Capitolo n. 58 - sunrise
Il gel era gelido, la pressione in alcuni punti fastidiosa, ma Scott era capace, quanto tranquillizzante, ma mai come la carezza di Glam, sulla sua fronte: Jared inspirò un paio di volte, infine si rilassò, come ad arrendersi.
Quell’ecografia periodica al suo addome era un appuntamento necessario.
“Ok, fatto. Torno tra pochi minuti con la mia relazione. Vestiti pure Jared.”
Il cantante dei Mars si mise seduto, mentre Geffen recuperava la sua t-shirt nera.
“Su le braccia!” – disse piano l’avvocato, sorridendo.
Gliela infilò come faceva con Lula, gli stessi gesti amorevoli e paterni, persino nello scompigliare i capelli di nuovo lunghi e lisci di Jared, che appoggiò i propri palmi sulle spalle di Glam, impegnato a sistemare una targhetta ribelle.
“Grazie …” – mormorò fissandolo, come se fosse un eroe.
“A posto.”
“Dopo mi porti da Colin …?” – chiese quasi timido.
“Certo, agli studi, giusto?”
Jared annuì, risucchiandosi le labbra sottili.
“Resti con noi Glam?”
“Non posso, tornerò qui con Sveva, per il medesimo esame, pensa …”
Jared rise – “Lei, però, aspetta un bimbo …”
“Così sembra.” – e gli fece l’occhiolino, girandosi poi verso il medico, che stava rientrando.
“Qui c’è il referto, è nella norma Jared, ma se avvertirai indolenzimenti o dolori passeggeri, non temere, si tratta di aderenze minime, causate dalla cicatrizzazione dei tessuti.”
“Per i calcoli … la gotta …?” – domandò teso, alternando lo sguardo dallo specialista a Glam.
“Sì, diciamo che hanno lasciato dei ricordini nel tuo organismo, nulla di grave, semmai potremo intervenire chirurgicamente.”
“Spero di no … vero Glam?”
“Se sono sopportabili Jared …” – replicò perplesso.
“Esistono dei farmaci comunque … Ora alzati, fai con calma, se ti gira la testa risiediti Jared.”
“Ok doc … no sto bene.” – ed appoggiandosi a Geffen, guadagnarono l’uscita, salutando Scott, che li seguì con lo sguardo fino in fondo al corridoio del reparto.
Sul sedile unico anteriore dell’hummer, mentre Geffen guidava silenzioso, Jared raccolse le gambe, custodendo il secchiello di pop corn, che l’altro gli aveva comprato in un chiosco, “Visto che sei stato bravo prima Jay ahahahh”
“Tutto bene?”
“Sì Glam … crunch crunch! – Jared scimmiottò il verso della masticazione ingorda, per quel cibo che adorava.
“Vedi di non fare un mare di briciole.” – lo rimproverò sereno.
“Tanto hai l’aspirapolvere qui!” – ed indicò l’optional allocato in un vano della portiera.
“Ok, fai pure un casino Jay.”
“E’ la mia specialità … a proposito, ho fatto un sogno l’altra notte …”
“Davvero?”
“Sì, eravamo tu ed io … mi chiedevi qualcosa …”
“Cosa, scusa?” – chiese incuriosito, mentre parcheggiava.
Jared arrossì, richiudendo il contenitore colorato.
“Non lo ricordo.” – mentì – “ … però la mia risposta è … era sì.” – mentì nuovamente, guardandolo, però, con intensità.
“Forse volevo sapere se avevi appetito, considerato che non mangi abbastanza.” – ribattè affettuosamente polemico.
“Sì che …” – “No! Perdi i jeans, controlla!” – e rise bonario.
Jared lo abbracciò, dopo essersi avvicinato svelto.
Geffen lo strinse, dondolandolo lieve – “Coraggio Jared …”
“Per cosa …?” – sussurrò scrutandolo nel distaccarsi lento.
Glam inarcò le sopracciglia, schiudendo poi le palpebre e rivelando i suoi cristalli, screziati dalla luce improvvisa di un riflesso proveniente dall’esterno.
“Per tutto Jared. Me lo ripeto anch’io di continuo …” – ed inspirò, spostandolo di poco, le mani all’altezza della sua vita sottile, che sentì vibrare.
“Adesso vai, salutami Colin …”
“Sì Glam … ti ringrazio.” – e gli diede un bacio troppo vicino alla bocca, per essere involontario.
Quasi fuggì, nascondendo la testa nel cappuccio della felpa.
Geffen strinse il volante, ripartendo deciso, ma la vibrazione del cellulare lo distrasse.
Al primo semaforo rosso controllò i messaggi: ce n’era uno di Jared.
§ Talvolta sento così tanto amore per te, da dimenticare il resto del mondo nei tuoi occhi … A presto, Jay §
Dean sobbalzò, quando sentì il respiro buono di Sam sulla propria schiena.
“Buongiorno, è da tanto che sei in piedi?”
