mercoledì 7 settembre 2011

One shot – FROM THE FIRST MOMENT OF US

One shot – FROM THE FIRST MOMENT OF US



Pov Robert Downey Junior


E’ tardi.
Anche questa notte, non chiamerà più.
Lo chiamo io …
No, meglio di no …
Che stupido che sono, per dirgli cosa, poi? …
Che lo amo … sì … io lo …
Non mi crederà.
Jude non torna indietro, non per me, non dopo che l’ho deluso in questo modo.
Forse per me l’avrebbe fatto, perdonare chi si ama dà un sicuro conforto, ma in questo momento non ragiono.
“Downey ancora sveglio?”
La voce di Susan è lieve, così le sue espressioni dolci, acuite dalla sua prima gravidanza.
Il nostro bambino.
“Vengo subito cara …” – e sento le mie tasche piene di sassolini, li rimescolo tra le dita nervose, li avevamo raccolti Jude ed io sulla spiaggia in Grecia, durante l’ultima vacanza.
“Niente da Londra?”
Perché sei così comprensiva Susan, perché non mi hai insultato e picchiato quando ci hai trovati insieme a letto la prima volta, nel nostro letto … non di casa, in una suite a Parigi, durante il giro di prèmiere di Holmes.
Inseparabili: come i due pappagallini del film di Hitchcock, The birds, ci prendeva in giro prima di quella notte …
Lei sapeva.
O lei voleva che …
“Se ti riferisci a Jude, no, nemmeno un segnale di fumo …” – e sorrido sconsolato.
“Domani lo chiamerò io, del resto lo devo fare per lavoro e …”
“Susan per favore!” – il mio tono diventa severo, ma non cattivo o almeno spero che lei non lo viva così: nulla deve turbarla, Susan merita il meglio.
L’ho detto anche a Jude, comunicandogli la notizia, almeno due mesi prima: una litigata orrenda, non potrei definirla diversamente.
La sua voce rimbomba nella mia testa: “Tu … tu mi avevi promesso che avresti divorziato!” – era lacerante, come una coltellata, un misto di costernazione, rabbia, livore, un grido sommesso, che si faceva strada dalla sua gola, liberandosi rovente nell’aria che lo circondava.
Ci separava un oceano e quell’inconsueto collegamento via web cam, nella riservatezza del mio studio, era il minino che dovevo a lui, all’uomo che amavo come un pazzo …
“Dovevo … dovevo guardarti negli occhi mentre sto per dirti il motivo del mio disagio, piccolo …”
“Ma che diavolo sta succedendo Rob, mi stai spaventando …”
“Non vorrei mai che ciò avvenisse, non vorrei mai vederti piangere, come sto facendo io adesso …”
“Non stai bene Rob, hai un problema di salute, dimmelo, ti starò vicino, parto subito, al diavolo il teatro e tutto il resto!”
Peggiorasti le cose, senza saperlo, anteponendomi come al solito al tuo mondo, che non amavi e che non avresti mai amato quanto facevi con me, con sincerità estrema, senza dimenticarti i tuoi doveri di padre, certo, ma catturando la luce della pura gioia, solo quando eravamo vicini, anche il solo sfiorarci delle nostre braccia, in piedi accanto alla parete, nel rivedere le sequenze appena girate, in quel monitor, che trasmetteva un mondo parallelo: anche lì i nostri personaggi si amavano di un sentimento impossibile da riuscire a viverlo.
Eppure erano nell’800, mentre noi … noi siamo comunque intrappolati nei sogni e nelle vite degli altri.
“Jude ti amo infinitamente …”
“Lo so Robert …”
“Io sto bene … è Susan che …”
“Susan, o mio Dio, Susan cosa??!”
Le volevi bene, anzi, provavi tanta stima per lei ed avevi anche parlato con mia moglie, di noi, spiegandole le tue emozioni: “E’ incredibile … lei non vuole ostacolarci Rob … non so bene dove andremo a finire, ma la sua … come chiamarla?”
Già, come definire una simile affabilità …?
“E’ … incinta … aspetta un bambino.”
Tra quell’armonia, in cui c’era stata chiarezza e sincerità tra noi tre, eravamo passati ad una sorta di imbarazzo e poi di competizione, per poi arrivare alla mia garanzia, data a Jude, di separarmi e porre fine all’unione con Susan.
Contemporaneamente lei mise in atto dei pacati tentativi di seduzione e complicità: era come un groviglio di rovi, nel quale più mi muovevo e più facevo danni, ma solo su me stesso.
Le occasioni, le parole, i ricordi, le circostanze, tutto insomma fino a qualche ora passata insieme, a fare l’amore, ne avevamo bisogno, forse i miei sensi di colpa completarono quel disastroso disegno.
Jude di fronte alla mia confessione, ebbe un tremito, in tutto il corpo: lo percepii nitidamente.
Infine un sorriso, anzi, una smorfia dolorosa.
“Ha vinto lei … mi deprime riconoscerlo o … o prevederlo Rob, ma questo sarà l’ennesimo bambino usato come … come merce di scambio o ricatto silenzioso, sai cosa intendo …”
“Certo che lo so … pensi davvero che …”
“Ciò che penso io non ha alcuna importanza ormai e … e non ne ha avuta a sufficienza per farti evitare di farci un figlio …”
Il suo ultimo sorriso, più triste del precedente, più spento, come quel monitor, che mi negò repliche, oltre alla sua immagine.

