venerdì 2 settembre 2011

GOLD - CAPITOLO N. 247

Capitolo n. 247 – gold

The Jared’s body

“Sei così fragile …” – mormorò Colin, stringendo piano il busto di Jared, sotto alla doccia tiepida.
Lo baciò, dapprima lento, poi con frenesia, pienamente ricambiato dal cantante dei Mars, che stava tremando.
“Non hai mangiato, vero?” – “No Colin … ti ho aspettato, ma senza di te non andava giù niente … mi manchi … da morire …” – e riprese a nutrirsi di lui, tormentandogli la nuca, con le dita affusolate, rivelatrici di un’ulteriore dimagrimento.
Finirono sul letto ancora bagnati, spostando a lato un vassoio, colmo di dolci.
“Adesso pensiamo a questi … avanti, prendine uno Jay …”
“Solo se dopo …”
Farrell annuì, sorridendo.

Gli spasmi stavano aumentano, Colin capiva quando il suo ragazzo stava per raggiungere l’orgasmo ed era ancora più appagante strofinarsi convulsamente e con insistenza, contro quella porzione di lui, rivelatrice di estatiche emozioni.
Lo aveva imparato già dalle loro prime volte, anche se la sabbia del deserto pizzicava ovunque, anche se la paura di essere scoperti, tra una jeep ed una tenda dei rifornimenti, acuiva le loro percezioni, pupille saettanti, rumori amplificati, poi era come affogare e risorgere, in quegli interminabili minuti, in cui erano un’unica cosa, un dolore bollente e tutto si annullava, anzi, si annientava oltre loro.

“Hai più sentito Glam?”
Colin lo chiese distrattamente, in sala colazione, versandosi del caffè e tagliando una fetta di crostata per Jared, che replicò con altrettanta noncuranza – “Kevin mi ha mandato degli sms … stamattina aveva la prima seduta di terapia …”
“Di cosa si tratta?” – a quel punto Farrell sembrò interessato all’argomento.
“In pratica delle fleboclisi … come una chemio, ma sono sostanze meno invasive, anzi, dovrebbero farlo sentire meglio da subito.”
“Niente effetti collaterali?”
“Quelli ci sono sempre … andiamo a svegliare Isotta?” – chiese con un sorriso.
Colin lo baciò – “Andiamo.”


Coricato sul fianco sinistro, sfiorato dalle ombre di quel tardo pomeriggio, completamente nudo, sopra al letto in ordine, addormentato profondamente.
Prima di quella visione, un’altra, agli occhi di Geffen: una caraffa di caffè caldo, un vassoio con dei tramezzini, un giornale a tematica legale.
Sorrise, passando dalla cucina alla camera, dove lo trovò, a sorpresa, in quel modo: “Jared …?” – sussurrò, per poi deglutire.
Appese la giacca ad una sedia, aprì un cassetto, per prendere un telo, che usò per ricoprirlo.
Jared ebbe un sussulto – “Cazzo! … Glam …?”
“Ma …?”
Si mise seduto con uno scatto.
“Miseria … sono … sono venuto in bici, ero sudato, ho fatto una doccia e … avevo un sonno …”
“Ho visto il tuo bolide a due ruote …”
“Ti ho preparato uno spuntino, hai ancora nausea?” – domandò fissandolo.
“Ciao Jared …” – e rise.
“Ciao Glam … scusa …”
Si abbracciarono.
Tornando a guardarsi, Jared aggiunse a quel primo contatto anche un bacio leggero sulla guancia di Glam, che non aveva smesso di accarezzargli la schiena – “Credevo fosse una provocazione … sei incredibile … e se fosse entrato un ladro?”
“Pensi che tutti i ladri della città siano gay?”
“No … ma tu fai un certo effetto …”
“Come stai Glam?”
“Meglio di quanto pensassi … Comunque mi ero preparato un discorso, ma ho perso il filo logico e poi non so neppure se ho voglia di fartelo.” – e si alzò, iniziando a spogliarsi.
Jared sgranò gli occhi – “Co-cosa stai facendo?”
Il suo volto era buffo, il suo sembiante sulla difensiva, le gambe raccolte nella morsa dei suoi bicipiti tonici.
Geffen lo squadrò per bene e poi risero di nuovo insieme.
Jared si rilassò, stendendosi contro a dei cuscini – “Temo che … Kevin te l’abbia detto.”
“Volevo solo riposarmi prima di andare a casa, così rispondo al tuo primo quesito, mentre per il resto, sì, direi ovviamente.”
“Lui voleva che io tacessi e poi … Non te lo avrei detto mai, sappilo.”
“Che consolazione Jared … dai fammi posto.”
“C’è tutto il posto che vuoi, semmai tu, se non vuoi strangolarmi, concedimi un minimo di spazio …” – e si rannicchiò sotto la sua ala.
“Potrei mai negarti qualcosa?”
Jared inspirò – “Avrei fatto l’amore con te, in quella locanda quando …”
“Lo so, si vede che possiedi una generosità innata nel renderti disponibile in queste situazioni di forte stress …”
“E’ un modo carino per dirmi che sono …” – “No!”
“Ok Glam … Kevin è … devo dirtelo, mi è piaciuto da morire farlo con lui …”
Geffen si posizionò faccia a faccia, con un movimento brusco, cingendolo con forza – “Vuoi che?” – ringhiò – “Cosa Glam?”
Le iridi celesti di Geffen ebbero un tremolio: erano umide e luccicanti, in un raggio dell’ultimo sole, che si era fatto strada tra i tendaggi tirati.
Jared si appese al suo collo, soffocandolo quasi – “Tu non devi lasciarci mai … non devi permettere che accada!” – disse singhiozzando.
Glam sospirò – “A volte penso che di voi tre, Lula sia il più maturo.”
“Può darsi …” – bisbigliò Jared, prima di assopirsi nuovamente, mescolando il proprio respiro a quello di Geffen, che fece altrettanto, senza più sciogliere quel loro intreccio, al quale non avrebbero rinunciato mai.


