Capitolo n. 250 - gold
Iniziò a piovere.
Jared si era rifugiato sul suv, mentre il suo cellulare stava squillando da almeno dieci minuti.
Aveva corso nel parco, intorno alla villa ristorante, dove si svolgeva il party organizzato dalla produzione per il film di Derado.
“Sì, pronto …” – rispose concitato.
“Amore dove diavolo sei, qui ti stanno cercando!”
“Colin …”
“Che succede …? Piccolo stai bene?”
Jared strinse le palpebre, poi riattaccò sussurrando in lacrime – “Senza di te mai …”
La voce di Farrell rimbombò nell’abitacolo, nell’invocare il suo nome.
Alla spicciolata gli invitati lasciarono la festa: dapprima Jared vide Geffen e Kevin andare alla Ferrari dell’avvocato, che aprì lo sportello al compagno, posando una mano amorevole sulla sua testa, affinchè non rischiasse di farsi male nel sedersi: prese posto accanto a lui sorridendo e per pochi istanti la luce interna rimase accesa, permettendo al cantante dei Mars di scorgerli mentre si sorridevano complici, per poi baciarsi intensamente.
Fu poi la volta di Brian e Justin, che correvano tra gli zampilli delle fontane spostati dal vento e le goccioline in rapida cascata dal cielo notturno.
Il moro sollevò il giovane biondo, facendolo roteare.
Anche per loro un bacio suggellò il momento di pura gioia, che stavano condividendo.
Robert e Jude si rincorrevano, ridendo come pazzi, per poi infilarsi in un gazebo, al centro di meravigliosi roseti, come quelli della End House: forse cercavano di ripararsi, di sicuro erano splendidi nel loro modo di amarsi.
Jared sgranò le iridi, come a cercare nell’oscurità del proprio animo, delle risposte, che sembravano non arrivare.
Un rumore secco lo spaventò.
Era Colin.
“Jay! … sei qui, mio Dio ero disperato …” – e lo strinse sul petto.
“Cole scusami … scusami …”
“Per cosa? Ma vuoi spiegarmi cosa ti prende? E’ colpa mia?” – domandò singhiozzando insieme a lui, che fece un gesto di diniego con il capo fradicio, preferendo cospargerlo di baci, piuttosto che di insulse spiegazioni.
“Uhi! Po-potresti non spingermi tra i rovi Rob, accidenti …!”
“Zitto ed apri questa bocca …” – disse perentorio, così come l’infilarci la lingua, in quell’incavo peccaminoso, era la soluzione migliore per rendere la serata con Jude indimenticabile.
“Rob … Rob …” – ansimava Law, sentendosi un brulicare di dita ovunque avesse un punto sensibile e ricettivo, ma Downey era incontentabile anche quella notte.
“Vuoi … vuoi dirmi qualcosa …” – e non la smetteva di succhiargli un punto preciso, alla base del collo, sulla sinistra, per poi spostarsi al centro di lui, aprendo la camicia scoprendo lo sterno dell’inglese, per leccarlo minuzioso.
“Solo che … ah Rob … solo che ti a-amo … da mo-morire …”
“Come mai balbetti Judsie …?” – e nel porre il quesito, con tono malizioso, Downey gli stava già massaggiando l’erezione talmente vivida da emergere oltre il bordo di quei pantaloni assurdamente sexy, a vita bassa, che Law indossava.
“Stronzo …” – mormorò – “Sì uno stronzo che ti ama e che … perdonami … che vuole sbatterti per bene prima di rincasare!” – e lo girò con irruenza, denudandolo e facendolo suo senza alcuna preparazione, se non una minima quantità di saliva.
Jude urlò, ma le sue proteste erano sovrastate dapprima dal rumore dei tuoni e poi dal palmo destro di Robert, che spingeva così forte da straziarlo ed inebriarlo in un modo incredibile.
Robert uscì da lui con un singulto, mordendogli la schiena, ancora vestita, ma tremante, come il suo addome, che pulsava l’orgasmo bagnato e continuo, che terminò tra le sue gambe, in rivoli che si mescolarono ad altri umori e qualche traccia di sangue – “Perdonami Jude … non volevo …” – lo disse a fatica, recuperando fiato, ma Jude lo riabbracciò vigorosamente, baciandolo con gratitudine – “Non smettere mai di farmi sentire così vivo Rob … mai … mai …”
Farrell guidò sino alle colline in silenzio, mentre Jared guardava fuori dal finestrino, rimasto semi aperto.
“Va meglio …?”
Leto annuì, accucciolandosi sopra al grembo dell’irlandese, sistemandosi per bene sopra al suo inguine – “Jay …”
“Sono qui … voglio stare qui …” – disse con lo sguardo vitreo, come se fosse in un’altra dimensione.
Colin accostò, aprendo la portiera lentamente e prendendo Jared per un polso – “Vieni amore …” – e sorrise.
Aprì un cancello, accedendo ad un giardino, circondato da alte siepi, che nascondevano l’ambiente da sguardi curiosi.
“Di chi è questo posto Cole …?”
“Non è importante … aspetta devo … ecco fatto.” – e premette un pulsante, accendendo una serie di lampade di carta – “Lanterne rosse …” – mormorò stupito Jared.
“Qualcosa del genere …”
“Te lo ha detto …?”
“Sì è stato Glam, per via di quei cartoni animati giapponesi … anime, giusto?”
“Giusto …” – e sorrise, incantato come un bimbo.
“C’è anche un’abitazione in stile, poco più avanti … andiamoci Jay, voglio farci l’amore con te, sino all’alba, perché tu sei il solo che io sceglierò tutti i giorni della mia esistenza, tu sei il mio sposo, sei la persona che mi ha dato dei figli con l’amore più grande, puro ed assoluto, nessuno puo’ fare altrettanto, nessuno potrà sostituirti … spero di essere convincente, di avere la tua fiducia Jared, il tuo sostegno, le emozioni che mi hai donato da quando mi hai raccolto, ai margini di me stesso, quando non esisteva chi sapeva cosa fare con me … tu non hai mai desistito … Non ti sei mai arreso Jared, forse avrai cercato un momento di pace, quando credevi di non farcela più, ma non te ne sei mai andato davvero … Io ti amo così tanto, che il mio cuore potrebbe anche spaccarsi in due parti ed io ci leggerò i nostri nomi, senza paura di morire.”
Lo avvolse, baciandolo con la bocca e con tutto il suo corpo fremente.
Jared pensò di non essere mai stato tanto felice come in quell’istante.
Le note di “The power of love”, uno storico pezzo dei Frankie goes to Hollywood, echeggiava nell’atmosfera, consumata dai respiri di Jared e Colin, che stava cavalcando il suo ragazzo americano, pervaso da ondate di endorfine, intossicato dai reciproci gemiti.
“Non lasciarmi Jay … non permettere che accada più …”
Farrell era imprigionato nella morsa di Jared, che sotto di lui gli restava aggrappato, deglutendo ed aprendosi il più possibile, ripetendogli quanto lo amasse.
§ Make love your go §
Il mattino seguente se lo fecero tatuare sull’avambraccio destro, prima di tornare dai loro bambini, sereni e pronti ad andare avanti insieme.
http://www.youtube.com/watch?v=jEddS3hf1iA
Nessun commento:
Posta un commento