Capitolo n. 260 - gold
Colin stava facendo ogni genere di boccacce davanti alla web cam, suscitando risate cristalline in Isotta, dall’altra parte dell’oceano.
Miss Wong interruppe quello show con un sorriso, dicendo che la bimba doveva riposare.
Jared si appoggiò allo schienale della poltroncina, dove il compagno era seduto, per salutare la figlia, mandandole un mare di baci.
Farrell si commosse, appena spense il monitor – “Mi manca … mi mancano tutti i nostri cuccioli Jay, proprio oggi poi, hai visto i disegni, che mi hanno spedito?”
“Sì tesoro, sono bellissimi … ora dovresti cambiarti per la festa, siamo già in ritardo …” – disse sovrappensiero il cantante, che si sentiva triste ed irritabile.
Il cellulare di Colin suonò per l’ennesima volta.
“Sì pronto … ciao Kevin! Da dove chiami, non ho riconosciuto il numero … ah capisco, siete in vacanza … Jared mi aveva detto qualcosa, ma questi giorni sono un delirio … aspetta metto il viva voce, c’è qui anche lui.”
Jared provò un forte disagio, ma abbozzò – “Ehi Kevin, come procede?”
“Ciao, fa piuttosto caldo, altro che neve, per trovarla devo prendere tre funivie e di sciare da solo non è che mi vada poi molto, del resto daddy è proprio negato e Lula si diverte con il suo pony, un’idea di Glam …” – e rise.
“Come sta il grand’uomo?” – “Migliora Colin, ha preso tre chili, sono molto felice, ma domani viene il medico per il controllo, quindi stasera passato di verdure, per la sua pressione … Comunque tantissimi auguri …”
“Ti ringrazio, avrei voluto avervi qui al party …”
“Non siamo molto distanti, ma Glam non deve strapazzarsi troppo, mi dispiace …”
“Abbiate cura di voi …” – intervenne Jared – “Possiamo salutare anche Lula?”
“Stanno facendo il bagno, con paperelle e bradipo … Vi farò da ambasciatore. Buona serata.”
“Anche a voi Kevin, ciao …” – disse Colin, notando l’inquietudine nelle iridi di Jared, che ben conosceva.
“Qualcosa non va cucciolo?” – gli domandò, sforzandosi di non perdere la pazienza.
“No Cole … facciamo una doccia?”
“Un’altra Jay?”
Leto annuì, palesando una ritrovata serenità, che non convinse del tutto Colin.
Ciò nonostante si lasciò trascinare nel box, per ricevere l’ennesimo regalo fisico.
“Jude hai visto le mie scarpe?”
“No … stavo guardando le tue foto, con la mia ex … ma hai letto che stronzate stanno scrivendo?”
“Tipo?”
“Parlano di appuntamento segreto, di flirt improvviso …” – e si morse un’unghia.
“Ehi ehi british honey, questo vizio non ti era già passato? Smettila subito Jude, specialmente di dare peso a certe sciocchezze!” – disse risoluto, ma sorridente, baciandolo sul collo.
Law mise un broncio simpatico, ma provava un sincero malumore.
“In compenso abbiamo fatto pace, lo sai, anche per il bene dei nostri figli Jude.”
“Questo lo so … Ok Rob, soprassediamo.”
“Mi piace, soprassediamo ahahah … vieni qui.”
Lo strinse, baciandolo a più riprese – “Dobbiamo proprio andare a questa cena …? Non potremmo … Rob … Rob …” – e si ritrovarono sulla moquette, mezzi nudi in pochi istanti, intrecciati ed accaldati, a masturbarsi reciprocamente, come due liceali.
Kevin prese in braccio Lula, avvolgendolo in un telo bianco – “Ok, a te penso io, mentre a papà … dovrà arrangiarsi!” – e rise con il bimbo, che era pronto a farsi asciugare i folti capelli da Glam, che protestò sonoramente, per essere stato lasciato da solo in acqua.
Indossò l’accappatoio e li raggiunse in camera, prendendo il phon.
Diligentemente Lula si mise seduto al centro, aspettando il suo parrucchiere speciale.
Era uno dei tanti momenti in cui la loro famiglia si sentiva in perfetta armonia.
