lunedì 12 marzo 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 63

Capitolo n. 63 - sunrise


Evelyn compilò le schede di valutazione con estremo rigore, ma non seppe resistere al profumo di caffè proveniente dalla cucina ed alla disponibilità ad ascoltarla, da parte di Jamie.
Durante i primi giorni, soltanto lui le dedicava attenzione, ma dopo una settimana di tedio, sull’uomo sposato, che lei frequentava tra mille dilemmi, anche Julian, in braccio al ballerino, seguiva all’apparenza con attenzione, le crisi ormonali della giovane.
Si unì a loro persino Ball, che alzava ed abbassava le orecchie, per poi stendersi come uno zerbino, quando Emily si definiva tale.
Marc fu l’ultimo ed il meno paziente, in ordine di tempo, a darle retta, fuggendo in tribunale, dove ormai concentrava la sua collaborazione con lo studio Geffen, per tenersi i pomeriggi liberi e seguire Julian, mentre Jamie crollava a russare sul divano, per le poppate notturne ed il suo giocare ed interagire con il cucciolo per parecchie ore.
“Hai i tuoi occhi Jamie …”
La sera, nel lettone, tutti e quattro, era il momento migliore della giornata.
“Ed il tuo sorriso Marc … non ti sembra incredibile che lui esista e ci siano queste somiglianze?” – disse con dolcezza, baciandogli il pancino ed i piedi, piuttosto ciccioni e perfetti, come il resto di Julian, sempre sorridente.
“Forse è un miracolo … come ogni nuova vita Jamie.” – replicò sereno, baciando il compagno.
Julian scalciava, forse a protestare per la loro distrazione, destando poi un’ilarità contagiosa, nell’esprimere con strani versi, il suo smisurato attaccamento a loro.


“Chris ci ha invitati ad una festa Dean … a villa Meliti, per domani.”
“Di cosa si tratta?” – chiese il broker, stendendosi al fianco di Sam.
“Una festa pare, per Jamie, Marc ed il figlio che hanno adottato …”
“Capisco.”
“Mi hanno chiesto una torta e dei bignè … Li preparerò comunque al laboratorio, se decidessimo di non andare.” – spiegò perplesso, di fronte all’imbarazzo di Dean.
“Tu vuoi andarci?”
“Mi piacerebbe … così socializziamo.”
Dean sorrise amaro.
“Hai ragione Sammy, da quando stiamo insieme, ci comportiamo come sepolti vivi o quasi.”
“Non direi, abbiamo il lavoro e …” – poi si bloccò, nel notare la tristezza, che velava lo sguardo verde dell’altro.
“Vieni qui Dean …” – e lo strinse con dolcezza.
Il ragazzo allungò la mano verso il comodino di Sam, tentando di spegnere l’abat-jour, ma lui glielo impedì, senza irruenza.
“Guardami Dean.”
“Ok.”
“Non pretendo di farlo in pieno giorno, nel parcheggio del market e con i finestrini aperti.”
Dean rise, inaspettatamente: con spontaneità, cristallino ed innocente, a quella battuta di Sam, al quale sembrò di avere fatto l’ennesimo passo avanti.


“Colin mi passi le salviette?”
“Eccole … senti non dovresti stancarti, lascia che ti aiuti tesoro.”
Lo cinse alle spalle, dopo avere rimesso nel box Ryan con Thomas, mentre Jared era alle prese con Isotta ed Amèlie.
“Queste ribelli devono vedersela con me!” – esclamò minaccioso, viste le loro proteste al cambio dei pannolini.
“Stai conducendo l’operazione con successo …” – mormorò l’irlandese, vedendo volare pampers e creme dal fasciatoio.
Jared fece un saltello stizzito – “D’accordo, mi arrendo!” – ringhiò, passandogli il testimone per quell’incombenza.
Si andò a sdraiare sul divanetto, aprendo una rivista di gossip.
“Questa come ci è finita qui Colin?”
“Penso sia di miss Wong. Parlano di noi?”
“No … ops sì … ti hanno paparazzato con i gemelli da Gelson’s … C’è una didascalia con nomi ed età dei nostri bambini … trenta righe ahhahah”
Farrell ebbe ragione delle due bimbe e dopo averle cambiate, le portò ai piedi di Jared, piazzandosi su di un tappeto musicale con loro.
“E … non ti piacerebbe che fossero trentuno Jay?” – chiese sgranando gli occhi scuri.
“Trentuno cosa Cole?” – ribattè incuriosito.
Farrell in risposta gli infilò i palmi profumati di talco sotto alla casacca, accarezzandolo in quel modo, che Jared non sentiva da parecchio.
“Cole … ma …”
“Se andremo ad Haiti con Chris e Steven, magari … cosa ne pensi Jay?” – chiese sprizzando fiducia.



