giovedì 23 giugno 2011

ONE SHOT - L'ile du soleil

One shot - L'île du soleil





Cape d’Antibes – 1955



Pov > Robert Downey Junior

45 anni, ricco faccendiere americano, insediatosi in Costa Azzurra negli anni ’50, nella residenza meglio conosciuta come l’Ile du soleil, affacciata sul Mediterraneo, con splendide terrazze fiorite in ogni stagione dell’anno.



Ti vedo arrivare.

Splendido, come un raggio di luce improvvisa, che anziché amareggiare le mie stanche iridi, mi accarezza il volto, rasato da poco, come il tuo, mascalzone di un inglese.

Queste tue entrate in motoscafo, mi fanno ricordare quelle dive del passato, ma tu non metti alcuna enfasi Jude.

Hai solo trent’anni, sei biondo, occhi azzurri, fisico asciutto e scattante, fai il modello nei tempi morti lasciati dal tuo mestiere di attore e fotografo.

A teatro hai spopolato con un Amleto da antologia ed è lì che ci siamo conosciuti sei anni fa.

Ti ho amato da subito, in silenzio, un passo indietro al tuo mondo dorato, che ho alimentato come un mecenate di altri tempi.

Ho forse comprato il tuo affetto? Assolutamente no.



“Buongiorno!” – mi gridi scendendo sorridente.

Ti avvicini veloce, posso sentire l’eau sauvage, che ti regalo ad ogni compleanno.

“Mio caro … benvenuto, come stai?”

“Ottimo viaggio Rob, pessima compagnia. Un’anziana signora di Parigi, ha uno di quegli atèlier in centro, vende cappellini orrendi, ne aveva giusto uno che … Mio Dio, ti sto annoiando a morte e quasi mi dimentico di abbracciarti.”

Mi stringi e fa così male.

E così bene, amore.

“Ti sono mancato?” – mi domandi fissando il mio sguardo incerto.

“Da morire.” – sorrido canzonandoti, ma in questi miei scherzi puerili, è custodita tutta la verità del mio piccolo mondo senza di te, Jude.

“Ho splendidi progetti per questa settimana, sai Robert?”

“Quali progetti?”

Tenendomi sottobraccio ci dirigiamo verso l’ingresso, per salire alla tua solita camera.

“Discutibili direi ahhhah … mi asseconderai, vero?!”

“Certo Judsie …”

“Quell’orribile soprannome!”

“Per uno stimabile amico!”

“Lo tollero perché sei tu ad averlo scovato in questa testolina americana.” - e mi picchietti con le nocche la fronte.

Ti afferro il polso, con gioiosa veemenza, ma tu mi regali una carezza.

Siamo per le scale e potrei ruzzolare sino al tappeto persiano, che abbiamo appena calpestato, tanta è l’emozione.



Siamo arrivati.

“La camera verde, magnifica! Guarda che vista …”

“E’ quella dell’anno passato Jude.” – puntualizzo mettendomi in poltrona.

Ti accovacci ai miei piedi, ti aggrappi alle mie gambe, posandovi il capo dai riccioli dorati.

“Fa caldo, ma io non ho voglia di fare il bagno, non adesso, preferisco starmene qui, ad importunarti con la mia irruenza, le mie chiacchiere inutili, il mio umorismo inglese.”

“Cosa stai elucubrando Jude?”

“Lo scoprirai al momento opportuno.”

“Qualche conquista mancata in quel di Londra? Forse approdata qui per l’estate?”

“Nego totalmente queste accuse!” – e sollevi il tuo sguardo radioso su di me, arridi alla mia perplessità.

“E Sienna …?”

“Non somigliavo abbastanza al padre, non ero all’altezza di quel vecchio e così mi sono stancato. L’ho lasciata …”

Stai soffrendo, te lo sento nella voce e, anche se il mio cuore trema di gioia per la tua inaspettata libertà, mi dispiace vederti tanto rammaricato.

“Hai una nuova preda, Jude?”

“No … o forse sì! E Jared, è già qui?”

“Non l’hai visto? Si stava arrostendo sotto il molo.”

“Ero concentrato su di te, Rob …” – e mi fai l’occhiolino.

“Rimane qui ancora a lungo?”

“Ha un nuovo … conoscente.”

“Sul serio? E … tu?”

“Io cosa Jude? Acqua passata.”

“Capisco …”

“E’ quell’irlandese, lo scrittore di L’alba del corvo, un certo Farrell, rammenti, te lo presentai alla prima della Tosca a Roma.”

“Esecuzione sublime, il tenore era un fenomeno … Farrell dici? Colin mi pare.”

“Esatto, Colin, completamente stordito dal piccolo Jared.” – sogghigno, come se per me fosse semplice starti accanto.

Jared Leto, ventiduenne raccolto nei sobborghi di San Francisco, il cameriere più sexy che avessi mai visto.

Si rese disponibile dopo mezz’ora, quando gli dissi che potevo salvarlo da quell’immondezzaio, dove nessuno lo rispettava.

