Capitolo n. 143 - sunrise
L’inserviente della farmacia incartò le medicine con cura, mentre Jared osservava svogliatamente dei volantini su di un nuovo alimento vegan.
“Zio Jay!!”
“Lula … ciao amore mio” – e si inginocchiò per abbracciarlo.
“Come sta zio Colin?”
“Meglio … grazie” – replicò stupito.
“Ne siamo felici” – disse pacato Geffen alle sue spalle.
Jared si rialzò, tenendo per mano Lula – “Ciao Glam …” – arrossì – “Scusa se”
“Di niente. Ci siamo persi di vista, ma siamo ancora qui. Ehi cucciolo hai preso quel coso per Pam?”
“Il burro cacao papà ahahhah!!”
“Ok, il burro cacao” – e sorrise, accarezzato dallo sguardo fisso di Jared, che non respirava neppure più.
“Devo parlarti Glam …” – disse sommesso il cantante, ritirando la propria carta di credito.
“Va bene, prendiamo una cioccolata?” – propose sereno.
“Non davanti al bimbo … Ti dispiace?”
“Dico a Vassily di riportarlo in camera. Noi camminiamo se ti va”
“Perfetto …” – concluse mesto, inforcando gli occhiali scuri ed alzandosi il cappuccio della felpa.
Rice lo prese per un braccio, trascinandolo in uno studiolo arredato in stile vittoriano.
“Con quale coraggio ti presenti qui!!? E con il figlio di Roger poi!!”
Shannon prese fiato, cercando una sigaretta nelle tasche della casacca, per poi rinunciarvi.
“E’ stato un caso, l’ho conosciuto in aereo: voglio chiarirmi con te Owen, ma non qui.”
“E dove, sentiamo? In una camera di motel? Quella stagione è stata archiviata, non voglio più saperne di stronzate, voglio la mia famiglia, con mia figlia e basta!”
“Non puoi tagliarmi fuori, non in questo modo, July è anche mia figlia!!” – ruggì.
“La vedrai regolarmente, alle mie condizioni, sia chiaro.” – replicò seccò Rice, versandosi del cognac.
“Non esiste …”
“Vuoi una guerra? Pensi di avere più risorse di me? Nemmeno se ti sostenesse Meliti e l’intera famiglia, potresti spuntarla con i miei avvocati, quindi risparmia i tuoi quattrini e pensa che hai anche un altro figlio con quel pezzente croato!”
“Tu sei esaurito Owen, in un delirio di onnipotenza senza senso … ma chi ti credi di essere?” – ed avanzando verso di lui, Shan gli strappò il bicchiere, gettandolo nel caminetto acceso, che divampò, illuminando ulteriormente la stanza, con un riverbero accecante.
“Vorresti picchiarmi? Vuoi finire in galera Shannon Leto?” – esclamò, gli zigomi vibranti di rabbia.
A quel punto bussarono.
Josh entrò direttamente un istante dopo, senza avere risposta, non gli serviva.
“Shannon posso aiutarti?” – domandò serio.
“E tu cosa cazzo vuoi!?” – inveii Rice.
“Questa è la casa di mio padre, Owen, quindi o la smetti di fare il gradasso oppure ti accomodi: chiamo un taxi.” – e prese il cellulare.
“Non mi serve un taxi! Sai cosa ti dico Josh Austin? Forse tu stai commettendo la più grossa stronzata della tua vita e non mi riferisco certo al mercato americano, dove posso bloccare la distribuzione delle opere del tuo adorato papà”
“Mio padre non è né lo schiavo e tanto meno il servo di nessuno: forse l’hai dimenticato Owen.” – affermò serafico.
Shan non aveva mai smesso di guardarlo e Rice se ne rese conto: c’era nei suoi occhi una sorta di ammirazione, mista a gratitudine, per quell’intervento a suo favore da parte di Josh.
La cosa lo irritò ulteriormente.
Decise di andarsene – “Ci rivediamo a Los Angeles, con i miei legali Shannon.”
Nevicava.
Il riparo sotto la pensilina delle slitte era comodo ed opportuno, oltre che deserto.
Era giorno di riposo, i cavalli sbuffavano nelle stalle vicine a quel piazzale, dove solitamente veniva allestito un mercatino al sabato.
Jared raccolse le gambe, mentre Geffen era seduto accanto a lui, le mani in tasca del giaccone, il fiato visibile.
“Fa un freddo cane …” – Glam ruppe il silenzio, indossando una cuffia ed aggiustandosi la sciarpa.
“Amo questo clima … La neve, ecco …”
“Sì, ha molti significati … Ma adesso vorrei essere a Palm Springs.”
“Sarebbe bello Glam …”
“Cosa?”
“Colin è così fragile” – cambiò discorso –“Ha … ha qualcosa che non va …”
“In che senso?”
“Si tratta di Jude … hanno avuto una discussione, temo … Forse anche con Robert.”
“Per quello schiaffo?”
“Colin è convinto che Jude sia stato violentato” – rivelò secco, guardando a quel punto Geffen, che provò un forte disagio, sapendo che era vero.
