martedì 28 giugno 2011

GOLD - Capitolo n. 201

Capitolo n. 201 – gold

Jared aprì lentamente le ante di accesso al dormitorio, dove una trentina di bimbi stavano riposando.
Un vocio si diffuse, appena un raggio di sole entrò, alle spalle di Leto.
Una marea di manine e sorrisi corse verso di lui, che cadde in ginocchio, per la commozione, accogliendone il più possibile sul suo petto.
Colin era a pochi passi da Jared ed appoggiandosi alla parete, non riusciva a distogliere lo sguardo da quella scena emozionante.
Le due sorelline, che per prime fecero amicizia con lui, si accorsero di Farrell e la più piccola lo indicò – “Colin!!”
Lui rimase stupito e si avvicinò esitante.
Jared lo prese per mano, facendolo scendere, per abbracciare le piccole: “Sì lui è Colin …” – “La tua seconda vita? No, la prima zio Jared, vero?”
Quel vecchio discorso riafforò alla mente del cantante dei Mars, lasciandolo esterrefatto.
Colin sorrise, dando un bacio sulla fronte della bambina curiosa e vivace – “Sì sono io … il cuore di Jared è troppo grande per averne una sola … di vita intendo.” – e le fece l’occhiolino.
Jared si sentì mancare un battito e cercò lo sguardo del compagno – “Cole …”
“Va tutto bene Jay … io ti amo.”
“Anche zio Jared ti ama tanto, ce lo diceva sempre!” – si intromise quella più alta, aggrappandosi al collo di Colin, che si sollevò, cullandola.
Si trattennero per circa un’ora, giocando e disegnando con tutti.

Glam espletò alcune pratiche, rinchiuso nel suo ufficio.
Quando bussarono, quasi non voleva rispondere, ma poi si arrese.
Era Jared.
“Scusami … stiamo per andare a pranzo, vieni con noi in mensa?”
“No ti ringrazio, ho da fare. Vai pure, magari passo per un caffè, dopo.” – disse senza incrociare il suo sguardo smarrito.
Jared richiuse, facendo un solo passo – “Lasciami solo. Per favore.” – disse Glam, posando la penna e fissandolo a quel punto.
“Ok … mi stai evitando come la peste, ho capito.”
“Non voglio farti litigare con Colin.” – ribattè deciso.
“Ma io e Colin non litighiamo.”
“Sì lo so. Era comodo il letto di Antonio?” – chiese con un sorriso di sbieco.
Jared sospirò, sedendosi – “Mi fermo solo un minuto, sono stanco.”
“Cos’hai Jared?”
“Prima fai il geloso e poi ti preoccupi.”
Risero senza convinzione.
“Non sono geloso di te, perché dovrebbe presupporre una relazione tra noi e visto che non esiste, l’accusa decade, vostro onore.”
“Ottima arringa Geffen.”
“Sì, come no … Adesso fila, vai a masticare qualcosa, sei sempre più magro.”
“Io sono felice quando …” – “Quando mi do pena per te, Jared? E’ solo il mio spirito da crocerossina, indomito come una cascata.” – e togliendosi gli occhiali da lettura, si massaggiò la cervicale.
Jared si alzò, andando alle sue spalle – “Lascia fare a me …”
“Come vuoi.”
Le dita di Jared era fresche, la pelle di Glam bollente.
“Va meglio … ?”
“Sì, se la smettessi di provocarmi Jay …” – disse sconfortato.
Jared ebbe come un moto di stizza – “Non era ciò che volevo, cazzo! Vai al diavolo Glam!” – e fece per andarsene via velocemente, ma Glam lo trattenne per un polso, sbattendolo sulla scrivania e fermandosi con la propria bocca ad un centimetro dalla sua.
Respirò forte, scrutando gli zigomi tremanti di Jared, che non aveva assolutamente paura di lui, ma fremeva solo per quell’inaspettata reazione di Geffen – “E’ questo che vuoi? Un susseguirsi di azioni sconsiderate, intrise di passione irragionevole, sensi di colpa e tradimenti, Jared??” – e lo allontanò da sé, spingendolo al centro della stanza.
“Non volevo farti arrabbiare Glam …”
“Ma io non sono arrabbiato e non sono più disposto a tollerare queste stronzate, a disgregare la nostra famiglia, a perdere la stima e l’amicizia di Colin!”
Jared ebbe un sussulto – “Colin … quando mi scopavi non pensavi a lui …” – sibilò, provando a schiaffeggiarlo, inutilmente.
Glam era ancora il più robusto tra i due ed anche il più reattivo.
Aprì la porta e lo fece passare nel corridoio con un gesto veloce, richiudendo a chiave – “E ringrazia che non ti ho preso a calci nel sedere!” – gli urlò, appoggiandosi con la fronte allo stipite, con la voglia di spaccare ogni cosa intorno a lui.

