Capitolo n. 262 - gold
Lula stava osservando con attenzione le molteplici scarpine esposte nel negozio al terzo piano di quel nuovo centro commerciale.
“Uhm … queste sono belle papà …”
“Sì, sembra anche a me.” – disse Geffen, accarezzandogli la testolina dubbiosa.
“E … posso prenderle anche la borsetta papake***?”
Kevin capì che ce l’aveva con lui, quindi rise per quello strano nomignolo, che il figlio gli aveva affibbiato da quella mattina, dopo avere mangiato dei plum cake, con un originale ragionamento estremamente scherzoso.
“Ovvio, mi sembra il minimo …” – poi si avvicinò a Glam, bisbigliando – “Non capisco daddy, perché non ti chiama papaga!”
“Sì e poi? Paperoga già che ci siamo ahahahah!”
Lula fece velocemente la somma per l’acquisto dei due articoli per Violet, controllando poi nel suo bradipo – “Papà … ehm … non ci arrivo uffi!!”
“Visto che sei bravo in matematica, pagherò io questa volta, la prossima papake, poi ci offri la colazione, ok?”
“Sììì! Hai visto brady, abbiamo risparmiato! Ma … non so il numero di Violet per i sandali …” – e si imbronciò – “Chiamo zio Jared!!” – e fece un saltello, recuperando il telefonino fosforescente.
“Cavoli è scarico …”
“Usa il mio tesoro …” – “Grazie papà … faccio la video chiamata …”
Kevin provò un certo disagio, leggendo lo stesso sul volto di Geffen, ma il bimbo era così entusiasta, che non volevano frenarlo con i loro problemi da adulti.
Jared, in fondo, sarebbe sempre stato tale, tra loro, difficilmente risolvibile.
Rispose con una voce stupita.
“Lula …? Ciao, come stai?!”
“Ciao zio Jared! Ho una domanda, la misura del piedino della mia principessa Violet, sto comprando una sorpresa per lei, con l’aiuta dei miei papà!”
Jared ebbe un’esitazione, osservando lo schermo e cercando dove fossero Glam e Kevin, notando solo luci e cartelli pubblicitari intorno al bambino.
“Dunque vediamo … Violet … aspetta, controllo, perché è qui con noi.”
“E’ con voi a Vienna??!!” – chiese stupito.
“Sì è venuta con gli altri per il compleanno di zio Colin …” – disse sorridendo – “Trentaquattro … ah però, che bella zampina ahahhah”
“Violet è tutta bella!”
“Sì, sì certo Lula … ti diverti in montagna …?”
“Certo! Dove sei, lavori?”
“No sono in camera … ho un po’ di febbre, niente di serio …”
“Hai i capelli diversi zio …”
“Sono per la parte … sai faccio un principe … ranocchio!” – e rise poco convinto, rannicchiandosi contro la parete, seduto sul parquet.
“Nooo ahahahh” – e Lula esplose in quel modo contagioso.
“Posso … posso salutare i tuoi papà adesso …?”
“Sono qui, ti passo papi!” – e gli porse il palmare.
Geffen si accomodò su di un divanetto nella sala prova, mentre Kevin gli faceva cenno che andava lui alla cassa con Lula – “Salutamelo tu …” – gli sussurrò allontanandosi.
“Ciao Jared, che succede, come stai?” – domandò pacato.
“Ciao … è debolezza e stress … come al solito.” – e scrollò le spalle.
“Inizio a credere che ti piaccia essere rimproverato ad oltranza, sai? Stai mangiando? Non si direbbe.” – e sorrise tirato.
Jared sospirò, guardando altrove, per poi tornare a scrutarlo: “Tu invece sei in forma, ne sono felice Glam …” – disse dolcemente.
“Merito dell’aria sana e della cucina di Kevin, è molto in gamba …”
“Sì … da sempre. Puoi … puoi concedermi cinque minuti del tuo tempo, vista l’occasione …?”
Geffen si adombrò – “Non chiedermelo in questo modo Jared, sembra che io …”
“Che tu cosa …? No, ascolta … volevo solo dirti che …”
“Ti ascolto.” – replicò serio.
Jared si passò le mani sul viso, per poi tossire.
“No … nulla … devo andare a stendermi, la temperatura mi sale sempre a quest’ora …” – e nel dirlo selezionò un numero rapido su di un secondo telefonino, che estrasse dalla tasca dei pantaloni – “Colin … scusa, puoi salire? … Non mi sento bene … grazie. Glam ti lascio andare, grazie per i regali a Violet, non dovevi disturbarti …” – disse a fatica.