“Ciao Sammy … sì, ho già fatto la doccia e mi sono cambiato … ho una riunione.”
“La tua presenza è indispensabile?” – domandò sedendosi sullo sgabello della cucina, di fronte al compagno.
“Più o meno … Preferirei fare una passeggiata con te sulla spiaggia …” – rivelò con innocenza disarmante quanto inaspettata.
“Facciamola.” – ribattè convinto Sam.
“Ok …”
Foster sembrò oltremodo imbarazzato, nonostante la gioia traboccante da Jamie, a colloquio con lui da circa venti minuti.
“Lei non deve sentirsi in colpa, mi ha guarito.”
“Lo so, ma l’errore di quel tecnico di laboratorio stava per avere conseguenze gravissime.”
“L’essenziale per noi è avere un futuro … con molti progetti.” – nel dirlo strinse la mano di Marc, che sorrise.
“Ho saputo dell’adozione Jamie …”
“E’ di questo che volevamo infatti parlarle … l’istituto richiede dei certificati sulla mia salute … Ho dovuto essere sincero con loro …” – spiegò adombrandosi.
“Farò qualsiasi cosa per portare a buon fine questa missione.” – e finalmente il dottore arrise ai suoi interlocutori.
Chris rimuginava sulla brochure della fondazione Geffen da ore.
Steven rientrò per pranzo, occupandosi degli spaghetti e lasciandogli il giusto spazio per prendere una decisione.
“I bimbi di Haiti hanno bisogno di noi … leggo e rileggo questo slogan, sai?” – disse iniziando a preparare la tavola.
“Tesoro era solo un’opzione.”
“Robert e Jude sono orgogliosi di Camilla, così Glam del suo Lula.”
“Hai ragione Christopher, quindi perché non dovremmo esserlo anche noi?” – chiese cingendolo per i fianchi e posando un bacio sul suo collo da dietro.
L’oceano era grigio ed agitato, come i pensieri di Dean.
Aveva indossato una comoda tuta, come Sam, al quale restava allacciato, mentre camminavano assorti, mescolando i reciproci respiri, in uno scambio di baci sempre più appassionati.
“Ti amo Sammy” – disse inatteso, fermandosi.
Nascose il volto schiacciando lo sterno di Sam, più alto di statura ed immenso nel cuore di Dean, grato per quella sua pazienza incontaminata e senza limiti.
“Grazie Dean …” – e gli strofinò il mento tra le ciocche lisce e corte.
“Ehi …!” – protestò inghiottendo un singhiozzo commosso.
“Ehi …” - replicò Sam complice, radioso nell’osservarlo in quel progressivo cambiamento, nonostante qualche spigolatura ancora vivida nelle sue reazioni.
“Avevo quindici anni Sammy …” – e prese fiato, portandolo con sé ad accovacciarsi contro ad un pilone in calce bianca, sottostante la terrazza di un locale ancora chiuso.
Il gestore aveva piazzato una fila di oleandri rigogliosi ed ondeggianti, nella brezza di quel primo pomeriggio, che creavano come una barriera tra la coppia di giovani ed la chiassosa Los Angeles.
Sam gli sfiorò gli zigomi prima con i pollici e poi con baci confortanti – “Ti ascolto Dean … non sei solo.”
“E’ successo nell’ultima famiglia dove mi avevano relegato … io studiavo e mi serviva del denaro per raggiungere l’università e l’indipendenza. Trovai dei lavoretti saltuari, ma ero a pezzi, tra i libri e le nottate nei disco bar a servire dei bavosi figli di papà … divenne un tacito ricatto, lui stabilì le regole ed io accettai … mi sarei dedicato unicamente ad esami ed interrogazioni, dovevo soltanto assecondarlo.” – fece una pausa, ma sarebbe andato sino in fondo.
“In principio Sammy si accontentava di … di toccarmi … lo eccitava, ma non pretendeva niente di più … Da una notte precisa, quella del mio diciottesimo compleanno, mi chiese di … sì insomma sto parlando di sesso orale …” – nel ricordarlo Dean sentì la gola stringersi, come se quella cintola avesse ricominciato a strangolarlo impietosa.
“Sono qui amore … guardami …”
Ormai Dean stava piangendo – “Non mi ha mai scopato … gli faceva schifo l’idea, però continuava a martellarmi con frasi tipo – Ti piacerebbe farlo, vero?? Mi vuoi dentro in tutti i modi Dean, giusto?? - … cose così Sammy … capisci?” – alzò il tono, aggrappandosi a lui, che ribolliva di rabbia e risentimento verso quel maiale sconosciuto.
Si sollevarono, più leggeri, seppure sconvolti.
“Mi vuoi ancora Sammy …?” – domandò tra i singhiozzi.
In risposta Sam gli stritolò quasi il viso, investendolo di baci e un “ti amo” ripetuto con fermezza limpida quanto assoluta.
Era la cura migliore per entrambi.
JARED
DEAN
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