“Quindi … Jude ce l’ha con Colin perché anche lui è stato uno” – deglutì a vuoto.
“Dillo Glam”
“Jared ascolta”
“Ogni volta che qualcuno lo dice, è come se accadesse di nuovo, dentro di me, è terribile, ma se è Colin a farlo, a tornarci sopra, è anche peggio!” – urlò piano.
“Sei venuto a letto con me, per vendicarti ancora di quello che ti ha fatto?” – domandò con una spietatezza inaspettata.
Jared si ossigenò, spiazzato dal quesito di Geffen – “Ho … io ho fatto l’amore con te … Ho pensato a me stesso, a ciò che credo mi appartenga, quando invece tutti hanno il diritto di usarmi, se disattendo le altrui aspettative”
Geffen si rialzò – “Puoi riferirti a chiunque, ma non a me con questo ragionamento!” – protestò livido.
Jared prese con cautela il polso di Glam ed estraendo la sua mano, vi appoggiò contro la fronte, poi la guancia gelida: rimasero così per quasi un minuto.
Geffen scrutava quel gesto, con l’unico impeto di stringere a sé quello che avrebbe definito, canzonandolo, “un adorabile sciagurato”, ma non lo disse, si sentiva un nodo alla gola.
Infine si piegò, deludendo sé stesso, una sensazione sgradevole, il rispetto di Scott, che gli voleva bene senza secondi fini, la dignità, frantumatasi contro il sorriso di Jared, ora, schiusosi nell’incavo della sua spalla, risalito verso il proprio collo taurino, dove le lacrime del cantante si sparsero copiose, così i suoi singhiozzi.
Jared sapeva piangere, sapeva ridere, sapeva ucciderti, in molti modi.
“Sono pronto Rob … Camilla è già nel corridoio …”
“Si tratta di pochi giorni, una settimana … vedremo anche Chris e Steven, con Clarissa …” – sorrise in affanno.
Robert non ne poteva più, Jude ne era consapevole ed afflitto.
Si era spento quel loro brio, quel turbinio magico di sensazioni e progetti: tutto sporcato da Colin.
Law non avrebbe fatto nulla per implicare l’amico, condannando la sua famiglia, ma anche quella che lui stesso aveva costruito con Downey, che non gli avrebbe mai perdonato una simile condotta.
Portata all’osso, quella faccenda restava equivoca e malsana: Jude stava proteggendo Colin.
Un vero delitto.
“Su alzati Jared, andiamo a casa”
Il suo capo spettinato fece segno di no.
Geffen sorrise – “Colin si sentirà meglio quando parlerà con Jude, supereranno questo ostacolo e tu … tu piccolo mio potrai vederlo con gli stessi occhi di quando te ne sei innamorato”
Jared lo guardò – “Tu l’hai perdonato, per ciò che mi ha fatto …?”- chiese flebile.
Glam si irrigidì.
“No”
“Nessuno ci riesce … neppure chi non è stato brutalizzato da lui …”
“Come Jude?”
Jared annuì.
Geffen lo tirò su, con delicatezza – “Se ti serve parlarne, per metabolizzare questo dolore Jared, cercami quando vuoi, almeno servirò a qualcosa.”
“Tu ed Owen siete ciò di più diverso si possa immaginare …”
Erano al secondo drink, in un bar che Shannon frequentava da anni in quel di Londra.
“Lo pensano anche i suoi, è fottutamente vero … così come il fatto che non riuscirò mai a dimenticare Tomo … Lo amo e basta.” – disse serio, appoggiando la faccia al proprio avambraccio.
Il tavolino era incastrato tra due separé, c’era una certa privacy, ma uno spazio angusto.
Lui e Josh si erano piazzati su di un divanetto semi circolare, gomito a gomito.
Il locale era affollato, ma non chiassoso, c’era una bella atmosfera, le luci soffuse, la candela nell’ampolla di vetro colore arancio quasi consumata, la musica jazz piacevole.
“Eravate fantastici insieme, anche se io non credevo alla vostra relazione, quando se ne cominciò a discutere insomma …”
“Con chi lo facevi?”
“Amiche … amici … Echelon insomma …”
“Sì, capisco …”
“Tu piaci molto alle donne, Shan” – azzardò.
“Non ne ho mai trovata una giusta, ce l’avevo sai? Qualche ragazza c’è stata, mi piaceva l’idea di essere padre, volevo un figlio …”
“Sei in tempo” – e sorrise.
“Tu sei gay Josh?” – chiese esplicito, ma solo perché alticcio e rilassato.
“Non lo so”
“Che risposta del cazzo”
Risero.
“Hai ragione Shan … Mio padre dice che sono imbranato, tu che sono confuso”
“Mai detto … neanche pensato …”
“Un altro giro? Offro io …”
“No Josh … devo andare a dormire, ma non ho prenotato … Da mia madre è tardi … prendo una camera qui sopra”
“Ho un appartamento, posso ospitarti”
“Sicuro?”
“Certo … è qui vicino. Andiamo?”
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