Dicembre 2011
Guy mi tempestò di telefonate.
“Jude non vuole venire alle prèmiere, deve essere impazzito e neanche le interviste, ha declinato tutto il programma!!”
“Non so cosa dirti … è un periodo particolare per lui …”
“In che senso Robert?”
“Ho fatto il possibile per farmi spiegare cosa gli sta succedendo, ma non vuole aprirsi neppure con me.”
Era un tentativo persino stupido, di tergiversare con il regista, un amico prima di tutto, che aveva compreso la natura dei sentimenti che mi univano a Jude, ma con estrema discrezione non me ne aveva mai parlato.
In fondo il nostro amore riguardava solo …
Ora mi sento estraneo ed inadeguato, sono soltanto l’ex drogato, l’ex alcolizzato, l’ex detenuto, che è riemerso da un’enorme montagna di fango, trasformandosi in un eroe di plastica, che poi si è persino evoluto in futuro padre, per la seconda volta.
Già, Indio, il mio primogenito, un figlio che non ho mai vissuto come avrei dovuto.
Lui è molto affezionato a zio Jude, so persino che si sentono ogni tanto e che è andato a vederlo a Londra.
“E’ cambiato … sai papà, l’ho trovato triste e poi … poi c’erano delle bottiglie nel suo camerino, vuote o a metà … Ci siamo salutati, mi ha stretto forte ed ha sorriso, ma quando sono tornato perché avevo scordato il cellulare, lui stava piangendo …”
Quell’abbraccio era per me, attraverso Indio, un messaggio chiaro e spietato, al mio stupido cuore.

Paul era un caro amico.
Jude non lo conosce, ma io e mia moglie l’abbiamo incontrato alla Warner dieci anni fa.
Si occupa di produzione, come Susan del resto.
Sentirli parlare animosamente è stato strano.
Sulla terrazza, dimentichi della mia presenza in casa.
Quattro parole.
“E’ mio figlio, cazzo!!”
La voce di lui, che sembrava investire a pieno lei e poi …
Lacrime, silenzi, di nuovo lacrime, le scuse di Susan, le rivendicazioni di Paul, l’accusa di essere stato usato …
E’ quasi comico, venire persino a sapere che sono sterile.
Troppi stravizi, le cure, il metadone, l’eroina, di nuovo il metadone, gli antidepressivi, è già tanto se sono vivo!
Ottima battuta Downey …

Londra è davvero triste in inverno.
Gelida.
Mancano solo tre giorni alla prima di Holmes.
Passo nel quartiere dove stanno stendendo il red carpet e sistemando fioriere con rami e lampadine natalizie.
E’ dolce Londra, tra le braccia di un ragazzo inglese.
“Ora puoi anche mandarmi via Jude, non potevo fare finta di nulla e sei l’unico a cui l’ho detto.”
“Rob …”
Sei come di pietra, sbarbato e pronto ad onorare i tuoi impegni con la produzione: sei andato da un analista e sono dieci giorni che non tocchi un solo bicchiere.
Mangi regolarmente e dormi senza sonniferi.
Mi hai sciorinato questo aggiornamento, mentre io singhiozzavo nel soffocarti e nel ricoprire il tuo volto pulito di baci accesi di gratitudine.
Ci siamo quindi staccati, scrutati, respirati e rivelati.
“E’ tutto … assurdo … non posso neppure avere dei bambini … non più almeno … Questo mi ha addolorato, perché …” – stringo i pugni, le palpebre diventano due fessure – “Avevo letto di quella procedura, utero in affitto, per avere un cucciolo tutto nostro Jude …”
Costernazione: trabocca dai tuoi laghi di cenere e mirra.
“Dio, sono un coglione, sono un …” – mi sento a pezzi.
Raccoglimi, Jude, riprendimi con te, non lo merito, non dopo ciò che è avvenuto, non dopo tanta leggerezza da parte mia …
“Dovrò pensarci io allora …”
Finalmente sorridi.
“Cosa hai detto amore …?”
“Se proprio vorremo un bambino, dovrò …” – ma ti faccio morire quella frase con un bacio profondo e totale.
Ti assorbo e rinasco.
Mi hai perdonato …
“Cosa sono io senza di te Robert … me lo sono chiesto ogni minuto … Avrei accettato qualunque condizione pur di riaverti nella mia vita: te lo avrei detto prima di andare alla serata di gala per Holmes.”
“Non ti merito … ora meno che mai Jude …”
Tu non aggiungi altro, mi riavvolgi e mi doni senza esitare il meglio di te, come hai fatto dal primo istante, sì … dal primo istante di noi.

THE END



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