mercoledì 7 marzo 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 60

Capitolo n. 60 - sunrise


Steven abbozzò un sorriso stiracchiato.
“Tomo, ad Haiti, con noi Christopher …?”
Il giovane annuì, serio.
“Ho elaborato il mio trauma, causato anche dal rancore scatenato dal fallimento della nostra relazione, ad un soffio dal realizzare un progetto importante Steven. Tu sai che io e Tomo eravamo molto affiatati, mi ha annientato perderlo e senza di te non sarei qui, adesso.”
Il medico gli prese i polsi, baciando poi i palmi di Chris, erano seduti sul divano del loro living.
“La mia non è gelosia, il passato non si può cambiare o cancellare Christopher, anche se spesso lo vorremmo … Tomo ha lasciato un segno notevole nella tua esistenza, so che lo amavi e non posso giudicare i suoi errori, anche se lo prenderei a schiaffi per come ti ha trattato, non posso nasconderlo tesoro.”


Robert tamburellava sulla tovaglia in fiandra bianca, osservando gli avventori del locale semi deserto.
Era elegante e sobrio nel menù, che aveva riletto dieci volte, quando finalmente vide palesarsi Steven, che lo salutò con un cenno nervoso del capo.
“Scusa il ritardo Robert, un’emergenza in ospedale.”
“Nessun problema … o forse ne abbiamo una anche qui, per Christopher?” – chiese tranquillo.
“In effetti … ne vorrei parlare con te che lo conosci bene.”
“Più o meno Steven.”
“Non ridimensionare il vostro legame, so che lui ti venera ed io sono felice di questo, anche se potresti non credermi.”
“Invece lo farò, ho fiducia in te, considerato quanto Chris ti ama e voglia un figlio.”
“Si tratta di questo … lui si è … sbloccato e non grazie a me, bensì a Tomo.”
Downey per poco si strozzò con la minerale ed un crostino al salmone.
“Che centra Tomo?!”
“Christopher ha voluto incontrarlo, è andato a casa sua. Pensava di avere un mare di incertezze per via del risentimento accumulato verso il suo ex. Perdonandolo si è liberato dai fantasmi, che gli impedivano di procedere all’adozione.”
“Ok … ha una logica …” – mormorò, sgranando gli occhi grandi e scuri.
“Robert il problema è un altro: Chris ha chiesto a Tomo di scortarci in quel di Haiti, per visitare l’orfanotrofio di Geffen … Come avete fatto tu e Jude con Camilla.”
“E’ stata un’esperienza splendida, te l’assicuro, una magia insomma … certo la dovreste vivere unicamente voi due … Avete informato Glam, semmai?”
“Non ancora … pensavo invece di chiedere a te … se potessi unirti a questo gruppo … con Jude ovviamente.” – affermò speranzoso.
“Fossi in te non mi preoccuperei di Tomo, è un ragazzo buono, con un unico difetto chiamato Shannon Leto … anzi, non è un difetto, lui è il suo uomo e lo sarà per sempre, non c’è Rice che tenga …” – e rise allegro, proponendo un brindisi.
“Ci saranno anche altri sostenitori? Tipo Jared e Colin?”
“Magari Kevin … non ne ho idea Robert …” – disse perplesso.
“Staremo a vedere, quando si parte?”


“Si è addormentato … la gara di nuoto l’ha distrutto.”
Tomo chiuse la porta della camera di Josh, mentre Shannon era rimasto appoggiato al muro del corridoio.
“Devi andare?” – chiese il chitarrista, senza guardarlo.
“No … posso cucinarti qualcosa.”
“Ieri è passato Chris.” – disse improvviso.
“Chris …?”
“Mi ha perdonato … è stato un momento splendido, siamo riusciti a parlare e …”
“Non dirmi che” – lo interruppe con una veemenza fuori luogo.
Tomo prese fiato, andando a sedersi sul muretto della cucina – “Non è successo niente. Lui ama Steven Boydon e tra poco adotteranno un piccolo in quel di Haiti. Ha richiesto la mia presenza, per via di Josh e July ovviamente.” – replicò secco.
Shannon si passò le mani tra i capelli – “Ok … perdonami, avevo frainteso, del resto non sarebbe la prima volta che tu e lui …”
“Piantala di dire stronzate Shan!”
“Il fatto, se proprio vuoi saperlo, è che sembra una strategia oppure un riservarsi un’opportunità con te, forse ha dei ripensamenti su Steven!”
“A parte che non è così, ma se anche fosse? A te cosa importa? Tu il ripensamento ce l’hai avuto grande come un palazzo e mi hai mollato come un coglione!”
Il batterista sospirò – “Perché litighiamo Tomo?” – e gli accarezzò la guancia destra.
Il croato si scansò, ma poi rialzandosi finì per stringerlo sul petto.
“Ti odio …” – sussurrò, strangolato dal pianto.
“Io ti amo Tomo … non smetterò mai … sappilo.” – e lo baciò, scavandogli come una voragine sino alla gola, che artigliò con la mano sinistra aperta, mentre con l’altra gli sfilava la maglietta.
“Smettila Shan … non toccarmi …” – gli ansimò nel petto, ormai allungati sul pavimento freddo.
“E’ come se mi urlassi toccami e fallo sempre di più!” – ribattè Leto con quella sua arroganza sensuale, come i suoi muscoli, madidi di sudore dopo le prime spinte.
Gemeva in un crescendo di affondi, mordendo e baciando Tomo dappertutto, che lo ricambiava, senza più opporre alcuna resistenza.
Shan uscì da lui per venirgli sul ventre, scosso da fremiti spasmodici, ma lo riprese con urgenza, per non rinunciare a quella sublime sensazione di sentirselo intorno al sesso, stretto e bollente, mentre lo colmava di sé.


Jamie corse sulla terrazza, sventolando una busta bianca.
“E’ arrivata, è arrivata Marc!”
“Amore calmati …”
Era l’esito dei colloqui per la loro richiesta, inviata dall’istituto dove avevano depositato questionari e sostenuto colloqui, anche imbarazzanti.
“Leggila tu Marc …” – e gli passò la missiva, tremando.
“Ok … tesoro tranquillo …” – e la aprì velocemente, scorrendo con le pupille attente quelle poche righe.
“Allora …?!”
Hopper deglutì a vuoto.
“Marc … cosa dice?”
“Siamo spiacenti … hanno … hanno respinto la nostra domanda.”
Jamie rimase come sospeso.
Ball gli andò in grembo e lui lo avvolse, come se fosse un bene prezioso e consolatorio.
“Vieni cucciolo … almeno tu mi scegli ogni giorno come Marc …” – e liberando un pianto amaro, rientrò nell’appartamento, ricurvo per il peso di quella delusione.


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