sabato 4 giugno 2011

GOLD - Capitolo n. 183

Capitolo n. 183 – gold




Shan non trovò Owen al proprio fianco, al suo risveglio.
C’era solo una lettera, lasciata sulla scrivania della loro camera.
I bambini erano già in piedi e correvano allegri per il corridoio verso la sala della colazione.
Il batterista dei Mars prese la busta in carta pregiata colore avorio e l’aprì.
La sera prima avevano avuto una banale discussione, l’ennesima per futili motivi, per poi addormentarsi nervosamente.

§ Sono partito per Londra.
Vado dai miei, era in programma, ma non in questo modo Shan.
Volevo portarti, insieme ai nostri bambini. Per una volta, una sola fottutissima volta mi accampo il diritto di farli anche un po’ miei; e non è per il fatto che sono solo lo zio Owen, generoso e sempre pronto a sfornare regali, ma credo di essere ben voluto da loro, almeno.
Sì perché tu ormai sei di nuovo partito, per il viaggio di ritorno alla base Tomo…Potrei anche capirti, essendo anch’io innamorato: peccato che lo sia di te, ormai troppo distante per volermi ancora nella tua vita.
Credevo, stupidamente, di esserti entrato nel cuore, così come tu hai fatto con il mio, colmando vuoti e facendo dissolvere frustrazioni vecchie e consolidate, sanando ferite, che pensavo inguaribili.
Certo questa è la mia nuova malattia: dopo le droghe, l’alcol, la depressione, la dipendenza dal sesso volgare e sfrenato, senza sentimenti, senza alcun amore… Eppure al momento la differenza mi appare esile, tra quello stato di cose e quello attuale: nessun amore, per me. comunque.
Non smarrire di nuovo la via, non ci sarò più io a salvarti, la prossima volta.
Owen. §

Kevin stava riordinando dei maglioni, scegliendo il necessario per la montagna.
“Ciao tesoro… non è un po’ presto per le valigie?” – domandò sorridente Geffen, cingendogli la vita da dietro, mentre lo baciava sul collo.
“Non vedo l’ora di partire daddy.”
A Glam venne in mente una considerazione “Stiamo partendo o fuggendo?” – ma non la disse.
“Ok, ma prima hai il concerto, a che punto siete?”
A quella domanda, il corpo di Kevin ebbe un fremito, che si infranse sui palmi di Glam – “Un casino… è un casino, anche perché Chris non ha testa, a causa di Tomo, sono in piena crisi e l’unico che sembra tenerci è Jared, visto che anche Shan ormai è in bilico con Owen ed il proprio ex…”
“Accidenti… e tu sei in mezzo a tutto questo trambusto?”
“Sì daddy… L’idea di questo spettacolo benefico è interessante, soprattutto per Haiti, ma non penso di farcela, non reggo questa tensione, vorrei essere già al nostro chalet.”
Geffen sospirò, stringendolo – “Tu sei libero di fare ciò che ti senti cucciolo.”
“Sì, ma ho preso questo impegno e…”
Geffen lo zittì con un bacio, per poi tornare a guardarlo con una tenerezza rinnovata – “Ricordatelo, sei libero… e meriti di essere solo felice Kevin.” – sorrise, sfiorandogli la fronte con il mento ispido – “A più tardi, vado a sbrigare una commissione.”
“Va bene daddy… a dopo… ehi…”
“Sì Kevin…”
“Ti amo tanto Glam.” – e lo bacio’ di nuovo, stritolandolo in un abbraccio quasi apprensivo.

