One shot - A sud del mio cuore
15 dicembre 2011 – Londra
“Tu mi starai vicino sul red carpet, ok? Non mi mollerai un attimo, così al photocall e poi a quella stupida conferenza stampa, per non parlare del party dopo la prima, insomma da quando scenderemo dal taxi a quando rientreremo in questo cazzo di albergo!”
Stephen Fry scrutò gli zigomi vibranti del collega ed amico Jude Law, che istericamente gli stava facendo quelle richieste da circa mezz’ora, sotto lo sguardo divertito anche del proprio secolare compagno, un uomo mite, che adorava lo stimato attore inglese, ingaggiato per una parte inconsueta.
Vestiva i panni del particolare fratello di Sherlock Holmes, nel sequel Game of shadows.
Nel passato Fry e Law erano stati sul set di un altro splendido film, Wilde, dove il primo interpretava lo scrittore e poeta Oscar, mentre l’altro l’impertinente amante Alfred Douglas, ovvero il mitico “Bosie … ecco cosa mi sembri adesso Jude … Dio quante storie? E poi perché? Pensi di evitarlo?”
“Certo che lo voglio evitare, neppure un saluto, un cenno di attenzione per quella carogna!!” – inveii, scagliando la terza coppa di champagne nel caminetto acceso.
“Esco a comprare le sigarette Steven …”
“D’accordo tesoro … ehm, ma da quando fumi?”
“Prima o poi si deve pure cominciare … ciao Bos … ops! Jude, a dopo.” – e rise, uscendo velocemente.
“Jude adesso basta, smettila di bere e siediti qui.”
“No! Aiutami ti prego Steven …” – e si inginocchiò ai suoi piedi, mentre Fry era comodamente in poltrona a sorseggiare un brandy e fumare un sigaro.
“Farò il possibile, ma sai bene che in certe situazioni c’è una tale confusione … Robert reagirà male, potrebbe succedere un parapiglia …”
“Un para cosa? Ma chi se ne frega!! Ho chiesto anche a Kevin di venire, starò anche con lui, così potrò defilarmi meglio nel caso in cui il bastardo volesse parlarmi per forza.”
“Il …? Accidenti se lo ami, a mia memoria mai ti ho visto così alterato, geloso, furente per una donna e tanto meno per un uomo.” – affermò convinto, cercando il posacenere.
“Ecco tieni Steven …” – Law lo anticipò, prendendolo da un altro tavolino – “Grazie piccolo … dunque, riepiloghiamo, noi arriviamo e …”
Una telefonata li interruppe.
Era la reception.
Fry rispose con tono incolore, diventando paonazzo un attimo dopo – “Certo … sì, un attimo, non confermi e neppure neghi … insomma temporeggi.”
“Che succede?”
“E’ arrivato!”
“Chi Steven??!”
“Robert!”
“Eh?? Ma scherzi??”
“No diamine, ti sembra che il mio stato di pre infarto possa celare uno stupido scherzo!!??”
“IO NON CI SONO!”
“Davvero, non fare il coniglio Jude!!” – ringhiò, chiudendo con il palmo il microfono della cornetta, ma dall’altra parte urlavano che il signor Downey stava salendo, mentre loro discutevano sul da farsi.
Il forte bussare quasi li tramortì.
“Jude so che sei lì dentro!! APRI!!”
“Cristo è impazzito! Steven fai qualcosa!!”
“E’ il tuo fidanzato, sei tu che devi parlare con lui!!” – protestò.
“Il mio fidanzato?? E’ … non è … ecco …”
Ancora un colpo e Law si decise a spalancare la barriera che li separava, vedendosi piombare addosso Downey, lanciatosi per sfondare la porta.
Finirono sul pavimento, aggrovigliandosi come due cavalli imbizzarriti, tra il biondo che provava a respingere il moro e quest’ultimo che si aggrappava a lui, tentando un vano abbraccio di saluto.
Fry avrebbe riso, se non ci fosse stato negli occhi di Jude, che gli era profondamente affezionato, un lampo di disperazione.
Stava davvero soffrendo per la faccenda della gravidanza di Susan Downey, la moglie di Robert, ne avevano ampliamente discusso la sera prima a cena.
I loro incontri erano da sempre intrisi di allegria , ogni qualvolta Law capitava a Londra, per lavoro, i figli, il teatro.
Del resto ci abitava anche per diversi mesi l’anno, ma ormai dopo il successo di Holmes era spesso in giro per il pianeta, tra nuove pellicole, festival e spot pubblicitari.
Jude lo salutava sempre con un leggero bacio sulle labbra, emozionandolo.
Erano stati molto intimi per esigenze di copione sul set di Wilde, ma c’era molto di più: stima e rispetto reciproci, consolidatisi nel tempo.
“Ho … ho diversi figli, tu lo sai Steven … ma questo di Rob, ha un peso differente … ho … ho il cuore a pezzi …”
Pianse, al ristorante, in auto, nella hall dell’hotel prenotato dalla produzione, prima di salire alla propria suite.
