Capitolo n. 161 - sunrise
“Ci siamo addormentati …”
“E’ tardi Jude?”
“Ho l’aereo alle dieci di questa sera ... No, ce la faccio” – disse piano, sedendosi al centro del letto e lasciando le braccia di Colin, che lo avevano custodito per tutto il tempo.
Farrell sorrise – “Questo è sempre il momento … più strano”
“Dopo intendi? Il … peggiore direi …” – si voltò a fissarlo – “Ti dispiace, ora?”
“No … no Jude” – e sollevandosi, cercò nuovamente le sue labbra, baciandole con dolcezza.
Il suo sapore era così familiare a Law, che volle perdersi ancora per pochi istanti in quella loro simbiosi pericolosa.
“Devo andare … Robert mi sta aspettando a casa …”
“A casa? … Vi siete trasferiti definitivamente in Europa?” – chiese preoccupato Farrell.
“Assolutamente … l’idea l’avevamo ad essere sinceri … io ne avevo bisogno, ma adesso voglio tornare qui appena finiremo il film … per il tuo compleanno direi” – sorrise all’idea.
“Dio non vedo l’ora”
“Sul serio Cole?”
Irish buddy annuì.
Un altro bacio.
L’ultimo, prima di salutarsi.
“Ecco vedi è un’abitazione comoda, a cento metri da qui, affacciata sul mare, con una caletta privata, dove potrete fare bagni e rilassarvi, tu ed il bambino”
La voce di Geffen era nitida, anche per Jared, che voleva fargli una sorpresa, ma che poi si bloccò sotto il patio, spiando la conversazione tra l’avvocato e Sveva, sistemata accanto a lui sopra il divano ed abbracciata dall’uomo, con tenerezza.
“Ok Glam … però non smetterò di lavorare” – precisò lei con un sorriso.
“Ovvio, per qualunque spostamento ci sono Vassily o Peter, ma avrai un’auto … E poi miss Hardy per le pulizie, ha un’ottima impresa” – rise, accarezzandole la pancia – “E poi ci vedremo ogni giorno”
“Sei davvero generoso …”
“E tu hai molto coraggio: sicura di voler procedere Sveva?”
“Sì, domani avremo delle risposte.”
“Lo spero … Andremo a Boston con il jet di Antonio, ci saranno anche Pamela e Lula con noi, oltre a Scott e Tyron”
“Al mattino non c’è l’udienza per Dean?”
“Sì, partiremo dopo pranzo, come stabilito … sei stanca?”
“Abbastanza …”
“Ti ho preparato la camera al primo piano, lì rimarrai tranquilla”
“Ok … la casa sembra così vuota … E Jared?”
“Jared …?”
“Pensavo di trovarlo qui … Non ho ancora capito se state insieme oppure no” – rise cristallina.
“Jared ed io abbiamo … una relazione complicata”
“Tu lo ami così tanto Glam … vi ho notati alla festa … Anche Scott del resto”
“Sono un po’ incasinato, lo ammetto”
“Kevin ti adora, Scott è innamorato di te, Jared è … semplicemente vi appartenete, nonostante lui sia legatissimo al marito e forse non lo lascerà mai: questa circostanza deve essere la più dolorosa per te”
“Sì Sveva, è lacerante non avere Jared al mio fianco, soprattutto dopo avere vissuto con lui per un periodo breve ed intenso, meraviglioso direi” – e si perse nel ricordo di quegli istanti unici, con un’espressione che rivelava il suo amore senza limiti per il cantante.
“In mezzo a tanti uomini, trova il tempo anche per questo cucciolo, ok?”
“Lo farò, non avere dubbi tesoro” – e le diede un bacio sulla tempia; prese poi una scatola in velluto.
“A proposito … il mio gioielliere ha cambiato l’anello con questo” – e le mostrò uno splendido bracciale in zaffiri, ametiste e diamanti.
“Glam … ma tu sei proprio pazzo!” – rise di gusto.
“E’ solo un dono irrisorio, in confronto a quello che tu stai per farmi cara” – e glielo allacciò con garbo al polso destro.
“L’amore più grande … Lula ha definito così questo figlio per te: come mai?”
“Non lo so … Lula è incredibile … Glielo domanderò.”
Quando lo vide seduto sulla spiaggia, Geffen rimase interdetto.
Immaginò da subito che Jared avesse ascoltato il suo dialogo con Sveva e ne sembrava ferito.
Gli si avvicinò comunque sereno – “Ciao piccolo, che bella sorpresa …”
“Ciao Glam” – gli sorrise, poco convinto e raccogliendosi le gambe, Leto tornò a scrutare l’orizzonte al tramonto.
Geffen si inginocchiò, scompigliandogli i capelli lunghi e scuri.
“Questa barba proprio non la vuoi tagliare?” – rise.
“Nasconde le rughe”
“Bella scusa Jay”
“Hai … ospiti?”
“C’è Sveva, credo tu lo sappia.”
“Già … Non ti sfugge nulla” – e si alzò, scrollandosi i granelli dai pantaloni cargo, in stile militare.
La sua t-shirt era a brandelli, sotto il giacchino di jeans comodo.
Le infradito rivelavano il simbolo dei Mars – “Un nuovo gadget? Per l’album con Chris?”
“E Kevin, se ci degnerà della sua presenza.”
Anche Geffen si rialzò – “Forse non se la sente e posso capirlo” – disse serio.
“Si tratta di lavoro, è un progetto interessante, le faccende personali dovrebbe lasciarle a casa e poi” – Jared si interruppe, ma volle concludere la sua frase, poco felice – “E poi ha Tim, non gli basta?”
