Capitolo n. 180 – gold
Tomo stava plasmando un busto in creta, senza né testa e neppure braccia.
Era solo una prova: quel materiale lo affascinava ed il risultato era piuttosto soddisfacente.
“Io non penso… e non agisco.”
“Chris… ciao…” – si alzò dallo sgabello, andando a stringerlo, per poi baciarlo.
“Bentornato bel ragazzo…Hai sbancato Las Vegas?”
“No Tomo… no. Ho avuto in compenso una sorta di seduta analitica con uno psicologo di eccezione.”
“Come scusa…?”
“Parlo di Robert.”
“Ah. Ok… se ti va, parliamone.”
“Dopo…Tu cosa hai fatto?” – domandò, guardandosi intorno.
“Le solite cose. Sei incazzato?”
“Forse.” – e scrollò le spalle, gettando il trolley in un angolo.
“Senti usciamo a fare due passi Chris.”
“Non mi va. Devo dirti delle cose e sono importanti Tomo.”
“Ti ascolto. Sediamoci…”
“Ok.”
“Presumo sia Downey il problema.”
“Anche lui, lo ammetto.” – sorrise – “Anche se temo ci sia anche Shan, tra di noi, vero?”
Tomo rimase in silenzio e Chris annuì – “Ok, mi hai già risposto.”
“Shan non potrà mai uscire dalla mia vita, neppure se lo volessi e questo lo sai, abbiamo un figlio…” – sembrò giustificarsi, ma il suo imbarazzo era palese.
“La solita storia, come quella che Downey sciorina a chi gli si vuole buttare tra le braccia, ovvero che lui ama il suo Judsie.”
Tomo si rialzò: “Ci sei andato a letto?”
“Non dire stronzate…”
“Però avresti voluto!”
“E non alzare la voce… non ho fatto sesso con nessuno, al contrario di te!”
“Ok… va bene… ma come ci siamo ridotti così, eh Chris??!”
“Vallo a chiedere al padre di tuo figlio, al tuo prezioso Shannon Leto!! Sempre tra le palle, sempre a ricordarti che sei suo, anche se lui si scopa uno come Rice, con cui ti ha tradito, che ha mollato e poi ha ripreso!!”
Il cantante dei Red Close era infuriato, ma le sue invettive furono interrotte dall’arrivo di Shan.
“Che sta succedendo…?”
“Bene, ha sempre le chiavi di casa tua… anzi, dicevi che era nostra… che… che schifo Tomo…”
“Calmiamoci adesso… Shan potresti lasciarci da soli?”
“Certo…ho bisogno dei documenti dell’assicurazione e non li trovo da nessuna parte, per questo sono qui, ti ho mandato un sms, ma non hai risposto e poi sì, ho le chiavi, è per le emergenze, visto che qui vive nostro figlio, ma se è un problema, te le rendo subito.” – disse, guardando il croato.
“Tienile queste maledette chiavi Shannon…”
“Sì tienile, tanto ti serviranno!” – esplose Chris, per poi scendere velocemente dalla mansarda studio, pronto ad andarsene.
Tomo lo rincorse, afferrandolo, ma lui si divincolò, gettandolo a terra.
Colin indossava solo dei jeans strappati.
Sul petto nudo teneva la sua Isy.
Per quando uscivano, aveva acquistato un marsupio multicolore e la portava sempre con sé.
Sul set, al market, agli studios, inseguito da paparazzi e protetto dai fedeli bodyguard.
La stava cullando e lei dormiva beatamente.
Jared li spiava, gli occhi lucidi.
Aveva trattenuto le lacrime per tutta la notte, dopo avere letto l’email di Geffen, ma adesso sfogò la propria amarezza, andandosi ad accovacciare ai piedi di Colin, appoggiando il capo sulle sue ginocchia, avvolgendo i polpacci dell’attore, come se fossero un ancora di salvezza.
“Ti amo Cole…”
“Anch’io cucciolo…perché sei triste…?”
“Le mie solite… paturnie del cazzo…”
“Ehi, niente parolacce davanti alla nostra Isotta, se no paghi pegno! Il porcello di Becki è ancora in circolazione, sei avvisato…” – e ridacchiò, scompigliandogli i capelli.
Farrell era felice ed appagato, ancora una volta.
Aveva sofferto come un cane, in quei dieci mesi senza Jared: erano accadute tante e troppe cose, capaci di minare definitivamente il loro legame, eppure loro erano ancora lì, più saldi di prima alle loro convinzioni.
Jared doveva solo riscoprirle del tutto, Colin ne era convinto ed era pronto a lasciargli spazio e modo di riprendere piena padronanza della reciproca gioia di stare insieme.
