giovedì 22 marzo 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 73

Capitolo n. 73 - sunrise


“Me la fai guidare Glam?”
“Sicuro?”
Jared annuì sorridendo, saltando al posto di guida.
“Ok, ma se sei stanco, accosta, ok?” – gli disse dolcemente, dandogli un bacio tra i capelli.
“Resteranno i segni Glam?”
“Per cosa?”
“Questi tagli … i lividi sono quasi spariti.”
“Vedrai che Scott userà qualche unguento da stregone tra poco e le cicatrici svaniranno nel nulla.” – affermò ridendo, mentre si allacciava la cintura della sua Ferrari.
“Fosse così semplice …” – disse assorto Jared, mettendo in moto.
Percorsero un paio di viali, poi Glam volle chiederglielo.
“Come mai non ti sei fatto accompagnare da Colin?”
“Doveva finire un doppiaggio e si è … alzato tardi stamattina, così non ci è riuscito, ecco …” – spiegò, concentrato sulla strada.
“Capisco …” – disse distratto Glam, per poi ridacchiare.
“Che c’è?”
“Nulla, hai una strana macchia qui …” – e puntò il suo indice sinistro sulla nuca di Jared, che si alzò il cappuccio – “Uffa!!!”
Risero insieme, prendendosi poi per mano, ma solo per alcuni secondi: ormai erano a destinazione.
Jared imboccò l’ingresso laterale, ma, a sorpresa, vide che c’era un drappello di fotografi, piuttosto chiassosi, che indicarono il bolide di Geffen, come se li stessero aspettando.
“Ma che cazzo …” – sibilò l’avvocato.
“Parcheggio là, Glam?”
“Sì, ma questi cosa vogliono?”
“Non lo so, mi perseguitano quando fanno così, accidenti!” – disse rabbioso, scendendo per farsi poi largo tra voci, che urlavano il suo nome.
Glam cercò di fargli da scudo, ma uno dei paparazzi provò a scoprire il volto di Jared: l’avvocato lo afferrò per il bavero – “Come ti permetti??”
Avrebbe voluto prenderlo a pugni, ma Jared aveva la priorità: ne seguì un parapiglia, attirando gli agenti della sicurezza, che finalmente intervenne.


“Se stai cercando la crema protettiva, è nell’altro reparto.”
La voce di Jamie era solare, almeno quanto il viso di Dean, che lo riconobbe, salutandolo con un bel sorriso.
“Ehi ciao … Grazie, non so come muovermi …” – disse confuso.
“Posso aiutarti?”
“Ok … ciao Julian.” – Dean diede un bacio al bambino, che sgambettava nel marsupio, allacciato a Jamie.
“Ehi monello sta un po’ fermo …” – sussurrò il ballerino, ricoprendolo di coccole.
“Sei stanco Jamie? … Posso aiutarti …?” – chiese incerto il broker.
“In effetti pesa un pochino … il mio cicciotto amore … Sono un po’ scemo, vero?” – ed arrossì.
Dean scrollò la testa – “Siete bellissimi … e sei così innamorato di tuo figlio …”
“Hai ragione Dean … Comunque te lo passo per un po’, se vuoi.”
“Ok!” – replicò con entusiasmo.


“Ma cosa è successo là fuori??” – sbraitò Scott all’interfono con il servizio di guardie interno.
Il responsabile gli disse che qualcuno aveva fatto trapelare l’arrivo di Leto alla struttura, incolpando ovviamente i collaboratori del primario.
“Lascia stare Scott …” – disse Geffen, concentrato su Jared, tremante su di un divanetto, per l’agitazione.
“Adesso calmati Jared, bevi questo …” – e gli passò un succo d’arancia.
“Voglio andarmene Glam.” – disse flebile.
Il medico nel frattempo era passato nell’ambulatorio adiacente, per verificare ci fosse il necessario per la medicazione di Jared.
Geffen lo aiutò a sollevarsi – “Scott farà presto, poi ce ne andiamo da qualche parte, ok …?” – gli disse piano, stringendolo a sé.
Jared piangeva sommessamente, ma le carezze dell’altro sulla sua schiena, sembrarono rassicurarlo.
Glam gli diede un bacio sulla tempia, ma Jared si aggrappò alle sue labbra con le proprie, sigillandole per un attimo, che ad entrambi sembrò senza fine.

Scott lasciò l’incombenza al proprio assistente, restando solo con Geffen.
“Mi scuso per l’inconveniente Glam.”
“Non importa … stanno arrivando Vassily e Peter con l’auto blindata: non so più come proteggere Jared, che cazzo prende a certi stronzi là fuori!?” – ringhiò sconvolto.
“Io … io non capisco una cosa Glam.”
“Quale?”
“Perché non state insieme, tu e lui intendo … Jared sembra una parte di te, sai?”
Geffen sorrise stupito.
“E da quando fai caso al mio privato, Scott?”
“Chissà, eh? In questi mesi mi fai partecipe di qualunque pasticcio della tua vita.”
“Già …”
“A proposito, come sta Sveva?”
“Bene … il bambino cresce … devo passare da lei prima di andare ad Haiti, l’ho promesso.”
“Vorrei sapere quante promesse fai al giorno, Glam.”


