martedì 7 giugno 2011

One shot – Everything I do, I’ll do it for you

One shot – Everything I do, I’ll do it for you




“Mmmma! Uno scozzese ed un irlandese… pessima idea.”
Miss Graham li stava scrutando da oltre dieci minuti, decidendo se affittare loro il bilocale all’ultimo piano di quella palazzina liberty, al centro di Londra, lascito cospicuo del caro estinto, mr Graham.
Entrambi giovani professionisti, poco più che trentenni, Colin di Dublino, avvocato ed Ewan di Crieff, medico: a


vevano bisogno di un posto dove sistemarsi con urgenza ed erano arrivati a tempo sul pianerottolo di quell’elegante e rispettabile residenza, trovando in anticamera una soluzione di convivenza temporanea, prima di sottoporla alla padrona di casa.
“Signora le garantiamo che saremo degli ottimi inquilini, vero Ewan?”
“Sì, certo…”
“Ma se neppure vi conoscete!”
“Lei potrebbe avere bisogno di un dottore miss Grahan, posso garantirle assistenza gratuita…” – ed Ewan sorrise.
“Sì… ehm… in effetti…”
“E se ha qualche grana legale, la consiglierò al meglio!” – aggiunse speranzoso Colin.
“D’accordo, mi avete convinta! Ecco le chiavi, due mesi di caparra in anticipo e non portate donne, mi raccomando!” – bofonchiò arcigna.

“Carino questo posto…” – mormorò Ewan, una volta varcata la soglia del loro nuovo alloggio.
“A proposito, piacere Farrell, Colin Farrell.”
“Io sono Mcgregor, Ewan Mcgregor… Comunque socio credo che ci siamo cacciati in un bel guaio, facendole tutte quelle promesse… Ci romperà i coglioni a tutte le ore!” – e sghignazzò, cercando qualcosa da bere nel frigorifero ancora spento.
“Accidenti che mortorio… si esce a fare la spesa, che ne dici Colin?”
“Ok… io cucino discretamente Ewan…”
“Odio spadellare, ma adoro lavare piatti, panni e stiro!”
“Accidenti, vorrà dire che le pulizie toccheranno a me.”
“Faremo dei turni Colin, guarda c’è già la lavagnetta apposta!” – e rise solare.
Erano due bei tipi, Ewan castano biondo, Colin più scuro, gli occhi come carboni, mentre lo scozzese sfoggiava uno sguardo grigio azzurro.
Fisicamente quasi uguali e coetanei.
“Hai un lavoro, giusto Colin?”
“Sì, allo studio Grevor, tu invece all’ospedale…?”
“Al Guy’s, in zona London Bridge, lo conosci?”
“Sì, è molto famoso… Allora se qualche cliente mi gonfia di botte, verrò al tuo pronto soccorso…” – e ridacchiò, mentre stavano uscendo.

Alla sera decisero di vedersi una partita, mettendosi comodi sul divano, con birre e snack, ma Ewan si dimostrò da subito un perfettino, leggermente pedante.
Colin era più alla mano, ma anche disponibile ad adattarsi alle paturnie dell’altro.
“Ce l’hai una ragazza Ewan?”
Glielo chiese nell’intervallo, avvertendo nella voce dell’altro un vago disagio.
“No… la mia ultima relazione è finita nel peggiore dei modi.”
“Mi dispiace, scusami, non mi faccio mai i cazzi miei…”
“Figurati Colin, niente di tragico, se non … mi avesse spezzato il cuore.”
“Accidenti, una cosa seria.”
“Estremamente. E tu?”
“Le mie conquiste durano pochi giorni… Lo studio, poi la ricerca di un’occupazione valida, insomma per una storia seria ci vuole impegno…”
“Allora brindiamo alla nostra condizione di single disperati!”
“Non sono disperato Ewan! Ahahahah”
“Lo vedo… Sei fortunato, io mi prendo troppo a cuore le situazioni e mi faccio carico dei problemi altrui, pretendendo sempre di risolverli…”
“Come stasera quando hai voluto condire l’insalata tu ahahahh”
“Beh più o meno Colin… Ah, iniziano, un po’ noioso l’incontro.”
“Vero… da sbadiglio… e se uscissimo? Ti offro il bicchiere della staffa, cosa ne dici Ewan?”
“Dico che si puo’ fare, prendo la giacca.”

