giovedì 29 settembre 2011

GOLD - CAPITOLO N. 265

Capitolo n. 265 - gold


L’acqua cristallo ed oro della piscina della Joy’s House si increspò di onde brillanti appena Marc si tuffò.
Era il primo a collaudarla, sotto lo sguardo di Geffen, affacciato dal grande balcone della veranda.
Kevin lo abbracciò da dietro, nel momento in cui Hopper emerse, accarezzato dai raggi del tramonto californiano.
“E’ davvero bello il tuo amico, daddy …”
“Sì, era perfetto per andare in giro nei locali, le ragazze gli si attaccavano come api al miele, ma adesso scoprirlo gay mi fa un certo effetto … Combinerà dei casini, ne sono sicuro, ha un bel carattere, ma prima era più aggressivo e sicuro, mentre ora è cambiato, direi timido e disponibile all’ascolto, un miracolo.” – e rise, stringendo sul petto il compagno, per un bacio mozzafiato.
Marc li spiò, mentre si asciugava, sorridendo a propria volta e pensando fossero una bella coppia.
Glam gli aveva offerto ospitalità, per i due mesi successivi in cui Hopper avrebbe seguito una complessa causa al tribunale di Los Angeles: per una settimana nella nuova residenza, mentre per il resto nell’alloggio dello studio, occupato da Brian, ormai tornato da Justin.
“Lo sto facendo ridipingere e completare con i mobili del salotto …”
“Vero, c’era solo un tappeto daddy … Brian ha fatto pace con Justin, meno male.”
“Ne sono felice.” – e gli posò un bacio sulla tempia.
“Non smettere daddy …”
“Di fare cosa amore?”
“Di essere così meraviglioso.”


La pira nel caminetto scoppiettava.
Jared vi appoggiò i palmi, su quella mensola in alabastro, dove Colin aveva abbandonato due coppe di champagne, cingendolo alle spalle, per baciarlo suadente nel collo, spostando il colletto dell’ampia camicia bianca, adornata di merletti.
La sua erezione si scontrò con i fianchi fasciati in quei pantaloni così aderenti, da fargli perdere la cognizione di sé stesso, da quando avevano iniziato a girare.
Jared chinò il capo all’indietro, permettendo a Colin di catturare le sue labbra, già avide di lui.
La stanza era incendiata dalle fiammelle di duecento candele, che circondavano un letto a baldacchino, vestito di cremisi ed argento, un giaciglio lussurioso ed accogliente, sul quale precipitarono un istante dopo, tra singulti strozzati, baci e morsi, dove Colin non si stava risparmiando.
Avevano tracannato due bicchieri di vodka a testa, prima di girare: Farrell aveva fatto uno sgarro alla regola, ma era sobrio e lucido almeno quanto Jared, che iniziò a spogliarlo con veemenza.
Derado aveva fatto installare videocamere ovunque, capaci di riprendere la scena da angolazioni multiple.
Jared e Colin erano da soli e soltanto il regista, coadiuvato da un tecnico esperto, seguiva il tutto da una postazione piuttosto distante e blindata, dove tre monitor rimandavano le inquadrature principali.
Ormai senza abiti, si misero seduti al centro, tra lenzuola di seta, incastrandosi l’uno nell’altro: Colin posò i palmi sugli occhi di Jared, ansimando parole lascive, mentre gli leccava le labbra e l’altro di rimando succhiava l’incavo sotto al collo dell’irlandese, in piena estasi.
Il cantante gli afferrò i polsi, spingendolo all’indietro, allargando le braccia di Colin, sovrastandolo per farsi penetrare.
Farrell gli diede una sorta di cenno d’assenso impercettibile e Jared senza troppa difficoltà, grazie ad una precedente lubrificazione, completò quella congiunzione estatica tra loro.
Phil perse un battito, non gli aveva chiesto tanto, ma era tardi per fermarli quindi decise di non perdere un solo frammento di quello splendido atto d’amore puro.
Il sudore divenne uno stillicidio dalla fronte e dal petto di Jared, una pioggia di fuoco e lacrime, che investì il corpo di Colin, che con una mossa fluida e senza staccarsi, lo portò sotto, colpendolo con insistenza e progressività, baciandolo per sedare i suoi spasmi di piacere, che rischiavano di diventare assordanti per quanto l’orgasmo era devastante.
Vennero insieme, tremando, intrecciati con le loro ali muscolose e sicure.
Colin si sollevò, guardando il volto sfigurato dal piacere di Jared, rimirando la sua bellezza intatta e splendida – “Ti amo da morire …” – disse, rapito da mille emozioni, il cuore una mitragliatrice che non aveva ancora esaurito le pallottole che lo stavano uccidendo ad ogni respiro di Jared, che avrebbe voluto fermare il tempo e chiudere lì la loro vita, in un assurdo pensiero, che non vedeva ulteriori momenti migliori di quello che avevano appena condiviso.
Ora che siamo in cima al mondo, pensò, possiamo soltanto spiccare il volo verso l’eternità oppure cadere rovinosamente.


