Capitolo n. 162 - sunrise
§ Nuvole …
Adesso panna.
Ora di nuovo … di nuovo nuvole cazzo!
Un corvo … no, è la testa scura di Jimmy che ondeggia … i suoni sono distanti, la pioggia mi bagna … non sta piovendo
Il cielo cade … Sto … Mioddio sto urlando e non mi sento, mentre godo nella sua gola.
Jimmy è così bravo, Jimmy è dolce …
“Me lo dai un bacio signor Leto?” – chiede sorridente.
“Certo …” – rispondo stranito.
Ci baciamo
Lo bacio tanto, è davvero tenero nel suo aggrapparsi al mio collo, quando scivola dal divanetto e mi tocca ancora.
“Voglio scoparti Jimmy” – biascico.
“Fallo”
“Non ci riesco … sono troppo fatto …”
Troppo fatto, sì …
Come è possibile!? §
Jared cancellò quelle poche righe dal tablet e si precipitò fuori dall’abitacolo a vomitare.
Sentiva la stoffa della patta appiccicosa, come le sue dita: urinò dietro ad un cespuglio, dopo essersi rialzato a fatica.
Si sentiva un vero schifo.
Compose un numero di telefono, l’unico che potesse fare.
“Shan … ti prego, ho … ho fatto un casino, vieni a prendermi, ti supplico”
Josh preparò del caffè.
Era silenzioso e sembrava rispettare quel momento tra i due fratelli, come nessuno, forse nemmeno Tomo.
Shan fece il bagno a Jared.
“Come quando eravamo bambini …”
“Jay cosa …” – inghiottì un singulto, poi pianse disperato – “Cosa cazzo hai combinato?”
“Ho … ho bevuto e … e mi sono fottuto un ragazzino … in un bar gay”
Una mezza verità, ormai era un’abitudine in quella grande famiglia.
“Un minorenne!!?”
“Ma no …” – ridacchiò instupidito dalla droga – “Era a posto … sembrava Tim, ma non era Tim”
“C’era bisogno di ridursi così?!” – ringhiò il batterista.
“Sono una rock star Shan … devo farlo, per essere credibile” – e rise forte, memore di una vecchia discussione perduta nel passato, quando rilasciavano interviste a raffica, senza dimostrare alcun interesse verso cronisti e curiosi.
“Sei un … un idiota!”
Josh si palesò con due tazze – “Perdonatemi … se no si raffredda”
Jared si alzò, rivelando la sua sempre splendida nudità – “Cazzo che bel fidanzato hai ora animal!”
“Ma che cazzo …!” – inveii Shan coprendolo repentino con un telo.
Farrell tirò un sospiro di sollievo non trovando Jared alla End House, però poi si agitò nel non riuscire a rintracciarlo ai soliti recapiti.
Gli arrivò una chiamata da Shannon e lui rispose nervoso.
“Sì, pronto!”
“Colin ciao … senti volevo avvisarti che Jared è da me, abbiamo incontrato dei produttori ed ora stanno parlando per il disco”
“Capisco … ma Jay non può venire all’apparecchio?”
“Ti faccio richiamare appena finisce la trattativa” – forzò un sorriso, come se Farrell potesse vederlo – “Sai è un’ottima occasione per piazzare il nuovo album”
“Certo … sì ovvio … digli che … digli che aspetto sue notizie e che sono a casa con … con i nostri bambini”
“Cole … stai bene?”
“Sì, però mi manca Jared … mi manca da morire” – e scivolò lungo la parete, come se all’improvviso gli fosse piombata addosso tutta la colpa di quello che aveva fatto con Jude.
“Vuoi che avvisi qualcuno?”
“No … no, è … è tutto a posto Shan, ti ringrazio … a presto.” – e riattaccò, senza più trattenere un pianto devastante.
Glam inchiodò la Ferrari sotto il palazzo dove Shan aveva preso un alloggio con Josh, già arredato e con un immensa terrazza.
Era accaduto tutto così in fretta da frastornarli, ma si sentivano realizzati in quei cambiamenti repentini.
Quando la blindata si aprì, il viso di Geffen sembrò frantumarsi contro l’espressione altrettanto angosciata di Shannon.
“Dov’è?”
“Vieni, sta provando a dormire … ma deve avere preso una sbronza colossale” – disse sconfortato.
“Non è possibile … Cristo!”
Jared sonnecchiava, con un sorriso ebete stampato sul volto arruffato, quanto le sue chiome lisce.
“Hai avvisato Colin?” – domandò piano l’uomo, incurante della presenza di Josh, che si sentiva alla stregua della tappezzeria.
“Ma scherzi? Lui sa che è qui, ma per altri motivi, di lavoro insomma, gli ho mentito spudoratamente”
“Ok … ho fatto prima che potevo, c’era Sveva da me a Palm Springs, l’ho accompagnata da Meliti, domani andiamo a Boston, per il bambino”
“E scommetto che Jared vi ha beccati”
“Beccati?? Stavamo parlando, ma poi, insomma Shannon, tuo fratello ed io non stiamo insieme!!” – protestò, senza alzare il volume.