Le staffe divennero almeno cinque, forse sei, tanto che uscirono barcollando dal pub vicino al loro civico, fortunatamente.
Era oltre l’una e miss Graham era già nel mondo dei sogni, altrimenti li avrebbe cacciati all’istante.
Si sorreggevano a vicenda, finchè conquistarono l’ingresso dell’attico.
“Cazzo che sbornia…”
“Ti senti male Ewan?…”
“Che ne so… non trovo l’interruttore ahahah”
“Ssstt!! Non fare casino! E’… è qui, dietro di te…” – e così dicendo, Colin gli si buttò addosso, senza rendersene conto, schiacciandolo contro la parete, annaspando per pigiare il pulsante, senza trovarlo.
Iniziò a ridere come un pazzo, affondando nella spalla di Ewan, che non aveva mai smesso.
Alla fine si zittirono, i corpi che combaciavano e non riuscendo a staccarsi, Colin biascicò un – “Ti peso…?”
“No… cioè sì… ma che stai facendo Colin?” – replicò con voce altrettanto alterata.
“Cerco di stare in piedi…”
“Su di me?!”
“Mmmm… scusa… scusami amico…” e si asciugò la fronte nella camicia di Ewan, che non ricordava che fine avessero fatto le loro giacche.
“Perché non ti ci soffi anche il naso, prego!”
“Davvero posso?”
“Fanculo Colin…” – e si accasciarono, abbracciati malamente.
Ewan lo fissò a quel punto, essendosi abituato all’oscurità.
Il riverbero dei lampioni esterni filtrava dai tendaggi e le loro sagome erano immobili.
“Colin…andiamo a letto?”
“Co… cosa?”
“Vorrei dormire.”
“Sì… sì, ovvio, anch’io…” – balbettò.
Ora era Mcgregor a provare una strana sensazione, visto che il tono di Farrell si era come spezzato per un micro secondo.
Faticosamente si salutarono, raggiungendo i rispettivi giacigli, comodi e spaziosi.
Dormirono profondamente sino a metà del mattino successivo: era domenica e fuori pioveva a dirotto.

“Buongiorno Colin…”
“Ciao Ewan, che mal di testa…”
“Ti cerco un’aspirina.”
“Grazie doc…” – e sorrise, davanti ad una bella tazza di caffè fumante e due fette di torta.
Le divorò velocemente.
“Avevi fame…”
“Abbastanza… e quello è per me?”
“Sì controlliamo pressione e pulsazioni.” – disse in modo pacato.
Colin apprezzava quella sua disponibilità, senza essere saccente di Ewan.
Lo auscultò con metodo – “E’ tutto a posto… puoi mangiarne una terza, se vuoi.” – e rise.
“Grazie Ewan…come posso ricambiare?”
“Prima o poi mi inventerò qualcosa.” – e gli fece l’occhiolino, versando altro caffè.
“Cosa facciamo oggi?… Ops scusa, sto monopolizzando il tuo tempo Colin…”
“Assolutamente… andiamo al cinema?”
“Il clima non suggerisce di meglio, ok, vediamo la pagina degli spettacoli…Che genere ti piace Colin?”
“Un po’ tutti… sì, insomma, che non sia una trama scontata.”
“Ah ecco… ho sentito dire che questo è molto bello. Brokeback mountain.”
“Quello con i due cowboy?”
“Sì… insomma è particolare come storia, ma sembra sia bella, il resto tabula rasa, comunque se vuoi controllare la lista delle proiezioni...”
“No, mi fido, andiamoci pure Ewan.”

