Capitolo n. 57 - sunrise
“Hai detto che volevi fare l’amore …”
I suoi occhi erano così grandi, da espandersi nella semioscurità della loro camera da letto, ma Sam era troppo arrabbiato per assecondarlo e seppellire tra le lenzuola i problemi di Dean.
La sua voce era velata di timidezza ed una lieve supplica, di non parlarne, di non dirgli quanto fosse un mostro, con persone fragili quali Chris: questi non era un poppante viziato, da Steven e Robert, così maturi da poterne essere i padri-
I due, in realtà, restavano uomini bellissimi e solidi, grazie ai quali il cantante dei Red Close era uscito da quel tunnel, al cui interno il suo Dean stava letteralmente marcendo.
“Lasciati aiutare … non chiedo di meglio amore …”
Certe parole suonavano persino stonate, dolci e carezzevoli, se scaturivano da una figura massiccia ed imponente, quale quella di Sam.
“Aiutarmi per cosa?”
Mettersi sulla difensiva era inutile: Sam era più giovane, ma non immaturo ed incompleto quanto Dean.
“Invidi a Christopher un padre? Oppure detesti il solo pensiero di averne uno, anche se sotto forma di surrogato, come è capitato a noi?”
Dean ridacchiò insolente, iniziando a spogliarsi.
“Quel termine, padre, è talmente inappropriato Sammy … un tizio che vuole essere chiamato “papà”- lo sottolineò strizzando le palpebre – “e poi ti lega la cintola intorno al collo, chiudendoti in un angolo, stringendola sempre di più per costringerti a”
Si cristallizzò in quel frammento di memoria, conficcato in numerosi punti del suo corpo, da non volerli contare.
“Allora Dean è di questo che” - “SI’!!”
Un urlo vomitato dal suo stomaco, poi una corsa verso il bagno, per liberarsi anche di quel cibo indigesto.
Le sue lacrime, poi le dita di Sammy, sulla sua schiena, il suo abbraccio, come un mantello di lana, calda e dal profumo buono, non dozzinale come quello del suo padre di passaggio, Dean ne aveva cancellato persino il nome.
I suoi passi, invece, risuonavano ancora nel buio.
“Questa serata è stata un disastro Rob …”
“Sì … c’era tensione nell’aria, quel Dean … Credo che abbia litigato con Christopher.”
“Forse gli piace …”
“Non credo Judsie. Ne è di certo invidioso, ma per cosa, poi? E’ di bell’aspetto, è in carriera, con un fidanzato adorabile.”
Law sorrise, tenendolo sul petto – “Vedo che le sue meringhe alla panna hanno avuto successo …”
“C’è ben altro, è dolce nell’indole, protettivo, anche se Dean ha qualche anno in più.” – replicò assorto.
“Scheletri nell’armadio Robert?”
“E chi non li ha.” – sospirò, baciandolo sulle tempie.
“Christopher …”
“Sto bene, non tormentarmi.”
“Accidenti.” – e deglutì: “Non era mia intenzione …”
“Lo so Steven. La colpa è mia, ho organizzato questa cena e si è rivelata un fallimento!”
“Non è importante … il problema è un altro.”
“Sì, ho dei vicini irritanti e … no, Sam non lo è affatto.”
“Cosa è successo con Dean?”
“Nulla.”
“Mi fai sentire stupido e non ti fidi di me Christopher …”
“Ok, lo vuoi sapere?? Era successo anche con Denny, si tratta di Robert e del nostro rapporto, che probabilmente non andava a genio né a lui e nemmeno a Dean! Loro mi insultano, dicono che io …” – la forza di completare il discorso venne meno.
Steven lo raccolse, al centro del letto, rassicurandolo – “Per loro tu sei innamorato di lui, giusto?” – disse calmo.
“Steven io sono …” – “Lo so, non ho dubbi, ma il vostro affetto puo’ essere frainteso, da chi comunque vede del torbido a prescindere.”
“Gli voglio bene …”
Boydon sorrise – “La vostra è adorazione perfettamente corrisposta e condivisa, puo’ suscitare fastidio a chi ha subito carenze pesanti, come temo sia accaduto a Dean.”
“Dovrebbe invece comprendere che sono un caso disperato quanto lui …” – disse con sconforto, rifugiandosi in Steven.
“Pensi di esserlo sul serio tesoro?”
“No … no, sono terribilmente fortunato ad averti nella mia vita … e non me ne rendo conto.”
“L’essenziale è che tu riesca ad apprezzarlo Christopher.” – e lo baciò.
Il suo addome si contraeva ad ogni spinta, così che il palmo sinistro sembrava volere sentire la medesima sensazione, posato su quello di Dean, sotto a Sam, che si puntava sulle ginocchia, mentre gli teneva le cosce aperte, massaggiandole ad ogni affondo.
Avevano lasciato la luce del salone accesa, una conquista.
Il riverbero creava come un fascio, nel quale Sam si muoveva sinuoso e capace.
L’erezione di Dean era ostaggio di entrambi, alternativamente, in uno scambio di tocchi lascivi.
Giungere insieme all’orgasmo non fu mai tanto appagante, come in quell’occasione.
Adesso nessun chiarore infastidiva le rispettive visioni di quanto li circondava.
Sam, lo teneva stretto, baciandogli le scapole e la nuca, Dean piangeva senza timori.
Le loro mani erano intrecciate, i silenzi esaustivi, di conforto e chiarezza: tre anni senza dirsi le cose importanti, rimandando una confessione, che il confronto con altre realtà aveva fatto scaturire dirompente, ora appariva come l’evento liberatorio e definitivo, atto a risolvere gli attriti tra Sam e Dean, come in un sortilegio benevolo.
Niente sarebbe stato più come prima.
CHRIS
STEVEN
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