Capitolo n. 192 – gold
Robert aveva accompagnato a casa Shan, Tomo e Josh, insieme a Jude, che era assorto in mille pensieri.
Una volta arrivati al loro attico, salirono tenendosi per mano.
“Tutto a posto Judsie?” - chiese il moro, appena giunti sul loro letto, per dormire qualche ora.
“Sì, ma non ho sonno, al contrario di te … hai voglia di raccontarmi l’incontro con Chris?”
Downey lo strinse sul cuore – “Chris era mortificato per quell’insulsa discussione avuta da Sardi, ci siamo chiariti definitivamente e sono stato felice di poterlo accogliere nella nostra vita, come abbiamo stabilito Jude.”
“E tu sai che è questo che anch’io voglio Rob … Sono ricaduto negli stessi errori fatti all’epoca con Jared, lo riconosco, per poi ricredermi completamente, ma tu non sei Colin, tu sei il mio uomo e sono geloso del nostro amore e del mondo che condividiamo, forse è per questo che sono tanto ingiusto con Chris …”
“Nessuno potrà mai sostituirti Jude, ficcatelo bene nella testolina, il concetto è semplice, giusto?”
“Giusto!” – e risero, per poi baciarsi.
Cercando un poco di ossigeno, Jude non si allontanò che di pochi millimetri dalla bocca di Rob – “Cosa ci sei andato a fare in gioielleria?” – sussurrò, iniziando a mordicchiare il suo labbro inferiore.
“A prendere qualcosa per noi Jude …” – gli rispose, accarezzandogli la guancia destra, scrutandolo in ogni minima espressione.
“Cosa esattamente?”
“Queste Jude …” e prese dalla tasca dei pantaloni, che ancora indossava, una scatoletta.
La aprì con calma.
“Sono bellissime Rob …”
Downey si schiarì la voce – “Vuoi sposarmi Jude?”
Law sentì il cuore accelerare nei battiti e la salivazione azzerarsi.
“Robert … sì … sì lo voglio, da quando ti conosco.” – e si aggrappò al suo collo con gioia.
“Tu sai come rendere una giornata speciale Judsie … grazie … grazie!” – e tornò a baciarlo, soffocandolo quasi tra le sue ali rassicuranti.
Phil si presentò a villa Meliti di primo mattino, con una berlina elegante, ma non eccessivamente lussuosa.
Indossava dei jeans ed una camicia bianca, scarpe sportive ed un pullover azzurro annodato sopra alle spalle: i colori abbinati in quel modo, facevano risaltare la sua abbronzatura, ma ciò che spiccava era il suo sorriso sincero ed affabile.
“Buongiorno Antonio, Xavier è pronto?” – chiese educatamente, ma senza timori.
“Sì, non sapeva cosa mettere in valigia, è molto emozionato. Me lo tratti bene.” – replicò gustandosi un sigaro cubano.
“Non abbia timori, con me non corre rischi. Ah eccolo, ciao Xavier.”
“Ciao, sono in ritardo?” – domandò con il fiato corto.
“No tranquillo, siamo in anticipo.”
“Ok … allora si va? Ciao nonno!” – e gli diede un bacio sulla fronte, ricevendo in cambio una pacca sul sedere da Meliti, che ridacchiò per la sua agitazione.
Derado guidò sino al Lax, senza dire molto, a parte qualche frase di pura consuetudine.
Era incuriosito di fronte al comportamento di quel giovane, così affascinante ed all’apparenza innocente.
Ad un certo punto glielo disse.
“Non sono così angelico … comunque sì, sono cambiato da quando vivo a Los Angeles, prima ero antipatico ed insopportabile.”
“Allora non eri veramente tu, Xavier.”
“Credo di no … Sono esuberante, se voglio qualcosa cerco di prendermela o di vivere le emozioni così come vengono, ma sono solo reazioni a catena per traumi regressi … almeno così dice Brandon.”
“E chi sarebbe, scusa?”
“L’analista della nostra famiglia, lo è davvero, uno psichiatra che ora lavora a New York, Brandon Cody, si chiama così.”
“Ripeti spesso la parola famiglia: è fondamentale per te?”
“Ti fa tornare volentieri a casa. Jude, Rob, Antonio, loro non sono veramente i miei papà ed il nonno, così come Colin o Jared o Glam …” – sull’ultimo nome, però, la sua voce si incrinò.
“Glam Geffen, l’avvocato?”
“Lo conosci?” – chiese con un certo stupore.
“Per lavoro, il suo studio segue la parte legale della mia prossima produzione e non penso ne esistano due di Glam Geffen …” – sorrise.
“Lo squalo … lo chiamano in questo modo ed hanno ragione, mi ha fatto stravincere contro Gabriel, il mio ex … datore di lavoro e non solo.”
“Sì … la vostra storia non è un segreto.” – ribattè incerto.
“E’ un brutto tasto Phil, meglio non toccarlo per ora, se no ci roviniamo la vacanza o quello che è.” – e scrollò la testa, spettinando i capelli ribelli quanto lui.
“Siamo arrivati, tra poco si vola.”
“Bene, mi fa sentire libero, ma di solito il decollo lo vivo come una fuga, adesso è diverso. In questo preciso momento lo sento come qualcosa di nuovo ed incredibile.” – e si girò a fissarlo.