Glam sbuffò – “Diventi odioso quando fai così”
“Così come? Non sono il piccolo di casa? Temo di no Glam, sono un bello stronzo, fatto e finito, tanto vale tu lo dica!” – esplose, senza freni.
“Tu mi hai dato tutto Jared, ma quello che sta per darmi Sveva non deve farti incazzare, dovresti solo essere contento per mio figlio e sperare, come noi, che ne esca vivo dall’intervento di domani!” – ruggì, ritrovando la sua vena combattiva ed indomita.
“Io non ce l’ho con il bimbo!!” – gridò di rimando Jared, barcollando all’indietro.
“Vorrei vedere, cazzo!!”
Jared si asciugò il sudore con la manica destra, poi provò ad allontanarsi.
“Ehi aspetta, non andartene via così”
“Fottiti Glam!!”
“Arrivati … Fai buon viaggio Jude …”
Colin si tormentava le mani, finché Law non gliele prese, baciandole.
“Ti telefono appena arrivo o mando un sms … sì, un sms”
“Ok …”
“Ok” – chiuse risoluto l’inglese, ma con un sorriso, il loro congedarsi.
Sparì verso il terminal, come se non fosse mai stato lì, ma il profumo della sua pelle si era come posato sul fondo dell’animo di Colin e da lì turbava il suo cuore, come non mai.
“Sei tu …?! Jared Leto!!”
La sua risata rimbombò dal bancone del bar al resto del locale semi vuoto.
“Ciao Gordon … E’ presto?” – disse apatico il leader dei Mars, guardandosi intorno.
“Per te siamo sempre aperti … Quanti anni? Dodici direi”
“Sì … forse quindici”
“Chi non muore si rivede” – disse con aria sorniona e complice, ma anche vagamente inquietante, come il suo aspetto.
Era un tizio sulla cinquantina, i vestiti eleganti, ma dai colori improbabili, un sorriso finto, come gli anelli che sfoggiava disinvolto.
“Sono un po’ giù …” – ammise Jared, come a volersi giustificare.
“E noi risolviamo i tuoi dilemmi scricciolo … Sai che non invecchi? Sembri un ragazzino”
“Ho quasi cinquant’anni”
“Direi che sono ancora quarantasette, come mio fratello Jared”
“Oh sì, vero … è sempre in galera?”
“Purtroppo … omicidio premeditato, non ti danno la vigilata facilmente … Ok, dunque dicevamo?”
“Hai … hai qualcosa per me?” – e tirò su dal naso.
“La crema direi … anche qualche nuovo … fanciullo” – e fece un segno ad un giovane, seduto su di una poltroncina ed intento a giocare con il cellulare.
“No, guarda, non mi interessa, io intendevo”
“So cosa intendevi Jared. Prendi questa … Ehi Jimmy, andate nel privè.” – e gli ammiccò – “Vi fate insieme, Jimmy ti aiuta, mi sembri un po’ sconvolto”
“Sono … sono solo arrabbiato … E’ eroina?”
“Sei rimasto alla preistoria Jared ahahahah” – sghignazzò volgare.
“Può darsi …”
“Ha un nome incantevole questa sostanza, Divine … E’ un mix, ma va sparato in vena, come l’ero, poi mi dici se ti piace, il primo giro offre la casa … anche un lavoretto da Jimmy, è chiaro.”
Nel frattempo, Jimmy, che avrà avuto diciotto anni appena, sembrava annoiato e per nulla intimorito dalla presenza di una celebrità.
Fece strada a Jared, fino ad approdare ad un salottino: tirò le tende e si gettò sul divanetto – “Lo vuoi questo pompino o no?”
“Co-cosa …?”
“D’accordo, mica sei obbligato, cazzo …” – mormorò sul finale.
“Puoi anche tornare di là … so farmi, non ho bisogno della balia”
“Quanto sei coglione, solo perché hai milioni in banca e gente che ti lecca i piedi ed il culo dal mattino alla sera, ti credi migliore di me: ma vaffanculo” – e gli gettò una siringa sul tavolino, scattando in piedi per andarsene.
Jared lo trattenne per un braccio, quasi istintivamente.
“Scusami … scusa Jimmy … sto da cani e”
“Sei in astinenza?”
“No … no, affatto, è per … Ho dei problemi in famiglia”
“Ne abbiamo tutti” – si calmò, poi sorrise, era bellissimo.
“Allora questa Divine …”
“E’ merda allo stato puro, però ti manda in orbita: io la prendo solo se mi scopa qualche bastardo fottuto … Ho anche clienti carini … pochi” – e scrollò le spalle.
Era a petto nudo, scalzo, le gambe fasciate da pantaloni in pelle nera, in uno stile un po’ anni ottanta.
Con quel fisico avrebbe potuto mettere anche uno straccio e risultare attraente e sexy, pensò Jared.
“Gordon ti tratta bene?”
“E’ palloso, una checca senza speranze … Ma sì, mi tratta bene …” – asserì con un’inconsueta timidezza.
“Tu … sei me” – disse debole Jared, osservandolo.
“Come scusa?”
“No, niente … ho sete”
“Aspetta, ti prendo una bibita o vuoi del rum?”
“Rum? Sì … ma poco”
“Ti consiglio tra le dita dei piedi”
“Dita dei piedi, Jimmy?”
“Sì, per iniettarti la Divine, non se ne accorgerà nessuno”
Jared rise mesto – “Hai ragione … proprio nessuno”
Nessun commento:
Posta un commento