Capitolo n. 181 – gold
Xavier si precipitò fuori casa, indossando le prime cose che trovò nell’armadio.
Meliti gli aveva comprato una fuoriserie di colore rosso ciliegia, il preferito dal giovane.
Gli aveva urlato dietro qualcosa, dal terrazzo, ma lui, sorridente, aveva fatto spallucce, rispondendogli con un marameo ed un – “Torno presto nonno!”
Partì sgommando.
La spiaggia era isolata e vuota.
Il mese di novembre era l’ideale per lunghe passeggiate a piedi nudi.
Glam Geffen si era tolto i costosi mocassini italiani e se ne stava a gambe incrociate davanti all’oceano, dopo essersi sfilato giacca e cravatta.
Camicia fuori dai pantaloni e sguardo assorto verso l’orizzonte, dove gabbiani dispettosi giocavano, librandosi nell’aria piuttosto fresca, nonostante un sole alto e luminoso.
I passi di Xavier erano incerti, ma alla fine gli furono abbastanza vicini, da attirare la sua attenzione.
“Ciao Glam…”
“Ciao… Grazie per essere qui.”
“Chi ti ha dato il mio numero?”
“Segreto di stato.” – sorrise.
“Ok… che si fa?” – chiese con aria timida ed eccitata.
“Parliamo… ti va?” – replicò con tenerezza sicura e forte.
Xavier avrebbe solo voluto saltargli al collo, baciarlo ed essere suo: avrebbe voluto anche dirglielo, ma gli mancava il coraggio.
I turchesi accesi di Geffen lo intimorivano, ma gli davano anche un senso di compiutezza.
“Sì, parliamo…sono contento di essere qui Glam…”
“Lo vedo, ma… non lo merito, credimi.”
“Tu sei più grande di me, ma non pensare di avere sempre ragione per questo.” – ribattè in modo simpatico, sedendosi a propria volta, davanti all’altro, che sbuffò – “Sei un osso duro.”
Risero.
“Abbastanza… sono cocciuto.”
“Lo vedo… Ok senti io… io volevo chiederti scusa Xavier.”
“No, non scusarti, è stato bello, non me ne pentirò mai. E tu Glam…?”
Geffen lo fissò, Xavier era bellissimo – “Neppure io.”
“Vedi, siamo d’accordo almeno su di una cosa…”- iniziava a sciogliersi, ma Geffen era ancora piuttosto rigido e distaccato.
Era necessario.
“Sei stato in tribunale?”
“Sì… due palle ahahhah…”
“Ho letto in rete che sei un avvocato fantastico.”
“Lo ero. Uno stronzo per lo più…”
“Non ci credo Glam.”
“Ok, ho avuto i miei bei momenti, come al processo per Kurt, ma è passato un secolo…”
“Dolci momenti?”
“Mmmm?… credi?”
“Sì… per Jared o Kevin…”
“Ne sono innamorato da sempre, hai ragione.”
Il ragazzo provò un certo sconforto, ma non voleva darsi per vinto.
“Ti capisco. E… capisco loro.” – arricciò il naso.
“Io invece a volte non li capisco davvero. Soprattutto Kevin. Al posto suo altri mi avrebbero fatto fuori.”
“Probabilmente è meglio tenerti tutto intero. Si sa mai che servi, all’occorrenza…” – scoppiò a ridere, cristallino e giovane.
“Sei incredibile Xavier…” – e gli scompigliò i capelli.
“E tu una … brava persona… ne sono certo e… non mi faresti mai del male…”
“Temo di avertene già fatto.”
“Solo perché sono innamorato di te non è detto che io sia a pezzi… beh… un pochino…” – e fece un broncio adorabile, strizzando poi la palpebra sinistra – “Ma se mi consolassi un minimo, forse starei meglio!”
“Xavier vorrei che fossimo amici.”
“Perché?”
“Perché mi piaci…”
“Tu mi tocchi, dici che ti piaccio eppure…”
“Ti… tocco?” – domandò con un mezzo sorriso.
“Sì, la testa… le mani… non te ne accorgi, ma sono segnali precisi, anche come mi guardi da quando sono arrivato. Sbaglio?”
Geffen provò un certo nervosismo, come se fosse stato scoperto e non avesse una difesa valida.
“Ora mi baci e non ne parliamo più!” – aggiunse Xavier, provocatorio, ma ammaliatore.
“Co… cosa?!”
“Sarà l’età, forse sei anche un po’ sordo!”
“Xavier accident…” – ma l’artista lo stava già baciando, dopo essersi sporto su di lui, a sorpresa, stendendolo come se fosse fatto di carta.
Si aprì la casacca, facendo altrettanto con quella di Glam, senza mai staccarsi da lui.
Geffen serrò le labbra, senza però respingerlo completamente.
Xavier si arrese – “Ok…proprio non mi vuoi…”
“Ti vorrei tutti i giorni della mia vita, sei una creatura meravigliosa, ma ho già fatto troppi casini ed ho una famiglia, che amo Xavier.”
Lui si rialzò, riallacciandosi i bottoni, con le dita tremolanti – “Sì… una famiglia splendida. Non volevo rovinare il bel quadretto. Perdonami Glam.”
Anche Geffen si sollevò, prendendolo per un braccio – “Xavier ascoltami…”
“Ma perché cazzo dovrei starti a sentire!!? Ho recepito il messaggio, sono stato la sveltina migliore della tua vita, PUNTO! Le altre cose che dici sono tutte stronzate! Sei abbastanza maturo per capirlo o ti devo fare un disegnino?!!” – imprecò furioso, per poi correre via.