“Un decimo figlio!! No Glam, hai capito?? Ad Haiti per giunta … no guarda o io sono impazzito oppure Colin … lui non so cosa pensi, non ho più trent’anni e neppure quaranta accidenti!”
Le dita frenetiche tra i capelli tirati indietro, le iridi tremolanti, come la schiena, la voce spezzata da un pianto latente.
Aveva chiesto a Geffen di trovarsi al villino, tradendo nel tono di quella telefonata tutta la sua ansia.
“Jared calmati … sediamoci …” – gli disse fissandolo teneramente e lasciando che si sfogasse.
“Io non voglio sedermi! Io vorrei solo che Colin capisse che già l’arrivo di Thomas e Ryan è stato fonte di gioia, ma anche di angoscia per me, se solo immagino la possibile decisione della madre di riprenderseli!”
“Jared lei ha firmato un accordo e …”
“Figurati Glam! Una madre è sempre una madre, l’avevi detto anche tu!” – protestò, iniziando a singhiozzare, impallidendo.
“Jared bevi questo.” – e gli passò un succo di frutta.
“Non ho sete … ho solo voglia di urlare … e … e scusami …” – disse piegandosi contro alla parete della cucina, in lacrime.
“Forse è meglio che ti allunghi un attimo, andiamo di là … non spaventarmi Jared.”
“Sono stanco … Glam … lui non si rende conto.”
“Jared forse stai drammatizzando inutilmente … Colin ti ama e questo è un gesto significativo … non comprendo il tuo disagio, ma mi preoccupi, sai?” – e gli accarezzò la fronte, come faceva sempre per consolarlo.
Geffen si mise seduto sul bordo, chinandosi poi a baciargli la fronte gelida.
“Rimani qui Glam …” – gli disse in un soffio.
“Non me ne vado … non temere.”


Jude riposizionò la sciarpa ed il berretto a Camilla, in spiaggia tirava un vento fresco, mentre lui e Colin la portavano a passeggio, tenendola per mano, camminando ai lati di lei, che rideva al richiamo dei gabbiani.
“Jared non credo l’abbia presa bene, sai Jude?”
“Ci starà pensando … Lui adora darti dei figli …” – e sorrise, sedendosi con Camy sul petto e Colin che li abbracciava entrambi.
“Prenderai un malanno Jude … Tieni questo.” – e si levò il giubbotto, passandolo sulle spalle dell’amico.
“E tu Cole?”
“Ho il maglione, non vedi?” – e posò un bacio sulla spalla dell’inglese, che arrossì.


“Devi farti la barba Glam …”
Finalmente Jared si era calmato.
“Mi cresce in fretta, quando sono stanco …” – replicò pacato, disteso al suo fianco, abbracciato a lui.
“Spero che non sia colpa mia …”
“Figurati … stai meglio?” – e sorrise.
“Ho esagerato, vero Glam?”
“No. Hai tutto il diritto di non subire le decisioni di Colin, ma ripeto che per me ha buone intenzioni, del resto ti ama così tanto …”
Jared annuì, affossando il viso tra il collo e la spalla di Geffen.
“Forse con Julian sul cuore … e poi tu che aspetti un altro figlio …”
“Lui si è ispirato?” – l’avvocato rise – “Con Julian sì, ma con me penso abbia poco a che fare la sua … illuminazione Jay.”
“Mi sono sentito soffocare …” – sembrò giustificarsi.
“Cosa pensi in fondo al tuo animo Jared?”
“Vedo un … cerchio che si chiude …”
“Forse Colin si aggrappa a queste cose, sapendo di toccare i tasti giusti con te.” – disse sereno.
“In passato certo … Mi basta dirgli di no, non è difficile.” – ed inspirò – “Oppure no Glam …?”
Geffen lo strinse, senza aggiungere ulteriori commenti: gli bastò cullarlo, per rivedere sul suo volto un sorriso colmo di gratitudine.




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