Si misero in fondo, visto che la sala era quasi piena.
Colin si accorse che c’erano coppie di tutti i tipi, soprattutto gay, che lanciarono verso la loro direzione occhiate compiaciute ed anche invidiose.
In effetti con Ewan formavano un bel duo.
Le scene scorrevano veloci, coinvolgendo la platea, che le seguiva in religioso silenzio.
Ad un certo punto Colin si commosse, durante una sequenza molto drammatica e sentimentale.
Ewan lo stava spiando da parecchio e, sfiorandogli il polso, gli sussurrò qualcosa, che Colin non capì subito.
“Come scusa…?”
“Dicevo che mi sembravi così truce irlandese…” – e sorrise.
“Ah ecco… ma spezzano il cuore… non credi Ewan?”
I loro volti erano vicini, troppo vicini.
I respiri si intrecciavano, al sapore di menta delle gomme e dei loro dopobarba speziati.
“Hai… hai ragione Colin…” – e dal polso salì a tutta la mano, brandendola con trasporto.
Le loro fronti erano ormai una sull’altra, tremanti, come le labbra, che si schiusero all’improvviso, aderendo con un’accesa veemenza.
Le lingue si rapirono a vicenda, gustandosi a pieno: Colin con la mano libera cinse il collo e la nuca di Ewan, che scivolò sulla poltrona, trasportando anche l’amico in quella discesa libera.
Una luce accecante li destò di colpo da quel momento unico.
Maledirono mentalmente all’unisono quel break, risistemandosi, paonazzi dalla vergogna, come se qualcuno si fosse accorto di loro, ma, addirittura, in molti si stavano baciando senza timori.
Colin non aveva il coraggio di proferire parola, così Ewan.
Appena tornarono al buio, sembrarono riprendere anche a respirare.
“Colin ascolta…”
“Non dire niente. Va tutto bene… perdonami se…”
“Per cosa?” – chiese ansioso.
“Sono stato invadente…”
“Non dire cazzate Colin…” – e sorrise, recuperando il suo palmo quasi gelido.
Gli posò un bacio, così sul dorso – “Hai un buon profumo Colin…” – sembrò insistere.
“Ho anche… un grosso problema tra le gambe adesso…” – sibilò complice, come divertito.
“Davvero?” – ed Ewan si sentì avvampare.
“Se non mi credi, controlla pure doc!”
“Stai scherzando…?”
Colin lo polverizzò con lo sguardo – “No, non scherzi… Miseria…” – e tastò la stoffa della patta del moro.
Inspirò, avvertendo la consistenza della sua eccitazione spasmodica.
Ora era Colin a scivolare, aprendo la cerniera dei jeans – “Ti… ti dispiace Ewan…?”
“No…spero di non deluderti…”
“Come potresti?” – e boccheggiò, al primo tocco dei polpastrelli tiepidi di Ewan.
I boxer erano morbidi e lo scozzese si fece strada con scaltrezza, per poi pompare quel meraviglioso sesso.
Colin tornò a baciarlo, trattenendo a fatica singulti di piacere.
Ewan si staccò di pochi millimetri, per poi dire con voce roca – “Vorrei succhiartelo… prenderlo tutto in bocca e fartelo scoppiare nella mia gola…”
A quell’esternazione, Colin lo trascinò fuori, alla ricerca di un posto tranquillo.
“Torniamo a casa Colin… non voglio farmi arrestare da qualche stronzo…” – esordì impaurito, appena guadagnarono l’ingresso dei bagni.
“Ok… ok piccolo, andiamo.”
Ewan sorrise, per quella dolcezza nelle parole di Colin, in estrema contrapposizione al suo palese desiderio di lui.
L’urgenza di appartenersi sembrò implodere nei loro gesti, dal salotto del loro rifugio sicuro, alla stanza di Ewan – “Voglio consumare tutti i materassi in dotazion!” – disse ridendo Colin, ma poi si fece serio, nel vedere un certo imbarazzo nel coinquilino, diventato speciale in poche ore.
“C’è… c’è troppa luce piccolo?… Chiudo le tapparelle…”
“No Colin… sono… sono io il problema.”
Si misero a sedere, come se qualcuno avesse gettato un mare di acqua su quell’incendio di sensazioni gradevoli.
Colin gli sfiorò gli zigomi, con delicatezza, inclinando il capo verso destra, con una sorta di ammirazione – “Sei bellissimo Ewan… forse troppo per me…”
“Non dire boiate!” – protestò risentito.
“Allora… è per il mio… entusiasmo…”
Ewan sorrise – “Sei davvero dotato, se ti riferivi a…”
“Non proprio…” – e rise anche lui.
“Mi piaci da morire Colin…e vorrei … io ti voglio, sul serio.”
“Eccomi, sono… pronto!” – esclamò spontaneo e vivace.
Ewan si alzò lentamente.
“Avevo… avevo un ragazzo… l’amore della mia vita, pensavo, eravamo poco più che ventenni …”
“Lo avevo capito, ma ti ha lasciato?”
“Sì, per sempre… è morto.”
“Mi dispiace Ewan.”
“L’ho assistito sino alla fine… Mi aveva ingannato un mare di volte, tradendo la mia fiducia nel modo peggiore…Aveva l’aids.” – e nel pronunciare quel termine, si girò, puntando i propri specchi celesti su Colin, che non si scompose.
“Ti ha contagiato?” – domandò serio.
“Non lo so… faccio esami a ripetizione da allora e sono… pulito, ma oltremodo terrorizzato…”
Colin annullò la distanza tra loro, stringendolo forte.
“Mi stai dimostrando fiducia e correttezza impagabili Ewan… sei… sei adorabile…” – e lo baciò a fondo, rassicurandolo con il proprio corpo, oltre che con frasi colme di tenerezza.
Lo accompagnò nella propria camera, facendolo stendere e prendendo qualcosa dal comodino.
Erano preservativi – “Li ho sempre usati Ewan…Ora decidi tu, devi fare ciò che senti…”
“Colin… sei una continua sorpresa…”
“Ci provo…” – e fece una smorfia buffa.
“Farò qualsiasi cosa per te Colin d’ora in poi.”
Farrell annuì, iniziando a spogliarlo con calma, per poi fare l’amore sino a metà della notte.