“Hai davvero scelto bene … e gli arredi, erano già qui Glam?”
“Sì Jared, abbiamo comprato tutto in blocco. I bimbi si divertono in giardino, hai visto Lula con Violet?”
“Sono adorabili … scendiamo dagli altri?”
“Certo, prima che divorino l’intero buffet ahahahah”
Geffen aveva deciso di dare un party per inaugurare il suo nuovo rifugio, invitando gli amici intimi.
Aveva inoltre presentato Marc a tutti, tutti tranne Colin, che aveva accompagnato Claudine in aeroporto e sarebbe arrivato più tardi.
“Phil deve ancora riprendersi dall’altra sera ahahahah” – esclamò Xavier andando loro incontro.
Jared rise compiaciuto, mentre Glam cercava con lo sguardo Kevin.
“Se cerchi la tua dolce metà big Geffen, penso sia andato a cambiarsi, Camilla gli ha lanciato qualche cucchiaio di composta alla mela ahahahah” – disse Phil, unendosi alla conversazione.
“Vado a chiamarlo allora, non ci siamo ancora salutati.” – disse Jared, rientrando con due bicchieri di succo all’ananas.


“Spero tu sia assetato, belli quei jeans!”
“Ehi Jared … la figlia di Robert e Jude è tremenda …”
“Sì, inoltre ha un’ottima mira! … Questo posto è incantevole, che panorama …” – disse spostandosi verso le ampie vetrate.
“Piace anche a me … hai visto Vassily e Peter?”
“Sì, mi sono fatto strapazzare per dieci minuti, è fantastico averli tra noi …”
“Seguimi, ti mostro lo studio di daddy, c’è una boiserie pazzesca …”

Justin scelse alcuni antipasti sia per sé che per Brian, seduto su di un divano in vimini poco distante.
“Quelli sono salatissimi, non te li consiglio.”
La voce di Marc era gentile ed educata.
Il ragazzo si voltò, sorridendogli – “Signor Hopper … prego …”
“Cavoli, non ho vent’anni, ma non darmi del lei …” – e rise.
“Scusi … scusa! Allora questi?”
“Sì, molto meglio, il salmone è delizioso, ne mangerei a chili … Così ti occupi di grafica?” – chiese più distrattamente.
“Sì, è il mio lavoro …” – replicò Justin con un certo imbarazzo: quell’uomo era davvero affascinante ed il suo profumo qualcosa di poco gestibile per lui.
“Siete tutti artisti, mica come me e Geffen, noiosi avvocati.”
“Non direi … cioè penso ci sia qualcosa di interessante anche nelle vostre professioni.”
“Sì, raramente … Torno da … come si chiama il fratello di Jared?”
“Shannon.”
“Ecco, appunto, lui mi sembra il più curioso di tutti!”
“In effetti … a dopo, ciao.” – e tornò di corsa da Brian, che lo accolse con uno sguardo accigliato.

Il maggiore dei Leto riprese il discorso con Marc su ritmi africani e percussioni adatte ad un concerto tribale, mentre Owen cullava la piccola July: si erano sistemati sui lettini a bordo vasca, dove Xavier stava facendo un bagno fuori programma, con addosso solo i boxer.
Derado si era sdraiato sul trampolino fisso e lo coccolava con lo sguardo innamorato.
“Quei due sono davvero … singolari …” – sussurrò Marc.
Shan rise – “Xavier è uno spettacolo, dovresti vedere i suoi dipinti. Lo sai che aspetta un bimbo dalla ex di Geffen, Pamela?”
“Pam la mamma delle gemelle?!”
“Sì … ah eccola, con il boss, Meliti, stanno arrivando.”
“Antonio Meliti? Il … mafioso??” – ribattè Hopper con tono destabilizzato.
“No, dai, non proprio, è adorabile …” – intervenne Rice.
“Se lo dite voi …” – sospirò Marc, sempre più divertito dalla situazione.