“Sei … sei molto bello Xavier.”
“Anche tu Phil …” – e si sporse, dopo che Derado raccolse i suoi zigomi con i palmi grandi e sicuri.
Si baciarono, tremando in ogni punto sensibile dei loro corpi.
Le prove del concerto ripresero a pieno ritmo.
I Mars si erano ricomposti, integrando Kevin come bassista, che si divideva tra loro ed i Red Close, dove Chris era tornato in forma, supportato dalla presenza discreta di Owen.
Terminato il pezzo di punta del repertorio, il cantante scese veloce verso la platea, per abbracciare Rice e baciarlo, incurante dei presenti.
“Grazie per essere qui … per avere trovato il tempo.”
“Per te è il minimo Chris, come stai cucciolo?”
“La voce è a posto, ho scelto la canzone che ti era piaciuta di più rispetto alle altre, spero ti faccia piacere, te la dedicherò lo sai.”
“Sei un tesoro … ti amo Chris.” – e gli diede un altro bacio.
Tomo stava osservando quello scambio di tenerezze, senza farsi accorgere dagli altri.
Shan era troppo preso dall’assemblaggio della sua batteria, piuttosto diverso da quello dei Close, mentre Jared parlava con Kevin.
“Colin si è perso, doveva portare Isotta dal pediatra, vuole esserci sempre, è terribilmente ansioso con la nostra principessa …”
“Glam è con lui, lo sapevi vero?”
“Veramente Cole non ne era sicuro, ma se dici così, saranno intanati in qualche gelateria ahahah”
“Finiscono sempre ad ingozzarsi di dolci, sono loro i veri bambini.”
“Hai ragione Kevin … come vanno le cose?”
“Bene, sì è tutto a posto Jared, aspettiamo il primo Natale del nostro Lula …”
“E noi di Isy, sarete alla End House per la vigilia, vero?”
“Spero di sì, anzi, ne sono certo.” – e sorrise finalmente.
“Questo budino è ottimo … ehi Isy, tra poche settimane lo potrai mangiare anche tu, vero zio Glam’”
“Vero … miseria, ma è il terzo Colin …”
“E tu sei al secondo e ti sei pure preso un frappè al cioccolato, quindi peggio di me!” – e rise, sotto lo sguardo perplesso della bimba.
“Cresce bene la nostra gemma …” – e le diede un buffetto sul mento.
“Sì è meravigliosa … tu conoscevi bene la sua mamma, vero Glam?”
“Le ero affezionato, profondamente. Per me è stato sconvolgente perderla, anche se conoscevo i suoi problemi di salute Colin.”
“Jared ne ha parlato con i medici che seguono Isotta, ma non ci sono problemi, anche se per me è un’angoscia ogni volta che viene fatto un esame … forse sto esagerando, non vorrei stressare Jared.”
“Tu sei padre di Isotta almeno quanto lui, forse anche di più …” – e sorrise.
Quando rientrarono alla residenza di Colin, videro Violet seduta sui gradini, che portavano ad un antico gazebo.
Era in tutù ed ai piedi delle ciabattine, poco consone a quel tipo di abbigliamento, imbronciata ed immersa in chissà quale ragionamento mentale.
“Cavoli il saggio di Vivy!” – esclamò Farrell.
Glam parcheggiò, prendendo l’ovetto trasportino dove Isotta stava dormendo.
“L’ho dimenticato, che ore sono accidenti!” – e le corse incontro.
“Ciao papi …” – disse lei triste.
Colin crollò in ginocchio, prendendola sul petto – “Angelo mio, dammi una speranza, c’è ancora tempo, vero?!” – chiese concitato.
“Sì … ma non potrò provare prima di esibirmi, uffi!”
“Tu sei bravissima, non ti serve …”
“Lo pensi davvero papi? Non ci sei mai, sei sempre con Isy …” – ed i suoi occhioni si riempirono di lacrime.
Farrell si sentì spezzare qualcosa al centro del petto, sul quale la strinse – “Ti giuro che rimedierò Violet, sai quanto ti amo …”
Lei annuì, ritrovando il sorriso.
“Ciao zio Glam!”
Geffen arrivò alle loro spalle, con uno zainetto – “Miss Wong mi ha dato questi, allora andiamo?”
“Sììì!” – esultò la piccola, sentendosi nuovamente al centro dell’attenzione.
La loro prima cena fu perfetta.
Xavier mangiò con appetito tutto quello che Phil ordinò.
Lasciò fare a lui, fidandosi istintivamente.
Quando tornarono in camera, storditi dalle loro stesse chiacchiere divertite, Derado stappò un’altra bottiglia di vino rosso.
“Un ultimo bicchiere Xavier?”
“Vuoi ubriacarmi, per poi approfittarne?” – disse ridendo, buttandosi sul divano.
“Assolutamente.” – mormorò sereno, posando poi un bacio sulle tempie del ragazzo – “Non faremo l’amore, è troppo presto, anche se ti voglio da morire Xavier.”
La sua voce era calda, sfiorava i sensi del pittore, che cercò di nuovo la bocca di Phil – “Io invece vorrei che …”
“Sssttt … andrà tutto bene Xavier, un passo alla volta. Avrai ciò che più desideri da me, te lo prometto.”
Violet
Xavier Bardem is Phil Derado
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