“E tu non ce l’hai con lui Glam…?”
“Assolutamente no… e non per compensazione, sia chiaro.” – rise amaramente, passandogli una seconda lattina di birra.
Xavier era assorto nell’ascoltare le sue confidenze, grato per quel momento e la fiducia che Geffen riponeva in lui.
Era come se avessero scritto una nuova pagina, nel racconto di quel loro strano legame, che stava maturando in una bella amicizia, così come si era augurato Glam.
Questi lo aveva chiamato, chiedendogli un paio d’ore per parlare: “Se non puoi Xavier, capirò.”
“Certo che posso… Senti troviamoci nel parcheggio di quel nuovo centro commerciale a Los Feliz, poi ci facciamo un giro in auto, che ne pensi?”
“Ok, grazie.”
Erano andati verso Santa Monica, fermandosi su di una balconata naturale, per andarsi a sedere su di una panchina in legno bianco.
L’oceano era agitato quel giorno e soffiava un forte vento, piuttosto fresco.
“Sai è come se… se io avessi sistemato i miei ragazzi… Jared ha scelto Colin e forse molto presto Kevin vorrà stare con Chris. Il mio Jared ed il mio Kevin…” – si commosse, nel pronunciare i loro nomi ed al pensiero di come si erano risolte le cose, ammesso che fosse una risoluzione definitiva.
“Jared forse ha scelto Colin, ma Kevin no… Io vi ho visti insieme, lui è pazzo di te e di vostro figlio, ti adora, ti venera Glam!” – ribattè convinto.
Geffen lo scrutò – “Me lo ha detto anche Jared, ma forse lui non accetta che Kevin mi possa lasciare…”
“Ed a lui cosa importa? Mmmm aspetta, forse teme che se tu fossi libero, lui non resisterebbe e volerebbe da te, ributtando Colin nella disperazione?”
“A questo non avevo pensato, ma non glielo permetterei… Come lui non ha più permesso a me di avvicinarmi davvero, anche se era solo una stupida finzione. Ci ho provato a stargli alla larga, ma non è servito e così siamo punto ed a capo. Jared è geloso eppure va nel panico se gli dico di Kevin e Chris…”
“Ma tu cosa vuoi veramente Glam?”
L’uomo sembrò volere riflettere e soppesare quella risposta, ma per tanto che ci girasse intorno, la verità restava una soltanto – “Io voglio…io vorrei, anzi, io volevo Jared, però non riesco più a combattere per averlo veramente.”
“Ti sei arreso Glam…?”
“A volte, sai, bisogna riconoscere i propri limiti e con Jared esiste un confine, che si chiama Colin Farrell… Quando si dice nati per stare insieme, sembra scritto per loro…” – e sorrise, strofinandosi la faccia.
“Jared quel giorno che ci ha… sì insomma, è stato terribile, anche perché lui si è sentito male per quanto fosse arrabbiato e … geloso…Per me sei tu il suo amore più grande, ma forse ha troppa paura per ammetterlo.”
“Servirebbe a poco, condividono un mondo speciale, hanno dei figli… Non se ne esce da certe situazioni Xavier, credimi, ti legano a doppio, anzi triplo filo.”
“Ok… ma a me sembra una corda, con tanto di nodo scorsoio alla fine.”

Isotta stava appallottolata mordendosi i piedini, mentre Colin le agitava sotto al naso un sonaglio coloratissimo – “Ok adesso facciamo il bagno, ok principessa?”
La piccola vasca rosa era pronta, l’acqua perfetta, due paperelle di gomma già galleggiavano, ma la cucciola non sembrò gradire l’immersione: nell’ordine, in faccia a Farrell, arrivarono le sventurate Oc e Cloc, i campanellini con tutto il manico, schiuma, acqua ed anche la spugna di mare, che l’attore stava usando con molta delicatezza.
“Isyyy accidentiii!!! Ahahahahh!”
Con non poca fatica e sorbendosi anche le invettive colorite di Jared, a pancia in giù sul letto, nell’assistere alla scena, Colin prese in mano la situazione e decise di rinunciare, avvolgendola in un bell’asciugamano.
“Tu, però, sei fradicio Cole ahahahah”
“Finiscila!” – ringhiò scherzoso, passandogli la figlia, che stava ridendo e strepitando con le bambine.
“Vado a sistemarmi, pensa tu alla crema ed al resto genio!” – e gli fece anche una pernacchia, passando alla camera armadio.
“Ok… eccoci qui amore mio…”
Colin si sporse, sentendo che Isotta si era calmata, anzi sembrava ipnotizzata da una ninna nanna, che Jared le stava cantando piano, mentre la vestiva con una tutina verde mela.
“Siete… bellissimi…” – mormorò, riavvicinandosi, per posare un bacio sulla spalla destra di Jared.
“Grazie Colin… per come sei, non cambiare mai.” – e lo fissò, baciandolo, mentre la bimba si era addormentata sul suo petto.
Quando si staccarono, Colin appoggiò la fronte a quella di Jared, chinando il capo da un lato e poi dall’altro, un’abitudine dolcissima – “Tesoro volevo… volevo andare in Irlanda, la settimana prossima e festeggiare il primo mese di Isotta…”
“In Irlanda…?”
“Sì… Il resto del clan Farrell vorrebbe tanto conoscere Isy e poi mio zio Charly ha un cottage sulle scogliere di Moher: staremmo a Doolin, un villaggio davvero incantevole, solo noi tre, mentre Becki, Vivy, Yari, James ed Henry si fermerebbero con i nonni a Dublino, cosa ne pensi?”
“L’idea è magnifica…”
“Lo so che hai il concerto per Natale, ma sono pochi giorni ed è un luogo incredibile…”
“Non ci siamo mai andati Colin…” – disse Jared sorridendo e provando ad immaginarlo.
“Infatti… e poi ritorniamo qui, per le feste, con Eamon, Steven, i miei, insomma la nostra famiglia Jared, con la tua mamma, Shan…”
“Ok… ok Cole, andiamo.” – e lo strinse forte, risvegliando Isotta, che venne sommersa di baci e coccole, ancora una volta.


Nessun commento:

Posta un commento