Jared prese posto sul chester in pelle bordeaux, scrutando la nutrita libreria, costellata di tomi antichi.
“Sono testi di legge appartenuti al padre di Glam, un’eredità diciamo poco gradita, ma alla quale non sa rinunciare.”
“Sì, era un pessimo soggetto ed ha segnato la sua infanzia … Eppure anche quando odi una persona, non sai fare a meno di una parte di lei, come una maledizione Kevin.”
“Credo sia terribile scoprire di amare esseri immondi del genere e daddy ne ha sofferto così tanto …”
“Tu invece non mi hai mai odiato … a volte ci penso, sai?”
Kevin era rimasto appoggiato alla scrivania: inspirò forte, cercando una risposta.
“Credo di averti vissuto in molti modi Jared, non sempre giusti.”
“Quando due persone si vogliono bene, non c’è mai nulla di realmente sbagliato … almeno credo.” – disse sollevandosi lento.
“Noi … noi dobbiamo essere impazziti quando Glam è stato male Jared.”
“Probabile …” – disse assorto.
“Ho … ho avuto un attimo liberatorio prima di lasciare la Svizzera … gli ho detto … cioè sono riuscito ad ammettere di essere stato violentato … Era un trauma lasciato a dormire sul fondo del mio animo, qualcosa di marcio, che continuava a tormentarmi e sono convinto che … che anche questo disagio, mi abbia spinto tra le tue braccia.”
Colin era oltre a quella porta lasciata aperta.
Sulle parole di Kevin, nel passaggio dove ricordava lo stupro, avrebbe voluto fuggire, memore dell’aggressione subita per mano sua da Jared, ma quando comprese il senso del discorso, scoprendo una verità nascostagli dal compagno da mesi, ebbe come un mancamento.
Si appoggiò allo stipite, riprendendo ossigeno, per riuscire a connettere e reagire.
Jared sfiorò lo zigomo destro di Kevin, con la punta delle dita tiepide – “Io non rinnego ciò che è accaduto, ma lo abbiamo superato, tu con Glam ed io con Colin.”
Quei passi furono grevi, l’espressione di Kevin, che si accorse di Farrell per primo, pietrificata, ma mai quanto quella di Jared, appena si voltò verso di lui.
“Colin …”
“Ciao Jared … volevo … anzi no, penso di non volere più niente da te …” – disse gelido, ma come intrappolato nel suo sembiante, pronto ad esplodere.
“Aspetta Colin …” – accennò Kevin, tentando di riparare a quel disastro.
“Tu resta al tuo posto! Sei l’ultimo di noi, che credevo capace di farmi questo!!” – ruggì fissandolo, ma Jared si frappose tra loro – “Parla con me Colin, non prendertela con lui, non ha colpe …”
“Ma è ovvio … qui se c’è una … una puttana quella non è Kevin!!”
La sua voce ormai era fuori controllo, tanto da attirare l’attenzione di Glam e Marc, che stavano a pochi passi da loro e che intervennero.
Farrell riversò su Geffen tutto il proprio disprezzo: “E tu …? Tu lo sapevi …”
“Colin non giudicarli, sei anche tu fatto di errori come me, come Jared o sbaglio?!”
“No la verità è un’altra!! Tu sei un depravato, lo sei sempre stato Glam!!”
Hopper era come cristallizzato.
Colin lo squadrò all’improvviso – “E tu chi sei?? Ah, te lo posso dire io! Il prossimo che si scoperà questa troia!!” – e brandendo il braccio sinistro di Jared, lo scaraventò ai piedi di Marc, che indietreggiò intimorito dalla sua furia.
Kevin si affrettò a soccorrere Jared, che era pallido ed in lacrime ormai.
“Mi fate schifo … uno schifo che mai avrei potuto credere di provare …” – disse singhiozzando sconvolto – “E tu … tu non puoi sapere Jared quello che mi hai fatto … questa volta non tornerò indietro!! Mi hai sentito??!!” e lo scrollò per il colletto della casacca, che avevano comprato insieme al mattino, durante un giro di compere con la sorella di Colin.
Geffen gli intimò di lasciarlo, ma Farrell gli sferrò un pugno, per poi fuggire via, lontano da quell’inferno.



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