Capitolo n. 263 - gold
I figli di Colin e Jared tornarono a Los Angeles nel fine settimana, dopo avere trascorso qualche giorno molto sereno con i genitori, così Camilla, insieme ai Wong, Meliti, Carmela e due nuove baby sitter.
Pamela invece restò insieme a Xavier e Phil, che scelsero per lei una suite adiacente alla loro.
La ex di Geffen era in poltrona, a mangiare cioccolatini, fasciata in un bell’abito porpora.
Xavier prese pennelli ed una tela, improvvisando un cavalletto e mettendosi subito a sviluppare delle linee precise.
“Stupenda …” – mormorò serio ed ispirato.
Era come al solito a torso nudo ed unicamente con dei jeans stracciati e macchiati di colori.
Si tracciava sempre tre X, sotto al cuore, due rosse ed una nera – “L’amore, la passione e la morte … si deve provare un crescendo di queste emozioni quando si dipinge … E tu, mia dolcissima signora, sei una visione … Vero amore? Siediti sul bracciolo, in posa, subito!” – ordinò a Derado, che stava leggendo tranquillamente un quotidiano.
Il regista assecondò sorridendo il proprio ragazzo terribile.
“Perfetto … sapete, siete una bella coppia! Potreste sposarvi, poi mi adottate, come vostro primogenito … e poi questo legame proibito tra te e me!”
Phil e Pam si fissarono – “Xavi hai di nuovo bevuto l’assenzio!!” – esclamò lui, vedendo una bottiglia di quel particolare liquore, spuntare dalla tasca posteriore di Xavier, che scoppiò in una fragorosa risata – “Ehiii stavo scherzando!! Ahahah!”
“Dio mio, il vostro guapito Pamela non dovrà mai sentire certe sciocchezze!” – esclamò Phil, con una buffa espressione.
“Il nostro … di tutti e tre.” – e sorrise, intrecciando le loro sei mani.
Xavier era raggiante – “Grazie Pam … grazie.” – e le stampò un bacio sulla guancia, con estrema gioia.
Kevin spense le lampade del soggiorno, andando poi in camera, dove Glam si era assopito da poco.
“Dormi già?” – bisbigliò, allungandosi accanto al suo uomo, sentendo il suo respiro caldo, baciandolo per svegliarlo.
“Ehi …” – sussurrò Geffen, sorridendo.
“Ehi … scusami …” – e lo baciò di nuovo.
Glam lo strinse delicatamente, come se fosse di cristallo fragile e prezioso: “Ti amo Kevin … ma … adesso dimmi cos’hai da quando siamo tornati dal centro commerciale.” – chiese accarezzandogli la schiena e poi i capelli.
Kevin inspirò – “Non sono stato capace di difendere il nostro bambino … ero bloccato e se quei bastardi mi avessero alzato le mani, sarebbe successo …”
“Non sarebbe successo niente Kevin: tu avresti reagito, sei in ottima forma e poi, riflettendoci, non dovremmo mai cedere a reazioni violente davanti a Lula, non è un corretto insegnamento per lui.”
“Hai ragione daddy … ma il problema è un altro da quando sono stato …” – e si bloccò, sedendosi, per chiudersi a riccio.
Glam lo avvolse, cullandolo – “Forse noi due … non ne abbiamo mai parlato abbastanza cucciolo …”
“L’abbiamo cancellato senza mai affrontare quello che mi hanno fatto Glam … io sono stato … sono …” – la sua voce si spense.
Geffen lo spinse sotto di sé, baciandolo con un ardore generoso – “Non pensarci, non farlo, non permettere che nessuno ti porti via la sicurezza ed il rispetto per te stesso! Tu sei un essere meraviglioso e quelli che ti hanno stuprato erano nullità e come tali sono finite Kevin!” – urlò piano, esortandolo poi a liberarsi – “Dillo Kevin, dillo adesso, qui, davanti a me, che ti amo più della mia stessa vita. Ti prego, fallo.”