One year later…

“Negativo! Negativo!!! E questo era l’ultimo Colin, sono fuori pericolo!!”
“Ehi… vieni qui, vieni qui subito…”
Lo divorò in un bacio mozzafiato.
“Ti amo… ti amo da impazzire Ewan Mcgregor…”
“Anch’io Colin James Farrell…Ringrazio qualsiasi Dio possa averti mandato, dopo l’inferno che ho vissuto negli ultimi dieci anni…”
“Sei tu il mio angelo… anche se adesso abbiamo un problemino non trascurabile.”
“Di cosa si tratta…?” – chiese flebile.
“Il mastino! Ci ha…sfrattati!”
Scoppiarono a ridere, poi stilarono una lettera piuttosto colorita ed un assegno a saldo dell’ultimo mese di affitto.
Bussarono sorridenti e miss Graham aprì con circospezione – “Ah siete voi… dottor Mcgregor sono amareggiata, ma ho deciso di mettere in vendita lo stabile, sa, una banca mi ha fatto un’ottima offerta.”
Forse era una scusa, forse no, il fatto era che loro non avevano mai dato adito a pettegolezzi, custodendo con gioia il loro amore semplice e pulito, ma, nel dubbio…
“Non facciamo drammi miss Graham, salutiamoci cordialmente!” – intervenne Colin.
“Sì… sì certo, ma… accomodatevi.”
“No, abbiamo fretta, questo è per lei, la pigione…”
“Impegni di lavoro dottore?”
“No di cuore. Io e Colin andiamo a sposarci giusto oggi!” – e lo baciò, sorprendendo anche lui con quel gesto repentino e carico di entusiasmo.
Un gridolino di disapprovazione si levò dall’ugola dell’anziana megera, ma non li fece desistere.
Lo sbattere dell’uscio li rassicurò, ma non troppo: “Andiamo prima che torni armata di battipanni Colin!”
“Sì andiamo ahahahh… ma era uno scherzo prima o…?”
“No tesoro, ecco le fedi… dimmi di sì Colin…” - e sgranò gli occhi ormai lucidi.
“Sì sì sì mille volte sì… ti adoro, andiamo!”
Le loro risa si mescolarono ai suoni della via, brulicante di anime solitarie e grigie, che si spostavano al loro passaggio, turbate da così tanta, inaspettata e sconosciuta felicità.

THE END

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