Isy brontolò qualcosa di buffo, facendoli scoppiare a ridere.
Jared salì a baciare entrambi – “Anime mie…”
“Ti amiamo Jared… sei parte di noi, guardaci… Siamo così innamorati di te…” – e voltò la piccola, in favore del suo sguardo rapito e commosso.
Robert bofonchiò, stiracchiandosi come un gatto, spettinato e sconvolto da quell’intenso pomeriggio con Jude, che stava dormendo profondamente sul suo ventre.
Downey sorrise, giocando con la stempiatura incipiente e progressiva del suo london guy, destandolo con estrema calma.
“Che ore sono amore…?” – domandò strofinandosi la faccia e baciando i palmi di Rob, che cercò l’orologio sopra al comodino.
“Quasi le sette…sono a pezzi.”
“Anch’io… Ti cucino qualcosa.”
“No Judsie, lascia stare, usciamo…”
“Aspetta, mando un sms a Cole, magari riusciamo a scroccare una cena alla End House.”
“Splendida idea…chiama anche Xavier… A proposito come sta?”
“Il nostro dispettosissimo figlio adottivo ha combinato un guaio.”
“Di cosa parli?” – domandò con un sorriso, accendendosi una Camel.
“Ehi… non a letto…” – gli sussurrò Law, togliendogli la sigaretta, per poi spegnerla nel piattino dove erano raggruppati i resti di una fetta di dolce alle mandorle, una passione di Robert.
“Ha fatto sesso con un tizio, con a carico moglie e prole…”
“Chi sarebbe?”
“Mistero… ma è cotto.”
“Accidenti… mi dispiace. Ora lo chiamo.”
La voce di Downey era tenera, ma non abbastanza convincente.
“No Rob, non ci vengo… ho già mangiato.”
“Sicuro? Guarda che Jude mi ha detto di te e… di quel tipo.”
“Io sto bene.” – e si soffiò il naso.
“A me non sembra. Dai aggregati, potrai conoscere meglio Jared e poi ci sono Isotta e Colin…”
Al nome di Leto, Xavier ebbe una fitta – “No…un’altra volta Rob, salutami Judsie… vi abbraccio…”
“Ok… ciao.”
Law tornò vestito dal bagno – “Allora, cosa dice?”
“Mmmm è messo maluccio. Dai, andiamo a prenderlo, una pizza per tre, non lasciamolo solo. Non ne vuole sapere di venire alla End House.”
“Posso capirlo… vedere Cole e Jay che amoreggiano, mentre lui ha il cuore spezzato…”
“E con noi cosa cambia?” – chiese con un sorriso incuriosito.
“Ma noi siamo i suoi … zii… o papà surrogato ahahahah”
“Sèè vabbè, le zie semmai ahahahah”
In risposta Downey ricevette una Hogan e due calzini sporchi, schivati per un soffio.
“Allora cosa prendi?”
Lo avevano messo in mezzo, sul divanetto semicircolare, intorno al tavolo riservato da Robert al locale italiano di Sergio e Bruno, due simpatici fratelli di origini napoletane doc, dove si mangiava la quattro stagioni migliore del pianeta, almeno secondo l’attore americano.
Xavier mise un leggero broncio, leggendo il menù – “Yum… quella con peperoni, aglio ed acciughe…”
“Salute!” – rise Jude.
“Leggerina, per me doppio formaggio e per Jude…”
“Frutti di mare, grazie.”
“Acqua, birra e coca cola, ok Xavier?”
“Sì Robert, grazie…”
Il cameriere si allontanò ed il ragazzo ciondolava da un’ala all’altra dei suoi genitori in affitto, come li aveva definiti in auto, durante il percorso da villa Meliti al locale nel quartiere West Hollywood.
“Che belle le vostre coccole…” – sospirò, strofinandosi le palpebre gonfie.
“Cucciolo adesso calmati…” – gli mormorò Downey – “Prova a dimenticarlo, ci sono così tanti bei ragazzi in questa città.”
“Ma lui è speciale…”
“Lo hai sentito ancora?”
“No Jude. Sinceramente non ci siamo scambiati i cellulari.”
“Forse è meglio così…” – disse Robert, distratto da un vocio all’entrata.
“Guarda chi c’è, Geffen e famiglia… ehi ragazzi!” – e li salutò a distanza.
A Xavier si gelò il sangue, ma con una prontezza inaudita anche per lui, mantenne un’indifferenza totale.
“Zio Xavier!!” – Lula lo indicò con il ditino, seguito dalle pupille di Geffen, che si dilatarono.
Teneva in braccio il bimbo, che si esaltò nel vedere anche gli zii Robert e Jude.
Kevin sorrise e fece un cenno, avvicinandosi a loro.