Ripartì a velocità sostenuta, tornando verso il centro della città.
Inchiodò ad un semaforo rosso, vedendolo all’ultimo momento.
La macchina a fianco suonò il clacson e lui alzò il dito medio, accorgendosi poi che era Colin.
L’attore scoppiò a ridere – “Guardalo lì ahahhah”
Jared al suo fianco accennò una risata tirata, sperando che il compagno proseguisse.
Colin, invece, accostò, facendo segno a Xavier di fare altrettanto.
Scesero tutti e tre, per salutarsi.
“Ma sei uscito da un frullatore ragazzino? Ahahah”
“Ciao Colin… Jared…”
“Ciao Xavier…”
“Sì sono un tantino stravolto Colin… ho appena incontrato il mio avvocato, domani abbiamo l’udienza.”
“Chi ti segue, Brian o Glam?”
“Ho parlato con Geffen. Mi sembra che perda colpi, non so se fidarmi.”
L’irlandese scrollò le spalle, mentre Xavier e Jared non avevano smesso di lanciarsi occhiate torbide.
“Glam ha sempre un asso nella manica, stai tranquillo…”
“Se lo dici tu… Cosa ne pensi Jared?”
Il cantante non rispose subito, vedendo alle loro spalle transitare proprio Glam, che li vide.
Si fermò anche lui.
Xavier avrebbe voluto fuggire, Jared sparire.
“Oh ma quanta bella gente. Xavier non abbiamo finito il nostro discorso. Ti dispiace venire in studio?”
“A fare cosa?”
“Se domani non saprai testimoniare a dovere, il tuo caro amico Stuart ci massacrerà.”
“Gabriel non è mio amico, dovresti saperlo.” – disse, fulminandolo con le sue iridi azzurro cupo.
“Era un modo di dire. Allora, ci vieni o ti devo portare di peso, non voglio fallire…” – quasi ringhiò.
Colin li osservava tutti e tre, Jared sembrava avere perso un battito, mentre Xavier era in pre infarto, non certo meno di Geffen.
“Sì guarda, prendimi in spalla come un sacco di patate e forse ci vengo!” – esclamò acido.
Glam non se lo fece ripetere – “Ok, come vuoi.”
Lo caricò come se pesasse nulla, facendolo strepitare come un pazzo – “Mettimi giù!! Brutto bestioneee!!!”
“Glam ma sei impazzito??!!” – gli gridò Colin sbigottito.
“Se non ottengo le cose con le buone…” – e lo buttò dentro l’abitacolo del proprio suv, chiudendo a chiave con il telecomando.
“Ci vediamo, ciao Jay, Cole…”
Meliti sghignazzò amaramente, scrutando le espressioni di Jared, mentre Farrell gli snocciolava le scene a cui avevano assistito un quarto d’ora prima.
Antonio li aveva invitati a pranzo, insieme a Robert, Jude, Owen e Shan.
Rice consegnò le perizie mancanti e si dimostrò abbastanza gelido con i presenti.
Shan faceva finta di niente, mentre Robert e Jude si chiedevano se Geffen avesse dato fuori da matto.
“Sarà lo stress…” – mormorò Downey.
“Sarà che è un idiota.” – intervenne a sorpresa Jared.
Farrell si strofinò la faccia – “Credo sia Xavier a fare un certo effetto alle persone…”
“Voglio esserci in tribunale… ci sarà da ridere…” – disse mestamente Jude.
“Sì, ma scusate, su cosa si basa questa causa?” – domandò Robert, ma nessuno lo sapeva veramente.
Rice spiegò che c’era di mezzo solo il contratto con le gallerie di Gabriel.
“Speriamo che non venga fuori il resto…” – disse Colin, prendendo altra insalata.
Jared mangiò pochissimo.
Il resto della comitiva non onorò al massimo la tavola di Meliti, anche lui troppo concentrato sui guai della sua famiglia.
Preserò il caffè in veranda, ma Jared con la scusa di andare in bagno telefonò a Flora.
Geffen non era mai andato in ufficio.
“Questo è sequestro di persona!”
“Fammi causa!”
“Stronzo!”
“Poppante! Ora ti compro zucchero filato e gelato, poi ti mollo al luna park e vengo a riprenderti quando ti sarai dato una calmata Xavier!!”
Parcheggiò bruscamente in un viale, che portava verso un quartiere residenziale.
C’erano effettivamente una ruota panoramica, montagne russe ed attrazioni di ogni genere, nella piana sottostante.
“Non scherzavi…” – sussurrò Xavier.
“Ma che cazzo dici adesso?” – poi si accorse anche lui della coincidenza.
Si guardarono, per poi scoppiare a ridere come pazzi.
“Ah… buono… non ti piace lo zucchero filato Glam?”
“Preferisco il gelato…guarda c’è il tunnel dell’orrore… che dici, ci facciamo un giro?”
“Uh mamma … se mi tieni la manina, sai io sono un poppante!”
“Va bene. Lo farò.” – annuì ridendo.
Si diresse alla biglietteria, poi fece cenno al giovane di scegliere due posti in prima fila.
“No, ultima, così limoniamo in pace…” – sogghignò.
“Xavier…!”
“Ok, tentar non nuoce… Hai visto mai.”
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