“Ok campione, asciutti! Prendi Brady e filate a nanna!”
“Ok papi! Mi porti tu papà Kevin?”
“Certo andiamo … ti ho preparato cioccolata e biscotti, contento?”
“Sìììì!!”
“Ecco, a Lula cioccolata e biscotti, a te la pizza ed io … vomito di ramarro …” – disse mesto l’avvocato, guardando il vassoio lasciato sul comodino da Kevin, che ridacchiò insieme a Lula, sparendo nel corridoio.
“Ti dispiace dormire in camera tua? Accendo il baby control e se hai bisogno chiamaci e noi arriviamo subito, ok?”
“Okkeiii … vi date le coccole, vero?? Io vorrei qui Violet, così ci daremmo anche noi le coccole e poi facciamo tanti bambini!” – esordì, rannicchiandosi sotto alle coperte.
Kevin arrossì, tossendo – “In effetti … te la vuoi proprio sposare Violet …”
“Certo! Domani le compro un regalo, se mi basta la paghetta …” – e curiosò in una tasca segreta del suo bradipo.
“Se non ti bastano, la differenza la mettiamo noi, ok Lula?”
“Grazie, quando lavorerò ve li restituisco!”
“Ne sono certo amore mio … ti adoro …” – e dandogli un bacio sulla fronte spense la luce, per poi andarsene.
Glam stava ciondolando il cucchiaio sopra al piatto, disegnando strani ghirigori sul bordo – “Guarda Kevin, si sta solidificando … tra poco potrò usarlo come colla per la suola delle mie scarpe …” – e rise.
“Ok, ok, ti preparo un panino ahhahah”
“Facciamo un toast caldo e poi prometto di non rompere più!”
“Ma tu non rompi, anzi …” – e sorrise, accarezzandogli la nuca e distribuendo baci caldi sulle sue palpebre, scendendo sino alle labbra di Geffen, che catturarono quelle di Kevin, come se volessero inghiottirlo avidamente.
Le luci si spensero e Glam trattenne Kevin nel suo forte abbraccio – “Resta qui con me amore … sei l’unico cibo di cui ho bisogno …”
Lo spogliò con gioia, ricoprendolo di nuovi baci.
Kevin si attaccò ad ogni centimetro di pelle raggiungibile, succhiandone il sapore, mentre le sue narici si inebriavano del profumo di dopobarba e shampoo di Glam, che lo stava ormai preparando con cura.
Mentre lo dilatava, affondando con le dita in lui, non smetteva di fissarlo, parlandogli in silenzio.
Kevin gemeva e languiva, sentendosi sul punto di esplodere se non l’avesse preso immediatamente: Glam lo fece all’improvviso, così da strappargli un ansito doloroso e febbrile, che lasciò presto il posto ad un piacere infinito e reciproco.
Era vigoroso ed instancabile, nuovamente suo, come la prima volta che furono in un letto a scoprirsi ed amarsi, con naturalezza, come se fosse scritto e stabilito dal gioco della vita.
Geffen apparteneva a quel rango di giocatori che azzardavano e puntavano senza scrupoli al massimo del risultato.
Quell’esistenza precedente, non gli apparteneva davvero, anche se l’ambiente di certi locali gli era ormai diventato così familiare da non carpirne più la novità ed il divertimento.
Una costante era guardare le fiches oltre le mani affusolate e dipinte a colori vivaci, di qualche sconosciuta, che sarebbe rimasta tale, dapprima avvinghiata alla sua schiena e così dopo, all’alba, quando lui si sarebbe rivestito, uscendo da una suite, che somigliava a quella della notte precedente ed a quella della notte successiva.
Era un vuoto costante, un non esistere, mentre adesso, negli occhi del suo sposo ed in quelli del loro Lula, Geffen aveva dato un senso a quel cammino, che lo aveva portato sino a quell’attimo, in cui si univa al ragazzo che amava, vedendolo godere di lui, tremante ed innamorato, sincero, reale.
L’effimero, fortunatamente, era rimasto in una stanza chiusa a chiave da anni.
Glam si sentiva un autentico privilegiato ed avrebbe combattuto per non perdere più nulla, di quel dono inestimabile e raro.
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