“Mi hanno stuprato daddy … loro mi hanno …” – iniziò a singhiozzare, schernendosi, ma Geffen scoprì il suo volto sconvolto, ricoprendolo di altri baci – “Non dovrai permettere più a nessuno di intaccare la tua felicità, perché hai il diritto di vivere senza lacrime ed angoscia Kevin. Tu non devi essere triste, altrimenti il mondo cadrebbe in una notte troppo buia amore mio …”
Kevin si appese al suo collo, accogliendolo dentro di sé più e più volte, fino all’alba, sino a sfinirsi.
Robert era pallido a cena, Jude lo notò, provando a capire se avesse saltato qualche pasto.
Si allenava parecchio, per le numerose scene in cui era poco vestito: aveva degli addominali scolpiti, anche se non eccessivi, era stupendo.
Una volta in stanza, andò subito a rilassarsi sul divano – “Dio che giornata Judsie … forse ho l’influenza, mi gira la testa …”
“Rob chiamo un dottore?” – gli disse afferrandogli le mani, quasi stritolandolo in un abbraccio simultaneo ad un bacio inquieto, ma profondo.
Quando si separarono, Downey sorrise dolce – “Piccolo non sono moribondo … Credo sia soltanto una febbriciattola, non devi …”
“Non … non so cosa mi prende qui, nel mezzo, brucia e scalpita, in preda all’ansia di perderti …” – e portò il palmo di Robert sopra il suo sterno.
“Sei così bello Jude, sono io quello che ha sempre paura di perderti e che si galvanizza quando sei geloso, possessivo, unico nel tuo modo infantile ed incredibile di dimostrarmi che ti appartengo, quando invece è l’unica cosa che desidero e che mi rende felice e vivo.” – e lo baciò, riprendendo colore ed energia.
Brian trovò davanti alla porta un pacchetto, confezionato di rosso e nastri dorati.
Sorrise.
Lo aprì, mentre varcava la soglia, incuriosito e speranzoso che fosse di Justin: non sbagliava.
Un album di foto e disegni, che li ritraeva, dal primo incontro alla decisione di convivere.
Strizzò le palpebre, chiudendo i pugni ed inspirando.
Corse davanti alla porta del grafico, bussando nervosamente.
“Brian …”
Justin lo accolse solare – “Entra … hai ricevuto il mio regalo …” – disse scrutando le espressioni del moro, che divennero all’improvviso indecifrabili.
“Sì …” – replicò esitante, guardandosi intorno, come a non volere affrontare gli occhi indagatori del biondo.
“Credevo che fosse il modo giusto per parlarti dei miei sentimenti Brian e di come mi senta da quando ci siamo … ci siamo lasciati …”
Brian sorrise mesto – “Tu mi hai lasciato, ma … ma adesso i dettagli non importano poi molto, siamo qui e …”
Finalmente si persero nella reciproca intenzione di appartenersi.
Justin avrebbe voluto spiegargli molte cose, ma Brian sembrava in preda ad un delirio passionale.
Il ragazzo percepiva i suoi ansiti tanto a fondo da esserne più turbato rispetto a tutte le altre volte che aveva fatto l’amore con Brian.
Quasi gli frantumò i polsi, mentre lo bloccava, le braccia alzate sopra alla testa, svuotandosi in lui e divorandolo di baci e morsi, ma senza dirgli nulla.
Justin tremava, nel rannicchiarsi in posizione fetale, dando le spalle a Brian, che si allungò, buttando gli occhi al soffitto, nel riprendere fiato.
Con uno scatto andò verso la poltrona, dove i suoi abiti erano sparsi in modo confuso: si rivestì, mantenendo quel silenzio assurdo e doloroso per Justin, che si coprì con il piumino, stava gelando.
“E’ stata una bella scopata, sai? … Dovremmo rifarla, ogni tanto. Stammi bene Just.”