Lasciai stare, momentaneamente, non compravo mai i miei amanti.

Quindi lo portai in Europa, qualche piccolo ruolo, una sfilata per Dior, aveva imparato a guadagnarsi da vivere anche senza di me insomma.

Ora, forse, poteva finire a Dublino, amato allo stremo di ogni ragione da quel pazzo di Farrell, che arrossiva ad ogni sua occhiata colore blu mare: ci ho fatto l’amore per una sola settimana, con Jared intendo: da perderci la testa.

“Si cena in quattro allora stasera Rob?

“Sì amico mio …”

“Vado a fare una doccia, poi il meritato riposo, quindi sarò presentabile per il tuo prezioso desco, amico mio.” – baci il mio palmo destro, poi il sinistro, quindi mi scruti – “Ti adoro Rob.”

Sparisci nella sala da bagno ed io muoio un po’.



Jared gira mezzo nudo per casa ed io ci ho fatto l’abitudine.

Farrell un po’ meno: è sanguigno e coetaneo di Jude.

“Ciao straniero!” – gli sussurra, passandogli un acino d’uva, bocca a bocca, incurante della mia presenza – “Fate pure, sono un soprammobile.” – ridacchio, alzando il mio Martini.

Jude arriva silenzioso e mi ruba l’oliva, come d’abitudine.

“Saporita! Ciao Jared, buonasera Colin.”

“Salve …” – dice il moro sforzandosi di ricordare il suo nome, ma Jared rimedia subito – “Jude ti davo per disperso!”

“Non temere, non posso perdermi le ferie francesi, con un ospite come Rob, poi … un delitto!”

“A proposito Robert, non ti ho ancora ringraziato per l’invito.”

“E’ un onore Colin. Ci accomodiamo?”



Ho sempre pensato che come mangi tu le ostriche, Judsie …

I pantaloni sono sempre più stretti, mentre deglutisci soddisfatto, succhiando piano il dorso della mano sinistra, dove poche gocce di limone erano cadute dispettose.

“Deliziose … posso rubartene una Rob?”

“Certo …”

“Sei un tesoro.” - e ripeti il gesto di prima, ma su di me.

Forse sto svenendo, ma di sicuro Colin si sta strozzando.

“Impertinente …” – sibilo piano.

“Bugiardo.” – ridi ribattendo sfrontato.

“Antipatico!” – mi difendo stupidamente.

Dio muoio dalla voglia di baciarti Judsie …

“Checca!”

Scoppiamo a ridere: succede sempre su questo epiteto, non mi hai mai offeso, anzi.

“Allora qui siamo tre contro uno!” – interviene Jared, toccando sotto alla tovaglia la coscia destra di Colin, che avvampa.

“Mi arrendo.” – replichi sicuro.

“Ti conviene, sei in minoranza spietata!” – mi intrometto, ma non so più come contenere la mia eccitazione e temo che Colin abbia il mio stesso problema, solo che lui viene consolato dal torbido tocco di Jared, che si morde il labbro inferiore, in modo inequivocabile.

“Noi due facciamo due passi, vero Cole?” – “Sì Jay.” – dice lui, senza più alcuna dignità da salvaguardare: lo ama, quello spudorato. Sorrido.

“Affascinanti … tu pensi che lo farà urlare tutta la notte?”

“Jude!!”

“Che c’è di male? Fare sesso libera endorfine e ti fa svegliare di buon umore!”

“Non saprei dirtelo, è da un secolo che …” - “No! Ricominci a mentire!” – dici strizzando le palpebre – “E’ la verità Jude …”

“Che non fai l’amore? E da quando?”

“Un anno almeno.”

“E perché Rob?”

Mi alzo di scatto, stizzito – “Che diavolo di domande mi fai, accidenti!” – e getto anche il tovagliolo, sono maledettamente frustrato.

Mi vieni vicino, gli occhi lucidi – “Robert … Robert perdonami.” – sembra una supplica.

Riprendo le redini della mia giovialità, ma qualcosa è cambiato tra noi.

“No … no, scusami tu Jude, sono un po’ esaurito, sai a noi checche succede spesso.”

“Tu sei omosessuale, non dire quel termine, non ti appartiene.” – dici severo.

“Mi piacciono gli uomini, la definizione o l’insulto che mi viene riservato dalla buona società è ininfluente per me, credimi.” – dico altrettanto seriamente.

“Ho … ho freddo …” e ti raccogli nelle braccia muscolose.

“Aspetta, prendo una coperta e …” – “Usciamo a guardare le stelle, Rob?” – domandi fiducioso.

“Sì … sì certo Jude. Andiamo.”



Il lettino a bordo piscina è l’ideale, tra le fiammelle che sembrano danzare nelle ciotole di ceramica comprate in Provenza insieme.

Ci rannicchiamo nel tepore di quella coltre pesante, ma soffice.

Siamo intersecati, gambe e braccia, un connubio inaspettato, forse erano questi i tuoi programmi?

