sabato 21 luglio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 158

Capitolo n. 158 - sunrise


“Siamo tornati in fretta e furia …”
Colin prese fiato, rannicchiandosi contro la fontana e chiudendosi meglio la cerniera del maglione.
Era una serata molto fresca.
“Siamo qui alla festa per Glam … poi c’è stato l’imprevisto del bimbo, ma ora hanno una speranza … Jude ci sei?”
“Sì sono qui Cole”
“Ok …” – sorrise –“Mi dispiace per l’ora …”
“Guarda che qui è mattina”
“Robert dorme?”
“No è agli studi, per un doppiaggio e Camy mangia in terrazza con la baby sitter”
“Mi raccomando la balia … non allungare le mani”
“Colin!”
“Ecco … mi sembra tutto come prima Jude …” – tirò su dal naso.
“Prima …?”
“Quando ridevamo di niente, ci capivamo al volo, tu ed io …” – si commosse, con pudore.
Law deglutì amaro.
“Non preoccuparti Colin”
“Sono … sono così triste …” – iniziò a piangere silenziosamente.
“Colin!”
“Scivola via … il tempo … Jared … il suo amore … Non capisco … io non capisco …” – balbettò confuso.
“Cole perché non …” – poi si trattenne, ma il pianto di quello che un tempo era il suo migliore amico, lo stava scavando dentro.
“Prendi un aereo, trova una scusa, vieni qui da …” - § da me § pensò, senza trovare il coraggio di dirglielo.
“Vieni da noi Colin” – mormorò, disorientato.
“Mi manchi Jude …”
“Anc … anche tu mi manchi …”
Il nodo alla gola avrebbe potuto soffocarlo, ma Jude non voleva cedere alle proprie paure, il bene che nutriva verso Colin andava oltre e gli stava facendo scoppiare il cuore.
“Voglio crederti … ho bisogno di crederti … pensavo mi odiassi Jude”
“Non ti potrei mai odiare, neppure se lo volessi”
“Grazie …”
“Devo andare … mi … mi richiami, domani …?”
“Sì … sì” – arrise all’idea – “Lo farò.”


“Sono … mortificato Glam, per averti lasciato da solo, in un momento così delicato.”
Le parole di Jared sembravano granate contro il muro di rabbia, che Geffen si era portato appresso, finché non lo rivide.
Lontano dal resto degli invitati, ovviamente.
In una delle mille salette di quel labirinto.
“Eri con tuo marito, con i vostri figli, l’ultima cosa che mi devi sono delle scuse.” – replicò convinto, mantenendo una certa distanza da Jared, che avanzò di un passo, seppure timidamente.
“Colin ed io abbiamo avuto una discussione”
“Sì, me l’hai detto Jared” – provò a troncare.
Inutilmente.
“Abbiamo dei problemi, Colin ha qualcosa ed io non riesco ad aiutarlo, così l’idea di allontanarci sembrava la migliore, però questo viaggio non è servito.”
Geffen chiuse le palpebre, immaginandosi la reazione di Scott.
§ Cosa ti aspettavi? Che andasse tutto a posto, visto che ogni due giorni mi cerchi per §
L’avvocato diede mentalmente un taglio netto, a quelle considerazioni, vere, crude, spietate.
Senza rendersene conto, Jared gli si era avvicinato del tutto, ormai.
I loro profili si sfioravano, tentennando in bilico tra il bisogno di baciarsi, toccarsi, stringersi e l’esigenza di evitarlo.
Si scrutavano, con disperazione, senza sapersi decidere.
“Glam …”
“Ora … basta … ti prego, basta …” – una richiesta talmente debole, che Jared la percepì a fatica.
“Glam”
“Glam cosa?!” – e gli afferrò gli zigomi, risoluto.
“Cosa … Jared …?”


“Ciao Colin, ma non entri?”
“Kevin … ciao, no stavo telefonando”
“Ops scusa” – sorrise.
“No, ho … ho finito … Come stai?”
“Bene e tu? Mi sembri … stravolto”
“Sì, dalla trasferta, mi ero già abituato al fuso di Dublino, ma è durata poco la pacchia”
“Il lavoro ti reclama?”
“Sì e no … Glam c’è?”
“Sì, è qui dal pomeriggio, ha parlato con Antonio e poi con Brandon … Per Lula”
“Lula?”
“Sì, ci sono delle … novità.”


“Sienna poteva dircelo, ci saremmo fermati a Los Angeles ancora qualche giorno”
Robert non si stava lamentando, era solo dispiaciuto per il ritorno di Jude in California senza di lui.
“E’ colpa del medico di nostro figlio, questo intervento doveva essere fatto tra un mese”
Si trattava di una semplice correzione al setto nasale, ma quella coincidenza apparve a Jude come qualcosa di incredibile.
Era tutto vero, ma restava una verità a due facce: di una si vergognava profondamente.
L’urgenza di risalire su di un aereo verso gli Stati Uniti sembrava divorarlo.
Downey gli passò una coppa di gelato e frutta, dandogli un bacio tra i capelli, mentre si alzava per andare a controllare Camilla – “Le porto un po’ di fragole … le piacciono così tanto”
Jude si sentì’ morire: suo marito era l’uomo più buono e generoso lui avesse mai conosciuto.
Nel suo animo, invece, stava librandosi un’ombra malvagia, non riusciva ad inquadrarla diversamente: forse lo spettro di Farrell, ecco di cosa si trattava, le cui adunche mani si allungavano verso il cuore di Jude, facendolo a brandelli, da quella terribile notte.
Doveva partire immediatamente ed andare da Colin: non aveva alternative.