“Perché non vai a casa Jude … a casa tua, dai bambini piuttosto se non vuoi restare solo …”
“Voglio solo sbronzarmi … guarda quel tizio, quello che sta leggendo il Sun, era nel locale due tavoli avanti a noi … ora bevo ancora un paio di drink e ci vado a letto … mi … mi faccio scopare tutta la notte … non mi importa più di nulla … sono patetico e non mi importa neppure di questo …” – ed iniziò a singhiozzare sulla spalla dell’amico, che lo ospitò, nonostante la presenza del proprio uomo.
In fondo anche lui gli voleva bene, in modo paterno, come Steven.
Robert fu scaraventato contro la parete opposta da una spinta di Jude, quasi viola per la rabbia.
Fry si mise in mezzo, trattenendolo da ulteriori azioni avventate e stupide: “Basta!! Calmatevi!!”
Distribuì acqua fresca e kleenex – “Perfetto, siamo tra persone civili finalmente!? Bene, non vi resta che affrontare i problemi e chiarirvi.” – disse serafico.
“Non ci penso nemmeno! Torno in camera mia!” – sibilò Jude.
“Tu resti qui e parli con me cazzo!! Sono tre settimane che non mi degni di una telefonata e non che prima ti sia fatto vivo, se non per insultarmi!! Avrò lasciato centinaia di messaggi su quella tua segreteria, li hai almeno ascoltati!!?”
“Quali?? Quelli dove mi dici che diventerai padre o quelli dove mi chiedi di avere pazienza o quelli dove vuoi riflettere sul da farsi, dimmelo grand’uomo del cazzo!! Insomma … grande … ahahahahah!!” – e rise sguaiatamente, tirandogli un bicchiere, che fortunatamente non si ruppe.
Erano ancora sul parquet, tremanti e lividi.
Downey si strofinò la faccia, come se fosse stremato – “Ok, Jude hai ragione, quindi dammela tu una soluzione o dimmi ciò che vuoi e facciamola finita.”
“Finita … ecco, bravo, hai capito, è proprio finita tra noi o speri che … che io faccia l’amante dell’uomo sposato? … Il classico stronzo, che trova i ritagli di tempo per stare un po’ insieme, sacrificandomi ad oltranza?!” – inghiottì un singulto e si spostò sul divano.
“Ovviamente no Jude … no …” – replicò mesto, liberando due lacrime.
Jude provò l’impulso di precipitarsi ad asciugargliele, non sopportava di vederlo soffrire, l’aveva sempre consolato nei momenti difficili in quei tre anni di relazione, custodendolo nel proprio abbraccio e sedando le sue paure radicate ed orribili: Robert aveva sette anni più di Jude, ma in quei momenti gli appariva come un bambino spaventato e fragile, che soltanto lui poteva realmente salvare, anche da sé stesso.
Law represse quello spunto amorevole, ma Downey lo colse e sorrise a metà – “Anche tu mi manchi Judsie … mi manchi da morire …” – disse soffocato.
“Vai … vai al diavolo … maledetto americano del cazzo …” – disse senza alcuna convinzione, raccogliendosi le gambe tra le braccia, ed affondandoci il viso nel mezzo, come a vergognarsi nel vedere le proprie difese crollare.
Steven uscì dalla stanza, mentre Robert, dopo essersi tolto la giacca, andò accanto a Jude, avvolgendolo con il proprio corpo – “Cosa ti ha così spaventato Jude …? Siamo stati distanti per mesi, perché non sei venuto a Malibu, quando ti ho detto di Susan, sei stato il primo … ti avevo pregato di raggiungermi, volevo vivere questo momento con te … “ – lo stava cullando, pronunciando ogni sillaba con una pacatezza morbida.
“Perché … perché il dolore era troppo devastante … ti avevo perduto …”
“Invece mi avresti ritrovato, ancora una volta, con un bambino da aspettare insieme, da coccolare e crescere, non potrò mai farcela senza di te Jude, non mi sento all’altezza, ho il terrore di questa responsabilità … Indio è il mio primogenito, ma non sono un padre per lui, sono l’amico, che vedeva ogni tanto e che gli ha pagato gli studi e la casa dove abita … Lo amo, così come fai tu ed è un bravo ragazzo, che sa di noi …”
“Indio …? Lui … lui sa di noi …?” – chiese stupito.
“Glielo dissi subito, cercando la sua approvazione, era importante ed Indio mi ha fatto un’unica domanda …”
“Quale …?”
“Se tu eri al sud del mio cuore Jude.”
“Cosa? …” – domandò guardandolo a quel punto.
“Dove affondano le radici dell’amore autentico, quello che non cadrà nell’abisso del passato, tormentandoci con malinconia insopportabile ... L’unico capace di darci la forza, la purezza, il coraggio … Gli ho detto che eri tu e che lo saresti stato per sempre … Lo stesso ho fatto con Susan, quando mi ha detto di essere incinta: penserai che io sia un folle, però è la verità.”
Jude chinò la testa, ma Robert gliela sollevò per il mento, dandogli un lungo bacio.
Lo strinse: “Stai tremando Jude … hai freddo come me …?”
“No … non più … è la gioia di averti qui, che sta stritolando tutte le mie paure Rob …”
I sorrisi si ritrovarono, come il resto di loro, incapaci di rinunciare a quel terribile privilegio, che avevano scoperto amandosi come nessuno mai aveva fatto.
THE END
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