“Raccontala ad un altro, non a me!” – replicò furente.
“Shan … puoi venire di là un secondo …?”
“Sì Josh … scusami” – e lo abbracciò con dolcezza.
Glam si appoggiò al muro – “Mi dispiace Josh … io non voglio escluderti da questi guai, penserai che siamo dei pazzi”
“Io vedo unicamente delle persone che si amano, ma che continuano a farsi del male” – disse pacato, per non disturbare Jared, che ora parlottava, stringendo il cuscino.
Denny fece la serie di domande a Dean per la decima volta e pensò fosse preparato ad ogni attacco possibile, da parte dell’avvocato di Stabler.
“Ok … che ora abbiamo fatto ragazzi?”
Sammy si stiracchiò – “Le dieci meno un quarto … Dean come stai?” – e gli posò un bacio amorevole sulle labbra, raggiungendolo sulla poltrona.
“Non vedo l’ora che sia domani …”
“Perfetto …” – sussurrò, baciandolo nel collo.
Sembravano piombati in una dimensione avulsa da qualsiasi altro contesto terreno.
Denny rise compiaciuto – “Direi che una dose massiccia di coccole possa essere un ottimo incentivo prima di andare in udienza … Vi saluto, torno da Tomo”
“Ciao Denny, grazie infinite” – esclamò Dean, ripiombando nella realtà.
“Non c’è di che … state comodi, conosco la strada!” – e ridendo se ne andò.
“E’ simpatico …” – sussurrò Sam.
“E’ terribilmente bello, altro che ahahah ma tu sei un altro pianeta Sammy …” – e cercando la sua bocca, ne succhiò i contorni e la lingua, piombando con il suo gigante sul tappeto della sala.
“Vuoi farlo qui cucciolo?” – gli ansimò Sam nel collo.
“Sì, ma solo se mi scopi forte … promettilo Sammy” – e si umettò le labbra, aprendosi la casacca e rivelando il suo busto abbronzato e scolpito.
Sam fece per spegnere le luci, come d’abitudine, ma Dean lo trattenne – “No … voglio vederti … muoverti ed ingrossarti dentro di me”
Sammy deglutì, togliendosi poi i bermuda e strattonando i jeans del compagno, con vigore ed urgenza.
La t-shirt volò in un angolo e la sua erezione svettò libera, tra le cosce del broker, aperte generosamente.
Si lubrificò con la saliva ed infilò due dita nella bocca di Dean, che succhiò e leccò, lasciando le braccia lungo il proprio corpo, arrendevole e sensuale.
“Eccomi piccolo …” – e con un affondo, Sam lo invase, facendolo inarcare ed esplodere di piacere.
Gli pompava dentro, usciva e tornava, facendolo incurvare per farsi sentire a pieno, in ogni lembo di prostata, febbrile e ricettiva, finché entrambi non dilagarono in un orgasmo lascivo, ma gioioso.
Si baciarono solo a quel punto, toccandosi come due adolescenti, tremando e rimanendo al buio, tranne che per qualche candela, testimone del loro rigenerarsi dopo ogni rapporto sessuale, bruciato e vissuto senza limiti e costrizioni.
“La tua compassione … Era l’ultima cosa che volevo Glam”
I suoi occhi erano segnati dall’ubriacatura, ma la sua parlata era sciolta e lucida, finalmente.
“Io sono solo preoccupato, non ti sto compatendo … vorrei risolvere ogni tuo problema Jared, ma non ci riesco, è evidente”
“Tu hai troppe cose a cui pensare … troppi persone a cui badare”- e si allungò a pancia in giù, nudo tra le lenzuola madide, che ormai lo infastidivano, mentre Geffen restava seduto sul bordo.
“Ti ho mai trascurato Jay?”
“No” – ammise spaurito, come se le emozioni fossero ingestibili dal suo cervello alla sua bocca, contorta in una smorfia sofferente.
Glam gli porse dell’acqua, poi lo aiutò a berla, sostenendolo per la nuca – “Fai piano …”
Jared si rifugiò veloce tra le sue ali, come se Geffen gliele avesse potute negare, ma non esisteva una simile circostanza.
Tossiva, piangeva, vibrava in ogni parte di sé, così alla deriva da non crederci.
Tolse la giacca a Glam, poi il resto, nel chiarore giallastro e fioco dell’unica abatjour rimasta accesa.
Geffen non gli impedì nulla: quando fu nudo quanto lui, lo prese in braccio, portandolo sotto alla doccia.
Lo lavò, sempre nell’oscurità, dove le loro mani si cercavano, le bocche si laceravano di baci amari quanto abissali, come ogni sensazione, gettata allo sbando e nell’incertezza di un domani, che sembrava non volere arrivare mai.
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