“Jared! Senti per favore …” – lo interruppe, in preda al nervosismo, di fronte a quel brusco cambio di direzione del cantante, che non stava assolutamente facendo la commedia per impietosirlo.
Jared lo salutò con la mano e spense, chiudendo con un flebile – “Ciao … scusami Glam.”
Erano rasati, vestiti nello stesso modo, ostili, anche senza parlare.
Kevin era uscito nel parcheggio con Lula, non li notò da subito, se non quando si sentì rivolgere un epiteto – “Ehii tu stronzetto con il negretto!”
Lo dissero in Tedesco, poi lo ripeterono in Inglese – “Sei un yankee, giusto??”
Kevin si voltò repentino, portando Lula dietro alle sue gambe.
Gli diedero una serie di spinte e lui, che non era certo meno muscoloso di loro, si sentì inerme, come se il terrore lo stesse bloccando.
“Lasciate stare il mio papà!!” – gridò Lula, ma Kevin gli impedì di allontanarsi da lui, proteggendolo con il suo corpo.
Due mani afferrarono il più grosso, spostandolo con veemenza.
Altre due, spintonarono quelli più minuti, ma ugualmente aggressivi, contro il muro.
Si aprì un varco e sul fondo Kevin vide arrivare di corsa Glam.
Da subito Kevin non capì chi lo avesse salvato da quell’aggressione, perché aveva il sole che lo accecava, ma appena in ombra e nel sentire le voci dei due uomini di stazza considerevole, ebbe un sussulto: “Vassily, Peter!!”
“Chiedi scusa …” – ringhiò il moro, stritolando il collo del capo di quella banda di idioti.
Glam li stava per picchiare, ma poi Peter preferì prendere tutti e tre a calci nel sedere, facendoli fuggire come conigli.
“Avvocato, lei si ficca sempre nei guai!” – disse Vassily scoppiando a ridere ed abbracciandoli.
“Ma cosa ci fate voi qui??!!”
“Vacanza! E … pre congedo militare …” – disse mesto Peter, mentre il compagno stava facendo fare l’aereoplanino ad un entusiasta Lula, che adorava quei due giganti buoni e generosi.
“Venite, andiamo a pranzo, così ci raccontate.” – disse Kevin, che nel frattempo era stato stretto a Geffen, premuroso ed in preda al panico – “Tesoro … mi dispiace io ero …”
“Tu sei qui, con noi, va tutto bene daddy … ti amo.” – e lo soffocò, tanto si aggrappava forte a lui.
Al quarto secondo, Glam bisbigliò a Kevin – “Devo verificare il fondo disponibile nella mia carta di credito …” – poi rise, rivolgendosi a Vassily – “Pre congedo per esaurimento scorte in cambusa ragazzi??!”
Risero insieme, aggiornandosi sugli ultimi eventi.
“Quindi Jared e Colin sono a Vienna? Dovremmo andarci domani, vero Peter?” – disse guardandolo con tenerezza.
Vassily era un colosso di muscoli, dava l’idea di essere d’acciaio temprato ed in effetti lo erano entrambi, dopo la durissima disciplina nell’armata sovietica ed un’infanzia senza amore.
Eppure quando erano insieme, oltre a fare tremare muri e pavimenti, come diceva Meliti, erano di una delicatezza infinita, innamorati da anni, anche se Vassily aveva moglie e figli.
Aveva, appunto.
“Ho divorziato, un periodo complicato, ma non potevo rinunciare a Peter, del resto la … scusa del lavoro, ci teneva insieme per mesi, da adesso invece, siamo … a piede libero!”
“Ascoltate, stavo riflettendo su di una proposta … Vi andrebbe di fare da body guard alla mia famiglia?” – disse Geffen.
“Come …? Sul serio?”
“Certo Peter, non scherzo mai sul lavoro. Inoltre a Los Angeles stavo anche pensando di cambiare casa, Lula ha bisogno di un giardino e di spazio per il suo pony … Kevin te ne avrei parlato presto …”
“Ok daddy, a me l’idea piace ed a te Lula?”
“Mi va un sacco!! Loro due quindi mi porterebbero a scuola??”
“Sì, anche … Sarete persone di fiducia, avrete la vostra casa all’interno della proprietà e la completa indipendenza, un mese di ferie all’anno pagate, poi sono disponibile alle vostre eventuali richieste.”
I due si fissarono per trenta secondi e poi accettarono con gioia.
“Perfetto, ci diamo appuntamento a Los Angeles … vediamo, quando Kevin?”