Jude stava guardando delle vecchie foto.
Robert arrivò, baciandolo sulla scapola destra, poi su tutto il resto del busto: “Prenderai freddo …”
“Ma se ci sono trenta gradi Rob …”
“Cosa sono quelle?”
“Grecia … casa nostra …” – e sorrise malinconico.
“Vuoi andarci? In primavera è stupendo, ricordi?”
“Ogni dettaglio Rob …” – e nel sussurrarlo, se lo ritrovò bocca a bocca, le mani dispettose sotto ai suoi jeans comodi, le mani di Robert, croce e delizia di tutti i suoi desideri.
Limitando il distacco tra loro, ansimando, Jude ebbe un’eccitante rimembranza – “E quella volta che mi hai fatto venire, mentre ascoltavamo il discorso del presidente della Warner in quel ristorante …?”
“Co-cosa …?” – chiese senza smettere di massaggiarlo per tutta la lunghezza.
“Al … al ristorante … sotto la tovaglia, seduti … al … al tavolo … ahh!” – gemette e si contorse, finendo sul pavimento, sul quale Robert gli scese quegli inutili pantaloni, appropriandosi della sua punta bagnata, spingendola sino alle sue tonsille avide.
“Robbb!!!” – un urlo e quegli artigli, che aveva al posto delle dita, in un gesto altrettanto immediato, tra i capelli di Robert, che pompava come un sedicenne al suo primo appuntamento.
Voleva compiacerlo e stupirlo, dopo anni in cui mai la passione si era affievolita.
Jude si inarcava, imperlandosi di sudore dolce, che Robert rincorreva con la propria lingua, asciugandone le goccioline perlescenti e continue, arrivando alle tempie, dove, con smisurato affetto, lo ricopriva di ulteriori attenzioni, prima di aprirlo a sé, spaccandolo in mille altri rivoli.
I fianchi di Downey erano solidi, quelli di Jude più esili, ma perfetti, in un movimento simbiotico, dove di affrettavano, gli uni verso gli altri, per avere la massima soddisfazione.
L’inglese fece scivolare i propri indici, fino a quella fessura già sufficientemente forzata dalle spinte di Robert, che si esaltò ulteriormente, nel vedere che il suo uomo voleva dilatarsi oltre il concepibile.
“Entra dentro di me … restaci per sempre Rob …” – l’avrebbe rinchiuso, se solo avesse potuto, tra cuore ed anima, sangue e luce, per sempre.


“Glam … Glam!”
“Che c’è?!” – esclamò sbarrando le palpebre.
“Ehm … non ti svegliavi …”
“Oddio … non sono ancora morto … siete simili anche in questo.”
“Non vogliamo tormentarti …” – e ridacchiando cercò i boxer di entrambi.
“Cosa stai facendo …?” – domandò con la tenerezza, che Jared adorava.
“Questi sono tuoi … uhm sì … guarda che differenza di taglia ahahhaha” – e glieli tirò.
“Abbiamo una struttura diversa, non potrei mai essere gracile come te, mascalzone!”
“Tu sei il gigante buono ed io …”
“La piccola fiammiferaia Jared ahahahah”
“Scemooo!!!”
“Ahhh ho toccato il tasto giusto ahahahah no, sbagliato!!” – ed iniziò una guerra di cuscini e vestiti.
Allegramente diedero una sistemata generale.
“Ok, andiamo … ti accompagno?”
“No Glam, faccio una pedalata sino alla End House, adesso è tutta discesa …”
“Sì, vero, ma ti seguo, non vorrei che …”
“Che cosa …?” – chiese con un sorriso pulito.
“Anche tu non devi lasciarci Jared.” – e nel pronunciare quella frase, si impossessò dei suoi zigomi, dandogli un lungo bacio.
Scavò in lui, come amavano, suggellandosi in un’armonia, che non avrebbero riservato a nessun altro.




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