … non mi fermerò qui. Se stai bene, me ne vado anche subito.”
“Co-cosa?” – balbettò, buttandogli addosso il proprio sguardo disordinato e demoralizzato.
“Non ha senso …”
Denny strinse i pugni, lasciando che un brivido percorresse la spina dorsale, scaricandosi nella sua nuca – “Non ce l’ha perché tu ami ancora il tuo ex?”
Tomo ridusse lo spazio tra loro, ma Denny indietreggiò, le spalle al muro.
Le mani del croato lo spogliarono di quel niente, con una lentezza quasi esasperante.
“Tomo …”
“Lo so … ti ho già fatto abbastanza male … è sempre la stessa storia.” – e lo baciò, trasudando un’esasperazione torbida e irrefrenabile.
Con i palmi, Tomo bloccò i fianchi di Denny contro la parete, quando si abbassò, per baciargli il sesso, risalendo per immergersi nell’ombelico, con la sua lingua frenetica ed invasiva, le sue labbra che poi si schiudevano prodighe, si richiudevano, succhiavano, pompavano, in un rimescolio di ansiti e desiderio puri.
“Sporcami … adesso …”
Denny lo fece, finendosi ed arpionando il capo di Tomo, anche se lui non si sarebbe sottratto a nulla.
Gli iniziali gemiti di piacere, divennero presto dei singhiozzi, nella gola di Denny, che si rifugiò in quell’abbraccio, che gli era stato negato poche ore prima.
Gattonarono sotto alle coperte, dove Tomo si denudò, senza più lasciare Denny.




CHRIS PINE IS DENNY

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