“Tra … una decina di giorni?”
“E sia, va bene per voi?”
“Sì Glam, che … che strana la vita, salute!” – esclamò Vassily emozionato ed incredulo quanto Peter.
Robert e Jude, si erano uniti a Jared e Colin, per vedersi un dvd.
Scelsero un vecchio film di Law, la biografia su Wilde.
“Come ti senti cucciolo?”
Colin era amorevole e presente ad ogni esigenza di Jared, che non era affatto capriccioso, come in altre situazioni, ma piuttosto demoralizzato.
“Quella corsa nel parco … nudo a cavallo … ma devo essere impazzito …” – disse abbracciando il cuscino.
“Eri bellissimo!!” – intervenne Downey alzando la mano destra, mentre stava seduto sul tappeto ai piedi del letto, dove Jared riposava.
“Confermo!” – si unì Jude, alzando la sinistra, poi risero, con Colin che tirava loro cuscini e pop corn.
Jared sorrise, affondando il volto nel collo di Farrell, che aveva un buon profumo.
“Mi manchi Cole …”
“Sono qui. Non me ne andrò …” – e lo baciò sulla tempia, allungandosi, per tenerlo meglio a sé.
“Ti attaccherò il raffreddore … e la bronchite …”
“E le piattole nooo??? Silenzio!!! Aahahhah” – “Scusami Rob … sono io la piattola triste …” – e tirò su dal naso, scomparendo sotto al piumino.
Colin scivolò vicino a Jude, che si stava mangiando le pellicine.
“Francamente non mi rivedo mai volentieri … poi qui ero semplicemente scandaloso …” - disse piano all’orecchio del suo irish buddy, che lo ricambiò con un “Eri incredibile … sexy!” – e ridacchiò, facendo ruggire Downey – “E allora voi due!!”
Il suo b-berry si intromise in quel finto duello – “Ops scusate, è Sienna … sì ciao, dimmi cara.” – e fece un balzo, dirigendosi in terrazza.
Jude rimase a bocca aperta, Jared si scoprì con un guizzo – “Chi era scusa??!”
“Quella vipera …” – sibilò Law, frantumando la manciata di patatine, che stava per divorare.
Downey rientrò dopo cinque minuti, investito dalle invettive di Jude.
“Si puo’ sapere cosa voleva a quest’ora?? Non le basta tediarti tutto il giorno sul set?!”
“Judsie … ma insomma … voleva solo un consiglio …”
“Un consiglio??!” – sbraitò, incurante ormai di essere paonazzo e sinceramente furioso.
“Jude … spero tu stia scherzando con questa scenata …”
“Co.cosa? … Ti sei proprio rincoglionito allora!!” – e fuggì, sbattendo la porta.
Robert rimase per un lungo istante in silenzio, mortificato davanti agli amici, che provarono a consolarlo – “Uk buddy è fatto così … lo sai che prova una gelosia paranoica per te Rob …” – “Colin qui si tratta di … di mancanza di fiducia, non vedo alternativa e mi ferisce, lui non sa quanto …” – e trattenne una lacrima, salutandoli con un abbraccio, prima di andarsene.
“So che non riesci a dormire. Anche a te manca quel posto speciale, in cui i tuoi incubi si dissolvono in modo indolore e riesci a recuperare un sorriso, dopo mille avversità …”
“Non ho più voglia di ascoltarti … sono solo chimere, effimere e distanti dal mio presente, sei rimasto l’unico a non capirlo.”
“Sono uno stolto, lo ammetto, ma almeno riconosco l’amore, che non ci ha mai lasciato.”
Robert allungò la mano, sfiorando la spalla nuda di Jude, che si girò lento verso di lui, accogliendolo sul petto, per poi baciarlo intenso.
“Ok stoppp!!! Perfettoo bene bene …” – Derado quasi volteggiava da un angolo all’altro, oltre l’interno ricostruito di quella camerata di soldati, dove i personaggi di Downey e Law si erano rifugiati per un’appassionata notte d’amore.
“Ehm … io avrei dato … lo … stop … ok shhh, andiamocene …” – e fece ritirare tutti oltre le quinte, facendo spegnere le luci.
Robert e Jude non smettevano di baciarsi e davano l’impressione di andare bene oltre quanto previsto dal copione: era meglio lasciarli da soli a fare la pace, dopo ore di gelo e pesante indifferenza.
NDA: *** papake è un’idea dell’amica Irene Iretta XD
http://www.youtube.com/watch?v=ZNkvMoPALrk
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