Il dottor Rodriguez raggiunse Robert, Jude ed il resto della spedizione a fine turno.
Salutò calorosamente Jared e si premurò di fornire delle indicazioni interessanti sulla sindrome di Angelman, di cui era affetta Camilla, come James, il figlio di Farrell.
“Esistono nuove terapie, che hanno prodotto successi inaspettati, nelle facoltà ricettive e rielaborative di molti soggetti. Una frontiera da scoprire, ogni bambino reagisce in modo differente, ma siamo fiduciosi.”
“Non sapevo che te ne occupassi Sebastian.” – intervenne Jared.
“Da un paio di anni almeno.” – replicò sorridente.
“Ti ho portato una memory card con le foto di Isotta … Domani mattina andiamo al cimitero, voglio portare dei fiori a Syria.”
“La farai felice … in qualche modo.” – e sorrise, facendo un brindisi in sua memoria.
Alla fine del pasto, Jared continuava a guardare l’ingresso della sala, sperando di vedere la sagoma di Geffen oltre i vetri, ma un sms arrivato al cellulare di Colin lo stupì.
“E’ di Glam … si sta imbarcando per tornare a Los Angeles …” – mormorò destabilizzato l’attore irlandese.
“E’ successo qualcosa a Lula?” – domandò Jude preoccupato.
“Non dà spiegazioni, tu lo sapevi Jared?”
“No Colin. Ce la caveremo lo stesso … Shan hai visto qualche neonata?”
“Sì, anzi volevo chiedere al dottore se l’aveva visitata.”
“July sta bene.”
“July? Quanto tempo ha?”
“Sei mesi, come aveva Josh. Ha la pelle chiara, la madre era australiana, si era trasferita qui per lavoro, per seguire il marito ingegnere … sono morti in un incidente.” – spiegò Tomo.
“Posso vederla?” – “Ok, andiamo, è nella nursery, con Camilla.”

Robert cambiò la sua cucciola, assistito da un trepidante Jude, confortato dai sorrisi di Colin.
Jared diede il biberon alla sua nuova nipotina – “July … sei adorabile … il numero delle nostre ragazze aumenta, vero tesoro?”
“Sì Jared … guarda che piedini …” – “Ok Colin, il ruttino tocca a te!” – e gli altri fecero un applauso di incoraggiamento, divertiti dalle smorfie di Farrell.

“Torni già? Ma è fantastico daddy!”
La voce di Kevin era gioiosa ed eccitata all’idea di rivedere Glam con due giorni di anticipo.
“Mi manchi … sto davvero uno schifo Kevin …” – disse sconsolato, insaccandosi nella seggiola della sala d’attesa.
“Mi dispiace daddy … vorrei davvero aiutarti.”
“Allora prepara le valige, voglio portarti da qualche parte, non so ancora dove, ma lontano dalla California … Lula è con Josh?”
“Sono qui con me, ma poi li avrei lasciati a Shannon e Tomo … Posso avvisarli e trasferirli alla End House con gli altri, in attesa della sorellina, sono agitatissimi ed hanno anche preparato una canzoncina per lei, con tanto di ballo, sono buffissimi …”
“Ti amo Kevin …”
“Anch’io Glam, da morire … Arriva presto.”
“Chiamano il mio volo, sto arrivando. Ti bacio.”





July

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