Le dita di Jared tremarono contro i vetri delle finestre ovali, poste ai lati di quella rientranza a mezzaluna, sul cui davanzale Glam lo aveva fatto sedere, mentre lo prendeva con forza.
I loro abiti erano sparsi ovunque ed oltre la porta sottile, chiusa a doppia mandata, i componenti della famiglia transitavano chiacchierando, in attesa di riunirsi tavola.
Sentiva le mani di Geffen dappertutto, la sua lingua in gola, tanto da togliergli letteralmente il respiro, ma le braccia di Jared erano così salde intorno al collo di Glam, così le gambe sottili avvinghiate ai suoi fianchi massicci, che ad entrambi appariva come una resa totale e reciproca.
Gli venne dentro mordendo il muscolo teso tra il collo e la spalla di Jared, poi Geffen si fermò, fissandolo.
“Glam …”
Il capo riverso di lato, Jared sembrò svenire, sentendolo ingrossare di nuovo e colmarlo allo spasimo di lui, che ormai aveva congelato i pensieri in una dimensione distante da quell’amplesso.
“Ti amo … ti amo Jay …”
I suoni si dilatavano, ovattati, piacevoli, come il sorriso di Geffen, che ormai lo stava rassicurando con carezze prolungate – “Siamo due pazzi … Jared vestiti …”
Fortunatamente c’era un bagno minuscolo, con un lavabo ed una vasca quadrata, dove potersi fare una doccia, allagando il pavimento in mosaico rosa.
Gli asciugamani erano in lino grezzo, preziosamente ricamati, ma ruvidi sulla pelle sensibile di Jared, che si lamentò piano, abbracciato a Glam, che si sentiva mancare l’ossigeno.
Spalancò il lucernaio, restando nel buio di quell’ambiente angusto, dove un unico faretto rimandava un fascio celeste ed intermittente.
“Andiamocene …” – propose in eguale affanno il cantante.
“Non possiamo e lo sai … Cosa cazzo ci è preso!! Ero talmente … arrabbiato e deluso Jay … invece ti basta puntarmi con quegli occhi che ti ritrovi dalla nascita e …” – gli sembrò di sfogarsi con Scott e lo vide persino, giù in giardino, parlare con Sveva, splendida in un abito da sera rosso fuoco.
“Che succede Glam?”
“Nulla … tra poco ci cercheranno, sbrighiamoci”
“E’ squallido”
“E’ ciò che ci resta, Cristo!” – ribatté con rimprovero.
Jared annuì.


Brandon era stato pacato nelle sue risposte.
Aveva assistito anni prima ad alcuni esperimenti, in un istituto preposto ad analizzare fenomeni paranormali ed attività telecinetiche, da parte di soggetti quali bambini od adolescenti “difficili”.
Il suo scetticismo solo in due casi era stato sopraffatto da esperienze al limite dell’inverosimile: Lula poteva essere la terza occasione in cui ricredersi, nonostante in molti risultavano poi degli autentici ciarlatani.
Nonno Antonio ne aveva discusso con Pamela, Phil e Xavier, oltre a Carmela, che dubitava, nonostante adorasse Lula.
Per lei erano scherzi da parte del cucciolo di Glam e Kevin, mentre per Colin e Steven, ma anche per Chris, Tomo e Denny, non rimaneva altro che verificare quanto fossero concrete le versioni rivelate dai genitori di Lula e da Tim stesso.
Solo Shan e Josh, appena giunti, erano ignari su quanto scoperto su soldino di cacio ed, ovviamente, Jared.
Geffen non aveva avuto il tempo di anticipargli niente.

Quando Tomo li scorse, andò loro incontro.
Denny stava parlando con Kurt, chiedendo delucidazioni.
All’appello mancavano Sam e Dean, ma anche Marc, Jamie e Julian, rimasti tutti a casa, per svariate ragioni.
“Ciao Shannon …”
“Tomo, ciao” - lo abbracciò, la sua voce roca graffiò la serenità del chitarrista.
“Ti presento Josh Austin …”
“Piacere …” – e gli porse la mano, ormai gelida.
“Salve, grazie per avermi invitato” – disse lui con la consueta educazione.
Era una meraviglia in quel completo informale, camicia bianca su pantaloni neri, ma la sua eleganza era innata.
“Veramente non è casa mia … E’ il signor Meliti ad avere organizzato questa festa per Glam … Comunque prego!” – precisò in maniera simpatica.
“Nostro figlio, Tomo?”
“Ah sì, Josh è con il resto della truppa …”
“Ok … Denny?”
“Sta bene … è là, lo vedi, con Kurt …” – e lo indicò, attirando la sua spontanea quanto raggiante attenzione.
Josh sorrise – “Congratulazioni per le vostre nozze, ottima scelta.” – ed ammiccò.
Tomo divenne quasi serio – “Sì Denny è una persona fantastica”
“Ne sono certo …” – disse Josh serenamente.
Shannon arrossì – “Beviamo un aperitivo?”
“Sì, grazie …” – e prendendolo per mano, Josh lo allontanò da Tomo, che non aveva altri argomenti.






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