“Anche voi qui… ciao, come state?”
“Bene, sedetevi con noi, ciao Glam, Lula peste!”
“Ciao Jude…Buonasera a tutti…” – disse con un sorriso tirato.
“Mangiate con noi?” – domandò Robert, passando Lula a Xavier – “Eccolo qui il mio migliore allievo…”
“Sì, sai daddy, Xavier dice che il nostro Lula ha molto talento…”
“Davvero? Sì, imbratta anche la casa…”
“Papà io sono un artista!” – protestò il bambino ridendo e sgranocchiando grissini.
“Ehi solo due, che poi ti passa l’appetito…” – disse amorevole Kevin.
Xavier li guardava, con appeso al collo Lula, che si sentiva protetto ed al sicuro.
“Allora Glam, sei tornato in aula?”
“No Robert, non ancora… Brian mi sostituisce, ma la settimana prossima c’è l’udienza contro Stuart e mi unirò a lui per togliere un po’ di ruggine…”
“Ah già vero, me ne ero dimenticato…” – mormorò Xavier.
Arrivarono degli antipasti colorati ed invitanti – “Dai Lula, siediti qui, lascia tranquillo Xavier…”
“Non mi disturba Glam…”
“Sì ma poi non ti lascerebbe mangiare in pace.” – e sorrise, incrociando il suo sguardo per la prima volta.
Xavier si sentì avvampare, ma con la scusa di una telefonata si allontanò per cinque minuti.
Quando tornò, c’erano anche le pizze.
Trangugiò due fette a fatica, bevendo parecchia acqua.
“Ehi Xavier, tutto ok?” – gli chiese sotto voce Jude.
“Non… non proprio, ho mal di testa…un po’ di nausea, vado in bagno.”
La conversazione generale era piuttosto sopra le righe, ma si resero conto del disagio del ragazzo, vedendolo pallido.
“Cos’ha, non sembra in forma…”
“Nessun problema Kevin, un’emicrania… Meglio che vada a controllare.”
Geffen era distratto da Lula, ma non abbastanza per non sentirsi turbato.
Appoggiato alle piastrelle gelide, Xavier stava piangendo.
Jude lo cinse da dietro, provando a consolarlo – “Lo so che puo’… darti fastidio vedere delle coppie in armonia…”
Lui respirò a fondo, provando l’impulso irresistibile di dirgli la verità, ma si trattenne.
“Non… non avrò mai una famiglia…”
“Che cavolate Xavier… ehi guardami…” – e lo voltò a sé – “Avrai ciò che più desideri, devi solo aspettare la persona giusta e quello stronzo non è ciò di cui hai bisogno, ok?”
Xavier scrollò le spalle – “Mi porti a casa Jude?”
“Ovviamente.” – e rise complice.
“Usciamo dal retro…? Non voglio che mi vedano in questo stato…”
“Lavati il muso e ti porto in salvo!”
Robert fu avvisato da un messaggio.
“Devo andare…Jude è già in macchina con Xavier.”
“Sta così male?” – domandò Kevin.
“Diciamo che…” – e tappò le orecchie di Lula – “E’ in crisi per un… una testa di cazzo, il classico marito modello, che fa anche il padre modello, ma che poi cerca ragazzi con cui spassarsela, spezzando loro il cuore.”
Kevin guardò Glam – “Hai sentito daddy?… Ma è terribile…”
“Sì…Sono… amareggiato, è così… giovane…” – ed i suoi pensieri di persero a vagare in quelle poche ore trascorse con Xavier.
L’elemento che più scuoteva i suoi sensi, non era il sesso magnifico, che avevano condiviso, ma gli occhi del giovane, intensi e puri: Xavier si era innamorato di lui, era una nitida certezza.
Downey guidava e sul sedile posteriore Jude si prendeva cura del discolo di casa Meliti.
Geffen lo aveva apostrofato in quel modo ed a lui piaceva tanto quel fare affettuoso e spontaneo, che l’avvocato aveva anche con gli sconosciuti.
Lo misero della stanza degli ospiti, avvisando Antonio che lo avrebbero ospitato.
Il grande vecchio brontolò non poco, consapevole del guaio in cui si era cacciato il suo nuovo nipote.
A metà della notte, nel pieno di un temporale, Xavier gattonò sul letto di Jude e Robert, infilandosi in mezzo a loro, aggrappandosi al biondo.
Downey ridacchiò – “Andiamo bene Judsie…”
“Che posso farci se mi adora?”
“Se vi disturbo me ne vado…” – mugolò, sgranando i fanali, in direzione di Robert – “Non temere, non ti caccio…sei il benvenuto.”
Xavier sorrise, baciando entrambi sulla guancia destra, prima di addormentarsi sereno.
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