Uscì, senza più voltarsi indietro.
Derado stava riunendo il solito staff di autori, per riepilogare il girato in programma quel giorno.
“Ok abbiamo completato le verifiche, ma … Justin che fine ha fatto?”
“Ah quasi lo scordavo Phil, mi ha detto di darti questo.” – la costumista gli passò un biglietto.
“Grazie Sara … vediamo …”
Farrell era ad un passo da lui e chiese di cosa si trattasse.
“Dice che non puo’ rimanere, mi ringrazia … Cosa diavolo è successo? Colin tu lo hai visto, ha litigato con Brian?”
“Non ne so nulla Phil. Vado a cercarlo con Jared, se non hai bisogno di lui subito.”
“Andate pure.”
Il cantante dei Mars era preoccupato almeno quanto il compagno.
“Forse Justin ha provato a fare pace con lui …”
“Forse. Comunque se non è in aeroporto non so davvero dove scovarlo Jay.”
“C’è un taxi che ci sta seguendo da quando siamo partiti Cole, ma non riesco a vedere il passeggero …”
Si resero conto che si trattava di Brian solo quando se lo trovarono alla sezione partenze.
“Lo stai cercando anche tu?” – gli domandò secco l’attore irlandese.
“Cosa vuoi Colin? Non sei la sua balia!”
“Piantala di fare lo stronzo e dimmi cosa gli hai fatto per causare questo casino!”
Jared si frappose tra loro, provando a sedare quella tensione crescente.
Era infastidito dall’atteggiamento di Colin, ma c’era qualcosa di negativo anche nei modi di Brian, il che gli provocava un disagio anche maggiore.
Dalla sala laterale Justin li stava osservando e per evitare ulteriori contrasti si fece avanti, con aria sommessa – “Sono qui … potreste lasciarmi in pace, non chiedo altro.”
“Just!” – esclamò Brian, andandogli incontro per abbracciarlo, ma lui si ritrasse, spostandosi verso Jared.
“Non toccarmi … Mi hai trattato come un oggetto stanotte, insultandomi come mai nessuno prima!”
“Io ero arrabbiato … Justin ascolta possiamo risolvere tra di noi, loro non fanno parte della nostra storia, anche se li vedi come amici, non sei niente né per uno come Colin e tanto meno per Jared, che in realtà ti detesta!” – affermò convinto.
“Questo è falso!” – gli inveii contro Farrell, palesemente alterato da quelle parole.
Brian si voltò, con aria di sfida – “Ma sentilo! Illuminaci mister fedeltà! Quali prospettive intendevi offrire a Justin? Dove lo avresti collocato nella tua splendida vita a cinque stelle?! L’hai fatto innamorare di te, per poi gettarlo via, maltrattando sia lui che Jared o mi sono perso qualcosa, eh?!! O non avevi abbastanza fegato per accettare l’idea di scegliere lui e lasciare la tua incredibile famiglia?!”
“Io … io ho fatto del male sia a Justin che a Jared, è dannatamente vero, ho chiesto loro perdono, ma con questo rimorso dovrò convivere, così come sto facendo con i farmaci dopo l’ictus provocato proprio dalle mie scelte insensate, quindi penso di essere già stato punito abbastanza!” – ringhiò sentendosi avvampare.
Jared lo strinse a sé – “Non importa, adesso calmati Colin, calmati per favore, fallo per me …” – era un sussurro colmo di tenerezza, che provocò in entrambi un’intensa commozione.
“Jared andiamo via … Justin se vuoi ti diamo un passaggio, non compromettere il tuo lavoro per lui.” – disse con forzata compostezza.
“Io non ti ho mai tradito Just … credevo in … in noi.” – disse Brian, come estremo tentativo di riconciliazione.
“Grazie Colin … tornerò con Brian … in un modo o nell’altro.” – e prendendolo per mano, si diressero verso i giardini oltre le vetrate.
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