Tomo andò a prendere Josh, per poi accompagnarlo a villa Rice.
Si incrociò frettolosamente con Owen, che salutò entrambi con estrema cordialità, dicendo loro che Shannon era nello studio di registrazione.
Anche il batterista, come Kevin e Jared, aveva ricavato uno spazio professionale, all’interno di quella residenza ricca di spazi inutilizzati.
Josh vide Lula e July, insieme alle due baby sitter, da poco assunte e corse verso di loro.
Tomo inspirò, decidendo di cercare l’ex per salutarlo prima di partire per Haiti il mattino seguente.
Shan stava ascoltando un vecchio pezzo dei Mars, appoggiato svogliatamente ad un pianale costellato di pulsanti colorati, le cuffie intorno al collo, l’aria triste.
“Posso … disturbo?” – domandò Tomo, chiudendo la porta alle sue spalle.
Quando Shan lo vide, il croato si accorse dei suoi occhi lucidi e del magone, che lo stava soffocando.
Sembrarono scivolare l’uno verso l’altro, mescolandosi come correnti, che nell’oceano provenivano da luoghi distanti, ma così simili.
Tomo lo stava cullando – “Va tutto bene Shan … stai tranquillo ora …”
“Scusami … scusami amore …”
Due parole, che andarono a ripetersi, come una eco, tra lo spazio ovattato di quell’ambiente lontano dalle loro realtà, alla deriva da troppo tempo.
“Ci siamo soltanto arresi Shan … non è colpa di nessuno … forse non potevamo fare altrimenti.” – e lo baciò, accartocciandosi con lui sul pavimento freddo.


La ragazza che gli aprì, aveva un’aria incuriosita, ma non espansiva.
“Salve … tu devi essere la sorella di Sveva, io sono”
“Sì so chi è. Sveva, c’è il signor Geffen!” – disse girandosi a metà, verso il living dell’appartamento dell’insegnante, che spuntò dal terrazzo, arridendo all’arrivo di Glam.
“Ciao, accomodati. Lorena che modi …” – si lamentò in modo simpatico.
La giovane sparì in cucina.
“Ciao cara, come state?” – disse Geffen, dandole un bacio leggero tra le chiome lunghe e sempre in ordine, mentre le sfiorava il pancino, in modo affettuoso, che Lorena spiò dalla sua postazione.
“Stiamo bene, grazie. Cosa possiamo offrirti Glam?”
“Un caffè … sono a pezzi, ho avuto una giornata del cavolo e …” – poi si rese conto come di blaterare a vanvera.
Lei non era una compagna con cui sfogarsi, ma il sorriso di Sveva l’aveva sempre ben predisposto al dialogo.
Lei rise.
“I tuoi soliti casini big Geffen?”
“Oddio così mi chiama Phil …”
“Il regista?”
“Sì. Derado … Domani mi assento per andare ad Haiti, comunque per il controllo rientro, poi sarai tu ad andare a casa per il Natale.”
“Infatti … hai qualche preoccupazione Glam?”
“Si tratta di una serie di eventi … Troverò una soluzione Sveva, non so come, ma accadrà.” – e sorrise tirato.


Sam passò a recuperare Dean, quasi imbambolato davanti ad un gelato ed ai racconti di Jamie, molto loquace.
“Tesoro!” – si accese, appena vide il suo ragazzo.
“Ciao Dean, ehi gente, ne offrite uno anche a me?” – ed indicò il cono, che Julian stava sbrodolando sul tavolino.
“Ovvio Sammy … crema e pistacchio? Vado subito.” – e si alzò, dopo averlo baciato radioso.
Jamie li osservò, contento della loro sintonia.
“Allora domani partite con quel gruppo di pazzi?” – chiese allegro il ballerino.
“E’ una vacanza fuori programma Jamie, però Dean ed io siamo impazienti di vedere le zone di cui ci ha parlato Jared.” – affermò sereno.
“Sarà un’esperienza unica … Magari il prossimo giro, ci andremo, con Marc e Julian … Tra qualche anno.” – ed ammiccò al ritorno di Dean, che si rilassò nell’abbraccio del suo Sammy, dove sarebbe rimasto ad oltranza.


La pioggia sfiorava i pensieri di Colin, nella prima ora della sera.
Lo stesso sguardo, si stava perdendo inconsapevole, dalle pupille di Shannon, mentre i bimbi facevano un gioco sul tappeto, davanti al caminetto, con Owen.
Tomo correva con i suoi quarzi, tra i vari angoli della sua terrazza, sulla quale decise di uscire, inzuppandosi dopo pochi minuti.
“Ti buscherai un malanno!”
La voce di Denny lo fece rinsavire.
“Tu …?”
“Hai lasciato la porta aperta Tomo … dovresti fare attenzione e … Ma stai piangendo?”
“No … io non …” – ma si sentì venire meno.
Denny impedì la sua caduta, accompagnandolo sotto alla doccia.
Aprì l’acqua calda, mentre l’amico si spogliava a fatica.
Si infilarono nel box insieme, dopo che Dean si era liberato dagli indumenti fradici.
Il giovane lo lavò con cura, consolandolo con un silenzio complice e senza pretese.
Usò una spugna nera, per tamponare la sua pelle chiara, facendo attenzione ai nei ed alle ferite invisibili, che stavano devastando Tomo.
Si coricarono, nel buio quasi assoluto della mansarda, dove avevano fatto l’amore.
“Grazie Denny per …”
“Non dire niente … chiudi gli occhi e dormi.”
Gli diede un ultimo bacio, senza più sciogliere il suo abbraccio, colmo di inaspettata tenerezza.



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