“Jude posso chiederti una cosa, adesso che non c’è nessuno?”

“Tutto ciò che vuoi Rob.”

“Perché?”

“Perché cosa?”

“Perché noi, qui, ora, in questo modo?”

Esiti, respirando profondamente.

“Ne ho bisogno. Ma se ti infastidisco …” – e ti sollevi al rallentatore, auspicando un mio tentativo di bloccarti, che ovviamente avviene.

“Quale fastidio!? Vieni qui Jude …”

Ti rituffi sul mio petto, curiosando con le due dita sottili fino ai miei capezzoli.

Giro piano la testa verso la tua: le nostre fronti si sostengono, con premura, poi ci arrendiamo ed è il bacio che mi ricorderò fino alla mia inesorabile fine, che potrebbe essere anche tra cinque minuti, visto che il mio cuore è schizzato verso la luna e come minimo non tornerà giù per almeno tre giorni.

Hai troppa fretta di scoprirmi, mi tocchi dappertutto ed io ansimo come se stessi per esalare l’ultimo respiro.

Gli schizzi d’acqua ci inondano improvvisi: Jared e Colin, come mamma li ha fatti, si sono appena buttati, ridendo, ignari della nostra presenza, celata dalle fronde di oleandri, messi a dimora in vasi giganteschi, intorno allo specchio cristallino di forma ovale.

Il buio fa il resto, ma non possiamo non bloccarci un attimo, a sbirciare quell’animalesco accoppiamento, con Colin che inchioda al bordo più distante da noi, l’esile, ma tonico sembiante di Jared, spaccandolo a metà, con spinte lussuriose.

“Lo dicevo che lo faceva gridare …” – bisbigli complice, armeggiando con la mia cintura.

“Sei ossessionato Judsie …” – e riprendo a baciarti, dalla base del collo alle tue fameliche labbra.

“Tu farai lo stesso con me, vero Rob?”

“Lo vuoi davvero?” – dico impetuoso, portandoti sotto di me, insinuandomi tra le tue cosce frementi e prive di stoffa ormai.

“Ti voglio dentro di me.”

Due opali, quelli dove si sta riflettendo la notte, rimandandomi tutta l’estasi a cui ambivo da quando sei entrato nella mia vita, Jude: li sto ammirando, mentre il mio membro turgido sente ogni tuo fibra nervosa, ogni capillare pulsante, che lo avvolge, custodendolo avido e generoso, in un paradosso sessuale assoluto.

Baciarti mentre sto per venire è struggente, perché potrebbe essere solo un sogno oppure uno sciocco incantesimo, ma tu esisti Jude, respiri e mi lasci godere fino all’ultima goccia.

Mi stritoli, leccandomi ovunque e spostandomi al tuo posto.

La stoffa del cuscino è dolce, sa di te o meglio dello shampoo che usi.

La mordo, quando mi prendi.

Pur lubrificato, hai mille timori.

“Non … non mi fai male Jude … continua, non fermarti, non adesso …” – gemo, e cercando ossigeno, scorgo Jared seduto sulle maioliche del periplo, con Colin che lo sta facendo venire con la bocca.

Siamo osceni, mi eccito ancora di più, anche tu li hai visti ed inizi a cavalcarmi indomito.

Sei in ogni parte di me.

Mi inondi, mi bagni anche mentre esci cauto, demolendo qualsiasi mia incertezza: ti voglio ancora e la mia fantasia mi porta a trascinarti nello spogliatoio in legno a pochi passi da noi.

Ti riduco in ginocchio, mi appartieni.

Senza remore, senza pensieri, usurpo nuovamente ciò che mi hai donato.

Ancorandomi alle tue spalle, in quel punto di mezzo tra il collo e le clavicole, sferro colpi insistenti ed arroganti.

Boccheggi, ti piace e lo sento – “Toccati Judsie … toccati per me …” – ringhio dissoluto e tu sei ubbidiente.

Raggiungiamo l’apice nel medesimo istante: ora una meteora potrebbe polverizzarmi, io ho avuto tutta dalla vita, ne sono certo.

Tremiamo come papaveri, lussureggianti di carminio, tra l’oro di spighe mature, sotto al sole di questo luglio straordinario.

“Respira Jude … ma baciami … ti prego.”

Lo fai, sorridendo.

“Ti amo Robert …”

Prima sbagliavo: ora ho avuto tutta dalla vita.

“Ti amo anch’io Jude.” - ed asciugo il tuo sudore con la mia bocca tumida di noi.



Jared sta facendo un massaggio plantare al suo re d’Irlanda.

Scruta Jude, appoggiato a me, sonnecchiante, ma piacevole nel baciarmi di tanto in tanto.

“Allora siamo in quattro, adesso!” – e ride solare.

Jude fa una smorfia di assenso e poi aggiunge – “Detesto essere in minoranza.”

“Ed io detesto vederti in difficoltà Judsie, non sia mai …”

“Infatti, che non accada più Rob.”

Tranquillo amore, non siamo più soli.



THE END

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